EMMA E IL PIOPPO

Era molto graziosa e del resto lo era rimasta fino a quel momento. Piccola ma ben
fatta, molto ben fatta, una miniatura di donna, una vera e propria Venere tascabile,
come veniva chiamata tempo addietro un’attrice francese della quale non ricordo il
nome.
Era desiderabile, senza dubbio, ma non avevo mai potuto permettermi nemmeno di
pensare ad un’avventura con lei, avrei messo in pericolo il mio impiego, in quel
tempo indispensabile, e poi, minorenne com’era, avrei potuto avere noie di altro
genere.
D’altro lato non potevo lasciar che pensasse che fossi un misogino, o avessi paure
delle donne, o peggio ancora, che fossi un invertito. Un giorno, approfittando di un
momento nel quale eravamo soli, assunsi l’aria di uomo fatale e le dissi con voce roca
-Mi piaci, piccola, ma non hai l’etá, come dice Gigliola Cinquetti, non hai l’etá per
uscire sola con me. Quando l’avrai, chissá, forse potremo vivere una grande
passione.-
Rimase delusa, ma la mia messinscena le aveva resa meno amara la pillola, ridacchió e
mi disse
-Splendida la tua imitazione di Humphrey Bogart. Ma se é solo il problema dell’etá a
proibirti questa grande passione, tutto bene, aspetteró. Ricordati sempre che ti basterá
solo farmi un cenno e ti seguiró dovunque vorrai.-
Durante quel tempo mi faceva sapere di tutto quel che accadeva nella
compagnia, sapeva tutto di tutti, forse era la persona piú informata della ditta.
Pur non lavorandovi piú, avevo continuato a farmi vedere quasi ogni giorno, ero
amico personale dei soci, mi piaceva scambiare ogni tanto quattro chiacchiere e poi
era bene sempre avere un alibi pronto. Se Betty avesse telefonato chiedendo di me, la
centralinista non le avrebbe detto Guardi che il signor Canovi non lavora piú, qui ma
le avrebbe comunicato -É stato qui fino a poco fa o Puó giungere da un momento
all’altro.-
Era anche stata Alvina ad avvertirmi di aver l’impressione che Antonio Bevilacqua, uno
dei tre soci, volesse disfarsi delle sue quote, dandomi cosí la possibilitá di comprarle.
Questo mi aveva dato modo di disporre di una sala dove rifugiarmi di quando in
quando, il che rappresentava per me la cosa piú interessante.
Alvina lo consideró un grande successo personale perché cosí aveva il modo di
intrattenersi ogni tanto con me con una scusa o l’altra.
In reltá la ragazza mi piaceva e molto, ma non vi sarebbe stato né posto né
tempo per lei nella mia complicatissima vita di quel periodo.
Mi piaceva in tutti i sensi, per il suo spirito, per il suo adorabile corpicino ma forse
soprattutto perché la sua silenziosa adorazione stuzzicava la mia vanitá maschile.
Uscendo dalla casa di Betty, da quel momento in avanti infatti sarebbe stata
definitivamente solo la casa di Betty, decisi che era finalmente giunto il momento di
fare quel cenno che Alvina aspettava da quasi sei anni. In fondo in fondo avevamo
sempre saputo che quel giorno sarebbe fatalmente giunto.
Sembrava che l’avesse previsto, la prima persona che vidi all’ingresso fu lei,
come se mi stesse aspettando.
Non ci fu bisogno di parole, mi diressi verso la mia sala e aspettai seduto nella