rivista 4-2005 - Sindacato Libero Scrittori Italiani
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formulare così: pubblicare libri che corrispondano<br />
ciascuno a uno spicchio di quell’immenso ventaglio<br />
che è il pubblico. Ci saranno così libri rozzi per i<br />
rozzi e libri squisiti per gli squisiti, in proporzione<br />
all’ampiezza che si attribuisce a ciascuno di quegli<br />
spicchi”. In realtà, il “programma editoriale” della<br />
Adelphi segue un “criterio palesemente contrario”.<br />
Attraverso la sconnessione-connessione che produce<br />
la forma-libro, Adelphi, tende a portare il Pubblico-<br />
Lettore dentro il libro, dentro all’infinito riprodursi<br />
della connessione, che è simile ad un serpente di<br />
pagine che inghiotte il lettore: “Ma si può costruire<br />
un programma editoriale anche seguendo il criterio<br />
palesemente contrario. Che cos’è una casa editrice se<br />
non un lungo serpente di pagine? Ciascun segmento<br />
di quel serpente è un libro. Ma se si considerasse<br />
quella serie di segmenti un unico libro? Un libro che<br />
comprende in sé molti generi, molti stili, molte epoche,<br />
ma dove si continua a procedere con naturalezza,<br />
aspettando sempre un nuovo capitolo, che ogni<br />
volta è di un altro autore”. Attraverso quali criteri si<br />
è sviluppata la forma-libro delle Cento lettere, qual è<br />
stato il setaccio nel quale sono passati gli oltre mille<br />
risvolti? I criteri “che hanno guidato la scelta dei<br />
cento risvolti” sono stati “l’arbitrio e l’idiosincrasia”<br />
e il piacere, se è vero che il “minimo” che si richiede,<br />
“ma con durezza” ad un editore, è che “l’editore provi<br />
piacere a leggere i libri che pubblica”. “Arbitrio e<br />
idiosincrasia”, “piacere” e “invincibile affinità” tra i<br />
libri pubblicati (e dunque tra i risvolti che li rappresentano),<br />
questa la sintesi della politica editoriale<br />
della Adelphi, “creatura creata dal caso e dalla ricerca<br />
testarda”, “che già nel suo nome rivela una propensione<br />
per l’affinità”: “I motivi che hanno guidato<br />
la scelta dei cento risvolti potevano essere - e sono<br />
stati - molteplici. Nessuno però tale da dominare. Ci<br />
siamo presto resi conto che, se avessimo voluto comporre<br />
un libro che rispecchiasse con qualche pretesa<br />
di precisione la rappresentatività o l’importanza di<br />
certi titoli nel programma della casa editrice, immediatamente<br />
ci saremmo trovati ad affrontare dilemmi<br />
insensati. Sono state invece preziose e decisive le<br />
indicazioni di dieci lettori affini - interni ed esterni<br />
alla casa editrice - , secondo i loro gusti e inclinazioni.<br />
Così alla fine due soli criteri sono rimasti inflessibili:<br />
l’arbitrio e l’idiosincrasia. Arbitrio perché di<br />
ogni autore si è stabilito di non scegliere più di un<br />
titolo. Idiosincrasia perché la decisione ultima è<br />
stata affidata al minor dispiacere dell’autore nel<br />
rileggere i singoli pezzi”. Resta da stabilire quali elementi<br />
hanno sollecitato, in Calasso, l’idiosincrasia e<br />
il “piacere del testo” - sempre che non si voglia pensare<br />
a suggestioni assolutamente ineffabili, cosa<br />
S A G G I<br />
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che, in ogni caso, non muterebbe sostanzialmente i<br />
termini della questione. Elementi che hanno richiesto<br />
al lettore, tra l’altro, una uguale attitudine al<br />
piacere idiosincratico (“Fin dall’inizio i risvolti obbedivano<br />
a una sola regola (...) e a un solo desiderio:<br />
che anche i lettori contrariamente all’uso facessero<br />
lo stesso”) e hanno ispirato la stessa scrematura<br />
selettiva dei “dieci lettori affini” (gran parte del<br />
significato delle Cento lettere sta nella sequenza lettore-affinità-piacere-numero).<br />
Cento lettere a uno<br />
sconosciuto - scrive Calasso - è “un libro perverso e<br />
polimorfo, dove si mira alla poikilìa, alla “variegatezza”,<br />
senza rifuggire i contrasti e le contraddizioni,<br />
ma dove anche gli autori nemici sviluppano una sottile<br />
complicità, che magari avevano ignorato nella<br />
loro vita. In fondo, questo strano processo, per cui<br />
una serie di libri può essere letta come un unico<br />
libro, è già avvenuto nella mente di qualcuno, per lo<br />
meno di quell’entità anomala che sta dietro i singoli<br />
libri”. Ora, Le cento lettere costituiscono (come la loro<br />
natura “perversa” sembra suggerire) un invito ad<br />
una “sorta di libertinaggio mentale”, se è vero che gli<br />
scrittori, sviluppando complicità “che avevano ignorato<br />
nella loro vita”, sembrano forzati ad una involontaria<br />
“pan-erotia” letteraria. La serie dei risvolti<br />
sembra costringere il lettore “a cambiare prospettiva”,<br />
sovvertendo “l’ordine delle cose” e a spingere la<br />
sua attenzione “ai margini del senso comune”, fino a<br />
scuoterne “l’occhio abitudinario”. Una invitation au<br />
voyage “nelle acque di una letteratura dove il paesaggio<br />
è fluido” e “la scena sempre mutevole”. In<br />
effetti, tra i molti temi che affiorano dalle Cento lettere,<br />
lasciando campo libero al dispiegarsi delle “affinità”<br />
e dei bandhus, ramificato e ampio almeno<br />
quanto il “mutamento di paradigma” adelphiano, il<br />
“nomadismo radicale” è il tema che agisce con maggior<br />
forza attrattiva sui molti altri aspetti del libro e<br />
che, come tale, è stato notato immediatamente dalla<br />
comune attività di recensione giornalistica delle<br />
Cento lettere: “un nomadismo radicale - scrive<br />
Calasso nel risvolto al Pellegrinaggio in Oriente di<br />
Hesse - da una realtà che ci è imposta verso un’altra,<br />
sfuggente, beffarda e piena di tranelli, che poi però<br />
si rivelano essere mezzi pedagogici di un violento<br />
svezzamento, usati per dissolvere le ultime, tenaci<br />
resistenze al viaggio senza ritorno verso l’Oriente”.<br />
A questo “nomadismo” è facile collegare, solo per<br />
fare qualche esempio, sia i dionisiaci “mondi rovesciati”<br />
evocati dal risvolto a Erewhon di Samuel<br />
Butler, che apre significativamente le Cento lettere,<br />
sia il mondo bidimensionale e geometrico, metafisico<br />
in senso guenoniano, del risvolto successivo a<br />
Flatlandia di Edwin A. Abbott. Dal Teatro completo