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SENT. N. 34/2001 - La Privata Repubblica

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Passando all’esame della posizione di Massimo Carminati, la Corte rilevava che, nell’ordinanza di<br />

rinvio a giudizio, il contesto nel quale si era inserita la sua contri- buzione all’operazione "Terrore<br />

sui Treni" era stato individuato nella collaborazione tra lo spontaneismo armato romano (di cui<br />

facevano certamente parte Valerio Fioravanti, Alessandro Alibrandi e lo stesso Massimo Carminati)<br />

ed elementi rappresentativi della c.d. banda della Magliana.<br />

Tali rapporti, scaturiti dall’esigenza degli eversori di destra, impegnati in varie imprese criminali,<br />

fra cui rapine in gioiellerie, di riciclare i proventi di quelle attività, erano emersi dalle dichiarazioni<br />

di personaggi gravitanti in tali aree, come Fulvio Lucioli, Cristiano Fioravanti, Walter Sordi, Franco<br />

Battistini e Maurizio Abbatino.<br />

Quest’ultimo, in particolare, aveva fornito un ampio quadro nel quale il concorso del Carminati<br />

nell’ opera di depistaggio veniva delineato soprattutto in relazione alla<br />

8<br />

presenza, nella già ricordata valigia rinvenuta sul treno Taranto-Milano, di un<br />

mitra MAB che presentava caratteristiche peculiari.<br />

<strong>La</strong> vicenda che aveva portato alla disponibilità di tale arma in capo al<br />

Carminati veniva ricostruita nei seguenti termini.<br />

Nell’anno 1979 Franco Giuseppucci, noto esponente della banda della Magliana ,<br />

aveva affidato in custodia a Paolo Aleandri, rappresentante di spicco della<br />

formazione terroristica "Ordine Nuovo", un sacco pieno di armi.<br />

Tali armi, utilizzate da vari esponenti della destra eversiva vicini all’Aleandri, si<br />

erano disperse, e il depositario, tanto più volte sollecitato, non era più stato in grado<br />

di restituirle.<br />

L’Aleandri, a un certo punto, venne sequestrato da membri della banda e tenuto in<br />

ostaggio in un appartamento. Si attivarono vari esponenti della destra vicini al<br />

sequestrato e facenti capo alla figura del noto professor Aldo Semerari per ottenerne<br />

la liberazione, e, fra questi, il Carminati.<br />

Si pervenne in capo a qualche giorno a un accordo, che portò alla liberazione<br />

dell’Aleandri, in cambio di altre armi, costituite da due mitra MAB modificati e due<br />

bombe a mano modello ananas.<br />

I mitra, che presentavano caratteristiche particolari (canna segata, sostituzione del<br />

calciolo di legno con altro in ferro, applicazione di impugnature diverse tra cui una di<br />

una machine pistol) entrarono a far parte di un contingente che la banda della<br />

Magliana aveva allogato, mantenendone la piena disponibilità, nei sotterranei del<br />

Ministero della Sanità.<br />

A tale deposito di armi aveva accesso anche il Carminati, il quale, prelevato uno dei<br />

due mitra MAB verso la fine dell’anno 1980, non lo aveva restituito.<br />

Il mitra MAB in questione era stato riconosciuto da Maurizio Abbatino in quello<br />

rinvenuto sul treno Taranto-Milano la notte del 13 gennaio 1981 e tale<br />

riconoscimento aveva poi trovato conferma nelle dichiarazioni di Paolo Aleandri e di<br />

Sergio Calore, il quale aveva specificato che i mitra modificati in modo così<br />

particolare provenivano dall’area veneta di Massimiliano Fachini.

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