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approssimazioni mediatiche alla realtà dell'immigrazione. - Lettere e ...

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stranamente@yahoo.it<br />

periodici), in quanto contrasta con la vocazione della stampa ad informare, più che di<br />

intrattenere.<br />

• Nella rappresentazione mediatica delle migrazioni si registra anche un’assoluta<br />

limitatezza delle fonti. Raccontando i migranti non si parla direttamente con loro e<br />

nemmeno con dei testimoni privilegiati che, per lo meno, siano in relazione personale con<br />

essi. Le uniche fonti cui si fa riferimento sono le autorità (mondo politico o forze<br />

dell’ordine). Come rileva Ribka Sibathu, nella narrazione del fenomeno migratorio,<br />

l’immigrato è il grande assente, se ne parla senza la sua voce: rimangono sempre estranei e<br />

sconosciuti, anche se abitano in Italia da 20 anni; la diffusione di scrittori migranti lascia<br />

però sperare che la situazione sia in evoluzione, come mi confermerà nella nostra<br />

chiacchierata Anyadiegwu. Per ora, occorre però registrare che se le uniche fonti riportate<br />

sono corpi di polizia, avvocati, politici, la visione non può che essere parziale: non possono<br />

non associare la migrazione con aspetti conflittuali con la società ed episodi devianti. Ne<br />

consegue l’etnificazione di determinate pratiche delinquenti: abbiamo quindi gli albanesi<br />

violenti sfruttatori della prostituzione, i marocchini spacciatori, i rumeni esperti clonatori di<br />

bancomat e così via. L’assenza della voce immigrata nei mass media è rilevata anche in<br />

Spagna, come ricorda Sanchez nell’articolo già citato: per renderci conto di cosa significa,<br />

proviamo a immaginare una cronaca di una partita di calcio in cui i giocatori, gli allenatori,<br />

i dirigenti dei club non possono riportare la loro opinione, il loro punto di vista, la loro<br />

percezione. Quando chiedo ad Okechukwu Anyadiegwu se gli è mai capitato di essere<br />

contattato da giornalisti per commentare dei fatti avvenuti in città, sorride, prende tempo,<br />

poi risponde:<br />

“A volte vengo contattato come testimone privilegiato, quando succede qualcosa che<br />

riguardi i nigeriani a Padova. Alcuni giornalisti, però, spingono e indirizzano le<br />

interviste per far emergere quello che vogliono loro. Non lo fanno tutti, non è giusto<br />

generalizzare, ma alcuni lo fanno: alcuni, quindi cercano di dimostrare con le tue parole<br />

quello che vogliono dire, e se non ci riescono, non sono contenti, e può accadere che non<br />

scrivano nulla. Ma non sono tutti così, sarebbe disonesto estendere questo<br />

comportamento a tutti” (nota personale).

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