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al prof. Sergio Morgante, per avermi seguito come ... - Udine Cultura

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Torrente Venzonassa ed il Fiume Fella e scriveva “(...) situata probabilmente (...) da quel<br />

monte non lungi, ove estraevansi le accennate ricche miniere di ferro, ove esiste un rio<br />

così detto delle miniere, ed ove si trovano tuttora gli avanzi d’una antica g<strong>al</strong>leria”. Anche<br />

se è certo che l’interpretazione data d<strong>al</strong> Girardi sull’ubicazione dell’antica Noreia è errata,<br />

trova conferma, invece, la sua descrizione quando fa riferimento <strong>al</strong>le miniere di ferro<br />

site presso il Rio delle Miniere. Questo certamente corrisponde <strong>al</strong>l’omonimo rio presente<br />

nella v<strong>al</strong>le del Rio Gelowitz ove si possono ancora osservare le antiche g<strong>al</strong>lerie re<strong>al</strong>izzate<br />

<strong>per</strong> l’estrazione della limonite ed ematite. Gian Domenico Ciconi nel 1862 segn<strong>al</strong>a miner<strong>al</strong>i<br />

di ferro nel Monte Musi sopra Lusevera e lungo la sponda destra del Torrente Venzonassa.<br />

Nel 1919 i fratelli Morandini di Tarcento eseguirono <strong>al</strong>cuni saggi in loc<strong>al</strong>ità Roncàt,<br />

lavori proseguiti s<strong>al</strong>tuariamente fino <strong>al</strong> 1923 <strong>per</strong> poi essere abbandonati. Nel 1932 Egidio<br />

Feruglio descriveva il giacimento di ematite del Roncàt: “(...) il giacimento met<strong>al</strong>lifero<br />

del Roncàt è situato (...) sul ciglio della dirupata v<strong>al</strong>letta dello Zeliesni patok (...). Il<br />

miner<strong>al</strong>e era già stato in <strong>al</strong>tri tempi oggetto di ricerche (...)”. Dopo t<strong>al</strong>e data non sono note<br />

notizie di ricerche o sfruttamenti, questi ultimi, probabilmente, mai avvenuti.<br />

Nelle V<strong>al</strong>li del Natisone<br />

Giusto Grion (1899) scriveva “(...) addì 20 agosto 1498 furono minacciate dai villici<br />

le officine di cinabro di Alvise Pisani a S. Pietro di Poloneto; addì 22 incendiate quelle di<br />

Leonardo Manzano poste a Grumpignano sul Nadisone, <strong>per</strong>ché le es<strong>al</strong>azioni del cinabro<br />

danneggiassero l’agro. (...) la casa d’Austria restò in possesso delle miniere civid<strong>al</strong>esi, e<br />

i campi di Poloneto e di Grumpignano andarono esenti d<strong>al</strong> fumo del cinabro”. Le miniere<br />

civid<strong>al</strong>esi di cui parla il Grion sono quelle di Idria sco<strong>per</strong>te da Virgilio Formentini probabilmente<br />

nel 1493 e <strong>per</strong>se, con la pace di Noyon (15 agosto 1516) ed il trattato di Wormazia,<br />

pochi anni dopo a causa della guerra contro il duca di Brunswich. Nelle loc<strong>al</strong>ità sopra<br />

indicate si trattava il cinabro <strong>per</strong> ottenere il mercurio mediante arrostimento.<br />

Anche qui la tradizione vuole che esistessero miniere d’oro e Carlo Podrecca scriveva,<br />

nel 1884, “Nella loc<strong>al</strong>ità detta Tarsiza del Matajur si fecero tre assaggi di una miniera<br />

d’oro. Il primo nel 1866, ad o<strong>per</strong>a del Governo austriaco, e si abbandonò <strong>per</strong>ché trovato<br />

l’oro commisto a zinco ed in quantità giudicata troppo piccola. Il secondo fu ritentato nel<br />

1873, da un signore austriaco e lasciato in asso, forse <strong>per</strong> difetto di mezzi. Di nuovo nel<br />

1878 ingegneri austriaci studiarono il terreno, e conclusero <strong>per</strong> l’esistenza di una ricca<br />

miniera d’oro e d’argento, ma richiedente <strong>prof</strong>onde e costose escavazioni (...)”.<br />

Il Girardi (1841) parla di una investitura il 30 giugno 1517 ad un certo Gerolamo de<br />

Raimondi e soci di una miniera di mercurio a Cisna sopra Cravero, frazione di San<br />

Leonardo, ma che da un sopr<strong>al</strong>luogo effettuato in compagnia dell’amico abate Professor<br />

Pirona non si riuscì a rintracciare le vestigia di nessuna miniera <strong>per</strong>ché “ (...) dopo il giro<br />

di tre secoli, non è maraviglia se sparvero le su<strong>per</strong>fici<strong>al</strong>i vestige, e se tace la tradizione”.<br />

Egli tuttavia riferisce: “Il filone d’argento vivo da me rintracciato a Cisna, non lungi d<strong>al</strong><br />

quel monte si manifesta, cioè a Lonca, ove d<strong>al</strong> governo illirico furono non ha guari praticati<br />

<strong>al</strong>cuni scavi d’es<strong>per</strong>imento (...). A Stupizza nel distretto di San Pietro si vede pure<br />

ricomparire lo stesso miner<strong>al</strong>e sotto forma di mercurio nativo, e nei contorni di Albana,<br />

frazione di Prepotto, trovai il cinabro nativo bitumifero (...)”.<br />

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