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0688 LG Archimede_IV Bozza - Ospedale Niguarda Cà Granda

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CONSENSUS STATEMENT<br />

SUL SANGUINAMENTO<br />

GASTROINTESTINALE<br />

IN ETÀ PEDIATRICA<br />

Progetto <strong>Archimede</strong> • Giugno 2005<br />

Coordinatore<br />

Claudio Romano (SIGENP) Messina<br />

Panel<br />

Arrigo Barabino (SIGENP) Genova<br />

Pietro Betalli (SICP) Padova<br />

Felice Cosentino (SIED) Milano<br />

Luigi Dall’Oglio (SICP e SIGENP) Roma<br />

Gianluigi de’ Angelis (SIGENP) Parma<br />

Costantino De Giacomo (SIGENP) Milano<br />

Diego Falchetti (SICP) Brescia<br />

Paolo Gandullia (SIGENP) Genova<br />

Graziella Guariso (SIGENP) Padova<br />

Giuliano Lombardi (SIGENP) Pescara<br />

Alfredo Rossi (SIED) Milano<br />

VincenzoTomaselli (SICP) Milano<br />

Hanno collaborato alla stesura dei Capitoli:<br />

Marta Bini (SIED) Milano<br />

Alessandro Pane (SIGENP) Roma<br />

Francesca Vincenzi e Barbara Bizzarri (SIGENP) Parma<br />

Paolo Salucci (SICP) Brescia<br />

S.I.E.D.<br />

®<br />

Società Italiana di Gastroenterologia<br />

Epatologia e Nutrizione Pediatrica<br />

Società Italiana di Endoscopia Digestiva<br />

Società Italiana di Chirurgia Pediatrica<br />

Italian Panel Pediatric Endoscopy


Sommario<br />

Prefazioni<br />

a cura dei Presidenti SIGENP, SIED e SICP pag. 5<br />

Capitolo 1<br />

Introduzione, epidemiologia<br />

e rilevanza del problema<br />

Claudio Romano e Graziella Guariso (SIGENP) pag. 7<br />

Capitolo 2<br />

Definizioni, etiopatogenesi, inquadramento,<br />

segni e sintomi del sanguinamento<br />

gastrointestinale superiore e inferiore<br />

Costantino De Giacomo e Paolo Gandullia (SIGENP) pag. 11<br />

Capitolo 3<br />

Approccio e valutazione del paziente<br />

Giuliano Lombardi e Paolo Gandullia (SIGENP) pag. 19<br />

Capitolo 4<br />

Management delle emorragie digestive<br />

non varicose<br />

Alfredo Rossi (SIED) pag. 25<br />

Capitolo 5<br />

Timing e ruolo dell’endoscopia<br />

Felice Cosentino (SIED) pag. 31<br />

3


4<br />

Sommario<br />

Capitolo 6<br />

Management delle emorragie da varici<br />

gastro-esofagee in età pediatrica<br />

Diego Falchetti (SICP) pag. 37<br />

Capitolo 7<br />

Sanguinamento gastrointestinale<br />

cronico di origine oscuro-occulto:<br />

approccio e diagnosi differenziale<br />

Gianluigi de’ Angelis (SIGENP) pag. 43<br />

Capitolo 8<br />

La terapia medica<br />

Claudio Romano e Graziella Guariso (SIGENP) pag. 47<br />

Capitolo 9<br />

Emorragie gastrointestinali:<br />

ruolo e timing della chirurgia<br />

Luigi Dall’Oglio (SICP e SIGENP) pag. 51<br />

Bibliografia pag. 53


Prefazioni<br />

Prefazione a cura del Presidente SIGENP<br />

È con grande soddisfazione che la SIGENP accoglie questa nuova iniziativa che nasce da una attiva e<br />

proficua collaborazione con altre Società Scientifiche sia di estrazione pediatrica che della Gastroenterologia<br />

dell’adulto. La trasversalità dei percorsi culturali rappresenta senza dubbio uno degli obiettivi<br />

principali a cui una moderna Società Scientifica deve rivolgere la propria attenzione.<br />

Di particolare rilievo è la cooperazione con gli ambiti gastroenterologici dell’adulto con cui la SIGENP<br />

deve individuare percorsi culturali omogenei, una uniformità di linguaggio e di interpretazione dei problemi,<br />

un consenso che verta su una impostazione metodologica rigorosa.<br />

Questo lavoro è la testimonianza concreta del percorso che la SIGENP ha intrapreso per un confronto<br />

produttivo con il mondo della Gastroenterologia dell’Adulto.<br />

La ricerca di sistematizzazione di percorsi diagnostici e terapeutici attraverso Linee Guida o Consensus<br />

è un elemento caratterizzante per la SIGENP che si è sempre impegnata a diffondere la voce della<br />

Società attraverso il linguaggio del rigore metodologico e della correttezza dell’impostazione scientifica.<br />

Questa opera di formazione continua, diretta anche e soprattutto a coloro che quotidianamente operano<br />

nella realtà territoriale, è qualcosa in cui la SIGENP ha sempre creduto e continuerà a credere.<br />

Diffondere il modello SIGENP, offrire punti di riferimento per l’esercizio quotidiano della nostra attività<br />

di pediatri è per la Società un obiettivo prioritario.<br />

La metodologia di lavoro utilizzata dai colleghi che si sono impegnati in questo gravoso compito, è<br />

garanzia di successo. Il metodo di lavoro evidence-based con analisi rigorosa della letteratura scientifica<br />

internazionale a supporto e “giustificazione” del “suggerimento” è un sistema moderno e insostituibile<br />

per conferire al prodotto erogato un carattere di oggettività che pone il “fruitore” del servizio al<br />

riparo da ogni arbitrarietà di interpretazione e di trasferimento dell’informazione scientifica.<br />

Questo è possibile solo grazie ad un background culturale di elevato spessore di cui la SIGENP puo’<br />

vantarsi. L’attenzione verso i problemi dell’emergenza pediatrica è un settore a cui la SIGENP, soprattutto<br />

negli ultimi anni, ha rivolto la propria attenzione. Gestire correttamente l’emergenza in pediatria<br />

è una necessità di coloro che operano in prima linea spesso in condizioni organizzative non ottimali.<br />

La pediatria specialistica moderna è sensibile a questi problemi e l’impegno culturale della SIGENP<br />

nella sistematizzazione scientifica della gestione delle più comuni emergenze gastroenterologiche del<br />

bambino ne è la testimonianza.<br />

Ringrazio i colleghi della SIGENP che hanno profuso un impegno massivo nella stesura di questo lavoro<br />

e i colleghi delle altre Società Scientifiche per avere aderito con entusiasmo a questo nuovo modello<br />

di lavoro. Ringrazio Area Qualità per la sua preziosa attività editoriale e di coordinamento e l’azienda<br />

Giuliani per il supporto indispensabile alla realizzazione di questo progetto.<br />

Mi auguro che la SIGENP si rafforzi ulteriormente nell’impegno di diffusione del proprio patrimonio<br />

culturale e spero che questo lavoro rappresenti un modello da imitare per affrontare con lo stesso rigore<br />

metodologico altri problemi emergenti della gastroenterologia pediatrica.<br />

Luigi Maiuri<br />

5


6<br />

Prefazioni<br />

Prefazione a cura del Presidente SICP<br />

Il lavoro che è alla base di questo “Consensus Statement sul sanguinamento gastrointestinale in età<br />

pediatrica” nasce da un’esperienza che viene da lontano, vissuta con intensità e passione da parte di<br />

Chirurghi Pediatri, Pediatri, Endoscopisti con esperienza sia in età adulta che pediatrica.<br />

Sono ormai 25 anni, infatti, che l’Endoscopia è diventata strumento insostituibile anche nelle mani dei<br />

Chirurghi Pediatri e sono numerosi i Centri in grado di affrontare problemi di tipo diagnostico e di tipo<br />

terapeutico.<br />

L’incontro, favorito dall’iniziativa del Gruppo IPPE con i Colleghi che vengono da altre esperienze su<br />

un tema quale quello del sanguinamento gastrointestinale è stato particolarmente opportuno e felice.<br />

Ne sono uscite linee guida, modalità di comportamenti dal taglio estremamente sintetico ma non per<br />

questo poco esaustivo e, soprattutto, pratico.<br />

I temi relativi al sanguinamento sono stati affrontati in modo scientificamente ineccepibile con una<br />

selezione della letteratura vasta ed accurata.<br />

Ne è risultato uno strumento molto utile per tutti coloro che si dovessero trovare di fronte alla gestione<br />

di un bambino con una emorragia digestiva. Strumento utile non solo ad atteggiamenti assistenziali<br />

immediati, ma anche base per la stesura di protocolli diagnostici terapeutici da adattare alle diverse<br />

realtà che nel Sistema Sanitario Nazionale vengono in contatto con questa patologia.<br />

È con vivo piacere, quindi, che va accolta la pubblicazione di questo lavoro di gruppo augurando che<br />

non rimanga l’unico esempio di una così fruttuosa intesa.<br />

Massimo Rivosecchi<br />

Prefazione a cura del Presidente SIED<br />

Presento con estremo piacere questo progetto <strong>Archimede</strong>, splendido lavoro realizzato dall’Italian Panel<br />

Pediatric Endoscopy, prima di tutto perché ho spinto per anni le tre Società che in esso sono rappresentate:<br />

la Società Italiana di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica, la Società Italiana di<br />

Chirurgia Pediatrica e la Società Italiana di Endoscopia Digestiva ad una fattiva collaborazione per lo<br />

sviluppo dell’Endoscopia Pediatrica nel contesto più ampio delle malattie dell’apparato digerente in età<br />

infantile.<br />

In secondo luogo perché ammiro lo sforzo fatto per ottenere un “Consensus Statement” su un argomento<br />

così dibattuto per anni. Nel progetto <strong>Archimede</strong> vengono accuratamente presi in considerazione i<br />

metodi utilizzati per definire i livelli di raccomandazione sulla base della letteratura e dell’esperienza<br />

degli esperti e deve essere apprezzato soprattutto lo sforzo degli autori di trattare gli elementi organizzativi<br />

di tutto l’apparato clinico coinvolto nella gestione del paziente emorragico in età pediatrica.<br />

Esistono infatti dati di letteratura ormai consolidati sull’importanza dell’endoscopia digestiva nell’emorragia<br />

digestiva a qualsiasi età ed esiste documentazione sulla reale efficacia di tutti i metodi utilizzati<br />

nell’emostasi dei sanguinamenti gastrointestinali, ma non esiste nulla o quasi sul management globale<br />

del paziente pediatrico emorragico che qui viene ampiamente preso in considerazione.<br />

Questo progetto <strong>Archimede</strong> coinvolge alcuni tra i maggiori esperti italiani clinici pediatri, chirurghi<br />

pediatri, endoscopisti digestivi del bambino e dell’adulto e li impegna in analisi estremamente dettagliate<br />

di cui si avvarranno con profitto tutti i medici che si troveranno ad affrontare l’emergenza clinica<br />

di una emorragia digestiva, evento patologico che richiede conoscenza approfondita delle possibili<br />

cause, delle potenzialità terapeutiche e delle problematiche assistenziali tutte globalmente e sapientemente<br />

dettagliate in questa pubblicazione.<br />

Livio Cipolletta


Capitolo 1<br />

Introduzione, epidemiologia<br />

e rilevanza del problema<br />

Il Sanguinamento Gastrointestinale (SG) rappresenta un evento relativamente frequente in età pediatrica.<br />

Può costituire una emergenza quando nel bambino si assiste ad una rapida deplezione del volume<br />

ematico e quando si incontrano difficoltà per l’isolamento di accessi venosi così da interferire nelle procedure<br />

di rianimazione.<br />

La percentuale di mortalità è relativamente bassa ed è strettamente correlata alla presenza di una patologia<br />

associata (malformazione vascolare, epatopatia, ipertensione portale etc), ma essa si riduce quando<br />

la gestione dell’evento è garantita da Centri specialistici ed in relazione all’aderenza a protocolli e<br />

linee guida ben definiti. Nell’80% dei casi i SG si autolimitano spontaneamente, ma il monitoraggio<br />

della fase acuta, necessario per identificare i pazienti che sono a rischio di compromissione emodinamica,<br />

ed un corretto approccio medico iniziale, rappresentano i fattori prognostici più importanti.<br />

Un approccio razionale prevede:<br />

• valutazione del paziente (identificazione dei pazienti a rischio di instabilità emodinamica:<br />

monitoraggio dei parametri vitali, esame obiettivo, procedure animatorie)<br />

• assicurazione di un accesso venoso (conta globuli rossi, globuli bianchi, piastrine, HB,<br />

HT, gruppo sanguigno, tests coagulativi, funzione renale, elettroliti)<br />

• monitoraggio diuresi<br />

• eventuale posizionamento di sondino nasogastrico e lavaggio gastrico in casi selezionati.<br />

Al di sotto di una determinata fascia di età (< 2 anni), in corso di SG acuto, è importante associare il<br />

monitoraggio di alcuni parametri come: la glicemia, la calcemia, e l’equilibrio acido base.<br />

L’uso di farmaci vasoattivi (octeotride, somatostatina) o inibitori della secrezione acida spesso precede<br />

la valutazione endoscopica. L’endoscopia ha un ruolo determinante per: informazioni diagnostiche<br />

(sede e natura dell’emorragia); informazioni prognostiche (livello di cura, efficacia del trattamento) ed<br />

è un insostituibile supporto terapeutico. Essa, nella gran parte dei casi, ha un ruolo diagnostico determinante.<br />

L’endoscopia “urgente” o “out of hours” (< 12 ore dalla prima osservazione) è indicata in casi<br />

molto selezionati come in pazienti che continuano a sanguinare, che presentano una caduta acuta dell’emoglobina<br />

dell’HB (> 3 gr/dL/ora) nelle 24 ore che precedono l’EGDS, o in pazienti con malattia cronica<br />

ad alto rischio (malattia emato-oncologica, insufficienza epatica, ecc.). Il timing dell’endoscopia<br />

viene stabilito dallo stato emodinamico del paziente: essa dovrebbe essere eseguita quando lo stato<br />

emodinamico migliora e vi è un adeguato supporto intensivistico. Se il paziente continua ad avere un<br />

massivo sanguinamento e non risponde alle manovre rianimatorie, l’esame endoscopico, pur necessario,<br />

diventa molto difficoltoso (nell’arco delle prime 6-12 ore).<br />

1.1 Livelli di raccomandazione<br />

E’ stata selezionata la letteratura e distinta secondo questo schema:<br />

Livello 1 Raccomandazione di tipo A<br />

studi clinici randomizzati controllati (RCT) e/o revisioni sistematiche di RCT<br />

Livello 2 Raccomandazione di tipo B<br />

trial prospettici con o senza controlli con ampie casistiche<br />

Livello 3 Raccomandazione di tipo C<br />

Case report, Consensus, parere di esperti, proposte delle Società Scientifiche,<br />

parere del Panel.<br />

7


8<br />

La ricerca bibliografica è stata condotta attraverso la banca dati di Medline (Pubmed) che indicizza<br />

