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Gli angeli non esistono_Tre racconti su una strage ... - Tersite rossi

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26 settembre 1970, tarda sera, autostrada A2, tra Ferentino e Frosi<strong>non</strong>e, 58<br />

chilometri a nord di Roma. Provenienti da Reggio Calabria e diretti nella capitale,<br />

cinque ragazzi di vent’anni, a bordo della loro Mini Morris, si schiantano<br />

contro un camion. <strong>Tre</strong> di loro muoiono <strong>su</strong>l colpo, gli altri due poco dopo.<br />

I cinque ragazzi erano anarchici. <strong>Gli</strong> “anarchici della Baracca”, come venivano<br />

chiamati a Reggio Calabria, dal nome della villa Liberty dove erano soliti ritrovarsi.<br />

Nelle settimane precedenti avevano tentato di fare luce <strong>su</strong>i retroscena di<br />

un altro incidente, quello che il 22 luglio 1970 aveva portato al deragliamento<br />

del treno direttissimo Palermo-Torino a Gioia Tauro, causando sei morti. Guasto<br />

meccanico o errore umano, le ipotesi fatte <strong>su</strong>bito. <strong>Gli</strong> anarchici della Baracca<br />

<strong>non</strong> ci avevano creduto, e avevano indagato. Raccogliendo documenti<br />

che, come avevano riferito a parenti e amici prima di partire per Roma, dove<br />

intendevano consegnarli a un amico avvocato di loro fiducia, erano destinati a<br />

“far tremare l’Italia”.<br />

Ma poi giunse lo schianto <strong>su</strong>ll’A2. I documenti scomparvero. Il fatto fu archiviato<br />

come un semplice “incidente stradale”.<br />

Come si sarebbe appurato solo oltre vent’anni dopo, si trattò invece di uno dei<br />

tanti episodi legati a quella “strategia della tensione” che ha insanguinato l’Italia<br />

dalla bomba di Piazza Fontana del 1969 in poi, minando le basi democratiche e<br />

civili del nostro Paese. Altre cinque vite sacrificate <strong>su</strong>ll’altare del potere e della<br />

strategia per mantenerlo ad ogni costo.<br />

Oggi, a oltre quarant’anni anni di distanza, tre giovani, coetanei dei cinque anarchici<br />

uccisi nel 1970, li ricordano con altrettanti <strong>racconti</strong>, raccolti nella presente<br />

pubblicazione. Ogni racconto è diverso, per stile e punto di vista. Ma ognuno<br />

è uguale nel tentativo, tipico della cosiddetta Narrativa d’Inchiesta, di<br />

utilizzare la narrazione per riportare a galla la memoria storica di un fatto realmente<br />

accaduto e indurre il lettore ad approfondire. Perché in un Paese come<br />

l’Italia, dove la realtà tende a <strong>su</strong>perare spesso la fantasia, c’è spesso bisogno di<br />

fantasia per recuperare la realtà.<br />

Eleonora Forti, Anna Forti e Paolo Bisesti, gli autori dei tre <strong>racconti</strong> contenuti<br />

nella presente pubblicazione, hanno frequentato nell’autunno 2011 il corso<br />

di scrittura “Metti un’inchiesta nel romanzo”, organizzato dal Piano Giovani<br />

di Zona A.R.Ci.Ma.Ga e tenuto dal collettivo di scrittori noto con lo<br />

pseudonimo di <strong>Tersite</strong> Rossi. I loro <strong>racconti</strong> sono il frutto di quanto appreso<br />

a proposito del significato e delle tecniche della cosiddetta Narrativa<br />

d’Inchiesta.

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