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Autori e testi aggiuntivi - Simone per la scuola

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Parte seconda | L’età dell’Illuminismo<br />

implicito e <strong>la</strong>tente, fra Didone ed Enea, che è ormai pronto al<strong>la</strong> partenza in<br />

ossequio al volere degli dèi. È chiaro, dunque, che in questi quattro contrasti è<br />

possibile rintracciare due caratteristiche comuni. La prima è costituita dal fatto<br />

che in essi esiste un <strong>per</strong>sonaggio fisso, che è <strong>la</strong> protagonista Didone, intorno a<br />

cui ruotano gli altri <strong>per</strong>sonaggi: ciò conferisce organicità e compattezza al testo<br />

metastasiano. La seconda è rappresentata dal fatto che il <strong>per</strong>sonaggio a cui si<br />

contrappone Didone è una <strong>per</strong>sona che è soggetta a un processo di mutamento,<br />

<strong>per</strong>ché ognuna di esse tradisce <strong>la</strong> regina cartaginese: Iarba da innamorato diventa<br />

accanito nemico distruttore del<strong>la</strong> sua reggia, Selene da affettuosa sorel<strong>la</strong><br />

si tramuta in rivale, Osmida da fido consigliere in alleato di Iarba, Enea da<br />

amante in seduttore che <strong>la</strong> abbandona.<br />

La conclusione del<strong>la</strong> Didone abbandonata si presenta come un testo stilisticamente<br />

raffinato nei suoi toni cupi e grandiosi. Il ritmo, concitato e dinamico, è<br />

dato dal<strong>la</strong> voluta alternanza fra interventi brevi e concisi di alcuni <strong>per</strong>sonaggi<br />

e interventi più ampi e artico<strong>la</strong>ti da parte di altri. Il registro maggiormente<br />

presente è quello iussivo, espresso con l’adozione del modo im<strong>per</strong>ativo, di cui<br />

forniamo qualche esempio (Fermati, v. 261; Va pure, v. 264; sfoga, v. 267; meco<br />

ne vieni, v. 283; andate, v. 294): esso conferisce un tono deciso e <strong>per</strong>entorio alle<br />

azioni. Non manca il registro esc<strong>la</strong>mativo teso a sottolineare richiesta di aiuto<br />

e orribile sgomento (Giusti numi, pietà! Soccorso, o dèi!, v. 280 e oh, Dio,<br />

cresce l’orrore!, v. 346) e, ancor più fre quentemente, il registro interrogativo<br />

che rimarca <strong>la</strong> certezza del<strong>la</strong> sofferenza (Non basta?/ Mi vuoi supplice ancor?,<br />

vv. 275-276) o viceversa il dubbio circa gli errori commessi (A qual eccesso/<br />

mi trasse il mio furore?, vv. 344-345).<br />

Il ritmo incalzante è reso anche con altre modalità stilistiche, tra cui va segna<strong>la</strong>to<br />

l’uso del<strong>la</strong> coordinazione (Enea mi <strong>la</strong>scia, / trovo Selene infida, / Iarba<br />

m’insulta, e mi tradisce Osmida, vv. 331-333), delle ripetizioni anaforiche u<br />

(Son nomi vani, / son chimere sognate, vv. 341-342), dei valori fonico-timbrici<br />

orientati verso il dinamismo (nell’ultima scena, ad esempio, prevale <strong>la</strong> consonante<br />

roto<strong>la</strong>nte r: trema <strong>la</strong> reggia e di cader minaccia, v. 348) e degli enjambement<br />

u , di cui esempio splendido è quello finale (sia/ il cenere, vv. 361-362)<br />

che, avvalendosi anche del rilievo dato dal<strong>la</strong> funzione emotiva u (mia), contribuisce<br />

a creare un clima di solitudine gigantesca e tragica da parte di Didone<br />

campeggiante sul<strong>la</strong> scena.<br />

Pietro Metastasio<br />

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Pietro Metastasio<br />

Parte seconda • L’età dell’Illuminismo | i <strong>testi</strong>

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