3900 riviste dal 1966 con aggiornamento settimanale, con la strategia sotto riportata:<br />

PAROLE CHIAVE: Gastrointestinal bleeding and children and pediatric<br />

Periodo: 1988-2000<br />

Per l’analisi della letteratura sono stati utilizzati 3 livelli:<br />

Dati insufficienti:<br />

non esistono sufficienti dati pubblicati che forniscano un’indicazione o relazione<br />

fra intervento e risultati.<br />

Evidenza qualitativa:<br />

c’è una evidenza qualitativa in forma di “case reports” o di studi descrittivi<br />

ma c’èun’insufficiente evidenza quantitativa per stabilire una relazione statistica<br />

fra intervento e risultati.<br />

Evidenza quantitativa e qualitativa:<br />

esistono dati quantitativi sufficienti che indicano una relazione statisticamente<br />

significativa fra intervento e risultati (P


Capitolo 1 • Introduzione, epidemiologia e rilevanza del problema<br />

1.4 Staff<br />

La valutazione di Pronto Soccorso del paziente con SG dovrebbe essere effettuato dal pediatra e/o dal<br />

chirurgo pediatra (Parere degli Esperti). Quando le condizioni “locali” non lo consentono, figure come<br />

il chirurgo generale o il gastroenterologo sono raccomandati (Parere degli Esperti).<br />

1.5 Endoscopia<br />

Dovrebbe essere presente un servizio di reperibilità endoscopica (Parere degli Esperti).<br />

Non vi sono trials clinici che dimostrano che l’endoscopia “in urgenza” riduca la percentuale di mortalità,<br />

ma vi è consenso che l’endoscopia ha un ruolo diagnostico determinante nella gran parte delle<br />

cause di SG, e l’endoscopia terapeutica riduce la percentuale di mortalità ed il rischio di risanguinamento.<br />

1.6 Protocolli<br />

E’ raccomandabile che siano presenti, presso le strutture mediche e chirurgiche di Pronto Soccorso,<br />

protocolli clinici medico-terapeutici per la gestione dell’emergenza nel SG acuto e cronico (Parere<br />

degli Esperti).<br />

9


Capitolo 2<br />

Definizioni, etiopatogenesi,<br />

inquadramento, segni e sintomi<br />

del sanguinamento gastrointestinale<br />

superiore e inferiore<br />

Questo Panel ritiene fondamentale identificare inequivocabilmente la terminologia di riferimento.<br />

Viene definita come Emorragia Digestiva Superiore (EDS) e Inferiore (EDI), il sanguinamento (SG) la cui<br />

origine è rispettivamente prossimale e distale al ligamento di Treitz.<br />

Inoltre si trova l'accordo nel definire come:<br />

Sanguinamento acuto Episodio di sanguinamento digestivo clinicamente<br />

evidente a carattere di acuzie, sia come esordio che<br />

come risoluzione, nel bambino solitamente spontanea.<br />

Nei casi più severi, è spesso associato a<br />

compromissione emodinamica.<br />

Sanguinamento acuto-ricorrente Ricorrenza nello stesso paziente di più episodi con<br />

le caratteristiche sopra descritte.<br />

Sanguinamento occulto (cronico) Sanguinamento non manifesto clinicamente,<br />

ma scoperto tramite positività del sangue occulto.<br />

Sanguinamento oscuro Sanguinamento persistente o ricorrente, di origine<br />

sconosciuta anche dopo le opportune indagini<br />

endoscopiche del tratto digestivo superiore e inferiore.<br />

Indipendentemente dalla natura delle lesioni emorragiche, a seconda della modalità<br />

di presentazione clinica, i sintomi suggestivi di SG posso essere distinti in:<br />

Ematemesi Vomito di sangue fresco, se l'emorragia è in atto,<br />

oppure a posa di caffè in caso di emorragia non recente.<br />

Melena Emissione dall'ano di feci nere, picee, per digestione<br />

dell'emoglobina da parte degli enzimi intestinali e dalla<br />

flora batterica. L’associazione di ematemesi e melena<br />

suggerisce un’emorragia grave prossimale.<br />

Ematochezia o rettorragia Indica la presenza di sangue rosso vivo o piu scuro<br />

(coaguli) dall'ano, isolato o commisto a feci e/o muco.<br />

E' possibile inoltre che l'ematochezia possa derivare<br />

da una profusa emorragia gastrointestinale superiore e<br />

la melena da lesioni intestinali del colon destro<br />

o prossimalmente alla valvola ileo cecale.<br />

11


TAB.1<br />

12<br />

Consensus statement S.G. in età pediatrica<br />

Cause comuni e rare di sanguinamento digestivo<br />

superiore per età e sede<br />

ETÀ E SEDE CAUSE COMUNI CAUSE RARE<br />

NEONATO<br />

LATTANTE<br />

BAMBINO E<br />

ADOLESCENTE<br />

Esofago<br />

Stomaco<br />

Duodeno<br />

Altre sedi<br />

Esofago/gastrite da stress<br />

Malattia emorragica (vit.K)<br />

Esofagite<br />

RGE<br />

S. di Mallory-Weiss<br />

Gastrite<br />

Gastropatia da prolasso<br />

Aspirina<br />

FANS<br />

Stress<br />

Duodenite<br />

Ingestione sangue<br />

Orale/nasale faringeo<br />

Ulcera gastrica<br />

Esofagite Ulcera gastrica<br />

Esofagite<br />

Virale (HSV,CMV)<br />

Allergica<br />

Micotica<br />

Caustica<br />

Varici<br />

Lesione Dieulafoy<br />

Corpo estraneo<br />

Cisti da duplicazione<br />

Gastrite<br />

M. Crohn<br />

Ipertensione portale<br />

Helicobacter pylori<br />

Ulcera<br />

Sindrome Zollinger-Ellison<br />

Ulcera di Cushing<br />

Leiomioma/GIST<br />

Varici<br />

Malformazioni Vascolari<br />

Lesione Dieulafoy<br />

Ulcera<br />

H. pylori<br />

Ulcera di Curling<br />

M. Crohn<br />

Malformazioni Vascolari<br />

Lesione Dieulafoy<br />

Corpo estraneo<br />

Iperplasia linfoide<br />

Varici<br />

Cisti da duplicazione<br />

Emobilia<br />

Ingestione sangue<br />

Munchausen by proxy<br />

Emorragia polmonare


Capitolo 2 • Definizioni, etiopatogenesi, inquadramento, segni e sintomi<br />

2.1 Etiopatogenesi<br />

In linea generale tutte le cause di emorragia digestiva sono legate a:<br />

• lesioni mucosali (erosioni, ulcere)<br />

• vascolari (varici, malformazioni arterovenose, vasculiti, invaginazione, volvolo)<br />

• difetti dell'emostasi primaria e secondaria.<br />

L'elenco delle cause delle lesioni suddette, classificate per età, frequenza e sede endoscopica è schematizzato<br />

nelle Tabelle 1 e 2. I dati su cui si basa tale classificazione provengono da alcune casistiche<br />

pediatriche (9,14), dalle poche reviews (1,2) e Linee Guida (3) sull'argomento e dalla esperienza dei<br />

membri del Panel.<br />

Cause comuni e rare di sanguinamento digestivo<br />

inferiore per età<br />

ETÀ CAUSE COMUNI CAUSE RARE<br />

NEONATO<br />

E LATTANTE<br />

BAMBINO E<br />

ADOLESCENTE<br />

Ragadi anali<br />

Enterocolite necrotizzante<br />

Colite allergica<br />

Ingestione di latte materno<br />

Ragade anale<br />

Invaginazione<br />

Diverticolo di Meckel<br />

Duplicazione intestinale<br />

Infezioni<br />

Polipi<br />

Colite ulcerosa<br />

M. di Crohn<br />

M. di Hirschspung<br />

Malrotazione<br />

Duplicazione intestinale<br />

Diverticolo di Meckel<br />

Malformazioni vascolari<br />

Infezioni<br />

Invaginazione<br />

Porpora di Shönlein-Henoch<br />

Emorroidi<br />

Varici coliche<br />

Iperplasia nodulare linfatica<br />

S.uremico emolitica<br />

Ulcera anastomotica<br />

Abuso<br />

Trauma rettale<br />

Ulcera solitaria rettale<br />

Malformazioni vascolari<br />

Neonato<br />

La prima causa di sanguinamento in epoca pre-profilassi della malattia emorragica neonatale era il deficit<br />

di vit. K. Successivamente alla profilassi sistematica con vit. K, la causa più frequente di EDS nei<br />

neonati è divenuto il quadro dell’esofago-gastrite erosivo-emorragica (10,11), legato verosimilmente<br />

allo stress neonatale, alle terapie intensive (ventilazione meccanica, sondini nasogastrici, ecc.) e all'inizio<br />

della secrezione acida. Nelle EDI l’enterocolite necrotizzante è la causa più frequente nel prematuro.<br />

Lattante<br />

L’esofagite da RGE è la causa più frequente di EDS, mentre la colite allergica è causa più frequente di EDI.<br />

TAB.2<br />

13


TAB.3<br />

14<br />

Consensus statement S.G. in età pediatrica<br />

Bambino e adolescente<br />

La prima causa di EDS è la gastropatia emorragica, includendo nel suo contesto anche la gastropatia<br />

da prolasso (13), seguita dalla esofagite erosiva, dall’ulcera (duodenale più frequente che gastrica) e per<br />

ultimo da un sanguinamento varicoso (9,12,13).<br />

In casistiche provenienti da paesi in via di sviluppo (14), sono presenti percentuali molto maggiori (fino<br />

al 95% delle cause) di sanguinamenti di origine varicosa.<br />

Da un punto di vista patogenetico si distinguono le lesioni esofagitiche secondarie all’azione irritativa<br />

del Reflusso Gastroesofageo (RGE), le lesioni in corso di gastropatia, che si possono associare a molte<br />

patologie (4) (Tabella 3) e possono considerarsi secondarie all'ipoperfusione, all'acidosi tissutale e<br />

all'ischemia.<br />

I meccanismi di danno esitano poi nelle erosioni superficiali da stress, solitamente diffuse, con basso<br />

rischio di sanguinamento (Type 1) e, nei quadri più severi, in vere e proprie ulcere, più profonde e più<br />

focali (Type 2), spesso insorgenti in pazienti con anomalie emocoagulative (5).<br />

Nel caso di infezione da Helicobacter pylori (Hp), i meccanismi fisiopatogenetici di lesione mucosale<br />

possono essere legati ad una azione tossica diretta del battere (Citotossine VacA, Cag A, produzione di<br />

Ammonio, LPS, fosfolipasi, ecc.), o possono essere immunomediate (induzione di IL-8 Cag A- e NF-kBdipendente,<br />

induzione di autoanticorpi contro le cellule parietali, ecc.) (5).<br />

Per quanto riguarda le emorragie di origine varicosa, la principale causa di sanguinamento gastrointestinale<br />

nel bambino in passato veniva considerata di origine pre-epatica, e cioè da cavernoma portale<br />

per ostruzione trombotica di questa vena (15).<br />

Classificazione delle gastriti<br />

o gastropatie erosive e/o emorragiche<br />

Gastropatia da “stress”<br />

Gastropatia neonatale<br />

Gastropatia traumatica<br />

Aspirina e altri FANS<br />

Altri farmaci<br />

Gastropatia da ipertensione portale<br />

Gastropatia uremica<br />

Gastrite cronica varioliforme (H.pylori)<br />

Gastropatia biliare<br />

Gastropatia in s. Shönlein-Henoch<br />

Gastropatia da caustici<br />

Gastropatia o gastrite da sforzo<br />

Gastropatia da radiazione


Capitolo 2 • Definizioni, etiopatogenesi, inquadramento, segni e sintomi<br />

Oggi tale patologia è in riduzione, per il miglioramento delle tecniche e dei presidi per l'incannulamento<br />

della vena ombelicale in epoca neonatale.<br />

Attualmente la principale causa di emorragia digestiva da varici esofagee nel bambino può essere considerata<br />

l’epatopatia cronica ed in prima istanza quella secondaria ad atresia delle vie biliari extra-epatiche.<br />

Una riduzione del rischio di SG in queste patologie è legato allo sviluppo di tecniche endoscopiche<br />

interventistiche (scleroterapia, legatura, ecc.) e infine, di enorme impatto sanitario, all'avvento del trapianto<br />

di fegato nelle epatopatie cirrogene, e al miglioramento della sopravvivenza post-trapianto (7).<br />

Da un punto di vista patogenetico, nella emorragia da varici esofagee, i meccanismi di sanguinamento<br />

sono legati all'ipertensione portale, secondaria all'incremento delle resistenze splancniche e del flusso,<br />

alla tensione della parete vascolare e alla presenza di deficit dell'emostasi primaria e secondaria<br />

associati (piastrinopenia, deficit dei fattori della coagulazione da cirrosi, ecc.) (8).<br />

In questo gruppo hanno anche un ruolo importante come cause più frequenti di EDI: le ragadi anali, le<br />

infezioni, i polipi e le malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI).<br />

Le coliti allergiche, tipiche del primo anno di vita, sono caratterizzate da un danno mucosale transitorio<br />

(la risoluzione avviene nei primi 1-2 anni) legato ad un meccanismo generalmente cellulo-mediato.<br />

2.2 Inquadramento diagnostico<br />

In relazione spesso alla relativa povertà delle manifestazioni cliniche d’esordio di un SG nel bambino,<br />

un ruolo di estrema importanza è svolto da una attenta raccolta e valorizzazione di alcuni dati anamnestici<br />

(Tabella 4).<br />

La familiarità per patologia vascolare o emorragica indirizzerà in tal senso le indagini, mentre l'esistenza<br />

di una patologia concomitante o la precedente assunzione di farmaci sarà utile nell'eventualità di<br />

patologie digestive associate o secondarie.<br />

In circa la metà dei casi di EDS è presente una malattia associata cronica e in 1/3 dei casi, il sanguinamento<br />

avviene nel corso di un episodio acuto febbrile, dove il vomito ripetuto e/o i farmaci svolgono<br />

un ruolo coadiuvante (9).<br />

Un intervento recente in ambito odontoiatrico o ORL suggeriscono di valutare attentamente che non si<br />

tratti di un sanguinamento di origine non digestiva.<br />

L’età del paziente permette di distinguere cause più o meno frequenti di SG. mentre l’esistenza di sintomi<br />

suggestivi di patologia digestiva, come per es. il dolore epigastrico o la pirosi per l’esofagite o una<br />

malattia peptica, aiutano nel sospetto diagnostico.<br />

Nel neonato, le lesioni emorragiche superficiali da EDS sono frequenti, mentre sono assenti le emorragie<br />

da varici esofagee (9,10); nel pretermine possono essere considerati 2 principali fattori di rischio<br />

quali l’infusione di calcio che determina incremento della produzione di gastrina e quindi della secrezione<br />

acida e l’utilizzo della parenterale: per tale motivo può essere suggerito, in tali casi, un trattamento<br />

farmacologico aggressivo, piuttosto che una endoscopia diagnostico-terapeutica.<br />

