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rivista 4-2005 - Sindacato Libero Scrittori Italiani

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poliziotto, alto, mediterraneo, scuro, piantato<br />

nei sui stivali neri, ricevette la segnala-<br />

1.Il<br />

zione alle dieci della sera. L’ora di chiusura<br />

dei bar segna anche la metamorfosi della gente.<br />

Scompaiono le solarità, il popolo della notte è fatto di<br />

individui che scivolano nell’ombra. Non si muovono<br />

nella logica cartesiana, non c’è solo lo spazio ed il<br />

tempo. C’è altro, che precede e che curva. La segnalazione<br />

riguardava un uomo che si era messo a dormire<br />

dentro un lurido cassonetto della nettezza urbana.<br />

Come è possibile, pensava il poliziotto, che in<br />

un paese tanto progredito e civile accadesse un fatto<br />

così insolito. Forse uno scherzo di cattivo gusto, un<br />

ubriaco in cerca di giaciglio, un barbone morente<br />

sublimato nella sua solitudine. Scese dall’auto di<br />

servizio, mentre la radio squarciava il silenzio notturno<br />

della Stazione della Metropolitana. Tirò su il<br />

coperchio del contenitore e, con la mano sull’arma,<br />

intimò a qualcuno, che era nessuno, di farsi riconoscere.<br />

I cartoni si mossero, come se un animale fosse<br />

turbato dalla voce scadente e sfiduciata dell’agente.<br />

La sagoma si compose lentamente. Era un essere<br />

umano. Un ragazzino, con tanti denti bianchi. Così<br />

bianchi da illuminare il minaccioso buio dell’interno<br />

della latta. “Vieni fuori, capisci l’italiano?” Con un<br />

atletico balzo felino, il ragazzino si libera della coperta<br />

di cartone, esce dalla sua casa, elegge un inglese,<br />

tremolante, come idioma. Ora si vede meglio la<br />

sua silhouette. È di pelle scura, indiano, lineamenti<br />

asessuati. Un po’ eunuco, poco uomo ma anche poco<br />

bambino. Il poliziotto è travolto dai quesiti che sempre<br />

torturano la sua sofferente e sporca anima filosofica.<br />

Quale può essere il senso della vita per chi, a<br />

sedici anni, si addormenta, sicuro, in un cassonetto?<br />

Ma la risposta, dovrebbe darla lui. L’altro, il pretoriano,<br />

in quel preciso istante, è la mano del<br />

Leviatano, dello Stato Etico, che crea una relazione<br />

coattiva. Ma quel piccolo Sandokan rappresenta<br />

qualcosa di clamoroso. Non è un cittadino. Non è un<br />

consociato. Non contribuisce alla crescita della nazione.<br />

Chi è? L’informe riflesso dell’uomo allo stato<br />

di natura. L’uomo, prima del contratto sociale, con il<br />

suo bisogno primario di mangiare, di dormire, di coprirsi<br />

e, vieppiù, di relazionarsi con gli altri uomini.<br />

C O S T U M E<br />

Storia minima del piccolo Sandokan<br />

ovvero dello stato di natura<br />

Raffaele P ACIOCCA<br />

54<br />

si sarebbe svolto il dialogo tra questi<br />

due interlocutori dell’immenso politologico?<br />

2.Come<br />

Forse Carl Schmitt spiegherebbe con la categoria<br />

della coppia amico-nemico, la popolarità singolare.<br />

Il poliziotto, hobbesiano, usa gli strumenti di<br />

una legge, possenti arnesi normativi a cui il piccolo<br />

non opporrà la sua professio iuris. Egli, impolverato,<br />

minuto, sottile, cede senza contrasto la sua sovranità.<br />

La grandezza della legge sta nello sforzo che i consociati<br />

fanno per prendere cognizione della esistenza<br />

dei disperati. Una operazione di drafting normativo<br />

denominata Bossi-Fini, nata da istanze sociali e dalle<br />

preoccupazioni dell’italiano medio. Medio perché onesto.<br />

Medio perché etico. Una legge dell’uno per tutti e<br />

del tutti per uno, di rigore plebiscitario.<br />

Il poliziotto applica la procedura, che prevede la identificazione<br />

del piccolo Sandokan. Immortalare il suo<br />

volto, le sue impronte digitali. Non tanto, o non solo,<br />

per sapere chi è questo ometto allo stato di natura,<br />

quanto per garantirgli il diritto di decidere chi sarà in<br />

uno stato serio, fondato sul Contratto. Sia chiaro che<br />

nel cassonetto lui, inimputabile, non ci si era messo<br />

per volontà propria. Non era una sua scelta ne una sua<br />

responsabilità. Era la costrizione, non violenta, della<br />

sua volontà, coartata da conterranei che lo avevano<br />

preceduto. L’agente immagina quale cumulo di menzogne<br />

è stato propinato al ragazzino senza adolescenza.<br />

Sei mesi tra Russia, Ucraina, Austria e nord Italia.<br />

Quali allucinazioni lo hanno indebolito? E dinanzi alla<br />

scena penosa dei cartoni che si spostavano all’interno<br />

del cassonetto, come si debbono sentire quelle giovani<br />

sinistre dei centri sociali, disordinate e crudeli?<br />

cucciolo umano sorrideva, mentre la muffola<br />

blu gli rimbalzava negli occhi marroni, ter-<br />

3.Il<br />

rosi. Il centro di accoglienza lo aspettava; la<br />

clandestinità sarebbe stata un ricordo. Il profumo di<br />

un piatto di spaghetti al sugo, scotti ma abbondanti,<br />

gli suggerisce che questo paese vuole essere accogliente<br />

e umanitario. Dargli una opportunità. Non rinchiuderlo<br />

in quelle orribili “città-stato”di okkupanti rasta,<br />

per stordirlo con canne, musica metallica. La legge<br />

etica, allo stato serio, vuole metterlo in condizione di<br />

andare al teatro a vedere l’Aida.

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