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La somministrazione di Lactobacillus paracasei subsp paracasei ...

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neonati svezzati con latte in polvere anaerobi facoltativi, Bacteroides e clostri<strong>di</strong> sono stati osservati<br />

in maggiore quantità e con una frequenza più elevata rispetto ai neonati allattati al seno materno (1,<br />

7, 12). I lattobacilli compaiono e scompaiono dalla nascita fino allo svezzamento, suggerendo un<br />

fenomeno <strong>di</strong> colonizzazione transitoria (1, 2). Molti neonati sono nutriti in maniera mista (latte<br />

materno + latte in polvere), ma si sa poco circa l’influenza <strong>di</strong> un’alimentazione mista sulla<br />

composizione della flora batterica intestinale (13). Un piccolo stu<strong>di</strong>o longitu<strong>di</strong>nale che includeva 11<br />

neonati inizialmente allattati e poi svezzati con latte in polvere ha <strong>di</strong>mostrato un’elevata variabilità<br />

inter-in<strong>di</strong>viduale della composizione della flora batterica intestinale, il mantenimento <strong>di</strong> elevati<br />

livelli <strong>di</strong> bifidobatteri durante lo svezzamento e la maturazione della flora batterica intestinale fecale<br />

(14). Al momento dell’introduzione <strong>di</strong> alimenti complementari, ossia alimenti soli<strong>di</strong>, la<br />

composizione della flora batterica intestinale si mo<strong>di</strong>fica, con cambiamenti più pronunciati nei<br />

neonati allattati al seno. Successivamente, la flora batterica intestinale si mo<strong>di</strong>fica ancora, fino ad<br />

assomigliare a quella degli adulti all’età <strong>di</strong> due anni (Fig. 1) (12, 15). Tuttavia, si sa<br />

sorprendentemente poco circa lo sviluppo della flora batterica intestinale durante il periodo<br />

compreso tra la fine dell’allattamento e l’introduzione degli alimenti complementari, e degli effetti<br />

esercitati da singoli alimenti in un determinato periodo (16).<br />

Didascalia alla Figura 1. Illustrazione schematica dello sviluppo della flora batterica intestinale<br />

durante i primi due anni <strong>di</strong> vita. Adattata da S Salminen et al, 2005 (15), e stampata con il permesso<br />

dell’e<strong>di</strong>tore.<br />

Breastfee<strong>di</strong>ng= allattamento al seno<br />

Weaning= svezzamento<br />

Complementary food= alimenti complementari<br />

Established gut microbiota= flora batterica intestinale definitiva<br />

Increase in microbial <strong>di</strong>versity= aumento della variabilità dei ceppi microbici<br />

Unculturable bacteria= batteri non coltivabili<br />

Bifidobatteri<br />

Anaerobi<br />

Aerobi ed anaerobi facoltativi<br />

Age (years)= età (anni)<br />

Gli aci<strong>di</strong> grassi a catena corta<br />

Lo stu<strong>di</strong>o della flora batterica intestinale richiede una metodologia composta. Un metodo prevede lo<br />

stu<strong>di</strong>o dei prodotti metabolici dell’ecosistema microbico. L’attività metabolica della flora intestinale<br />

è complessa e le sue attività biochimiche possono risultare più importanti per l’organismo<br />

dell’ospite rispetto al numero dei singoli microrganismi a livello <strong>di</strong> un particolare compartimento<br />

dell’intestino. I batteri metabolizzano i carboidrati non assorbibili in aci<strong>di</strong> grassi a catena corta<br />

(SCFA), CO2 e H2 nel colon. Gli SCFA sono il prodotto interme<strong>di</strong>o o finale della fermentazione dei<br />

carboidrati da parte <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> batteri nel colon. Sono aci<strong>di</strong> monocarbossilici con una catena<br />

costituita da almeno 6 atomi <strong>di</strong> carbonio ossia acido acetico, propionico, butirrico, iso-valerico,<br />

valerico, iso-caproico e caproico. <strong>La</strong> composizione fecale degli SCFA riflette lo stato funzionale<br />

della flora batterica intestinale. Così, l’analisi degli SCFA rappresenta un metodo complementare ad<br />

altri meto<strong>di</strong> consolidati per lo stu<strong>di</strong>o della composizione della flora intestinale (17). Evidentemente,<br />

i due prerequisiti chiave per la formazione degli SCFA sono la presenza dei substrati e <strong>di</strong> una flora<br />

batterica intestinale in grado <strong>di</strong> fermentarli. <strong>La</strong> fermentazione dei polisaccari<strong>di</strong> produce acido<br />

acetico, propionico e butirrico, mentre gli aci<strong>di</strong> a catena ramificata, (gli iso-aci<strong>di</strong>), e ed altri aci<strong>di</strong><br />

minori sono probabilmente prodotti dalla <strong>di</strong>gestione delle proteine e dei lipi<strong>di</strong>. Gli SCFA prodotti<br />

dalla flora batterica rappresentano un carburante importante per i colonociti, e possono inoltre<br />

contribuire al bilancio energetico complessivo. I tre principali SCFA, acetico, propionico e<br />

butirrico, sono importanti per la proliferazione e la <strong>di</strong>fferenziazione delle cellule epiteliali (18).<br />

Inoltre, gli SCFA possono risultare importanti nello stabilire un ecosistema bilanciato nell’intestino.<br />

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