Nel lattante le patologie suscettibili di trattamento chirurgico (malrotazione, volvolo, invaginazione)<br />

associano EDI con segni di occlusione intestinale e compromissione rapida delle condizioni generali e<br />

del sensorio.<br />

Nel bambino la diarrea muco-ematica associata a tenesmo, coliche addominali, febbre e scadimento<br />

delle condizioni generali è caratteristica delle malattie infiammatorie croniche intestinali, delle vasculiti<br />

(porpora di Schönlein-Henoch) della s.uremico emolitica e della colite da Clostridium difficile.<br />

L’emissione di sangue rosso vivo isolato o associato all’emissione di feci solide e dolore all’evacuazione<br />

può orientare verso il sospetto di ragade o fissurazione anale; l’ematochezia isolata<br />

puo’ essere considerata una manifestazione frequente di anomalie vascolari (emangiomi e angiodisplasie)<br />

e dei polipi.<br />

Una considerazione a parte merita il diverticolo di Meckel le cui manifestazioni cliniche possono<br />

essere considerate eterogenee: emorragia massiva, ematochezia intermittente, quadro di<br />

diverticolite.<br />

15


TAB.4<br />

16<br />

Consensus statement S.G. in età pediatrica<br />

Segni clinici importanti nella diagnosi<br />

di sanguinamento digestivo superiore e inferiore<br />

ANAMNESI<br />

Età<br />

Familiarità per diatesi emorragica/vasculopatia<br />

Patologia concomitante (epatopatia,ecc.)<br />

Condizioni di stress o di sepsi<br />

Uso di farmaci (FANS)<br />

Traumi facciali, toracici, addominali<br />

Estrazioni dentarie, tonsillectomia<br />

Vomito ripetuto precedente l’episodio<br />

Sintomi correlabili a GERD o patologia peptica<br />

ESAME OBIETT<strong>IV</strong>O<br />

Segni di compromissione del circolo<br />

Ispezione del cavo orale<br />

Presenza lesioni purpuriche (Shönlein-Henoch)<br />

Presenza segni labiali o buccali di Peutz-Jaeghers<br />

Presenza di epatosplenomegalia<br />

Ispezione e esplorazione anorettale<br />

Inoltre è da considerare la possibilità che sindromi emorragiche di origine digestiva possano essere<br />

manifestazioni cliniche di alcune sindromi genetiche (Tabella 5) e quindi, la ricerca di una malattia<br />

genetica in corso di anamnesi, può rivestire una particolare importanza (1).


Capitolo 2 • Definizioni, etiopatogenesi, inquadramento, segni e sintomi<br />

Sindromi associate a sanguinamento digestivo<br />

CONDIZIONE LESIONE INTESTINALE<br />

Sindrome di Turner<br />

Epidermolisi bollosa<br />

Sindrome di Down<br />

Sindrome Ehlers-Danlos<br />

Sindrome Hermansky-Pudlak<br />

Sindrome Blue rubber bleb nevus<br />

Sindrome Osler-Weber-Rendu<br />

Sindrome Klippel-Trenaunay<br />

Pseudoxanthoma elasticum<br />

Glicogenosi, Tipo lb<br />

2.3 Segni e sintomi clinici del SG<br />

Ectasia venosa<br />

Malattia infiammatoria cronica intestinale<br />

Lesioni esofagee<br />

Ragadi anali<br />

Stenosi coliche<br />

Malattia di Hirschsprung<br />

Diverticolo di Meckel<br />

Stenosi del piloro<br />

Fragilità vascolare<br />

Malattia infiammatoria cronica intestinale<br />

Piastrinopatia<br />

Malformazioni vascolari<br />

Malformazioni vascolari<br />

Epistassi<br />

Malformazioni vascolari<br />

Fragilità vascolare<br />

Malattia infiammatoria cronica intestinale<br />

In circa 2/3 dei casi di EDS, la manifestazione clinica è l'ematemesi, in 1/3 la melena e in < 10% l'ematochezia<br />

(9). Nel caso dell’EDI, in una casistica recente, l’ematochezia è presente nel 83% dei casi,<br />

mentre la melena accomuna il 17% dei pazienti (16). Oltre ai segni clinici autentici di EDS e EDI sopra<br />

descritti, l’esame obiettivo deve necessariamente cominciare con la valutazione del grado di compromissione<br />

generale del paziente conseguente ad una alterazione emodinamica.<br />

La classificazione della compromissione emodinamica in gradi permette di esprimere la perdita ematica<br />

e la gravità delle condizione generali del paziente, riservando ai gradi più elevati la priorità e la<br />

tipologia delle cure di emergenza. Successivamente alla valutazione della compromissione del circolo<br />

e alla stabilizzazione del paziente, si provvederà a ricercare la sede del sanguinamento.<br />

L’esame obiettivo continua con l’ispezione del cavo orale e delle fosse nasali, della cute (petecchie,<br />

porpora, eritema nodoso, ecc) e con una dettagliata visita generale, riservando particolare attenzione<br />

alla presenza di segni di epatopatia cronica (ittero, clubbing digitale, spider naevi, ascite ecc.) e di ipertensione<br />

portale (splenomegalia) o la presenza di obiettività addominale (segni di difesa, rumori intestinali,<br />

sedi elettive di dolore elettivo, distensione addominale, masse palpabili).<br />

TAB.5<br />

17


Capitolo 3<br />

Approccio e valutazione del paziente<br />

L’approccio al bambino con emorragia digestiva è mirato in una prima fase a distinguere condizioni<br />

cliniche con modesto interessamento generale da quelle con shock emorragico o con shock imminente.<br />

La seconda fase, dopo l’eventuale stabilizzazione emodinamica, è quella di individuare gli elementi<br />

anamnestici e clinici che possono indirizzare verso una diagnosi di sede e di causa e di scegliere<br />

l’approccio terapeutico più appropriato.<br />

3.1 Segni e sintomi clinici per il giudizio di shock emorragico<br />

Lo shock ipovolemico (o emorragico), come si verifica nelle emorragie digestive, deriva da una riduzione<br />

del volume di sangue circolante con conseguente riduzione del ritorno venoso e del precarico<br />

(17). In media la massa sanguigna del bambino è di 80 ml/Kg, per cui anche piccole perdite di sangue<br />

possono causare uno shock ipovolemico. La diagnosi di shock emorragico non è sempre agevole; è<br />

necessaria infatti la conoscenza dei valori normali dei parametri vitali, la valutazione del riempimento<br />

capillare e l’esecuzione di un esame neurologico.<br />

I parametri clinici che seguono rappresentano una sintesi della valutazione<br />

clinica che deve essere eseguita in generale nei pazienti in stato di shock:<br />

• valutazione cardiopolmonare (pressione arteriosa orto/clinostatica, FC, FR, tipo di respiro)<br />

• colorito cutaneo<br />

• valutazione del sensorio (AVPU: alert, verbal stimuli, painful stimuli, unresponsive)<br />

• tono muscolare<br />

• reattività pupillare<br />

Nello shock emorragico, secondo un consenso dell’American Academy of Pediatrics e dell’American<br />

College of Emergency Physicians del 1989 (18), è possibile correlare i parametri vitali con l’entità del<br />

volume ematico perso e di concerto correggere l’ipovolemia (Tabella 6).<br />

Correlazione tra parametri vitali e volume ematico perso<br />

12<br />

Perdita di sangue (%)<br />

Riempimento cap.are (sec)<br />

Sensorio<br />

Frequenza cardiaca<br />

Pressione al polso<br />

Pressione sistolica<br />

Diuresi<br />

STADIO 1 STADIO 2<br />


Segue<br />

TAB.6<br />

TAB.7<br />

20<br />

Correlazione tra parametri vitali e volume ematico perso<br />

3STADIO 3 4STADIO Perdita di sangue (%)<br />

25-40<br />

> 40<br />

Riempimento cap.are (sec)<br />

> 5<br />

> 5<br />

Sensorio<br />

letargico<br />

non reattivo<br />

Frequenza cardiaca<br />

aumentata<br />

+<br />

Pressione al polso<br />

diminuita<br />

diminuita<br />

Pressione sistolica<br />

normale/diminuita<br />

diminuita<br />

Diuresi<br />

diminuita<br />

diminuita<br />

Nota: > stadio 2, necessaria la presenza del rianimatore.<br />

Ogni paziente in cui si sospetti un’emorragia va sottoposto a rigoroso monitoraggio dei parametri vitali<br />

ogni 15 minuti circa, se possibile anche in posizione ortostatica, per meglio valutare l’efficienza dei<br />

meccanismi di compenso emodinamico.<br />

Le rilevazioni in urgenza riguardano sostanzialmente lo stato del volume circolatorio e l’entità delle<br />

perdite in atto; pertanto possono considerarsi l’ipovolemia e l’anemia, i fattori per i quali vanno previste<br />

le prime correzioni.<br />

Va ricordato che il valore dell’emoglobina e dell’ematocrito (Tabella 7) possono permanere normali<br />

anche dopo ore dall’inizio dell’evento emorragico e che il primo segno clinico dell’ipovolemia e’ l’aumento<br />

della frequenza cardiaca (anche in ortostasi); la riduzione della pressione arteriosa, (il limite<br />

inferiore della pressione sistolica può essere calcolato utilizzando la seguente formula: PA sistolica =70<br />

Anemia lieve<br />

Anemia moderata<br />

Anemia severa<br />

Consensus statement S.G. in età pediatrica<br />

Monitoraggio Hb e ematocrito<br />

Hb < 9.3 g/dl<br />

Hb = 6 g/dl<br />

Hb < 6 g/dl<br />

Ht


Capitolo 3 • Approccio e valutazione del paziente<br />

+ [età in anni x 2]) e il ritardo del riempimento<br />

capillare (superiore a 3 sec. nel bambino e<br />

superiore a 1 sec. nel neonato) compaiono più<br />

tardivamente e sono segni di shock conclamato<br />

(19); in particolare l’ipotensione ortostatica,<br />

(cioè la differenza superiore di 10 mmHg tra la<br />

pressione sistolica in clinostatismo e quella in<br />

ortostatismo) compare quando le perdite ematiche<br />

sono del 20-25% mentre l’autentica ipotensione<br />

sistolica è determinata dal 40% del<br />

sangue circolante perso.<br />

In termini pratici ad ogni bambino di età superiore<br />

a tre anni deve essere misurata la pressione<br />

arteriosa; per quelli di età inferiore è sufficiente<br />

la valutazione qualitativa e quantitativa<br />

del polso centrale.<br />

Il polso centrale va valutato in sede brachiale o<br />

femorale nel lattante, sulla carotide nel bambino<br />

più grande: esso è strettamente correlato<br />

alla pressione arteriosa sistolica e deve essere<br />

rapportato al polso periferico.<br />

Mentre si rileva il polso centrale, deve essere<br />

controllato (con l’altra mano) il polso periferico<br />

in sede radiale o sulla arteria pedidia: in<br />

condizioni di normalità i due polsi sono simili.<br />

Nello shock ipovolemico si registrerà invece<br />

una riduzione di ampiezza del polso periferico<br />

rispetto a quello centrale.<br />

Riempimento capillare<br />

La misurazione del tempo di riempimento<br />

capillare viene effettuata<br />

stringendo con la mano il polso o la<br />

caviglia del paziente, favorendone<br />

così l’ischemizzazione. Se osserviamo<br />

un ritardo nella ripresa dell’irrorazione<br />

del palmo della mano o<br />

del dorso del piede superiore ai 3<br />

secondi, siamo molto probabilmente<br />

di fronte ad uno stato di shock.<br />

Nel neonato, l’ischemizzazione va<br />

favorita esercitando pressione sul<br />

letto ungueale ed il ripristino della<br />

irrorazione deve essere inferiore ad<br />

1 secondo (19).<br />

Altri parametri clinici possono riguardare l’aspetto del bambino; il pallore e la cianosi periferica con<br />

estremità fredde sono effetti di una inadeguata perfusione; le alterazioni del sensorio, che nelle fasi più<br />

avanzate dello shock può apparire obnubilato, e la riduzione della diuresi sono una conseguenza dell’ipoperfusione<br />

rispettivamente a carico del Sistema Nervoso Centrale e dei tessuti.<br />

Negli stadi iniziali di shock la diagnosi può non essere agevole. Nel neonato vanno considerati sintomi<br />

fortemente indicativi quali la letargia, la difficoltà ad alimentarsi, la diminuzione della reattività, il<br />

pallore, il ritardo nel riempimento capillare, la tachicardia e l’oliguria.<br />

3.2 La condotta di stabilizzazione del bambino con emorragia digestiva<br />

Nel caso di un bambino senza compromissione clinica è sufficiente assicurare un accesso vascolare ed<br />

eseguire esami basali (emocromo, gruppo sanguigno, prove crociate, funzionalità epatica e renale,<br />

bilancio coagulativo, esami pre-anestesia).<br />

Nel caso di un bambino in stato di shock, può essere necessaria una immediata intubazione endotracheale<br />

per ridurre lo sforzo respiratorio e aumentare l’apporto di ossigeno.<br />

Dopo aver garantito pervietà delle vie respiratorie e avere iniziato il monitoraggio dei parametri vitali,<br />

bisogna assicurare uno e due accessi venosi con cateteri di grande calibro, per favorire rapidamente la<br />

perfusione tissutale e garantire la stabilità emodinamica attraverso la somministrazione di liquidi ed<br />

eseguire controlli ematologici seriati.<br />

Sempre in accordo con le indicazioni dell’American Academy of Pediatrics e dell’American College of<br />

Emergency Physicians, una infusione rapida (10 minuti) di soluzione salina allo 0,9% o di Ringer lattato<br />

alla dose di 20 ml/Kg (in 10-20 minuti) consente di giudicare velocemente se vi è stata una pronta<br />

21


TAB.8<br />

22<br />

Consensus statement S.G. in età pediatrica<br />

risposta alla terapia infusionale e di conseguenza di comprendere l’entità dello shock ipovolemico.<br />

Successivamente vanno ripetuti boli analoghi per mantenere una pressione arteriosa ed una perfusione<br />

tissutale periferica adeguate sulla base della valutazione clinica (parametri vitali, computo delle perdite<br />

in atto) e degli esami di laboratorio.<br />

Se è richiesta una quantità di liquidi superiore a 50-70 ml/Kg, nell’arco di 4-6 ore, va preso in considerazione<br />

un monitoraggio completo del paziente, per favorire il management dei fluidi da apportare (23).<br />

Lo shock ipovolemico da emorragia gastrointestinale deve essere affrontato prevedendo anche la somministrazione<br />

di emazie concentrate o sangue intero per mantenere l’ematocrito al di sopra del 25%<br />

(30% nei bambini con patologia cardiovascolare); a tale scopo può essere utilizzata la formula esposta<br />

nella Tabella 8.<br />

Criteri di valutazione indiretta del sanguinamento<br />

% del sangue perduto= [ ( Hbn-Hbpz ) x 100 ]<br />

Hbn<br />

Hbn: emoglobina normale<br />

Hbpz: emoglobina paziente<br />

Volume ematico: 70-80 cc tra 2 e 16 anni.<br />

Questa formula corrisponde in genere alla trasfusione di 5 ml/Kg di emazie concentrate, ma nelle fasi<br />

iniziali è opportuno procedere con 10 ml/Kg.<br />

In caso di acidosi metabolica delle fasi più avanzate dello shock è necessario somministrare bicarbonato,<br />

mentre in caso di alterazioni dell’emostasi è necessario correggere la coagulopatia sottostante.<br />

Dopo l’iniziale stabilizzazione del paziente se l’emorragia è cospicua o si protrae, e i parametri vitali<br />

rimangono nella norma, può essere utile la terapia con farmaci vasoattivi (octreotide, glipressina,ecc.).<br />

In caso invece di instabilità emodinamica, è opportuno trasferire il paziente in terapia intensiva.


