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L'Ulisse - LietoColle

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escursione linguistica del lessico basso in un crescendo che culmina con la bestemmia, unica<br />

risposta alla crisi di legittimazione della parola, ed espressione essa stessa di uno stile(38). A<br />

bestemmiare con lřautore è ora una intera classe sociale: quei poveri, con le loro madri («Sentite, ah<br />

sentite, nel ventre dellřItalia / le madri che bestemmiano nel dialetto proletario»), ai quali il poeta<br />

presta la propria voce, servendosi dei loro dialetti, nel tentativo quasi estremo di farsi riconoscere<br />

come una sorta di maître a penser, di mettersi a loro disposizione, offrendo loro la lingua dei padri,<br />

la lingua del potere, grazie alla quale anchřessi potranno avere piena coscienza di sé, della micro e<br />

macro storia, e potranno emanciparsi rovesciando a loro volta quello stesso potere che li opprime.<br />

Una conquista che muove la propria ragione dřessere dalla dottrina del cristianesimo e dal Ŗsogno di<br />

una cosaŗ marxista. Lřeffetto di questa tecnica di straniamento è più incisivo nella progressione<br />

conclusiva della storia raccontata, che si chiude con tre testi lirico-ragionativi che prendono forma<br />

in un coro politico con un impianto di nobile retorica ideologica. Il finale, tuttavia, sembra<br />

politicamente ambiguo: nellřinvocazione del ritorno della lingua di Dino, si realizza una sorta di<br />

identificazione tra preistoria e speranza, regressio intrauterina e alba della presa di potere del<br />

popolo, ideologicamente mediata:<br />

lřumanità che balena in chiari<br />

frammenti nel buio delle nostre Lingue,<br />

balbettio, o, se vuoi, canto<br />

dřallodola presa da un amore muto Ŕ<br />

lřumanità fremente di passioni limpide<br />

che riluce fra le catene<br />

della nostra esistenza schiava dřumiltà,<br />

nella bassezza dellřanimale,<br />

oh tu che questa umanità intravedi<br />

dietro stupende nostalgie,<br />

e sai che lo spirito del secolo<br />

ne depone nei ricchi solo una pallida schiuma,<br />

che la ragione della classe<br />

padrona dellřumano<br />

(mentre ne è invece un palpito morente)<br />

arresta il nostro cammino…<br />

e puoi ascoltare come un diapason incantato<br />

la vita veramente umana che sale<br />

in spighe non mietute da un seme felice,<br />

e compatire lřingenua malvagità<br />

che balbetta come un ubriaco<br />

nei nostri cuori vergini che tremano<br />

davanti allřangelo dellřannunciazione,<br />

e sai capire le cupe amarezze<br />

che sognano sangue per allattare i figli<br />

affamati Ŕ oh amico, oh fratello<br />

ritorna con noi<br />

porta tra noi la tua Lingua<br />

donaci la tua Lingua che pianga il declinare<br />

della razza sotto le valanghe brutali<br />

e svisceri dal buio prenatali i rossori<br />

dellřalba, e ci guidi come un canto<br />

dřincudini lungo la strada<br />

che ci darà il potere sullřumano(39).<br />

14<br />

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