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La somministrazione di Lactobacillus paracasei subsp paracasei ...

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immunitario del corpo riflettendo l’enorme sfida immunologica esercitata dal contenuto luminale<br />

intestinale. I linfociti sono presenti lungo tutto l’intestino, sia in aggregati organizzati, ossia in<br />

follicoli singoli (solitari) nella mucosa, più numerosi nel colon, nell’appen<strong>di</strong>ce e negli aggregati <strong>di</strong><br />

follicoli linfoi<strong>di</strong> presenti a livello del piccolo intestino chiamati placche <strong>di</strong> Peyer (PP). I linfociti<br />

sono inoltre <strong>di</strong>stribuiti all’interno dell’epitelio (IEL) e nel tessuto connettivo sottostante (LPL). Gli<br />

IEL sono costituiti prevalentemente da linfociti T (cellule T) mentre gli LPL sono costituiti sia da<br />

cellule B che da cellule T. Nell’intestino sono presenti numerose plasmacellule in grado <strong>di</strong> produrre<br />

anticorpi.<br />

Gli antigeni possono penetrare all’interno dei follicoli attraverso cellule epiteliali specializzate, le<br />

cellule dei microvilli (cellule M) ed interagiscono con le cellule presentanti l’antigene (APC), le<br />

cellule B e le cellule T. Le cellule dendritiche (DC) sono cellule APC mature localizzate nelle PP e<br />

nella lamina propria. Le cellule APC mature sono specializzate nel catturare, processare e<br />

presentare gli antigeni alle cellule T. Si pensa che le cellule DC presenti nella lamina propria<br />

possano venire in contatto con gli antigeni alimentari presentandoli poi alle cellule T. Gli IEL ( i<br />

linfociti intraepiteliali) intestinali e le cellule T dell’LPL (tessuto connettivo sottostante) in<br />

con<strong>di</strong>zioni fisiologiche sono attivati e producono citochine con attività inibitoria ed antiinfiammatorie,<br />

contribuendo ad uno stato che può essere considerato <strong>di</strong> infiammazione controllata.<br />

Anche le cellule T citotossiche (CTL) sono presenti nel piccolo intestino, e sono in grado <strong>di</strong><br />

eliminare i patogeni penetrati me<strong>di</strong>ante un meccanismo <strong>di</strong> citotossicità (27). Quando i linfociti<br />

incontrano l’antigene a livello del tessuto linfatico, si attivano. Quin<strong>di</strong> lasciano gli organi linfoi<strong>di</strong><br />

come cellule effettrici ed entrano nel circolo sanguigno migrando verso il sito dove è avvenuto<br />

l’incontro con l’antigene iniziale. I vasi linfatici afferenti drenano la linfa dalla lamina propria dei<br />

villi e dalle PP verso i linfono<strong>di</strong> mesenterici (MLN). L’espressione delle molecole <strong>di</strong> adesione Lselectine<br />

sulla superficie dei linfociti è necessaria per permettere loro <strong>di</strong> penetrare nei tessuti<br />

periferici mentre l’espressione delle integrine α4β7 è necessaria affinché i linfociti possano penetrare<br />

nei tessuti mucosali, rispettivamente, (25, 28-30). Tuttavia, l’ingresso dei linfociti nei MLN richiede<br />

anche l’espressione <strong>di</strong> molecole <strong>di</strong> adesione (31). Così, i MLN rappresentano un punto <strong>di</strong> incontro<br />

per le vie <strong>di</strong> ricircolo periferiche e mucosali.<br />

<strong>La</strong> tollerabilità orale<br />

L’introduzione con la <strong>di</strong>eta <strong>di</strong> proteine solubili spinge la risposta immunitaria verso uno stato <strong>di</strong><br />

specifica ed attiva non risposta, chiamato tollerabilità orale. I dati sull’induzione della tollerabilità<br />

orale provengono principalmente da modelli <strong>di</strong> ro<strong>di</strong>tori, ed i meccanismi alla base della tollerabilità<br />

orale rimangono incerti. Sembra trattarsi <strong>di</strong> un’interazione molto complessa tra genetica, età, dose e<br />

tempi dell’alimentazione postnatale, così come sembra <strong>di</strong>pendere dalla struttura e dalla<br />

composizione antigenica delle proteine alimentari, dai meccanismi <strong>di</strong> barriera mucosa e dalla<br />

risposta locale immunitaria. Si tratta <strong>di</strong> un processo antigene-me<strong>di</strong>ato e le forze trainanti sono<br />

rappresentate sia dai batteri intestinali che dagli antigeni alimentari. Sebbene manchino dati a<br />

supporto, si pensa che la tollerabilità orale sia presente anche negli esseri umani. Schematicamente,<br />

l’iper-responsività verso antigeni innocui penetrati nel GALT attraverso le cellule-M o attraverso<br />

l’epitelio <strong>di</strong> superficie intestinale può essere me<strong>di</strong>ata da 1) anergia delle cellule T, questo significa<br />

che quando le cellule T incontrano l’antigene in assenza <strong>di</strong> segnali co-stimolatori, <strong>di</strong>ventano<br />

refrattarie ad un’ulteriore stimolazione da parte dell’antigene 2) delezione clonale <strong>di</strong> cellule T<br />

antigene-specifiche attraverso il processo <strong>di</strong> apoptosi e 3) soppressione attiva citochina-me<strong>di</strong>ata<br />

attraverso l’interleuchina 10 (IL10) ed il fattore <strong>di</strong> crescita-β trasformante (TGF-β) prodotti dalle<br />

cellule T regolatorie. E’ stato considerato che un’alta dose <strong>di</strong> antigeni induce anergia e delezione<br />

clonale mentre multiple somministrazioni <strong>di</strong> piccole dosi <strong>di</strong> alimenti sembrano in grado <strong>di</strong> indurre<br />

una soppressione attiva citochina-me<strong>di</strong>ata. Tuttavia, questa <strong>di</strong>cotomia viene contestata poiché si<br />

pensa che l’anergia e la regolazione attiva non siano aspetti separati della funzione delle cellule T,<br />

(28-30, 32).<br />

7

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