Capitolo 3 • Approccio e valutazione del paziente<br />

3.3 Valutazione della sede e dell’entità dell’emorragia digestiva<br />

Durante la valutazione clinica del bambino che è giunto in Pronto Soccorso con un sospetto di emorragia<br />

digestiva, dopo l’eventuale stabilizzazione clinica, si impone di valutare la sede e l’entità del sanguinamento<br />

con un’accurata anamnesi ed esame clinico generale.<br />

L’anamnesi raccolta con i genitori dovrebbe consentire di giungere ad una diagnosi etiologica per la<br />

presenza di condizioni o patologie concomitanti (20,21) e di comprendere la severità e la durata del<br />

sanguinamento (Tabella 9).<br />

Di fronte ad un bambino con un sospetto di emorragia digestiva, è obbligatorio escludere che si tratti<br />

di un falso sanguinamento (pseudomemorragia), in quanto alcuni alimenti o farmaci possono mimare<br />

un emorragia digestiva (per es. spinaci, carbone, liquirizia, ferro, ampicillina), oppure che la sua origine<br />

sia extradigestiva (per es. epistassi, ragadi del capezzolo).<br />

3.4 Esame clinico<br />

Prima valutazione anamnestica<br />

1. Si tratta di sangue?<br />

2. Il sangue proviene dal tratto G.I.?<br />

3. Quanto sangue ha perso?<br />

4. Esistono condizioni predisponenti?<br />

Dal punto di vista strettamente clinico, se la storia clinica non evidenzia emissione di sangue dalla<br />

bocca (ematemesi) o dall’ano (ematochezia, enterorragia e melena), può essere necessario il posizionamento<br />

di un sondino naso-gastrico per verificare la presenza di sangue nello stomaco, mentre<br />

l’esplorazione digitale a livello rettale può essere utile per verificare se è presente sangue e quale è il<br />

suo aspetto (22).<br />

TAB.9<br />

23


Capitolo 4<br />

Management delle emorragie<br />

digestive non varicose<br />

Il ruolo terapeutico dell’endoscopia nel paziente adulto è da tempo codificato e certificato da un numero<br />

consistente di lavori scientifici (almeno 4 metanalisi e oltre 30 RCT), dai quali è possibile evincere<br />

le seguenti conclusioni ad elevato grado di evidenza (grado A):<br />

• controllo dell’emorragia acuta in oltre l’85% dei casi<br />

• riduzione della recidiva emorragica nei 2/3 dei casi<br />

• riduzione della necessità di intervento chirurgico nei 2/3 dei casi<br />

• riduzione della mortalità in 1/3 dei casi.<br />

Per quanto riguarda invece il paziente pediatrico esistono poche revisioni: alcune di esse hanno caratteristiche<br />

di linea-guida pratiche, seppur con evidenza non elevata (grado B o C) (24,26,31).<br />

Esistono poi alcuni trials terapeutici (non RCT) e report di esperienze circa tecniche endoscopiche<br />

generalmente riferiti a pochi casi selezionati.<br />

L’endoscopia terapeutica si avvale, anche per il bambino, delle stesse tecniche sviluppate per l’adulto,<br />

con particolare attenzione all’ambiente di lavoro, alla precisione delle indicazioni e alla modalità di<br />

esecuzione.<br />

4.1 Le tecniche di emostasi<br />

L’emostasi perendoscopica si avvale, nell’adulto, di diverse tecniche, generalmente ad elevata efficacia,<br />

che sono sostanzialmente adattabili anche all’endoscopia pediatrica, pur con una particolare attenzione<br />

alle modalità di applicazione e alla “delicatezza” esecutiva.<br />

In particolare, dato il potenziale margine di rischio connesso ad ognuna di queste procedure, occorre<br />

sottolineare la necessità di una perfetta aderenza alle indicazioni (come espresso nella Tabella 10), sempre<br />

ricordando che nel bambino la tendenza all’autolimitazione delle emorragie è molto elevata.<br />

Terapia endoscopica: indicazioni (nell’adulto). Grado A<br />

Obbligatoria<br />

Raccomandata<br />

UG/UD, Forrest 1a - 1b - 2a<br />

Dieulafois<br />

UG/UD, Forrest 2b<br />

Erosione sanguinante<br />

Angiodisplasia<br />

TAB.10<br />

25


26<br />

4.2 Tecnica iniettiva<br />

E’ la più semplice ed economica, ma di elevata efficacia terapeutica, paragonabile nella maggior parte<br />

dei casi alle tecniche più complesse.<br />

L’adrenalina diluita è indubbiamente la sostanza più diffusamente impiegata e quindi di primo impiego<br />

nel trattamento della maggior parte delle emorragie non varicose. L’azione di tamponamento meccanico<br />

del ponfo, associata alla vasocostrizione favorisce in genere una sensibile riduzione della portata<br />

emorragica, se non l’arresto totale del flusso. Ciò consente di poter dominare il focolaio emorragico,<br />

favorendo eventualmente l’impiego in successione di altre tecniche (termiche, meccaniche). L’uso<br />

dell’adrenalina diluita è quindi<br />

raccomandabile quale presidio<br />

terapeutico di primo intervento<br />

(grado B), anche per la scarsità di<br />

effetti collaterali.<br />

Nel bambino i volumi devono<br />

comunque essere proporzionalmente<br />

ridotti rispetto all’adulto, in<br />

considerazione della particolare<br />

delicatezza delle pareti e della<br />

mucosa.<br />

Il polidocanolo non è corredato da<br />

specifica letteratura in ambito<br />

pediatrico. Viene descritto, nell’adulto,<br />

il rischio di necrosi ischemica<br />

di aree anche vaste di parete<br />

gastrica per trombosi di arteriole<br />

terminali. Esperienze aneddotiche<br />

effettuate da alcuni componenti<br />

del Panel sono risultate positive.<br />

L’alcool assoluto è efficace e meno<br />

gravato da effetti collaterali: le<br />

segnalazioni in pediatria sono tuttavia<br />

aneddotiche (39).<br />

Sulle altre sostanze iniettabili non<br />

esistono dati significativi.<br />

Consensus statement S.G. in età pediatrica<br />

Le sostanze iniettabili per via perendoscopica sono qui di seguito elencate:<br />

• adrenalina diluita (in fisiologica)<br />

• polidocanolo diluito a 0,5% / 1%<br />

• cianoacrilato (glubran)<br />

• alcool assoluto<br />

• colla di fibrina (tissucol)<br />

Tecnica iniettiva con adrenalina<br />

• Diluizione (in fisiologica): 1/10.000<br />

(anche 1/20.000 se si prevedono volumi<br />

maggiori).<br />

• Mantenere il catetere-ago con direzione<br />

obliqua rispetto alla parete, onde evitare<br />

iniezioni troppo profonde o extraparietali.<br />

• Iniziare la sequenza dei ponfi sul versante<br />

distale della lesione: ciò produce nel sollevamento<br />

una inclinazione della lesione<br />

stessa verso l’endoscopio, facilitando le<br />

iniezioni successive.<br />

• Evitare una eccessiva insufflazione con<br />

sovradistensione dei visceri: ciò determina<br />

stiramento ed assottigliamento della parete<br />

ed aumenta il rischio di inoculazione<br />

scorretta.<br />

• Il rischio di effetti collaterali è molto contenuto<br />

e pertanto non deve costituire una<br />

limitazione: fa tuttavia eccezione l’area<br />

cardiale, ove può verificarsi drenaggio<br />

venoso del farmaco nel circolo sistemico<br />

per via azigos.


Capitolo 4 • Management delle emorragie digestive non varicose<br />

4.3 Tecniche termiche a contatto<br />

Nel paziente adulto sono stati sperimentati con successo sia l’impiego dell’Heater Probe che quello del<br />

BICAP (BIpolar Circum-Active Probe). Nel primo caso si genera la coagulazione istantanea delle proteine<br />

plasmatiche e segnatamente dell’albumina attraverso un effetto termico ottenuto mediante applicazione<br />

sul focolaio emorragico di un catetere con terminale in ceramica: il risultato comporta un arresto<br />

del flusso ematico. Il BICAP è invece costituito da una serie di lamelle con alternanza polare (positivo<br />

e negativo) tali da produrre elettrocoagulazione a bassa tensione locale. Il dispositivo con lamelle<br />

a spirale è anche noto come Golden Probe.<br />

Entrambi i sistemi sono efficaci, sebbene in qualche caso la retrazione del catetere attivo dal focolaio<br />

emorragico dopo l’applicazione possa produrre il distacco per adesione di parte della base coagulata,<br />

con rischio di ripresa dell’emorragia.<br />

Mancano nella popolazione pediatrica esperienze conclusive: pertanto le due tecniche a contatto non<br />

sono da considerarsi a tutt’oggi riferimenti sicuri.<br />

4.4 Tecniche termiche non a contatto<br />

Il tradizionale Nodymium-Yag Laser, nonostante alcune segnalazioni in pediatria (44) dovrebbe essere<br />

considerato obsoleto sia per il rischio di lesione profonda, sia per la complessità dell’attrezzatura e per<br />

i costi.<br />

Più pratico e più sicuro appare l’APC (Argon Plasma Coagulator) che sfrutta l’effetto di coagulazione<br />

emostatica di un flusso di ioni argon attivati: il flusso emerge dal catetere perendoscopico e viene diretto,<br />

anche angolarmente, sul focolaio emorragico. I vantaggi principali di questa metodica consistono<br />

nella precisione e nella scarsa penetrazione dell’effetto, con risparmio degli strati profondi della parete<br />

viscerale: ciò rende l’APC una tecnica ad elevato grado di sicurezza. Condizioni limitanti sono la<br />

necessità di un controllo accurato e costante della posizione del catetere erogatore (che in fase di attività<br />

non deve giungere a contatto con la mucosa) e il rischio di sovradistensione delle pareti (opportuno<br />

detendere, aspirando ad intervalli).<br />

Lo strumentario prevede l’impiego di endoscopi con canale operatore >_ 2.8 mm<br />

Una recente esperienza in letteratura pediatrica (40) fornisce risultati positivi, in accordo con la più<br />

ampia e codificata letteratura nell’adulto.<br />

L’emostasi con APC, tra le tecniche strumentali di tipo termico, è quindi da considerarsi di prima scelta<br />

(grado B-C), utilizzabile dopo un primo approccio iniettivo con adrenalina.<br />

4.5 Tecniche meccaniche<br />

Le due tecniche di maggior interesse in questo ambito sono a) l’applicazione di clips e b) l’uso di banding<br />

elastico.<br />

a) Le clips assicurano un’emostasi stabile e generalmente sicura. Le esperienze sulla popolazione adulta<br />

sono numerose e sostanzialmente positive. Il rischio di complicanze è molto basso.<br />

Le lesioni più favorevoli al trattamento con clips sono le ulcere lineari o tondeggianti di dimensioni<br />

contenute e la lesione di Dieulafois. E’ previsto un endoscopio con canale operatore >_ 2.8 mm.<br />

Per questi motivi, anche se mancano dati conclusivi in letteratura pediatrica, il trattamento con clips<br />

può essere ritenuto anche nel bambino un riferimento di scelta dopo emostasi con adrenalina (grado C).<br />

b) Più recente e meno conosciuta, ma sostanzialmente efficace e priva di rischi, è la tecnica che prevede<br />

l’applicazione del banding elastico. La lesione tipicamente passibile di questo trattamento è la<br />

Dieulafois, ma la tecnica può essere estesa ad altre patologie con focus emorragico di piccole dimensioni.<br />

Non esistono esperienze codificate.<br />

27


28<br />

4.6 Indagini e tecniche di emostasi non endoscopiche<br />

Consensus statement S.G. in età pediatrica<br />

Sebbene l’endoscopia consenta in un elevato numero di casi la diagnosi di sede e di natura dell’emorragia,<br />

esistono pazienti nei quali le procedure endoscopiche, pur adeguatamente condotte, risultano<br />

insufficienti. Anche nel bambino, come per il paziente adulto, sono utilizzabili in questo contesto<br />

metodologie alternative di tipo radiologico: l’angiografia e la scintigrafia.<br />

Queste tecniche assai raramente vengono impiegate nei casi di emorragia di chiara origine superiore<br />

(a monte del Treitz), mentre risultano importanti, dopo l’esclusione endoscopica di un sanguinamento<br />

gastrico e duodenale, nell’identificazione delle emorragie del piccolo intestino.<br />

Angiografia<br />

L’angiografia selettiva individua il sito dell’emorragia attiva se il flusso emorragico è maggiore di circa<br />

0.5 ml/min. Questa tecnica richiede, specie nel bambino, elevata esperienza e va condotta sotto appropriata<br />

sedazione. D’altro canto l’angiografia offre, accanto alla possibilità di identificazione del sito<br />

emorragico, anche soluzioni terapeutiche (embolizzazione, impiego di microspirali) di provata efficacia<br />

(grado B).<br />

Scintigrafia<br />

Sia nell’adulto che in pediatria viene utilizzata la scintigrafia mediante Tc 99m. Il tracciante radioattivo<br />

può essere impiegato come 99mTc-pertecnetato per l’identificazione di cellule gastriche eterotopiche,<br />

quali sono presenti nel diverticolo di Meckel, sebbene la metodica sia gravata dalla possibilità di<br />

falsi negativi o di falsi positivi (masse infiammatorie, malformazioni arterovenose).<br />

La sensibilità della scintigrafia può essere aumentata dalla premedicazione con antisecretori (ranitidina<br />

10 mg/kg /die nei 2 giorni precedenti).<br />

Il tecnezio viene anche complessato ad eritrociti (99mTc-labeled red cells) per la localizzazione di foci<br />

emorragici, alla condizione che il flusso sia attivo e ad una velocità di almeno 0.3 ml/min. (grado B).<br />

Gli eritrociti marcati rimangono inoltre in circolo per almeno 5 giorni dall’inoculazione e ciò permette<br />

la diagnosi di emorragie intermittenti, sebbene il trascinamento a valle del sangue stravasato ad opera<br />

della peristalsi intestinale possa costituire a volte un oggettivo limite interpretativo circa la sede dell’emorragia.<br />

4.7 Algoritmi decisionali<br />

Riteniamo pertanto utili alcuni algoritmi che, se pur non comprendono la totalità dei casi, possono<br />

velocizzare nella maggior parte dei pazienti il percorso decisionale, portando ad un risparmio di tempo<br />

e risorse a tutto vantaggio per il paziente critico (figura 1).


