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rivista 4-2005 - Sindacato Libero Scrittori Italiani

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Ad uno sguardo retrospettivo la mia posizione<br />

filosofica e i riferimenti storiografici da cui<br />

essa prende le mosse mi sembrano articolarsi<br />

in tre fasi. La prima si situa nel dibattito degli anni<br />

Cinquanta sulla persona e sul suo rapporto con la<br />

tradizione classica. La disputa era particolarmente<br />

viva in quegli anni tra il personalismo (L. Stefanini)<br />

e la metafisica classica (U. A. Padovani). La seconda<br />

fase ha il suo centro speculativo nella interpretazione<br />

della nozione kantiana di trascendentale, come<br />

luogo ove l’immanenza più rigorosa rivela i suoi limiti.<br />

La terza fase è caratterizzata da una ripresa, in<br />

termini fenomenologici ed ermeneutici, del costante<br />

rapporto problematico tra esperienza personale e coscienza<br />

trascendentale. Autori di riferimento: Husserl<br />

e Ricoeur. Il tema unitario, pur nella varietà degli<br />

approcci storiografici e nel variare dei metodi, è<br />

la condizione umana nel suo contesto ontologico-metafisico<br />

e nella sua espressione esistenziale, etica e<br />

religiosa. Il metodo seguito va dall’analisi esistenziale<br />

all’ermeneutica, un’ermeneutica rivolta alla<br />

struttura dell’interpretazione stessa e alle istanze<br />

ontologiche, metafisiche ed etiche che in tale struttura<br />

sono sottese.<br />

Il filo conduttore della ricerca si può rintracciare nel<br />

tentativo di pervenire ad uno statuto epistemologico<br />

del personalismo, ossia raggiungere il centro speculativo<br />

della realtà personale attraverso la determinazione<br />

delle strutture della conoscenza. Il dibattito<br />

che si svolgeva all’università di Padova mi aveva<br />

convinto che le accuse di atteggiamento postulatorio,<br />

di esigenzialismo e, infine, di fideismo rivolte al personalismo<br />

potessero essere superate solo affrontando<br />

la questione gnoseologica e tentando quindi una<br />

logica ed una gnoseologia personalistica. Gli studi<br />

sul trascendentale si iscrivono inizialmente in questo<br />

progetto. La persona, anche indipendentemente<br />

dalla sua fondazione morale e dalla sua configurazione<br />

giuridica, emerge nei limiti del trascendentale,<br />

P R I M A P A G I N A<br />

Oltre il trascendentale<br />

Esperienza e coscienza nella mia posizione filosofica<br />

* Pubblicando, per gentile concessione dell’Autore, questo<br />

saggio, la <strong>rivista</strong> <strong>Scrittori</strong> <strong>Italiani</strong> intende onorare un<br />

Maestro, Premio speciale per la cultura, sezione filosofia,<br />

conferito nel <strong>2005</strong> dalla Presidenza del Consiglio dei<br />

Ministri.<br />

di Armando R IGOBELLO*<br />

13<br />

segnati dalle difficoltà che Kant incontra nella stessa<br />

elaborazione dell’Analitica trascendentale.<br />

La ragione profonda della precarietà gnoseologica<br />

del kantismo è da ricercarsi nella natura stessa del<br />

trascendentale kantiano. La logica trascendentale,<br />

cogliendo la logica formale nel suo momento genetico<br />

e nella sua applicabilità esclusivamente a priori,<br />

affonda le sue radici in una complessità interiore che<br />

l’Io penso, ossia il plesso dei giudizi trascendentali<br />

determinanti, elude. Sorgono a questo punto problemi<br />

di varia natura: i limiti del formalismo, la configurazione<br />

dell’ulteriorità, lo spazio per una realtà<br />

interiore. La nozione di trascendentale, la più profonda<br />

ed inquietante di tutta la filosofia kantiana - e<br />

sulla cui formulazione Kant insoddisfatto ritorna<br />

spesso - ha costituito il luogo privilegiato per la precisazione<br />

del mio pensiero e il punto di partenza per<br />

gli sviluppi successivi.<br />

Nel corso degli studi ho avuto più volte occasione di<br />

soffermarmi sulle difficoltà che Kant incontra nel<br />

chiarire quanto avviene nel nostro conoscere quando<br />

si rende necessario ricorrere allo “schema”. Lo “schematismo”,<br />

“arte celata nel profondo dell’anima umana”,<br />

è dottrina quasi emblematica dei “limiti del trascendentale”.<br />

Alla solitudine teoretica dell’impossibile<br />

rappresentazione dei processi conoscitivi più<br />

profondi, corrisponde la solitudine etica che domina<br />

le celebri pagine della conclusione della Critica della<br />

ragion pratica: l’ammirazione e la riverenza sono<br />

sentimenti ineffabili, espressioni di un sentimento<br />

morale in stato di emergenza; di esse non vi è né rappresentazione<br />

né comunicazione. I risultati di questa<br />

ricerca, compiuta in parte a München, ove per<br />

due anni fui borsista della “Alexander von Humboldt<br />

- Stiftung”, si trovano nel volume I limiti del trascendentale<br />

in Kant, Milano 1963 (ed. ted. München<br />

1968) e nel più recente volume Oltre il trascendentale,<br />

Roma 1994, specie nella prima parte, in particolare<br />

nel capitolo Il trascendentale all’ombra del<br />

nichilismo, pp. 15-33.<br />

Attorno al nucleo speculativo configuratosi negli<br />

studi sul trascendentale kantiano si è andata sviluppando<br />

la mia riflessione nel decennio dell’insegna-

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