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rivista 4-2005 - Sindacato Libero Scrittori Italiani

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Cecilia la conobbi in casa sua nel 1952. Io avevo<br />

appena fatto la maturità classica e lei la IV<br />

ginnasio. Era incantevole.<br />

Le nostre strade si divisero subito, ma ogni tanto<br />

rivedevo (o risentivo) il suo papà, Segretario<br />

Generale del Governatorato Vaticano, e domandavo<br />

di lei (ma le risposte mi confermavano la sua progressiva<br />

lontananza).<br />

Se gli anni della contestazione globale la coinvolsero,<br />

gli anni di piombo pesarono malamente anche su<br />

di lei e i suoi amori. Sperimentò cosa significhi<br />

lasciare la Sorgente per attingere a cisterne<br />

screpolate, ma ebbe la grazia di spezzare i gioghi e<br />

ritornò alla Sorgente.<br />

Ci incontrammo nel 1997, quarantesimo anniversario<br />

del mio sacerdozio, quando presentai a Palazzo<br />

Barberini l’ottava edizione di Vangelo e Coscienza,<br />

illustrata da Sigfrido Bartolini. Si accostò al banco<br />

dove firmavo i libri e subito mi disse d’esser desiderosa<br />

di collaborare con me per risanare evangelicamente<br />

la cultura.<br />

Ritrovammo presto una fraterna gioiosa e armonica<br />

intesa.<br />

Progettai di cedere a lei la guida della Fraternitas<br />

Aurigarum, ma poi ne fui frenato a causa del suo slancio<br />

nel lavoro sul campo di sua competenza.<br />

Tale lavoro, anzi, mi parve perfino poco prudente,<br />

sebbene ella avesse il disco verde di altri ecclesiastici.<br />

Aveva preso a frequentare le mie riunioni bibliche,<br />

ma i suoi impegni universitari teatini non erano conciliabili<br />

con il mio calendario.<br />

I nostri contatti, peraltro, pur diradati, si mantennero<br />

vivaci e n’ebbi prova quando morì il figlio, circostanza<br />

nella quale lei avrebbe desiderato una partecipazione<br />

meno ministeriale da parte mia.<br />

Questa perdita, infatti, la fece sentire tremendamente<br />

povera e sola; non mi resi ben conto della<br />

depressione in cui precipitava e della inefficacia del<br />

mio richiamo di fede.<br />

L’indomani del suo primo tentativo di suicidio corsi<br />

- quasi avanguardia di amici trepidanti (F.<br />

Mercadante e G. Sermonti) - al ricovero, ma trovai la<br />

porta sbarrata.<br />

I N M E M O R I A M<br />

Una perdita: Cecilia Gatto Trocchi *<br />

* Socia del SLSI, vicesegretaria nazionale<br />

Ennio I NNOCENTI<br />

34<br />

Dimessa dall’ospedale, la visitai a casa sua e mi<br />

parve sufficientemente riconciliata con i doveri della<br />

vita. Riaffiorarono i progetti apostolici, riaffiorò l’apprezzamento<br />

dei doni della Provvidenza.<br />

Combinammo per una cena a casa mia. Gli preparai<br />

in terrazza e aprii lo spumante. Apprezzò tutto<br />

(anche i miei complimenti per la sua perfetta tenuta).<br />

Mi annunciò che quest’anno avrebbe certamente<br />

frequentato la “lectio biblica” perché ormai si era<br />

liberata da Chieti.<br />

Volentieri accettò di ritornare con me a nuotare nel<br />

mare di Sperlonga e fissammo il giorno di questo sollievo.<br />

Nel discorrere fu sfiorato anche il tabù della sua<br />

“fuga” esistenziale (“non mi pareva giusto - mi disse<br />

- che io godessi la vita di cui lui - il figlio - era stato<br />

privato”) e ancora una volta non mi resi conto dell’inefficacia<br />

del mio richiamo alla gratitudine e alla<br />

missione.<br />

Tramontato il sole, le detti il bacio della buona notte<br />

sulla soglia di casa.<br />

Lei attraversò la Colombo (quattro minuti), e - salita<br />

all’ultimo piano - si buttò di sotto.<br />

Era dunque venuta - ben mascherata - a dirmi<br />

addio?<br />

Oppure c’era di mezzo un segreto danno cerebrale<br />

che era scoppiato all’improvviso come un aneurisma?

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