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rivista 4-2005 - Sindacato Libero Scrittori Italiani

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di Marlowe, all’Eliogabalo di Artaud, dalle<br />

Meditazioni sullo Scorpione di Solmi, alle Parole nel<br />

vuoto di Loos, dalle Favole della vita di Altenberg, a<br />

Zhuang-zi, dall’Arte e anarchia di Wind, alla<br />

Cavaliera della morte di Bloy, in una progressione<br />

verso i successi editoriali e l’imporsi del marchio culturale<br />

- Dissipatio H.G. di Morselli, Auto da Fé di<br />

Canetti - fino al grande fenomeno di consumo -<br />

L’insostenibile leggerezza dell’essere di Kundera (ma<br />

questi esempi sono rapsodici e provvisori) - la poikilìa<br />

di Calasso muove verso il “metafisico selvaggio” e<br />

il dionisiaco di massa di “vagabondi delle stelle”<br />

come Pirsig e Chatwin (Calasso ha introdotto<br />

Sentieri tortuosi, il libro fotografico di Chatwin), gli<br />

eroi di “un paesaggio dove tutto si mescola, dalle<br />

praterie ai canyons, dai pensieri, ai ricordi”. Per questo<br />

Cento lettere appare come una operazione di<br />

pedagogia pneumatica, che educa alla perfetta equivalenza<br />

delle cose, siano esse, come dice Colette, “il<br />

puro o l’impuro” (“mezzi pedagogici di un violento<br />

svezzamento (...) al viaggio senza ritorno verso<br />

l’Oriente”), ed è richiamata anche dall’immagine del<br />

serpente gnostico di Ceronetti. “L’agilità impressionante”<br />

con cui Calasso svaria “dai poemi indiani di<br />

Ashvagosa allo Hofstadter di Gödel, Escher, Bach,<br />

da Taine a Simenon, dal libro di Giobbe ai narratori<br />

contemporanei, dalla Vita dell’arciprete Avvakum a<br />

Oliver Sacks, passando beninteso per gli amati<br />

reami mitteleuropei” (Nigro), non è soltanto l’indice<br />

di un’indole mercuriale, ma il segno di una forte<br />

opzione culturale. Per questo è inutile il gioco dell’<br />

“assenza di certi autori (Brodskij o la Campo o la<br />

Bachmann o Colli o Baltrusaitis”, dal libro, anche se<br />

alcune omissioni colpiscono, come la strana scelta,<br />

per un editore che ne ha pubblicato quasi l’intera<br />

opera, di includere il risvolto del libro meno metafisico<br />

e più fantasy di René Guénon, Il re del mondo.<br />

La selezione dei risvolti, infatti, avrebbe potuto essere<br />

completamente diversa e il senso delle “ Cento lettere”<br />

non sarebbe in nessun modo cambiato. Le cento<br />

lettere a uno sconosciuto sono, infatti, “il libro” di<br />

Calasso, almeno in ciò che meglio corrisponde all’idea<br />

di Calasso di un libro fatto solo di citazioni e<br />

autocitazioni, di “irrealtà” messa tra virgolette, il<br />

libro di “un autore che scriva solo centoni” (“Ma i<br />

primi classici cinesi non erano forse tutti centoni?”).<br />

Le Cento lettere sono dunque - e di ciò è significativo<br />

che non vi sia alcun richiamo esplicito, soltanto<br />

cenni e allusioni, attraverso citazioni di altri libri -<br />

un libro sulla letteratura, sul lettore, e su cos’è un<br />

classico (un centone cinese, come si è visto). Nelle<br />

Cento lettere la letteratura diventa quel Grande<br />

Libro delle Metamorfosi che assorbe il mondo e lo<br />

S A G G I<br />

50<br />

libera del suo peso, lo trasforma in apparenza, in<br />

favola e velo. In esso si nasconde e agisce, come una<br />

“entità anomala”, Calasso, l’editore che “sta dietro ai<br />

libri”. Dalla sua postazione (rovescio del celebre apologo<br />

kafkiano delle lettere dell’imperatore) egli invia<br />

i suoi messaggi. Non solo al lettore, il lettore comune<br />

“che prende in mano un libro, lo sfoglia - e, per<br />

qualche istante, è del tutto separato dal mondo”, ma<br />

al Progenitore del lettore (il Ka?-K) sconosciuto e<br />

straniero, che vive esiliato nel mondo e dal mondo<br />

desidera fuggire. Due sconosciuti, due “figure del<br />

vuoto”, un Lettore e un lettore, si evitano e si cercano.<br />

Sono ostili e complici, sono affini, perché sono<br />

l’uno la copia e la parodia dell’altro. Tra di loro, come<br />

un tramite, Calasso. E le Cento lettere avvertono: qui<br />

si parla della “politica editoriale” di una casa editrice<br />

che fa indagini di mercato, ma in gioco c’è soprattutto<br />

una posta metafisica.<br />

M. MACCARI, cm. 30 x 21. (coll. privata)

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