Capitolo 4 • Management delle emorragie digestive non varicose<br />

Algoritmi decisionali<br />

EMORRAGIA DIGEST<strong>IV</strong>A SUPERIORE NON VARICOSA<br />

Diagnostica<br />

Terapia endoscopica<br />

Stop Non stop<br />

Terapia medica<br />

Rianimazione<br />

PPI<br />

TERAPIA ENDOSCOPICA: SEQUENZA DELLE TECNICHE<br />

UD/UG<br />

Dieulafois<br />

erosioni<br />

angiodisplasia<br />

Mallory-Weiss<br />

ADRE<br />

1<br />

1<br />

1<br />

1<br />

Endoscopia Non diagnostica<br />

APC<br />

2<br />

2<br />

1<br />

Chirurgia<br />

Non stop<br />

CLIP<br />

polipo polipectomia*<br />

2<br />

2<br />

2<br />

BAND<br />

2<br />

1<br />

Stop<br />

Endoscopia di controllo<br />

* può essere preceduta da infiltrazione di adrenalina nel peduncolo<br />

ADRE=adrenalina - APC=argon plasma coagulator - CLIP=clips endoscopiche - BAND=banding elastico<br />

Nota: la sequenzialità delle terapie se praticata nell’ambito della stessa seduta viene convenzionalmente indicata come “combo therapy”.<br />

FIG.1<br />

29


Capitolo 5<br />

Timing e ruolo dell’endoscopia<br />

L’endoscopia è la procedura diagnostica preferita per la valutazione del sanguinamento gastrointestinale<br />

nei bambini come negli adulti. I bambini, però, non sono dei “piccoli adulti” e presentano delle<br />

caratteristiche che ne differenziano il comportamento e l’outcome in molte patologie.<br />

Nel caso delle emorragie digestive, il paziente in età pediatrica, potrebbe non seguire lo stesso andamento<br />

che si ha negli adulti e le indicazioni diagnostico-terapeutiche non sono sempre standardizzate.<br />

Sebbene molti endoscopisti pediatrici applichino, per la gestione del paziente, degli algoritmi derivati<br />

da studi sugli adulti tale approccio non è stato ancora validato.<br />

5.1 Fattori prognostici e cenni sul rischio di sanguinamento<br />

Negli adulti sono state individuate diverse classificazioni endoscopiche e clinico/endoscopiche allo<br />

scopo di individuare una prognosi ed il probabile outcome dei pazienti che giungono per emorragia<br />

digestiva.<br />

La prima classificazione riportata in letteratura sulle stigmate di emorragia recente (SRH) è quella di<br />

Forrest del 1974 relativa all’ulcera (56). In tale classificazione, successivamente modificata da<br />

Soehendra (57) le stigmate di emorragia vengono così suddivise (Tabella 11):<br />

a) lesioni attivamente sanguinanti (Forrest 1)<br />

b) lesioni con stigmate di recente sanguinamento (Forrest 2)<br />

c) lesioni senza stigmate di sanguinamento (Forrest 3).<br />

Forrest 1a (F1a):<br />

Forrest 1b (F1b):<br />

Forrest 2a (F2a):<br />

Forrest 2b (F2b):<br />

Forrest 2c (F2c):<br />

Forrest 3 (F3):<br />

Classificazione di stigmate da emorragia<br />

sanguinamento a getto o “spurting”<br />

sanguinamento a nappo o “oozing”<br />

vaso visibile non sanguinante o “non bleeding visible vessel”- NBVV<br />

coagulo adeso o “adherent clot”<br />

base nerastra o “black base”<br />

assenza di stigmate, ovvero “base bianca” o “clean base”<br />

La prevalenza e la percentuale di sanguinamento per ognuno di queste stigmate in assenza di terapia<br />

endoscopica sono state studiate da Laine (58) e sono riportate in Tabella 12 (Racc. A).<br />

TAB.11<br />

31


TAB.12<br />

32<br />

Consensus statement S.G. in età pediatrica<br />

Prevalenza ed incidenza della recidiva emorragica<br />

in pazienti non trattati (58)<br />

STIGMATE<br />

DI RECENTE EMORRAGIA<br />

ASPETTO<br />

CLASSE DI<br />

FORREST<br />

% (RANGE) % (RANGE)<br />

Assenza di stigmate<br />

Spots pianeggianti<br />

Coagulo adeso<br />

Vaso visibile<br />

Sanguinamento attivo<br />

*comprende emorragie a flusso e a getto<br />

III<br />

IIc<br />

IIb<br />

IIa<br />

I (a+b)<br />

PREVALENZA<br />

42 (19-52)<br />

20 (0-42)<br />

17 (0-49)<br />

17 (4-35)<br />

18 (4-26)<br />

RECID<strong>IV</strong>A<br />

EMORRAGICA<br />

5 (0-10)<br />

10 (0-13)<br />

22 (14-36)<br />

43 (0-81)<br />

55* (17-100)<br />

Lo score di Rockall (59) è un sistema a punteggio per predire l’outcome dei pazienti con emorragia<br />

digestiva, che include cinque variabili indipendenti: età, parametri emodinamici, comorbidità, stigmate<br />

di emorragia.<br />

Tale score ha mostrato una buona correlazione con rischio di sanguinamento e mortalità consentendo<br />

di selezionare i pazienti in sottogruppi di diverso rischio e di ottimizzare il trattamento (Racc. A).<br />

Alcuni autori associano anche un aumento dei valori sierici dei prodotti di degradazione del fibrinogeno<br />

(FDP) e la presenza di d-dimeri come fattori sfavorevoli (60).<br />

I fattori prognostici nel bambino emorragico sono stati valutati da Cox e Ament (61) in uno studio con<br />

cui hanno stabilito che la mortalità è correlabile con:<br />

• Emoglobina all’ingresso < 7 g/dl<br />

• Una richiesta di trasfusioni superiore a 85 ml/kg<br />

• L’incapacità di riconoscere la causa del sanguinamento<br />

• La presenza di coagulopatie<br />

• La presenza di una grave patologia associata<br />

E’ chiaro che pazienti epatopatici, o con sindrome da ipertensione portale, che sanguinano dalle varici<br />

(esofagee o gastriche) sono più a rischio di ripresa dell’emorragia e di decesso rispetto a pazienti che<br />

sanguinano da una lesione ulcerativa o da un polipo o da una lesione di Mallory-Weiss.<br />

Inoltre anche le condizioni cliniche generali e la comorbidità possono far prevedere la storia naturale<br />

del paziente.


Capitolo 5 • Timing e ruolo dell’endoscopia<br />

5.2 Timing<br />

Preliminarmente all’esame endoscopico, il posizionamento di un sondino naso-gastrico ed il conseguente<br />

lavaggio gastrico può indicare un sanguinamento attivo (sangue rosso vivo) o il suo arresto<br />

(materiale caffeano).<br />

L’assenza di sangue dal liquido di lavaggio non può escludere comunque un sanguinamento dal tratto<br />

digestivo superiore, né la sua presenza può essere significativa della sede (cavo orale, esofago, stomaco<br />

e duodeno). Il lavaggio gastrico può essere utile per ridurre il volume di sangue dallo stomaco, ma<br />

non può “arrestare” il sanguinamento.<br />

Dovrà essere utilizzata una normale soluzione salina a temperatura ambiente e non acqua “ghiacciata”<br />

per evitare, particolarmente nei paziente di più piccola età, un’ipotermia centrale (62).<br />

Scopi fondamentali dell’endoscopia nel paziente emorragico sono:<br />

• Diagnosi della sede e della causa del sanguinamento<br />

• Studio della lesione e stratificazione del rischio (di risanguinamento)<br />

• Indicazione del trattamento più opportuno (medico, endoscopico, radiologico, chirurgico).<br />

Tuttavia, rispetto all’adulto l’esecuzione dell’esame endoscopico, nel paziente pediatrico è spesso procrastinabile<br />

o addirittura, in alcuni casi, può essere evitato.<br />

Nei pazienti in condizioni di stabilità emodinamica, in cui non vi siano segni di emorragia in atto e<br />

senza anemia ed in quelli in cui l’anamnesi faccia pensare ad un’emorragia di tipo autolimitante (ad<br />

esempio una lesione di Mallory-Weiss o gastropatia da prolasso dopo episodi ripetuti di vomito forzato)<br />

l’esame endoscopico non è necessario o è effettuabile in elezione (63).<br />

Una diagnosi endoscopica è sempre indicata nei pazienti che presentano:<br />

• Un sanguinamento attivo, documentato dal lavaggio naso-gastrico<br />

• Evidenza di un’emorragia grave che determini instabilità emodinamica che richieda tecniche<br />

rianimatorie e somministrazione di liquidi o un livello di emoglobina inferiore a 3 gr/dl<br />

rispetto a quella basale calcolata nella media per l’età<br />

• Coagulopatie<br />

• Anamnesi positiva per pregressi episodi di emorragia digestiva la cui causa non sia stata<br />

diagnosticata o di sanguinamento occulto o di anemia sideropenica.<br />

L’esame endoscopico deve essere eseguito quanto più precocemente possibile e preferibilmente entro<br />

le 12-24 ore dall’esordio dell’evento (64-67) Nell’adulto è stato dimostrato che un’attesa più prolungata<br />

si correla con un peggioramento dell’outcome (tasso più elevato di risanguinamenti e di laparotomie)<br />

(9); come anche si osserva un incremento significativo delle necessità trasfusionali, della durata<br />

della degenza e dei costi del trattamento (68).<br />

L’endoscopia invece andrà eseguita in emergenza, dopo aver ristabilito i parametri vitali ed iniziate le<br />

manovre rianimatorie, nei pazienti con instabilità emodinamica, shock ipovolemico, sangue rosso vivo<br />

nel sondino nasogastrico, sospetto di emorragia da varici esofagee.<br />

5.3 Ruolo dell’endoscopia<br />

Personale<br />

Differentemente dall’endoscopia in elezione, l’esplorazione digestiva in caso di sanguinamento può<br />

rivelarsi a volte molto complessa. La visione endoscopica può essere limitata e la presenza di sangue<br />

33


34<br />

Consensus statement S.G. in età pediatrica<br />

e coaguli può mettere in difficoltà l’endoscopista inesperto. Inoltre, è difficile prevedere la durata dell’esame<br />

ed un aggravamento dell’emorragia (spontanea o indotta dalle manovre endoscopiche) può far<br />

precipitare le condizioni cliniche del paziente.<br />

Per tali motivi è opportuno che l’esame endoscopico in urgenza venga eseguito da operatori esperti,<br />

coadiuvati da personale infermieristico dedicato ed in una sala endoscopica adeguatamente attrezzata<br />

(Racc. C).<br />

E’ fondamentale, inoltre, contare sulla presenza dell’anestesista nel corso dell’esame. Bisogna, infatti<br />

tener presente la necessità di un’intubazione oro-tracheale sia prima dell’inizio dell’esame (pazienti critici<br />

con emorragia importante) sia nel corso dell’indagine che per la possibile gestione delle complicanze.<br />

Per le gravi emorragie, infine, è consigliabile, avvertire il chirurgo di guardia o farlo intervenire per assistere<br />

all’endoscopia. La sua presenza, in vista di un intervento chirurgico, ha una duplice importanza:<br />

può rendersi conto della sede esatta della fonte emorragica e potrà allertare in anticipo lo staff della<br />

sala operatoria qualora fosse necessario.<br />

Ambiente<br />

L’esame deve essere eseguito in un ambiente che fornisca la migliore attrezzatura per il monitoraggio<br />

del paziente e per l’attuazione di eventuali manovre rianimatorie e che permetta all’operatore di lavorare<br />

nella massima sicurezza.<br />

L’ideale sarebbe poter lavorare in una sala endoscopica che fornisca tutte le apparecchiature necessarie<br />

all’anestesia ed alle manovre rianimatorie (Pulsiossimetro, respiratore, monitor, defibrillatore, ecc.).<br />

Purtroppo questo tipo di ambiente è raramente disponibile nei nostri servizi di endoscopia in tal caso,<br />

e anche considerando l’età dei piccoli pazienti, è consigliabile eseguire l’indagine in sala operatoria.<br />

La gastroscopia nei pazienti con emorragia massiva in atto e nei bambini più piccoli, con problemi neurologici,<br />

in cui si preveda di dover eseguire una terapia endoscopica, dovrà essere eseguita previa intubazione<br />

oro-tracheale. Negli altri casi l’esame potrà essere effettuato con una sedazione endovenosa<br />

profonda o con una sedazione cosciente nel caso il sanguinamento sia cessato.<br />

La scelta dello strumento<br />

Il tipo di endoscopio da impiegare dipende dall’età e dalle caratteristiche del paziente, tuttavia è consigliabile<br />

l’endoscopio che consenta di utilizzare un canale accessorio quanto più grande possibile, tale<br />

da permettere un accurato lavaggio del lume gastrico ed un’aspirazione ottimale dei coaguli. In bambini<br />

di età superiore ai 2 anni è sempre possibile l’uso di un endoscopio di 10 mm di diametro (Racc. C).<br />

Tecnica di esplorazione e ricerca delle lesioni<br />

L’esplorazione, condotta sotto visione diretta, consentirà un’accurata esplorazione del distretto faringolaringeo<br />

escludendo eventuali fonti di sanguinamento in tale sede. E’ importante, come primo approccio,<br />

eseguire un’indagine endoscopica veloce e completa del tratto digestivo superiore (”one-minute<br />

express examination”) (69) per poter meglio mettere a punto la successiva strategia diagnostico-terapeutica.<br />

Questo significa che non ha senso perdere tempo prezioso ad eliminare dei grossi coaguli al<br />

fondo gastrico (zona a minor rischio di sanguinamento) senza aver prima esplorato l’antro e duodeno,<br />

sedi a più alta incidenza di lesioni sanguinanti.<br />

L’esplorazione dell’esofago è mirata a individuare eventuali varici sanguinanti (la cui presenza modifica<br />

sostanzialmente il successivo atteggiamento terapeutico) ed a valutare l’entità del materiale ematico<br />

che refluisce dallo stomaco. Dopo avere esaminato l’esofago e la regione cardiale si passa all’esplorazione<br />

dello stomaco. Questa fase sarà veloce, ma nel contempo attenta e precisa. Il tipo di sangue<br />

presente nel lume ci può dare utili informazioni. La presenza di sangue fresco, rosso brillante e liquido<br />

è fortemente indicativo di un sanguinamento in atto. Mentre, se osserviamo esclusivamente del sangue<br />

rosso scuro con coaguli, ciò è indicativo di un sanguinamento molto recente. Bisogna comunque<br />

ricordare che lo stomaco può risultare privo di qualsiasi traccia visibile di sangue entro poche ore dall’emorragia,<br />

per cui uno stomaco pulito non esclude la presenza di patologie sanguinanti.<br />

In presenza di abbondanti coaguli non ci si deve scoraggiare o rinunciare all’esame. Senza perdere<br />

tempo ad aspirare il materiale ematico, bisogna insufflare per distendere bene il lume. In tal modo i<br />

coaguli si raccoglieranno verso la parte alta del viscere consentendo la progressione dello strumento<br />

lungo la piccola curva, l’antro e il duodeno.


