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rivista 4-2005 - Sindacato Libero Scrittori Italiani

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la piccola, un puntino bianco neppure indicato sulla<br />

mappa del Novecento letterario italiano: tanto è vero<br />

che non la degnano di menzione né Russo, né De<br />

Robertis, né Pancrazi, né Cecchi (tanto tenero, invece,<br />

con la Deledda). Quel raggio di sole, che illumina la<br />

Casa agli occhi innocenti di un «lettore di provincia»,<br />

nasce da una prontezza di giudizio, appresa dal giovane<br />

milazzese, attento alla lezione di Renato Serra, suo<br />

più vero e più profondo modello, nella fedeltà ad un<br />

imperativo estetico elementare ed eccelso insieme:<br />

«certificare l’autentico». Avviene così che un classico<br />

della letteratura del Novecento italiano e non soltanto<br />

italiano riceva la sua carta d’identità da un «lettore<br />

di provincia», che legge per consiglio di una signora<br />

(chi non ricorda l’ironia di Thovez a proposito delle<br />

«belle signore»?) La casa sulla montagna e di seguito,<br />

senza interruzione, le altre cose tutte della Lanza, dai<br />

due volumi di versi, alle prose ascetiche e mistiche,<br />

alle innumerevoli pagine sparse, e, per concessione<br />

speciale, al Diario inedito, con annessi epistolari e<br />

carteggi.<br />

ha appena finito di laurearsi a Palermo<br />

e quasi in parallelo a Messina nasce la<br />

3.Pellegrino<br />

<strong>rivista</strong> «Teoresi», che sin dal titolo rivela l’estro<br />

di Vincenzo La Via, caposcuola fondatore, finanziatore<br />

e direttore. Un modesto contributo alla <strong>rivista</strong><br />

proviene dal mecenatismo improvvisato della signora<br />

Laura Lipari, italo-americana, vicinissima a Charles<br />

Poletti, ma già dal secondo numero l’intero peso della<br />

stampa cade su La Via, che provvederà ad acquistare<br />

una piccola tipografia, vendendo l’argenteria. Perché<br />

non ricordare questi «sprechi», fatti tutti insieme d’amore<br />

e d’accordo, ognuno il suo? Attratti dall’indirizzo<br />

del maestro, una scarsa dozzina di allievi e soci fondatori<br />

aderisce: Pellegrino tra i primi, collegato con<br />

Bartolone e Mercadante, che hanno già assunto la<br />

redazione.<br />

Per un più attento richiamo e rispetto alla verità dei<br />

fatti, bisogna precisare che La Via non cerca, ma<br />

viene cercato. Bussa alla sua porta un discepolo sconosciuto,<br />

universitario al primo anno, che lo ha letto e<br />

si è internato nel suo pensiero. Mi riceve - quel discepolo<br />

sono io - per i buoni uffici di Franco Antonio<br />

Cusimano e di padre Stracquadaini. Siamo nel 1945,<br />

in una luminosa mattinata di marzo, tra le macerie di<br />

una città distrutta, dove La Via è tornato per riprendere<br />

le sue lezioni al magistero e farsi trovare al suo<br />

posto di responsabilità nella scuola, malgrado gli<br />

estremi disagi: alloggi di fortuna, mercato nero, rovine<br />

materiali e morali.<br />

Da quale convergenza nasce non tanto l’idea della<br />

<strong>rivista</strong>, che La Via cova già da tempo, titolo incluso,<br />

S A G G I<br />

40<br />

quanto la decisione di partire col numero zero, sulla<br />

quale si forma, si organizza, si anima e si costituisce,<br />

come già fattiva da anni, la scuola, con allievi, seguaci,<br />

collaboratori, amici, sostenitori, ammiratori,<br />

avversari? L’accordo di fondo matura inaspettato<br />

nelle tre ore del primo dialogo tra maestro e discepolo.<br />

Mi reco da La Via e mi trovo davanti per la prima<br />

volta a un filosofo dal busto marmoreo ellenistico:<br />

volto, dove l’antica nobiltà del signore normanno cede<br />

interamente i suoi privilegi al lume «che vien dal sereno»;<br />

e quella voce, eterea, come sono eteree le spirali<br />

di fumo, che ne attraversano le onde, alimentate da<br />

un sigaro toscano sempre acceso, e come incastrato in<br />

una nicchia tra le labbra ingiallite.<br />

La Via mi trattiene a colloquio per l’intera mattinata,<br />

con discorsi che sono di filosofia, di filosofia idealistica<br />

e di critica alla filosofia idealistica. Quando si è<br />

fatto tardi gli rivelo il vero scopo della mia visita:<br />

strappargli uno scritto, che figuri in apertura a un<br />

giornale giovanile di poesia, letteratura e religione.<br />

Non risponde negativamente. Chiede se altri, in<br />

aggiunta a me, hanno letto qualche suo scritto. E fulmina<br />

la proposta: «facciamo insieme, venite con me,<br />

sono io a chiamarvi, chiamo lei e gli altri - mi dice i<br />

loro nomi? -, bastano pochi volenterosi per una <strong>rivista</strong><br />

di filosofia, è una decisione, alla quale penso da tanto<br />

tempo». I nomi erano: Bartolone, Pellegrino, Cusimano,<br />

Cananzi, Catalfamo, don Talamo, salesiano.<br />

Altri si sarebbero aggregati, da Reggio Calabria, da<br />

Catania, chissà da dove. Anche da Aix-en-Provence.<br />

Combinazione diversa e sommamente fortunata - così<br />

tutti la giudicammo -, quella con Guido Ghersi, pronto<br />

egli pure per conto suo.<br />

Non si presenta come un salto nel buio, quella scelta<br />

di La Via, che ha tutta l’aria di un reclutamento proselitistico,<br />

e non è? Nella matricola poco meno che<br />

ventenne, che sta davanti a La Via senza nessuna<br />

pretesa, assoggettandosi anzi ad un esame severissimo<br />

l’allievo c’è: abilitato, per dir così, al termine di un<br />

dialogo franco, intenso, spinto in profondità (perché<br />

avrebbe dovuto fare sconti, La Via?). Quel ragazzo ce<br />

l’ha fatta, ha attraversato la munitissima soglia di<br />

dottrine speculative, con le quali si è o non si è in<br />

grado di stabilire un contatto valido, per poi passarle<br />

da parte a parte. La Via nulla aggiunge e nulla toglie<br />

alla verità, nel dichiarare a quello sconosciuto, che<br />

potrebbe sparire nel nulla, da dove è venuto: «Lei ha<br />

capito il mio pensiero come nessuno finora». Parole<br />

che fecero testo e che fecero stato sia per il maestro<br />

che per il discepolo. Avevo comprato due libri di La<br />

Via, in edizione D’Anna, sulle bancarelle. Li avevo<br />

letti come libri su Gentile, il principio d’immanenza,<br />

la crisi dell’idealismo, senza le notizie biografiche che

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