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Gli angeli non esistono_Tre racconti su una strage ... - Tersite rossi

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La verità negata. Sono però tante, troppe le “stranezze” attorno alla<br />

morte dei cinque giovani, per poterla considerare un semplice “incidente”.<br />

Poco dopo lo schianto, accorre <strong>su</strong>l luogo dell’episodio la Polizia Politica<br />

da Roma, e i documenti e le agende dei giovani, seppur richiesti<br />

dalle famiglie, <strong>non</strong> saranno mai ritrovati.<br />

Secondo le contro-inchieste portate avanti negli anni da ambienti<br />

anarchici, i due camionisti coinvolti nell’incidente, i fratelli Aniello, erano<br />

dipendenti di <strong>una</strong> ditta facente capo al principe Junio Valerio Borghese,<br />

personaggio ben conosciuto nell’ambiente dell’estrema destra,<br />

già comandante della X Flottiglia MAS all’epoca della Repubblica Sociale<br />

Italiana, <strong>non</strong>ché futura guida del famoso Golpe Borghese, di pochi<br />

mesi <strong>su</strong>ccessivo all’incidente in cui morirono i cinque giovani. Pare anche<br />

che a comandare l’inchiesta della Polizia <strong>su</strong>ll’incidente vi fosse tale<br />

Crescenzio Mezzina, uno dei partecipanti al detto Golpe.<br />

Solo dopo oltre vent’anni la vicenda è tornata alla ribalta giudiziaria,<br />

seppure indirettamente. Nel 1993 Giacomo Lauro e Carmine Dominici,<br />

due collaboratori di giustizia, riferiscono al giudice istruttore milanese<br />

Guido Salvini, che si occupa dell’eversione nera degli anni Settanta, la<br />

pre<strong>su</strong>nta collusione tra ambienti d’estrema destra e ‘Ndrangheta, e sostengono<br />

la diretta responsabilità di questi nei “fatti di Reggio” e nell’attentato<br />

di Gioia Tauro. Dirà al giudice Carmine Dominici: “Personalmente<br />

ritengo che quello dei cinque ragazzi <strong>non</strong> sia stato un incidente<br />

ma un omicidio. E tale opinione è condivisa anche da altri militanti<br />

avanguardisti. Non sono assolutamente in grado di indicare chi potrebbe<br />

aver preso parte alla pre<strong>su</strong>nta azione omicidiaria e, peraltro, era illogico<br />

che ci si rivolgesse a militanti calabresi in quanto ciò avrebbe comportato<br />

un pericoloso spostamento geografico.”<br />

Nel 2001 si sollevano ulteriori dubbi <strong>su</strong>lla morte dei cinque anarchici:<br />

è il responsabile della Direzione Antimafia calabrese Salvo Boemi a<br />

definire, intervistato dal quotidiano “la Repubblica”, “logica e plausibile”<br />

l’ipotesi che l’incidente in cui morirono i cinque anarchici fosse stato,<br />

al pari di quello di Gioia Tauro, <strong>una</strong> <strong>strage</strong>. Una <strong>strage</strong> organizzata<br />

per coprirne un’altra: “Sono convinto che quei cinque giovani avessero<br />

trovato dei documenti importanti. Non riesco a spiegarmi in altro modo<br />

la sparizione di tutte le carte che si trasportavano nella loro utilitaria.<br />

È un caso che avrei desiderato approfondire ma <strong>non</strong> è stato possibile.<br />

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