approssimazioni mediatiche alla realtà dell'immigrazione. - Lettere e ...
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stranamente@yahoo.it<br />
particolari di alcune persone, e gli interventi di due albanesi famosi: un ballerino della tv e<br />
un regista; è inoltre pubblicato un box dal titolo “Le cifre non confermano la cattiva<br />
reputazione” che riporta dati statistici relativi ai detenuti e alle denunce riguardanti persone<br />
albanesi, confrontandoli con dati relativi ad italiani e persone provenienti da altri Paesi.<br />
Si ha, in questo caso, un racconto a più voci, con il ricorso a fonti diverse, più o meno<br />
istituzionali: statistiche, persone con le loro storie di vita<br />
Le pagine dedicate alle superstizioni nel mondo dimostrano, anche se con il rischio di<br />
cadere nel folklore, un certo interesse per alcuni aspetti della vita dei cittadini immigrati,<br />
raccontandone fiabe dei paesi di provenienza, costumi, cibi.<br />
Sulla comunicazione e l’informazione<br />
Metropoli non si occupa molto, nell’anno e mezzo da me esaminato, della questione “mass<br />
media e immigrazione”.<br />
Dedica due pagine nella sezione “Società” numero 4 del 2007 <strong>alla</strong> “Stampa Etnica” 49<br />
presentando una panoramica dei “giornali per migranti”. Il titolone è “Stampa etnica in<br />
crescita: la nostalgia fa vendere”, puntando l’attenzione principalmente sugli aspetti<br />
commerciali del fenomeno. In box laterali, vengono presentati in poche righe i principali<br />
giornali diffusi in Italia, mentre due articoli cercano di approfondire la questione: Alen<br />
Custovic rileva come gli immigrati, sempre più protagonisti delle notizie che appaiono sui<br />
giornali stanno anche diventando operatori dell’informazione, “creando giornali nella<br />
lingua del proprio paese di origine”. Cerca quindi di indagare le motivazioni che hanno<br />
spinto <strong>alla</strong> creazione di questi prodotti, oltre a quelle squisitamente commerciali: si va d<strong>alla</strong><br />
rabbia che ha spinto Roland Sejko a fondare il quindicinale Bota Shqiptare, per far parlare<br />
gli albanesi nel clima discriminatorio del 1999, <strong>alla</strong> volontà di Hu Lambo, direttrice del<br />
mensile Cina in Italia, di fornire al lettore un aiuto nelle difficoltà di ogni giorno: “La<br />
nostra rivista nasce da un grande bisogno della comunità cinese, quello di orientarsi nel<br />
nuovo Paese che la ospita. Il nostro lettore-tipo vuole sapere come regolarizzarsi, come<br />
trovare casa, come imparare l’italiano, come cercare lavoro, come inserire i propri figli a<br />
scuola”. A ciò si aggiunge l’esperienza della rivista italo-romena Noua Comunitate, che