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approssimazioni mediatiche alla realtà dell'immigrazione. - Lettere e ...

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stranamente@yahoo.it<br />

occuparmi di Metropoli appunto perché ritenevo interessante vedere come si articolava un<br />

giornale che affronta il tema delle migrazioni e potenzialmente si rivolge anche a queste<br />

persone.<br />

Denis McQuail (1993, p.50) definisce i mass media “istituzioni” connesse <strong>alla</strong> produzione e<br />

<strong>alla</strong> distribuzione di “conoscenza” sotto forma di informazioni, idee, cultura; rileva come<br />

forniscano canali che mettono in contatto le persone tra loro e con la società in cui vivono;<br />

operano prevalentemente nella sfera pubblica e tutti possono partecipare, volontariamente,<br />

all’istituzione come riceventi, e, in determinati casi, anche come emittenti. Mi preme<br />

sottolineare che una persona sceglie volontariamente di leggere un giornale, guardare la tv:<br />

ognuno ha la possibilità di isolarsi dal medium, o di sottrarsi al messaggio.<br />

Si ritiene che la diffusione dei mass media sia condizione necessaria per la democrazia: i<br />

mezzi di comunicazione, indipendenti, dovrebbero informare i cittadini su argomenti<br />

riguardanti i governi e i poteri economici, oltre che sui mutamenti della società. I cittadini<br />

con queste informazioni potrebbero essere in grado di esercitare delle pressioni sulle èlite<br />

(tramite il voto, o, ancora più ottimisticamente, con i consumi. L’informazione potrebbe<br />

costituire una prima forma di cittadinanza: i mass media potrebbero consentire <strong>alla</strong> persona<br />

straniera di partecipare <strong>alla</strong> vita della società in cui vive, fornendo una prima conoscenza,<br />

anche se parziale e superficiale, di cosa succede nel paese in cui ha deciso di vivere, delle<br />

procedure per mettersi in regola, delle leggi vigenti.<br />

Alcune teorie sugli effetti dei mass media<br />

Nel ‘900 diversi studiosi si sono concentrati sui media e sugli effetti da loro prodotti: per<br />

riprendere una definizione usata da Umberto Eco (1964) in alcune considerazioni sulla<br />

letteratura di massa, potremmo dividere i ricercatori in “apocalittici” (secondo cui i media<br />

sono assai potenti e possono essere distruttivi rispetto <strong>alla</strong> socializzazione ordinaria) e<br />

“integrati” (che ritengono, al contrario, che gli effetti dei media sul pubblico siano positivi e<br />

controllabili, e che i mass media permettano un miglior sviluppo dell’individuo). Nello<br />

studio dei mass media, molto dipende, essenzialmente, da come è inteso il pubblico: i

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