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L'ultima birra e andiamo a casa (forse) (.pdf) - Maurizio Ferrarotti

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– Kwak. Altra <strong>birra</strong> belga, è una doppio malto ad alta gradazione, 8%.<br />

Viene servita in un bicchiere detto “del cocchiere”, sottile e slanciato,<br />

posto in un apposito supporto di legno, la cui impugnatura evita di<br />

scaldare la <strong>birra</strong> con le manacce. Questa qui invece mi cagionava certe<br />

sbronze piene d’energia cinetica, e se eravamo tutti sulla stessa onda<br />

alcolica ne scaturivano dei partitoni notturni da fare invidia alla stessa<br />

Coppa dei Campioni. Altro che epo.<br />

Educazione etilica e rock’n’roll procedevano di pari passo. Quella sessuale<br />

zoppicava vistosamente, ma perlomeno (finalmente…) stavo smettendo di<br />

provare avversione verso le rappresentanti del sesso femminile; tanto che<br />

su una fiancata dell’armadietto ove riponevo i libri di scuola e gli arnesi<br />

per la scrittura avevo appiccicato gli adesivi di Ciao 2001 dei Van Halen e<br />

di Sade Adu fianco a fianco. Yin e Yang. Sade era indiscutibilmente uno<br />

schianto di femmina, stracolma di classe, ma dopo che ebbi visto Valerie<br />

Kaprisky in Breathless (All’ultimo respiro) iniziarono a filarmi le brunette<br />

caucasiche con gli occhi neri profondi e i labbroni. In sostanza, sebbene<br />

siano passati tre decenni da allora, non ho cambiato gusti.<br />

Musicalmente, oltre alla pirotecnica band californiana che aveva ormai<br />

soppiantato i Kiss in cima alle mie preferenze heavy, mi ero innamorato<br />

dei Faces, il gruppo di Rod Stewart e Ron Wood prima che quest’ultimo si<br />

unisse ai Rolling Stones e Rod “The Mod” si consegnasse anima e ciuffo a<br />

un sound smaccatamente più commerciale. Il loro ruspante, essenziale,<br />

rock rhythm’n’blues aveva avuto una considerevole influenza sul punkrock<br />

(Steve Jones dei Sex Pistols era un loro fervido fan) nonché sul glam<br />

& alternative rock americano degli anni Ottanta. Se ne percepisce un’eco<br />

perfino nelle ballate melodrammatiche dei Pearl Jam. Nemmeno l’ultima<br />

generazione di rockettari anglosassoni e scandinavi è rimasta immune al<br />

fascino emanato da quei suoni ruvidi e spontanei: i giovani australiani Jet<br />

sono pratica un affezionatissimo clone delle Facce, con nuances di Who<br />

Rolling Stones e Sweet.<br />

Oltre a ciò, Rod Steward & The Faces erano passati alla storia per la loro<br />

alcohol camaraderie, lo smodato consumo collettivo di beveraggi alcolici<br />

prima durante e dopo i concerti – un critico musicale chiamò il loro genere<br />

booze rock, baldoria rock. I puristi non li volevano ascoltare neppure coi<br />

tappi da Reparto Presse della Fiat Mirafiori ben ficcati nelle orecchie, li<br />

consideravano un gruppaccio trasandato. E di recente navigando nel mare<br />

magnum internettiano mi sono imbattuto nella scheda a essi dedicata da<br />

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