Gli angeli non esistono_Tre racconti su una strage ... - Tersite rossi
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GLI ANGELI NON ESISTONO<br />
TRE RACCONTI SU UNA STRAGE DIMENTICATA<br />
14<br />
ELEONORA FORTI<br />
GLI ANGELI NON ESISTONO<br />
“Angelo, che ti capitò?”, chiese mio cugino preoccupato, aiutandolo<br />
ad alzarsi. Annalise lo liberò dal guinzaglio cui stava attaccata<br />
Maria, che scappò fuori starnazzando impazzita, stupida<br />
gallina.<br />
Angelo venne trascinato <strong>su</strong>l divanetto, sconvolto e fradicio di<br />
<strong>su</strong>dore. Allargò le braccia e gettò la testa indietro per riprendere<br />
fiato, mentre tutti lo assalivano di domande.<br />
“Che c’è?”<br />
“Ti hanno picchiato?”<br />
“Stai bene?”<br />
“Che è <strong>su</strong>ccesso?”<br />
“Il treno...”, <strong>su</strong>s<strong>su</strong>rrò tra un affanno e l’altro.<br />
“Qvale treno?”<br />
“Quello... per Torino...”<br />
Tutti si fecero attenti.<br />
“Cos’è <strong>su</strong>ccesso al treno, Angelo?”. Gianni era serissimo.<br />
“Ha deragliato... a Gioia Tauro... C’era pure il padre di Bruno<br />
Labate...”<br />
Senza dir nulla, i ragazzi lo presero di peso, lo caricarono in<br />
macchina e con Annalise alla guida presero la strada sterrata tra i<br />
campi e sparirono, lasciandomi piantato lì. Stronzi. Presi la rincorsa<br />
e m’infilai in macchina, prima che Franco avesse il tempo di<br />
chiudere la portiera.<br />
Parcheggiammo la macchina ai piedi di <strong>una</strong> collinetta, poco distante<br />
dal luogo dell’incidente, e proseguimmo a piedi.<br />
Io arrancai <strong>su</strong> per la collinetta sbuffando e soffiando e quasi<br />
<strong>non</strong> vedevo dove andavo, tanto ero esausto. Giunto in cima<br />
guardai giù e stavolta capii cosa significasse rimanere senza fiato.<br />
La vista del disastro ferroviario mi sconvolse talmente che mi<br />
scordai di respirare per qualche istante. Mi si annebbiò lo sguardo,<br />
forse per lo sforzo eccessivo, forse per le lacrime che mi sta-