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rivista 4-2005 - Sindacato Libero Scrittori Italiani

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L I B R I L I B R I L I B R I L I B R I L I B R I L I B R I L I B R I L I B R I L I B R I L I B R I L I B R I<br />

possibile in virtù del fatto che il principio della salvezza,<br />

il Figlio di Dio, si è fatto carne, si è fatto<br />

uomo, si è fatto uno di noi con una carne simile alla<br />

nostra. Da qui scaturisce un nuovo rapporto tra Dio<br />

e l’uomo fondato non più sulla dimensione spirituale,<br />

ma sulla carne. Il divenire uomo di Dio, fonda,<br />

per Henry, il divenire Dio dell’uomo”.<br />

Lo studio, organizzato con metodo e ragioni di discorso,<br />

si snoda in tre parti: 1) il rovesciamento della<br />

fenomenologia; 2) la fenomenologia della carne; 3) la<br />

fenomenologia dell’Incarnazione, parti suddivise ciascuna<br />

in quattro sezioni che fissano e spiegano i contenuti<br />

di ciascuno assunto. Il capitolo La fenomenocità<br />

come evento trascendente conclude l’indagine<br />

svolta dalla Nostra. Un’ampia e selezionata biobibliografia<br />

completa la ricerca.<br />

In sintesi la Viola scrive: “Henry non opera alcun<br />

capovolgimento, ma solo la sostituzione del principio<br />

epistemologico dell’intenzionalità con la Vita trascendentale<br />

immanente a sé. Non si esce, a nostro<br />

avviso, dalla soggettività che ora è tutta sbilanciata<br />

verso un corpo che tuttavia si perde nella carne. Se è<br />

pur vero che Henry ha tentato di recuperare il valore<br />

della carne, la sua passività come vita, appare<br />

altrettanto chiaramente che lo ha fatto rinunciando<br />

al piano fenomenico, effettivo, del corpo”. E di seguito,<br />

nel disquisire sul tema, le sue riflessioni si fanno<br />

profonde e forti di pensiero così, la Viola afferma che:<br />

“il vero rovesciamento della fenomenologia sarà quello<br />

di indagare il dato come evento, indagare l’advento<br />

stesso come apertura, epifania, del reale”.<br />

Un libro da leggere con attenzione perché dall’excursus,<br />

dal Corpo alla Carne, nulla resti senza essere<br />

indagato ed assimilato. Un saggio dal testo piano ed<br />

accattivante da rileggere quando qualcosa in noi<br />

chiama.<br />

* * *<br />

Francesco A. GIUNTA<br />

FELICE LAUDADIO Il colore del sangue.<br />

Frammenti di storia, Ila Palma, Palermo<br />

<strong>2005</strong>, pp. 144, € 13,00.<br />

“Vi sono tempi, come quelli odierni, nei quali il buio<br />

risulta più luminoso della luce. Nei quali, costretti<br />

dalle circostanze a brancolare nel passato, nella<br />

memoria, è possibile estrarre brandelli di ricordi e di<br />

esperienze di cui pareva si fossero perse finanche le<br />

tracce. E su quelli, pezzo per pezzo, ricostruire la propria<br />

identità perduta e quella di quanti, generalmente<br />

per caso, l’hanno incrociata per un certo tempo”.<br />

61<br />

Ricostruire “l’identità perduta” attraverso frammenti<br />

di storia e schegge di memoria di tempi passati ma<br />

collegati indissolubilmente al presente, attraverso<br />

sottilissimi filamenti che la memoria non ha mai<br />

smesso di preservare: questo, e non solo, l’obiettivo<br />

felicemente raggiunto dal direttore artistico del<br />

Taormina FilmFest, Felice Laudadio, nonché giornalista,<br />

scrittore, sceneggiatore, produttore e manager<br />

cinematografico, nel suo libro Il colore del sangue:<br />

Si tratta di un libro di narrativa articolato in due<br />

parti. Nella prima, l’autore traccia senza indulgenze,<br />

tra finzione e autobiografia collettiva di una generazione,<br />

quella del sessantotto, un ritratto ben riuscito<br />

della realtà politica italiana dagli anni sessanta ai<br />

nostri giorni, e lo fa attraverso il vissuto del giovane<br />

«rivoluzionario» Tomas. Pratico e concreto, anarchicamente<br />

avido di libertà e orgogliosamente geloso della<br />

propria autonoma capacità di scegliere e di decidere<br />

da solo il proprio destino, sensibile ai fatti e ai temi<br />

della politica, del sociale e della cultura, Tomas sogna<br />

di intraprendere una brillante carriera nel campo<br />

giornalistico, ma ad un passo dalla realizzazione il<br />

corso della sua vita prende un’altra direzione, “nulla<br />

sarebbe più stato come prima”. Il suo incarico presso<br />

una prestigiosa casa editrice, sarà complementare<br />

all’attivismo politico. Redattore di un giornale di lotta<br />

proletaria e attivo militante, insieme all’amata<br />

Eleonora, Tomas diventa una fondamentale figura di<br />

riferimento per i «compagni» di lotta contro i soprusi<br />

di un governo sempre più totalitario dietro la maschera<br />

della democrazia. Dotato di grande combattività e<br />

coraggio, egli non abbandona mai i suoi ideali rivoluzionari<br />

che lo portano, infine, alla prigione.<br />

Interessanti sono i frammenti di storia che affiorano<br />

attraverso il racconto dedicato al nonno di Tomas,<br />

un agente segreto dell’Ovra, dove emergono, in chiave<br />

di giallo, singolari e misteriosi retroscena del<br />

fascismo; echi di lontane memorie che l’autore generosamente<br />

ci regala per renderli immortali.<br />

Con grande semplicità, Laudadio, riesce ad associare<br />

esperienze diverse come tasselli di un unico mosaico<br />

capace di restituire il clima di un’epoca, di<br />

tempi passati ma collegati all’oggi; un clima pervaso<br />

dal sentimento della rivolta, della volontà di contrastare<br />

e di contestare, dal bisogno di lottare per non<br />

farsi sedare e omologare. Quest’ultimo in particolare,<br />

un bisogno espresso, con grande originalità, nella<br />

seconda parte del libro che è in forma di sceneggiatura<br />

cinematografica. L’autore ci proietta, attraverso<br />

le pungenti sequenze di Lisa, figlia di Tomas<br />

dal quale eredita lo stesso spirito ribelle, nel 2010.<br />

Un futuristico mondo privato di ogni libertà di<br />

espressione e di ogni sfumatura di «rosso». Uno sce-

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