Capitolo 5 • Timing e ruolo dell’endoscopia<br />

Se non viene trovata alcuna lesione in questi distretti bisognerà, allora, rivolgere l’attenzione alla porzione<br />

superiore dello stomaco.<br />

Se il materiale ematico non è eccessivo, allora è sufficiente una buona distensione del lume gastrico<br />

per ottenere una discreta visione della regione cardio-fundica.<br />

Qualora, invece, l’abbondante presenza dei coaguli andrà a costituire un ostacolo all’esplorazione del<br />

fondo e alla parte alta del corpo è preferibile disporre il paziente in decubito laterale destro. Tale posizione<br />

fa sì che i coaguli si stacchino dal fondo e tendano a deporsi verso l’antro.<br />

In assenza di un’emorragia attiva dovranno essere effettuati accurati lavaggi della mucosa gastrica al<br />

fine di rimuovere i coaguli adesi che potrebbero coprire un’eventuale lesione. Le manovre di lavaggio<br />

non differenziano da quelle messe in pratica nel paziente adulto.<br />

Da tenere conto, però, che i lavaggi e le aspirazioni di materiale ematico e liquido, determinano la formazione<br />

di bolle gassose che possono compromettere la visione endoscopica. Questo inconveniente<br />

può essere prontamente eliminato (o prevenuto!) immettendo nel liquido di lavaggio del simeticone<br />

(2ml in una siringa di 50 cc).<br />

Studio endoscopico delle lesioni<br />

E’ importante la conoscenza di tutte le possibili lesioni che possono essere causa di emorragia nel bambino,<br />

solo così infatti è possibile andare alla ricerca di una determinata lesione.<br />

Le malformazioni vascolari sono quelle che, fra tutte le altre lesioni, possono essere maggiormente<br />

misconosciute.<br />

Le angiodisplasie, più frequenti nello stomaco che negli altri distretti intestinali, si presentano endoscopicamente<br />

come lesioni rosso ciliegia brillante, piatte o appena rilevate sulla mucosa, di dimensioni<br />

variabili dalla punta di uno spillo sino a raggiungere i 10 mm.<br />

Possono essere singole o multiple. Le lesioni piccole sono limitate alla mucosa, mentre quelle di maggiori<br />

dimensioni, rilevate od ombelicate, possono estendersi attraverso anastomosi vascolari alla sottomucosa<br />

o all’intero spessore della parete dello stomaco. Una malformazione vascolare che può offrire<br />

particolari difficoltà diagnostiche è lesione di Dieulafoy, o aneurisma cirsoide.<br />

Si tratta di un’arteria dilatata e tortuosa che erode la mucosa e, spesso in assenza di un’ulcerazione evidente,<br />

si apre nel lume con frequenti gravi emorragie (70).<br />

Macroscopicamente si può presentare con una piccola ulcerazione che circonda l’arteriola o come un<br />

piccolo punto sanguinante o anche (raramente) come vaso visibile rilevato sul piano mucoso. Sebbene<br />

si trovi spesso nel tratto prossimale dello stomaco la lesione di Dieulafoy viene anche riferita (71) a<br />

livello del duodeno e del digiuno.<br />

Al di fuori di un sanguinamento attivo è impossibile (a meno che non sia presente un’ulcerazione o un<br />

vaso rilevato) fare diagnosi di Dieulafoy. Per cui quando non viene trovata la causa del sanguinamento<br />

è opportuno ripetere più volte l’esame endoscopico prestando particolare attenzione alla regione<br />

cardio-fundica.<br />

5.4 Caratteristiche delle lesioni macroscopiche<br />

Individuata la zona di sanguinamento, l’endoscopista dovrà concentrare la sua attenzione sulla lesione<br />

responsabile dell’emorragia.<br />

In caso di sanguinamento in atto bisognerà precisarne le caratteristiche (a getto o a flusso, se dai margini<br />

o da un vaso visibile), o nel caso l’emorragia sia già cessata è importante definire l’aspetto della<br />

lesione (eventuale presenza di coagulo, di vaso visibile, di zone di pigmento sul fondo della lesione o<br />

assenza completa di stigmate).<br />

Per una valutazione ottimale l’endoscopista dovrà, modificando l’asse dello strumento o il decubito del<br />

paziente, posizionarsi di fronte alla lesione e, in presenza di sanguinamento, potranno essere utili dei<br />

lavaggi effettuati con delle siringhe collegate al canale operatore.<br />

Se l’ulcera è coperta, parzialmente o completamente, da un coagulo l’endoscopista potrà avere necessità<br />

di rimuoverlo per meglio definire le caratteristiche della lesione e decidere sul trattamento opportuno.<br />

Il metodo più semplice, per rimuovere il coagulo, consiste nel lavaggio della lesione mediante un getto<br />

forzato d’acqua attraverso il canale operatore dell'endoscopio, oppure mediante una cannula.<br />

35


36<br />

Consensus statement S.G. in età pediatrica<br />

Metodi alternativi sono la suzione diretta del coagulo mediante aspirazione con l’endoscopio o l’impiego<br />

di mezzi meccanici, come un’ansa da polipectomia, un cestello di Dormia o delle sonde a punta<br />

smussa (pinza da biopsia chiusa, sonda termica, ecc.) (69).<br />

La rimozione meccanica del coagulo può determinare, però, un’emorragia o aggravarla se questa sia<br />

già in atto. Pertanto prima di procedere a tali manovre è indicato iniettare della soluzione di adrenalina<br />

attorno al coagulo. In questo modo si determina una vasocostrizione arteriolare per cui si riduce il<br />

rischio di grave emorragia una volta rimosso il coagulo.<br />

L’infiltrazione di adrenalina, inoltre, grazie all’edema che si viene a creare alla base della lesione può<br />

favorire il distacco spontaneo del coagulo (69).<br />

Recenti lavori mettono in evidenza l’utilità di rimuovere il coagulo al fine di visualizzare il punto di<br />

sanguinamento ed eseguire una terapia mirata e più efficace (72).


Capitolo 6<br />

Management delle emorragie<br />

da varici gastro-esofagee<br />

in età pediatrica<br />

Le varici esofago-gastriche, conseguenza dell’ipertensione portale, sono una delle cause principali di<br />

sanguinamento dal tubo digerente in età pediatrica.<br />

L’emorragia associata ad ipertensione portale comporta un elevato potenziale emorragico e implicazioni<br />

diagnostiche, prognostiche e terapeutiche particolari.<br />

In base alla sede dell’ostacolo l’origine dell’ipertensione portale<br />

è classificabile nelle forme:<br />

• post-epatiche, estremamente rare, su base malformativa o per effetti collaterali<br />

di trattamenti chemioterapici<br />

• intraepatiche, per fibrosi o cirrosi del parenchima epatico<br />

• pre-epatiche, associate a cavernoma o eccezionalmente a malformazioni della vena porta.<br />

Qualunque sia l’etiologia dell’ipertensione portale le cause dirette del sanguinamento sono rappresentate<br />

dalle varici esofagee, del fondo gastrico e dalla gastropatia ipertensiva, mentre raramente sono<br />

implicate le ectasie emorroidarie e ancora meno le varicosità degli altri tratti del canale alimentare.<br />

Negli adulti le varici esofagee sono responsabili del 10-31% di tutte le emorragie digestive alte, con<br />

mortalità correlata del 25-80%, e causa di morte del 13% dei pazienti cirrotici (75). Il rischio di sanguinamento<br />

globale è del 15-20% per anno, e fino al 60% in 2 anni per varici ad alto rischio.<br />

Rispetto all’età adulta in cui l’eziologia è generalmente riferibile a una forma di ipertensione intraepatica,<br />

in età pediatrica una consistente percentuale di casi è secondaria a ipertensione portale pre-epatica;<br />

il rischio di sanguinamento globale nelle forme pre-epatiche è del 76% entro i 24 anni (81).<br />

La letteratura scientifica riferita ai pazienti adulti, pur con poche raccomandazioni di livello A, ha indicato<br />

l’endoscopia come la procedura di prima scelta per la diagnosi e il trattamento delle varici esofago-gastriche.<br />

In età pediatrica non sono reperibili analoghi studi specifici, tuttavia le raccomandazioni di livello A<br />

come molte di livello B e C riferite agli adulti possono ragionevolmente essere estese anche all’età<br />

pediatrica.<br />

6.1 Sanguinamento acuto<br />

Le uniche raccomandazioni di tipo A desumibili dalla letteratura sulla condotta da seguire in occasione<br />

del sanguinamento acuto stabiliscono che:<br />

• Non vi è evidenza scientifica che sostenga l’uso della scleroterapia di emergenza<br />

nel sanguinamento da varici esofagee nei pazienti cirrotici come unico trattamento<br />

in contrapposizione all’uso di farmaci vasoattivi (73).<br />

• Octreotide, somatostatina e vasopressina riducono il numero di trasfusioni e aumentano<br />

il numero di emostasi primarie (74).<br />

37


38<br />

Ne consegue quindi l’indicazione prioritaria alla stabilizzazione del paziente dal punto di vista emodinamico<br />

con l’utilizzo di farmaci vasoattivi (octreotide, eventualmente dopamina) e farmaci inibitori<br />

della secrezione gastrica (ranitidina, omeprazolo), e alla sua preparazione alla procedura diagnostica<br />

con la gastrolusi con soluzione fisiologica a temperatura ambiente e con il ripristino della volemia, del<br />

tasso di emoglobina circolante oltre che dei parametri emocoagulativi.<br />

6.2 Diagnosi endoscopica<br />

Nei pazienti con emorragia digestiva alta di origine ignota deve essere posta attenzione agli elementi<br />

suggestivi di una ipertensione portale (anamnestici, obbiettivi, laboratoristici) prima dell'endoscopia<br />

per potersi predisporre eventualmente ad affrontare anche una procedura terapeutica.<br />

La causa di sanguinamento alto in un paziente con ipertensione portale già nota può essere diversa<br />

dalle varici, quindi deve essere sempre eseguita una rapida ma completa indagine diagnostica prima di<br />

procedere all’eventuale trattamento endoscopico delle varici (82).<br />

Varici esofagee<br />

La prima classificazione dell’entità delle varici è stata validata nel 1980 dalla Japanese Research Society<br />

for Portal Hypertension basandosi sui reperti endoscopici che validavano le dimensioni, il colore, i<br />

segni rossi delle varici esofagee, la presenza di esofagite e di varici gastriche, e ricavandone uno score<br />

predittivo di rischio emorragico (76) (Tabelle 13 e 14).<br />

Con riferimento a questa classificazione, successivamente ne sono state proposte altre, elaborate su<br />

casistiche di adulti, per una migliore e più sintetica quantificazione del rischio emorragico; nelle linee<br />

guida SIED (Società Italiana di Endoscopia Digestiva) sulla diagnosi e trattamento endoscopico delle<br />

varici esofago-gastriche sono stati recepiti i risultati di studi prospettici condotti in ambito NIEC (North<br />

Italian Endoscopic Club), secondo cui la dimensione delle varici e i RWM, espressione di ectasie capillari<br />

sulla parete delle varici con significato prognostico peggiorativo, sono i dati endoscopici indipendenti<br />

più significativi e predittivi di rischio emorragico (77,80).<br />

Nei pazienti con ipertensione portale di tipo intraepatico, anche la classificazione di Child-Pugh assume<br />

valore prognostico per il rischio emorragico (78).<br />

Questi criteri, per le caratteristiche dei pazienti e delle patologie coinvolte, non sembrano avere lo stesso<br />

valore predittivo in età pediatrica dove, in attesa di ulteriori dati di letteratura, sembra opportuno<br />

valorizzare anche il dato supplementare dell’evoluzione delle lesioni endoscopiche nel tempo.<br />

Varici gastriche<br />

Non vi è accordo in generale sulla classificazione endoscopica delle varici gastriche (83) tuttavia, a fini<br />

terapeutici, può essere utile la distinzione tra le varici esofagogastriche, costituite dalle stesse ectasie<br />

venose estese sopra e sotto il cardias, e le varici isolate del fondo (84).<br />

Gastropatia ipertensiva<br />

Sono state identificate 4 lesioni elementari endoscopiche<br />

indicative di gastropatia ipertensiva:<br />

Il quadro endoscopico di gravità lieve corrisponde<br />

alla presenza di mosaic-like pattern isolata, mentre<br />

qualsiasi segno rosso indica un grado di crescente<br />

severità.<br />

A livello istologico è riconoscibile solo un certo<br />

grado di ectasia vascolare, ma non vi sono elementi<br />

indicativi di infiammazione né vi è correlazione<br />

con la severità del quadro endoscopico (85).<br />

Consensus statement S.G. in età pediatrica<br />

1. Mosaic-Like Pattern<br />

2. Red Point Lesions<br />

3. Cherry Red Spots<br />

4. Black-Brown Spots


Capitolo 6 • Management delle emorragie da varici gastro-esofagee in età pediatrica<br />

Caratteristiche delle varici esofagee<br />

e punteggio corrispondente<br />

secondo la Japanese Research Society for Portal Hypertension<br />

Colore<br />

Segni rossi<br />

Forma<br />

Sede<br />

Esofagite<br />

CARATTERISTICHE PUNTEGGIO<br />

Relazione punteggio totale/predittività<br />

di sanguinamento dalle varici esofagee<br />

secondo la Japanese Research Society for Portal Hypertension<br />

> +1,14<br />

+0,38 ~ +1,14<br />

0 ~ +0,38<br />

-0,38 ~ 0<br />

-1,14 ~ -0,38<br />

< -1,14<br />

Varici Blu<br />

Varici Bianche<br />

RWM -<br />

+<br />

++<br />

+++<br />

CRS -<br />

+<br />

++<br />

+++<br />

HCS<br />

+<br />

DR<br />

+<br />

F1<br />

F2<br />

F3<br />

Li<br />

Lm<br />

Ls<br />

E-<br />

E+<br />

0%<br />

20-60%<br />

40%<br />

64-50%<br />

90-20%<br />

100%<br />

0,2085<br />

-0,7188<br />

0,4046<br />

-0,2136<br />

-0,2136<br />

-0,8866<br />

0,4468<br />

0,4468<br />

-0,2429<br />

-0,6727<br />

0,0516<br />

-0,6875<br />

0,0072<br />

-0,0055<br />

0,2622<br />

0,1312<br />

-0,102<br />

0,1675<br />

-0,0045<br />

-0,0319<br />

0,0723<br />

-1,309<br />

PUNTEGGIO TOTALE PROBABILITÀ DI EMORRAGIA<br />

TAB.13<br />

TAB.14<br />

39


40<br />

6.2 Terapia endoscopica<br />

Consensus statement S.G. in età pediatrica<br />

Il trattamento endoscopico dell’ipertensione portale deve avere come scopo non solo la risoluzione<br />

dell'evento acuto ma anche la profilassi delle recidive emorragiche.<br />

Vengono utilizzate per il bambino le stesse tecniche sviluppate per l’adulto, con particolare attenzione<br />

ad alcuni aspetti specifici.<br />

Aspetti tecnici<br />

Il trattamento endoscopico deve essere sempre eseguito in ambiente protetto e con assistenza anestesiologica,<br />

preferibilmente in camera operatoria. In questo modo è possibile limitare l’incidenza di complicanze<br />

e gestire nel modo migliore gli eventi imprevisti.<br />

Le procedure terapeutiche richiedono l’anestesia generale con intubazione OT per evitare le inalazioni,<br />

ridurre al massimo l’impatto psicologico del paziente e rendere la condotta della procedura più<br />

semplice e sicura.<br />

Le procedure endoscopiche utilizzate sono la tecnica iniettiva (scleroterapia), e la legatura elastica.<br />

