Gli angeli non esistono_Tre racconti su una strage ... - Tersite rossi
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GLI ANGELI NON ESISTONO<br />
TRE RACCONTI SU UNA STRAGE DIMENTICATA<br />
16<br />
ELEONORA FORTI<br />
GLI ANGELI NON ESISTONO<br />
la camicetta. Angelo, ancora stravolto dalla corsa, trasportava un<br />
omone con l’aiuto di Gianni. Incespicarono ad ogni passo, finché<br />
lo depositarono accanto a quella che era, mi accorsi con orrore,<br />
<strong>una</strong> fila di morti, nemmeno coperti.<br />
Altri uomini, gente della stazione, alcuni poliziotti, stavano aiutando<br />
ad uscire dagli scompartimenti i <strong>su</strong>perstiti, che piangevano<br />
disperatamente, o si lamentavano con voce flebile. Erano loro lo<br />
spettacolo peggiore: parevano destinati a spegnersi di lì a poco.<br />
Arrivò qualche altra ambulanza, ma i feriti erano decine, e <strong>non</strong><br />
bastavano. Assieme ai pompieri e qualche poliziotto caricammo i<br />
feriti dentro qualsiasi mezzo ci capitasse a tiro, dalle volanti a<br />
qualsiasi macchina arrivasse.<br />
Annalise tornò accanto alle carrozze accasciate a terra, portandosi<br />
dietro <strong>una</strong> barella che appoggiò lì vicino. Prese un anziano<br />
che veniva calato dal bordo del treno rovesciato, e lo accompagnò<br />
dolcemente fino a terra. L’uomo, tremante, con il sangue a<br />
grumi <strong>su</strong>lle braccia e gli occhi spalancati, si appese alla camicia già<br />
lercia di Annalise e le disse:<br />
“Sei un angelo salvatore...”<br />
Ma lei gli rivolse un sorriso amaro:<br />
“Tut mir Leid, gli <strong>angeli</strong> <strong>non</strong> <strong>esistono</strong>. Ci sono solo i salvatori.”<br />
I ragazzi erano tutti seri. La faccenda del treno li aveva davvero<br />
colpiti. Di tanto in tanto sparivano, da soli o a coppie, e <strong>non</strong><br />
tornavano che dopo giorni, soddisfatti, ma con un’aria sempre<br />
più distrutta. Portavano dentro e fuori dalla Baracca incartamenti,<br />
fotografie, manifesti, che mi proibivano tassativamente di guardare,<br />
e <strong>non</strong> mi mandavano neanche più a far stampare i volantini.<br />
Franco <strong>non</strong> <strong>su</strong>onava più da un pezzo, ormai, e la polvere imbrattava<br />
la <strong>su</strong>perficie lucida del pianoforte. Gianni scriveva qualcosa,<br />
ma dopo due righe appallottolava nervosamente i fogli, li gettava<br />
via e ricominciava da capo. Allora ci pensava Annalise a calmarlo.<br />
Lo aiutava nello scrivere, gli parlava, lo carezzava e gli sorrideva, e