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approssimazioni mediatiche alla realtà dell'immigrazione. - Lettere e ...

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stranamente@yahoo.it<br />

che ricalca acriticamente le scelte politiche: mondo politico e mass media non<br />

dimostrano la volontà di discutere gli eventuali problemi e ricercare soluzioni che<br />

aprano la società <strong>alla</strong> convivenza positiva e fruttuosa. Ma il giornalismo non è chiamato<br />

ad essere lo specchio della società, il suo compito è informare, fornire ai lettori gli<br />

elementi per conoscere una questione e farsene un’idea. Nel suo statuto, La Repubblica<br />

dichiara di voler informare, comunicare e fornire gli strumenti ai lettori per essere<br />

appieno cittadini, formarli in qualche modo, ma nella pratica sembra aver rinunciato a<br />

questa tendenza: e così, dilaga senza motivo la psicosi dell’insicurezza, leggendo i<br />

giornali o guardando la tv sembra di vivere costantemente in pericolo, dietro ogni angolo<br />

un immigrato pronto a far del male, poi si esce di casa e... toh, nessun problema! O<br />

meglio, i problemi ci sono, ma l’insicurezza non nasce dalle persone, ci sono altre cause<br />

che hanno reso la vita contemporanea incerta. È come se si fosse scelto di diffondere<br />

l’idea di insicurezza a opera del diverso, piuttosto che aprire una riflessione sulle reali<br />

cause che hanno costruito la <strong>realtà</strong> contemporanea, le sue ingiustizie, la sua precarietà, la<br />

sua paurosa incertezza. Così, l’immigrazione viene descritta come ‘emergenza’, non<br />

considerando che è un fenomeno di livello planetario non troppo recente, in cui chi<br />

migra spesso lo fa per per risolvere i problemi, non per crearli. E i continui accenni<br />

all’insicurezza che richiamano paure e fattori emotivi irrazionali, sembrano non tener<br />

conto che tutti quanti vogliono vivere sicuri, compresi gli immigrati, che ci tengono<br />

come tutti gli altri a vivere quanto più possibile sicuri e protetti”.<br />

Torniamo quindi a quanto rilevato dall’ osservatore speciale dell’ONU a ottobre 2006,<br />

secondo cui l’Italia, paese non razzista, lo sta diventando a causa delle scellerate scelte<br />

politiche della classe dirigente, delle campagne dei partiti di destra e dei mass media: pare<br />

sempre più credibile attribuire a giornalisti e politici la responsabilità dell’innescare una<br />

serie di micce in una società come quella italiana, in cui finora non si erano registrati troppi<br />

fenomeni di intolleranza e discriminazione. Nei giornalisti e nei politici sarebbero<br />

identificabili gli “imprenditori politici del razzismo”, come li chiama Barbieri.<br />

Barbieri aggiunge che non tutti i giornali sono pubblicati per essere formativi per i lettori;<br />

“Metropoli è un giornale pensato per vendere: la redazione s’è resa conto che esistono

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