rivista 4-2005 - Sindacato Libero Scrittori Italiani
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MIRELLA SERRI, I redenti. Gli intellettuali<br />
che vissero due volte. 1938-1948, Corbaccio,<br />
Milano <strong>2005</strong>, 369 pp., € 19,60.<br />
Il rapporto tra agli intellettuali e il fascismo può<br />
essere considerato un capitolo importante del vecchio<br />
tema relativo alla relazione tra gli intellettuali<br />
e il potere. Ma non è solo questo…perché il rapporto<br />
tra gli intellettuali e il Fascismo, che di tanto in<br />
tanto, se non periodicamente, viene fuori, soprattutto<br />
in connessione con qualche nuova pubblicazione,<br />
soprattutto come nel caso de I redenti. Gli intellettuali<br />
che vissero due volte. 1938-1948, Corbaccio ed.<br />
della studiosa Mirella Serri, riveste sempre un certo<br />
interesse culturale e morale. Soprattutto in riferimento<br />
ad alcuni rapidi cambiamenti di rotta degli<br />
intellettuali stessi. Qualcuno presenta la “vicenda”<br />
come se si trattasse di qualche…novità. A proposito<br />
ovviamente di nuovi lavori sull’argomento. Ciò invece<br />
testimonia di come, da una parte, l’interesse di<br />
studi sul Fascismo e la cultura non tende a scemare,<br />
dall’altra costituisce la dimostrazione che certe tesi,<br />
come quella del Bobbio secondo cui il Fascismo è<br />
stato in fenomeno “estraneo” alla cultura, sono inaccettabili,<br />
anzi si viene ad affermare l’interesse che<br />
ebbe il Fascismo per tutto ciò che si muoveva sul<br />
piano culturale. E qui non può non essere richiamato<br />
il Manifesto degli intellettuali fascisti del 1925<br />
sottoscritto dal filosofo Gentile e da tanti alti vertici<br />
della Cultura del tempo, al quale manifesto si contrapponeva<br />
quello del Croce, senza tacere delle riviste<br />
fra le quali Primato di Bottai cui collaborarono<br />
uomini di cultura che poi presero strade politicamente<br />
diverse. Ed il dibattito che ci fu in quegli anni<br />
ai vari Littoriali della Cultura, dell’Arte, dello Sport<br />
di cui si occupa la Mirella Serri nel citato volume I<br />
redenti - gli intellettuali che vissero due volte. Ed in<br />
quelle giovanili competizioni troviamo nomi che poi<br />
rivediamo, negli anni successivi, rivestire ruoli<br />
importanti nella politica ed in tanti campi del sapere:<br />
Aldo Moro, Alicata, Ingrao, Tripodi, Guttuso e<br />
Zangrandi. A proposito di quest’ultimo che, nel suo<br />
Il lungo viaggio attraverso il Fascismo incentrato<br />
sulla “realtà dei Littoriali”, cerca di sviluppare la<br />
tesi secondo cui, non essendo possibile un’opposizione<br />
al regime, i giovani di allora la esercitavano<br />
all’interno del G.U.F., formazioni universitarie fasciste.<br />
Tesi, questa, che Nino Tripodi, nel suo volume,<br />
Italia fascista in piedi, contesta decisamente con<br />
argomentazioni serie ed efficaci. Ma, ritornando<br />
sempre alla pubblicazione della Serri, si sostiene che<br />
il passaggio dal fascismo all’antifascismo fu determinato<br />
nella maggioranza dei casi dall’esperienza<br />
57<br />
della guerra (A. Lepre, «Corriere della Sera» del 13<br />
settembre ’05). Una tesi, anche questa, discutibile.<br />
Chi, come il sottoscritto, si occupa da decenni delle<br />
vicende di tanti intellettuali italiani, ha avuto modo<br />
di rilevare le strane conversioni di molti uomini di<br />
cultura soprattutto nel breve arco di tempo 23-26<br />
luglio 1943! Non si tratta di citare a tal proposito,<br />
come elemento emblematico, il volume Il voltagabbana<br />
di Davide Laiolo, ma di recuperare il discorso<br />
sull’argomento, più che mai analizzato e approfondito<br />
nell’altro imponente lavoro di Nino Tripodi<br />
Intellettuali sotto due bandiere, nel quale si documenta<br />
il “versipellismo” di tanti intellettuali passati<br />
con facilità dal Fascismo all’antifascismo. Può essere<br />
stata perciò solo la guerra a provocare tante strane…rapide<br />
conversioni sulla via di Damasco?<br />
Qualche e più di qualche dubbio è d’obbligo coltivarlo!<br />
Se poi andiamo a scomodare la storia, andando a<br />
ritroso nel tempo, con qualche puntatina nel<br />
Rinascimento, forse ci potrebbe essere la chiave di<br />
lettura del nostro discorso. Valido anche se qualche<br />
intellettuale, come il filosofo Giovanni Gentile, pagò<br />
di persona la coerenza del proprio modo di essere e<br />
di pensare.<br />
Fortunato ALOI<br />
* * *<br />
PAOLO MICCOLI, Corpo dicibile. L’uomo tra<br />
esperienza e significato, Urbaniana University<br />
Press, SCV 2003, pp. 310, € 24,00.<br />
Friedrich Nietzsche ha osservato che dalla presenza<br />
del pensiero anche il corpo acquista un aspetto intelligente.<br />
Questo è il “corpo ospitante” (G. Marcel) che<br />
dal suo perimetro carnale, come ci indica Paolo<br />
Miccoli (Corpo dicibile. L’uomo tra esperienza e<br />
significato. Urbaniana University Press) diventa<br />
dicibile e si apre al senso del mondo, che a sua volta<br />
diventa “testo e pretesto” per significati ulteriori e a<br />
prima vista insondabili. Quest’ultima fatica di<br />
Miccoli (ordinario di Storia della filosofia moderna e<br />
contemporanea presso la Pontificia Università<br />
Urbaniana), è scandita dai ritmi di una tensione protesa<br />
a ravvisare - attraverso un linguaggio denso e<br />
appassionato ed un costante impegno propositivo - le<br />
convergenze reali di due realtà (anima e corpo) colte<br />
nel pensiero logico e nell’esperienza fenomenologica.<br />
Tutto ciò ha posto lo stesso autore del libro contemporaneamente<br />
come soggetto/oggetto, ovvero come<br />
scrittore/lettore, che indaga l’uomo intero unitariamente.<br />
L’Autore appare così preoccupato di comunicare<br />
con il lettore attraverso un linguaggio accessibi-