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Gli angeli non esistono_Tre racconti su una strage ... - Tersite rossi

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GLI ANGELI NON ESISTONO<br />

TRE RACCONTI SU UNA STRAGE DIMENTICATA<br />

22<br />

ELEONORA FORTI<br />

GLI ANGELI NON ESISTONO<br />

Il <strong>su</strong>o tono sembrava <strong>una</strong> <strong>su</strong>pplica. Mi asciugai le lacrime che<br />

<strong>non</strong> avevano smesso di scendere e passai la cornetta a mia madre.<br />

Poi andai di fuori a sedermi per terra, e ripresi a piangere.<br />

Dopo qualche giorno, il dolore <strong>non</strong> era affatto diminuito.<br />

Semmai, era cambiato il mio modo di sopportarlo. Dal giorno<br />

dell’incidente, tutti i pomeriggi andavo a sedermi <strong>su</strong>l ghiaino antistante<br />

la casa, a osservare i campi di grano, a pensare in maniera<br />

sempre più lucida. Dopo la telefonata mia zia mi aveva tenuto al<br />

corrente degli sviluppi delle indagini, che più venivano approfondite,<br />

più mi parevano strane.<br />

Tanto per cominciare, nello schianto contro il tir sembrava<br />

che fosse stata <strong>una</strong> terza macchina a spingere l’auto dei ragazzi<br />

contro il rimorchio, che era ammaccato solo di lato e aveva i fanalini<br />

posteriori intatti. In più avevo chiesto del dossier che mio<br />

cugino e i <strong>su</strong>oi avrebbero dovuto portare a Roma, ma di quello<br />

nes<strong>su</strong>na traccia. Era as<strong>su</strong>rdo che <strong>non</strong> lo avessero con loro, dato<br />

che lo scopo principale del viaggio era proprio la consegna di quel<br />

plico! Insomma, più che un incidente a me pareva un attentato.<br />

Sospirai. Mi bloccavo sempre in quel punto. Chi aveva voluto<br />

uccidere mio cugino e i <strong>su</strong>oi? E dove era finito il dossier che avrebbe<br />

dovuto far ‘tremare l’Italia’? Forse Annalise avrebbe potuto<br />

aiutarmi a capire qualcosa, ma il <strong>su</strong>o stato di coma sembrava<br />

essere irreversibile. Anzi, sembrava peggiorare sempre più.<br />

Fu a quel punto dei miei pensieri che vidi sbucare dalle spighe<br />

dei campi Carmine con la bicicletta. Sgommò poco lontano da<br />

me, scese, e mi fece un grande sorriso. Era <strong>su</strong>datissimo come al<br />

solito, ma si vestiva sempre di nero e <strong>non</strong> si notava.<br />

Di nero.<br />

La mia attenzione si cristallizzò <strong>su</strong> questo particolare. Carmine<br />

si vestiva sempre di nero, sempre con <strong>una</strong> camicia a maniche lunghe,<br />

anche con il caldo. Una camicia nera, come la scritta ‘Boia<br />

chi molla!’ <strong>su</strong>lle pareti della Baracca. Come la divisa dei fascisti.

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