Il trattamento reiterato porta all’eradicazione che consiste nell’obliterazione di tutte le varici esofagee<br />

a rischio di sanguinamento.<br />

Scleroterapia<br />

La scleroterapia endoscopica è la procedura di scelta nel trattamento dell’emorragia da varici (efficace<br />

nel 60-90% dei casi) rispetto al trattamento conservativo (79).<br />

Tecnicamente la sclerosi delle varici esofagee viene effettuata iniettando una sostanza sclerosante<br />

mediante un apposito ago, introdotto nel canale operatore dell'endoscopio, con metodica peri e/o<br />

intravaricosa, per pochi centimetri a livello epicardiale.<br />

L’iniezione perivaricosa ha lo scopo di<br />

rendere più compatto e resistente il Si ricordano:<br />

tessuto che riveste il vaso, per evitarne<br />

la rottura; la metodica endovaricosa<br />

tende invece ad ottenere direttamente • polidocanolo diluito a 0,5-1%<br />

la trombosi e la sclerosi della varice.<br />

Per quanto riguarda le varici in esofago<br />

generalmente vengono applicate • alcool assoluto<br />

entrambe le tecniche, in sequenza,<br />

mentre per il trattamento delle varici<br />

del fondo gastrico si ricorre all'inie- • etanolamina oleato diluito a 5%<br />

zione intravaricosa di una sostanza<br />

polimerizzante che occlude la varice<br />

istantaneamente.<br />

• sodium tetradecyl sulfate diluito a 1,5%<br />

Le numerose sostanze sclerosanti utilizzate<br />

sembrano tutte efficaci e grava-<br />

• cianoacrilato (glubran)<br />

te da paragonabile frequenza di complicanze.<br />

L’utilizzo del 2-N-butil-cianoacrilato, inizialmente proposto per il trattamento delle varici gastriche (86,87)<br />

risulta particolarmente efficace nell’ottenere il controllo dell’emostasi con una bassa incidenza di complicanze<br />

(95,96). Questa tecnica è di difficile gestione e può essere indicato riservarla al trattamento di varici<br />

gastriche e duodenali, dove l’utilizzo di altre sostanze non ha prodotto risultati soddisfacenti (87).<br />

Le più frequenti complicanze maggiori della scleroterapia sono: l’emorragia (al sito di iniezione o per<br />

ulcera post-iniettiva), la broncopolmonite, il versamento pleurico, la sepsi, la stenosi esofagea. Sono<br />

state descritte anche la perforazione esofagea, l’occlusione dell’arteria vertebrale con paraplegia, la<br />

peritonite batterica, l’ileo paralitico.<br />

Le complicanze meno severe della scleroterapia sono: il dolore toracico, la febbre di origine non infettiva,<br />

la disfagia temporanea.<br />

La metodica di scleroterapia perivaricosa è più gravata dalle complicanze locali, anche gravi, per<br />

danno diretto sulla parete esofagea, mentre quella endoluminale, a fronte di una maggiore efficacia


Capitolo 6 • Management delle emorragie da varici gastro-esofagee in età pediatrica<br />

emostatica, comporta un rischio emorragico più elevato, e può essere anche causa di complicanze<br />

extraesofagee per diffusione del liquido sclerosante nel circolo attraverso la vena azygos.<br />

Oltre che alla tecnica utilizzata, l’incidenza delle complicanze è correlata essenzialmente alle condizioni<br />

generali del paziente, alla natura della sostanza sclerosante e al numero di iniezioni effettuate,<br />

spesso con effetto cumulativo.<br />

Può essere ridotta adottando la metodica intravaricosa diretta e ridotti volumi di sostanza sclerosante (82).<br />

Dopo l’eradicazione è stato osservato un incremento dell’incidenza di varici gastriche isolate da 1.1%<br />

a 15% (84). Ad un follow-up a lungo termine la recidiva delle varici dopo eradicazione si presenta con<br />

una incidenza variabile (8-61%).<br />

Legatura elastica<br />

La legatura elastica endoscopica è una procedura di tamponamento meccanico alternativa alla sclerosi<br />

endoscopica, che ottiene effetti simili (90).<br />

La metodica, analoga al trattamento delle ectasie emorroidarie, ha lo scopo di ottenere l’obliterazione<br />

della varice, strozzandola entro un laccio di gomma. Il laccio viene rilasciato da uno speciale applicatore<br />

adattato sull’endoscopio flessibile, dopo aver attirato la varice con l’aspirazione all’interno della<br />

parte terminale dell’applicatore stesso.<br />

La varice trattata viene obliterata e la stasi conseguente porta alla trombosi e successivamente a fibrosi,<br />

dopo la caduta della legatura per necrosi della parete della varice.<br />

Il dispositivo per la legatura elastica comporta un aumento del calibro dell’endoscopio che impedisce<br />

l’applicazione di tale metodica nei pazienti più piccoli (generalmente al di sotto di 3 anni), per la sproporzione<br />

di dimensioni soprattutto a livello del transito faringo-esofageo.<br />

La legatura, rispetto alla sclerosi, ottiene l'eradicazione con un minor numero di sessioni, ed è gravata<br />

da un minor tasso di risanguinamenti e di complicanze; la procedura non è utilizzabile sulle varici più<br />

piccole o già precedentemente trattate con scleroterapia, ed ha una incidenza di recidiva delle varici<br />

dopo eradicazione più elevata (82,91).<br />

6.3 Profilassi del primo sanguinamento<br />

La sclerosi endoscopica profilattica del primo sanguinamento negli adulti (prevalentemente relativa a<br />

ipertensione portale di tipo intraepatico) ha dato risultati conflittuali (88,92,93,94).<br />

Nell’unico studio prospettivo randomizzato pubblicato su pazienti pediatrici la sclerosi profilattica ha<br />

dimostrato di ridurre significativamente l'incidenza del primo sanguinamento da varici esofagee (6%<br />

contro 42%), non incrementa la comparsa di nuove varici gastriche, aumenta l'incidenza di gastropatia<br />

congestizia (16% contro 6%) e del suo sanguinamento (38% contro 0%) (91).<br />

Dunque nei bambini con ipertensione portale di tipo preepatico il trattamento endoscopico profilattico<br />

può essere proponibile poiché questa categoria di pazienti ha comunque una probabilità > del 50%<br />

di sanguinare durante l'adolescenza, anche nei casi che presentano inizialmente varici a basso rischio<br />

emorragico (81,91).<br />

Nel trattamento della emorragia cronica da gastropatia congestizia si ottengono risultati apprezzabili<br />

con l’utilizzo di beta-bloccanti (97).<br />

Durante la scleroterapia endoscopica è stata osservata l’apertura di shunt spontanei alternativi a quello<br />

gastroesofageo (98-100).<br />

41


Capitolo 7<br />

Sanguinamento gastrointestinale cronico<br />

di origine oscuro-occulto:<br />

approccio e diagnosi differenziale<br />

L’approccio diagnostico al sanguinamento occulto/oscuro gastrointestinale in età pediatrica è supportato<br />

da pochi studi (101,102); alcuni di questi rappresentano delle linee-guida pratiche, ma con una<br />

evidenza non elevata (grado B o C). In alcuni casi pertanto, si farà riferimento a linee guida dell’età<br />

adulta, dato che le tecniche diagnostiche che possono essere utilizzate sono in definitiva le medesime.<br />

7.1 Approccio diagnostico<br />

La prima procedura da eseguire in pazienti con sangue occulto fecale (SOF) positivo ed anemia, una<br />

volta escluse fonti di sanguinamento dal distretto oro-rino-faringeo, è l’endoscopia digestiva alta e<br />

bassa (102) (grado A). Nel caso in cui tali esami risultino negativi prima di procedere ad ulteriori approfondimenti<br />

è utile ripetere l’indagine endoscopica per il rischio di falsi negativi.<br />

Quando l’esplorazione endoscopica dei tratti digestivi non evidenzia la fonte del sanguinamento e persiste<br />

grave anemizzazione o anemia resistente alla terapia marziale è necessario estendere l’indagine<br />

al piccolo intestino.<br />

In particolare in questi pazienti negli ultimi anni, l’approccio strumentale si è modificato grazie all’introduzione<br />

di una nuova tecnica diagnostica, l’ileoscopia con videocapsula (103) (grado C).<br />

Rimangono tuttavia in uso le tecniche tradizionali quali scintigrafia, angiografia, push enteroscopy, clisma<br />

del tenue, spiral TAC e RMN addominale (grado B); la scelta tra queste metodiche e l’ordine in cui<br />

devono essere eseguite non è ancora determinato ed è fortemente condizionato dalla loro disponibilità,<br />

dalle condizioni cliniche del paziente e dall’età. Quando le tecniche sopra citate non permettono<br />

di evidenziare la sede del sanguinamento come ultima indagine si ricorre all’ileoscopia intraoperatoria<br />

(104) (grado B).<br />

Secondo i protocolli internazionali è da citare la scintigrafia con tecnezio marcato quale indagine nel<br />

sospetto di diverticolo di Meckel sanguinante (104,106).<br />

7.2 Tecniche diagnostiche<br />

Ileoscopia con videocapsula<br />

Indicazioni all’ileoscopia con videocapsula (Raccomandazione di tipo C)<br />

In pazienti con sanguinamento cronico ed endoscopia alta e bassa negative<br />

A Esecuzione dell’esame<br />

• Nei pazienti collaboranti con deglutizione spontanea della videocapsula. Nei pazienti che<br />

per età o disturbi neurologici non sono in grado di deglutire la capsula si effettua posizionamento<br />

della stessa nello stomaco. Mediante endoscopia digestiva alta, in anestesia generale,<br />

con utilizzo dell’ansa a rete da recupero per corpi estranei la capsula viene portata nell’antro<br />

gastrico, viene quindi agganciata con pinza da polipectomia e portata direttamente<br />

in duodeno.<br />

B Controindicazioni Assolute<br />

• Stenosi serrate manifeste o potenziali (es. post-chirurgiche)<br />

• Interventi chirurgici che comportano la formazione di anse a fondo ceco<br />

• Pacemakers<br />

C Controindicazioni relative<br />

• Gravi turbe della deglutizione<br />

• Pseudo-ostruzione intestinale cronica<br />

• M. di Crohn stenosante anche in sede non ileale (es. stenosi colica)<br />

43


44<br />

L’ileoscopia con videocapsula è una nuova tecnica che visualizza il lume intestinale mediante una<br />

microcamera che fornisce un angolo visivo di 140°; durante le 8 ore di registrazione la microcamera<br />

rileva 2 immagini al secondo che vengono rielaborate da un software e trasformate in un video.<br />

Attualmente viene impiegata non solo in pazienti in età giovanile ma anche pediatrica. Secondo le ultime<br />

linee guida può essere considerata una tecnica di scelta nella valutazione del piccolo intestino sia<br />

per l’attendibilità dell’esame che per la sua natura non invasiva.<br />

Nei pazienti in cui consente la visualizzazione di lesioni sanguinanti a livello del piccolo intestino si<br />

può successivamente associare l’ileoscopia intraoperatoria con l’intervento chirurgico a scopo terapeutico.<br />

In futuro, pertanto, potrebbe essere il terzo esame diagnostico nell’approccio ai pazienti con sanguinamento<br />

GI occulto che presentino endoscopia digestiva alta e bassa negative, tuttavia sono necessari<br />

ancora numerosi studi per confermare la validità di tale indagine rispetto alle tradizionali tecniche diagnostiche.<br />

Ileoscopia intraoperatoria<br />

L’ileoscopia intraoperatoria consiste nell’introduzione da parte dell’endoscopista dello strumento attraverso<br />

la bocca fino al legamento del Treitz; quindi il chirurgo manualmente inizia la così detta manovra<br />

di invaginazione delle anse intestinali sulla punta dell’endoscopio fino alla valvola ileo-cecale.<br />

La collaborazione tra endoscopista e chirurgo consente una valutazione intra ed extraluminale della<br />

parete intestinale.<br />

Tale manovra può avere uno scopo diagnostico nell’identificazione della lesione (anomalie vascolari,<br />

lesioni ulcerative, neoplasie, formazioni polipoidi, MICI) e terapeutico mediante cauterizzazione delle<br />

lesioni sanguinanti o individuazione e successiva resezione chirurgica delle lesioni.<br />

7.3 Diagnosi differenziale<br />

Il sanguinamento occulto può essere legato a sanguinamento alto (ossia da distretti al di sopra del legamento<br />

del Treitz) o basso (ossia da distretti al di sotto del legamento del Treitz) (107).<br />

Cause di sanguinamento gastrointestinale alto<br />

A livello esofageo il sanguinamento è spesso cronico e la flogosi peptica del terzo distale è la causa di<br />

gran lunga più comune. Anche la mucosa gastrica può essere sede di sanguinamento cronico come<br />

conseguenza di reflusso duodenale o da colonizzazione da H.pylori (109).<br />

Cause di sanguinamento gastrointestinale basso<br />

Consensus statement S.G. in età pediatrica<br />

Le principali cause di sanguinamento occulto GI alto possono essere:<br />

• esofagite<br />

• gastrite<br />

• malattie infiammatorie croniche GI a carico dei tratti digestivi superiori<br />

• alcune patologie sistemiche con interessamento GI (108).<br />

Cause di sanguinamento occulto intestinale basso sono:<br />

• polipi<br />

• poliposi<br />

• malattie infiammatorie croniche<br />

• malformazioni vascolari<br />

• alcune patologie sistemiche con interessamento GI.


