Gli angeli non esistono_Tre racconti su una strage ... - Tersite rossi
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dietro il tragico evento e, più in generale, dietro la rivolta di Reggio guidata<br />
dal Comitato d’Azione di Ciccio Franco.<br />
Per settimane raccolgono abbondante documentazione, che li porta<br />
a ipotizzare l’infiltrazione nella rivolta di Reggio di neofascisti di Ordine<br />
Nuovo e di Avanguardia Nazionale con l’obiettivo di strumentalizzare<br />
la piazza a fini eversivi, e che il deragliamento del “treno del sole” sia<br />
stato causato da <strong>una</strong> carica esplosiva piazzata da neofascisti in collaborazione<br />
con la ‘Ndrangheta, per alimentare il disordine, nel quadro della<br />
cosiddetta “strategia della tensione” avviata in Italia dalla bomba esplosa<br />
a Milano, a piazza Fontana, l’anno prima.<br />
Quando giudicano di aver raccolto abbastanza materiale, gli anarchici<br />
della Baracca decidono di recarsi a Roma per consegnare la documentazione<br />
alla redazione di “Umanità Nova” e incontrare l’avvocato<br />
Di Giovanni, che aveva collaborato alla contro-inchiesta <strong>su</strong>lla <strong>strage</strong> di<br />
piazza Fontana. Decidono di partire da Reggio il 26 settembre, visto<br />
che il giorno seguente intendono approfittare dell’occasione per prendere<br />
parte alle manifestazioni di protesta contro il Presidente statunitense<br />
Richard Nixon, in visita in Italia.<br />
Ricorda oggi Tonino Perna, docente universitario, cugino più piccolo<br />
di uno degli anarchici della Baracca, Gianni Aricò: “Ho sempre di<br />
fronte l’immagine di mio cugino prima di partire, scuro in viso, veramente<br />
terrorizzato. Credo che un paio di giorni prima di partire per<br />
Roma avessero capito di aver toccato un nervo vitale. Avevano paura.”<br />
A Roma Gianni e gli altri <strong>non</strong> giungeranno mai: trovano la morte tra<br />
Ferentino e Frosi<strong>non</strong>e, <strong>su</strong>ll’autostrada A2, dove la loro Mini Morris, <strong>su</strong><br />
cui viaggia anche l’anarchico cosentino Luigi Lo Celso, si schianta contro<br />
un camion. Luigi, Angelo e Franco muoiono <strong>su</strong>l colpo, Gianni appena<br />
giunto in ospedale. Annalise lotterà per altre tre settimane, per cedere<br />
definitivamente alla morte dopo 21 giorni di coma.<br />
L’inchiesta della Polizia Stradale stabilisce un probabile errore del<br />
guidatore della Mini che avrebbe portato l’auto a schiantarsi <strong>su</strong>l retro<br />
del camion fermo in corsia d’emergenza, con le luci spente. Il 28 gennaio<br />
del 1971 il procuratore generale di Roma restituisce il procedimento<br />
d’indagine alla procura di Frosi<strong>non</strong>e la quale, con decreto del giudice<br />
istruttore, archivia il caso come incidente stradale.<br />
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