Capitolo 7 • Sanguinamento gastrointestinale cronico di origine oscuro-occulto<br />

La patologia flogistica, su base allergica, idiopatica o da MICI, è la principale causa di sanguinamento<br />

e la sua entità non è proporzionale al quadro istologico e clinico.<br />

I polipi infiammatori giovanili, di frequente riscontro nell’età pediatrica, sono causa di modesti sanguinamenti<br />

associati talvolta ad evacuazioni contenenti muco.<br />

Le poliposi intestinali sono un’altra causa di sanguinamento che possono manifestarsi con anemizzazione<br />

in corso di emorragia cronica associata a disidratazione, protidodispersione o occlusione intestinale.<br />

Le malformazioni vascolari sono considerate responsabili globalmente del 5% circa delle emorragie<br />

GI, sono spesso congenite ed evolutive (111).<br />

Le forme più frequenti sono: l’angiodisplasia che consiste nell’ectasia di capillari e venule in formazioni<br />

singole o multiple a carico dello stomaco, duodeno e colon destro; la sindrome di Rendu-Osler<br />

caratterizzata da manifestazioni angiomatose diffuse a tutto il soma; l’emangioma può coinvolgere più<br />

o meno estesamente l’intestino come ogni altro organo, una variante particolare dell’età pediatrica è<br />

l’emangiomatosi cutanea ed intestinale (blue rubber bleb nevus syndrome) con associate lesioni bluastre<br />

al tronco, agli arti e al volto (112).<br />

Nel caso di emorragie da cause sistemiche (immunodeficienze, collagenopatie, coagulopatie,<br />

Sindrome di Schönlein-Henoch, sindrome emolitico uremica, malattie linfoproliferative) il sanguinamento<br />

GI può essere il primo e unico segno evidente; in particolare nei pazienti oncologici devono<br />

essere prese in considerazione le flogosi post-attiniche che provocano angioectasie e sanguinamenti<br />

cronici a carico del distretto GI interessato dalla terapia radiante (113).<br />

45


Capitolo 8<br />

La terapia medica<br />

Il trattamento farmacologico nel SG acuto e cronico è basato essenzialmente sull’utilizzo di 3 classi di<br />

farmaci:<br />

1 farmaci che sopprimono l’acidità gastrica (anti-H2 ed inibitori di pompa protonica)<br />

2 farmaci vasoattivi (somatostatina, octeotride e terlipressina)<br />

3 farmaci antibiotici nel SG da ipertensione portale e da epatopatia cronica<br />

(uso non sempre condiviso).<br />

Sebbene pochi studi abbiano suggerito un reale beneficio nell’uso di questi presidi farmacologici nella<br />

gestione del sanguinamento acuto e cronico, essi possono essere considerati un supporto importante<br />

in attesa di una definizione diagnostica endoscopica e/o con altri presidi strumentali e per la prevenzione<br />

del rischio di risanguinamento. (122 Racc. tipo B)<br />

8.1 Farmaci antiacidi<br />

Antagonisti dei recettori H2 dell’istamina (ranitidina e famotidina) sono stati indicati nel trattamento del<br />

sanguinamento acuto gastrointestinale da causa prevalentemente peptica o nella prevenzione del<br />

rischio di risanguinamento da malattia peptica. I farmaci anti H2 agiscono riducendo la secrezione<br />

acida delle cellule parietali gastriche attraverso un blocco reversibile dei recettori e sono dotati di alta<br />

selettività e non agiscono sui recettori anti-H1.<br />

Nel sanguinamento acuto, il dosaggio della ranitidina è di 2.5-5 mg/kg/dose ogni 12 ore o in alternativa<br />

al dosaggio di 0.75-1.5 mg/kg/dose ev ogni 8 ore senza superare la posologia di 400 mg/die (123<br />

Racc. tipo B) con attento monitoraggio delle funzionalità renale ed epatica. Nei pazienti con insufficienza<br />

renale la posologia della ranitidina ev va adattata alla clereance della creatinina. La ranitidina<br />

sembra incapace di mantenere una adeguata e prolungata attività acido-soppressiva gastrica intesa<br />

come mantenimento costante di un ph > 6. Attualmente più efficace appare la terapia con inibitore di<br />

pompa protonica (IPP) nel trattamento di pazienti con ulcera sanguinante (124 Racc. tipo B). Numerosi<br />

trials clinici hanno dimostrato che in pazienti con ulcera peptica, il trattamento immediato con IPP<br />

riduce il rischio di risanguinamento, la richiesta di trasfusione di sangue e la durata della permanenza<br />

in ospedale (125 Racc. tipo B). La netta superiorità degli IPP rispetto agli anti-H2 è dovuta al loro meccanismo<br />

d’azione ed alle intrinseche proprietà farmacologiche e farmacodinamiche. Il loro sito d’azione<br />

è rappresentato dalla pompa protonica delle cellule parietali gastriche, ultimo passaggio della secrezione<br />

acida che viene irreversibilmente inattivata. Ciò spiega la loro differenza con gli anti-H2. Il legame<br />

irreversibile tra IPP e pompa protonica induce una drastica riduzione della secrezione acida e del<br />

volume del succo gastrico nelle 24 ore e l’innalzamento del ph gastrico al di sopra di 4, per periodi<br />

prolungati. La posologia utilizzata può variare da 0.7 a 3.3 mg /kg/die per os o per via ev (126 e Parere<br />

degli Esperti).<br />

Effetti collaterali possibili: disturbi gastrointestinali; a dosaggi elevati può essere epatotossico, invece<br />

non è segnalata nefrotossicità. E’ importante segnalare le possibili interazioni con altri farmaci che utilizzano<br />

la stessa via metabolica, infatti l’omeprazolo è metabolizzato dal cytocromo p 450 (isozima<br />

CYP2C19) per cui l’emivita di alcuni farmaci (Warfarin, Fenintoina, Diazepam…) può essere alterata in<br />

presenza di omeprazolo ma, dal punto di vista clinico, queste interazioni farmacologiche non sono<br />

significative (127). Numerosi studi hanno documentato che l'infusione continua endovenosa di alte<br />

dosi di omeprazolo può mantenere un ph intragastrico > 6 per oltre 24 ore nella fase acuta e riduce i<br />

rischi in pazienti con significativo sanguinamento acuto per lesioni ulcerose e coaguli visibili non sanguinanti<br />

(128 Racc. tipo B). Il trattamento ottimale del SG da malattia peptica gastrica e duodenale o<br />

da ipertensione portale risulta dalla combinazione dell’uso degli IPP e dell’emostasi endoscopica per<br />

lesioni attive e sanguinanti. La combinazione inoltre tra infusione di omeprazolo ed endoscopia appare<br />

più utile nella prevenzione del risanguinamento rispetto al solo trattamento endoscopico (129 Racc.<br />

tipo A).<br />

47


48<br />

8.2 Beta-bloccanti<br />

Sono farmaci considerati utili nella profilassi primaria e secondaria del SG da ipertensione portale.<br />

Essi agiscono in maniera non selettiva riducendo la pressione portale ed agendo sui recettori beta-adrenergici,<br />

con riduzione della gittata cardiaca, vasocostrizione splancnica riflessa e riduzione dell’afflusso<br />

portale. Il blocco dei recettori beta-adrenergici induce la preponderanza dell’azione alfa-antagonista,<br />

anch’essa responsabile della vasocostrizione splancnica.<br />

L’obiettivo del trattamento è quello di ridurre la pressione portale al di sotto di 12 mmHg considerata<br />

“soglia limite” per il rischio di sanguinamento. L’efficacia del farmaco è misurata in relazione alla riduzione<br />

della pressione arteriosa del 25% rispetto a quella basale.<br />

Sebbene nel 20% dei pazienti non si ottenga la riduzione della pressione portale (130 Racc. tipo B) è<br />

tuttavia ragionevole stabilire il dosaggio del beta-bloccante in base al raggiungimento dell’obiettivo<br />

della riduzione della frequenza cardiaca di almeno il 25 % rispetto a quella iniziale.<br />

Il trattamento con beta-bloccanti è inoltre indicato anche nei pazienti ad elevato rischio di risanguinamento<br />

dopo primo episodio di emorragia, anche se il trattamento endoscopico (sclerosi o legatura)<br />

appare più efficace nel ridurre la percentuale di sanguinamento rispetto al solo trattamento farmacologico<br />

(beta-bloccante, IPP) (131).<br />

Sono necessari studi controllati nel bambino per determinare se l’efficacia dei beta bloccanti riscontrata<br />

nella popolazione adulta possa essere confermata anche in età pediatrica.<br />

8.3 Somatostatina, Octeotride e Terlipressina<br />

Consensus statement S.G. in età pediatrica<br />

L’utilizzo di farmaci vasoattivi rappresenta il primo intervento nel paziente con sanguinamento da varici<br />

esofago-gastriche. Vi sono evidenze in letteratura che l’associazione tra trattamento con farmaci<br />

vasoattivi e terapia endoscopica rappresenta la migliore scelta nel sanguinamento acuto da ipertensione<br />

portale (132 Racc. di tipo C).<br />

Il pre-trattamento con farmaci vasoattivi prima dell’endoscopia facilita l’esame endoscopico stesso ed<br />

il rischio di complicanze correlate al sanguinamento. Vi sono scarse evidenze che la terapia combinata<br />

aumenti la percentuale di sopravvivenza a lungo termine e riduca il tempo di ospedalizzazione.<br />

Alte dosi di somatostatina agiscono riducendo la secrezione acida e riducendo il flusso splancnico con<br />

un effetto quindi emostatico. L’utilizzo della somatostatina è consigliato anche in sanguinamenti alti<br />

non secondari ad ipertensione portale o varici (ulcera peptica, Mallory-Weiss etc).<br />

La somatostatina esercita attività inibitoria su: motilità gastrointestinale, secrezione di acido cloridrico,<br />

pepsina e liberazione di gastrina; secrezione pancreatica esocrina, liberazione stimolata di secretina e<br />

pancreozimina, secrezione basale e stimolata di glucagone e insulina.<br />

La somatostatina può essere utilizzata per via endovenosa con un bolo di 250 mcg o attraverso infusione<br />

continua a 250 mcg/h durante il sanguinamento acuto, essa determina una significativo e sostanziale<br />

riduzione del gradiente pressorio splancnico. Trias clinici hanno valutato l’efficacia della SMT con<br />

risultati discordanti (133) ma certamente essa aumenta l’efficacia della scleroterapia. Effetti collaterali<br />

sono estremamente rari.<br />

L’Octeotride (OCT) è un analogo della SMT ed agisce riducendo la pressione portale ed il flusso a livello<br />

della vena azygos: esistono trials in età pediatrica con la dimostrazione di efficacia ad un dosaggio<br />

o bolo di 4-8 mcg/kg/giorno o di 1-2 mcg/kg/die ad infusione continua sino all’esecuzione dell’indagine<br />

endoscopica (134).<br />

Effetti collaterali e/o complicanze (nausea, diarrea, ipotensione, trombocitopenia, iperglicemia, riduzione<br />

della velocità di crescita, ipotiroidismo e colestasi) sono stati descritti solo dopo il trattamento<br />

prolungato (> 1 settimana). Non vi sono studi che dimostrano che l’OCT, in assenza dell’endoscopia,<br />

sia superiore al placebo nel sanguinamento acuto (135). Y. Eroglu, et al (141) in uno studio retrospettivo<br />

riportano la loro esperienza su 21 bambini con ipertensione portale che hanno ricevuto infusioni di<br />

octreotide (1-2 microgrammi/kg/ora) durante 35 episodi di sanguinamento, al dosaggio ev di una dose<br />

bolo di 1-2 microgrammi/kg/ora immediatamente prima dell’infusione continua. La terapia con OCT<br />

veniva discontinuata 24 ore dopo che era cessato il sanguinamento.<br />

La durata delle infusioni variava da 19 ore a 7 giorni. Il sanguinamento cessava nel 71% dei pazienti.<br />

Dopo questo trattamento nel 52% dei casi si assisteva a risanguinamento e la mortalità era del 19%.


Capitolo 8 • La terapia medica<br />

La risposta all’OCT, il risanguinamento e la mortalità non differivano il modo significativo tra i pazienti<br />

con o senza una malattia intraepatica. Inoltre altri 12 bambini con sanguinamento GI non correlato<br />

all’ipertensione portale ricevevano l’OCT durante 14 episodi.<br />

La durata dell’infusione durava da 3 ore a 36 giorni. Il 50% dei bambini otteneva una risoluzione del<br />

sanguinamento, il 29% presentava un sanguinamento dopo il trattamento e la mortalità era del 50%.<br />

La Terlipressina (TLP) agisce riducendo la pressione portale ed il flusso a livello della vena azygos dopo<br />

appena 4 h dalla sua somministrazione. La dose somministrata per via ev è di 2 mg ed in pazienti di<br />

peso < 40 kg può essere ridotta ad 1 mg/kg.<br />

L’infusione può essere eseguita ogni 4-6 ore. La TLP è considerato il più potente farmaco vasoattivo e<br />

ma può indurre complicanze ischemiche in pazienti con severe ipovolemia e shock. Effetti collaterali<br />

possibili: bradicardia, pallore, cefalea, diarrea. Non vi sono trials che riguardano l’utilizzo in età pediatrica<br />

(Parere degli Esperti).<br />

8.4 Antibiotici<br />

L’uso degli antibiotici può essere indicato nel sanguinamento da varici esofago-gastriche, per il rischio<br />

di infezioni batteriche nei pazienti con cirrosi epatica o insufficienza epatica (137 Racc. tipo B ).<br />

La profilassi antibiotica riduce il rischio di infezioni e di traslocazione batterica in pazienti con SG da<br />

ipertensione portale. I chinolonici sono stati studiati in numerosi studi e la profilassi con ciprofloxacina<br />

orale e per via intravenosa alla dose di 1gr/die è stata raccomandata (138).<br />

Farmaci utilizzati nel trattamento del sanguinamento<br />

gastrointestinale<br />

Ranitidina<br />

Omeprazolo<br />

Propanololo<br />

Somatostatina<br />

Octeotride<br />

2.5-5 mg/Kg/dose ogni 12 ore<br />

1 mg/kg/dose ev lentamente ogni 6-8 ore o 2 mcg/kg/minuto<br />

0.7- 3 mg/Kg/die (os, ev)<br />

2 mg/kg (max 80 mg) in bolo seguito da 1 mg/kg/dose<br />

(max 40 mg) ogni 8-12 ore<br />

1 mg/Kg/die (x 2 volte/die)<br />

bolo ev: 1-2 μg/kg (in 5 min)<br />

infusione ev: 1-2 μg/Kg/ora<br />

Giovani adulti:<br />

bolo ev: 50 μg (5 minuti)<br />

infusione ev: 50 μg/ora<br />

Età < 8 anni:<br />

bolo ev: 1-2 μg/Kg (5 minuti)<br />

infusione: 1-2 μg/Kg/ora<br />

TAB.15<br />

49


Capitolo 9<br />

Emorragie gastrointestinali:<br />

ruolo e timing della chirurgia<br />

Nell’ambito delle patologie gastrointestinali di interesse pediatrico è possibile individuarne alcune che<br />

necessitano esclusivamente di un trattamento di tipo chirurgico, per tipo e sede (A) ed altre per le quali<br />

la chirurgia trova un ruolo in caso di fallimento della terapia medica o endoscopica (B).<br />

La chirurgia può avere un ruolo determinante, in situazioni di particolare gravità ed urgenza, nella diagnosi<br />

della fonte del sanguinamento e quindi del trattamento (C); va anche considerata la possibilità di<br />

eseguire una ileoscopia, con l’ausilio della chirurgia per favorire la progressione dello strumento, per<br />

via laparoscopica od open.<br />

9.1 Ruolo della chirurgia<br />

Lesioni ulcerative gastro-duodenali (B)<br />

Il trattamento chirurgico di queste lesioni è sempre più limitato a situazioni cliniche estremamente rare,<br />

in considerazione dell’avvento di efficaci trattamenti farmaceutici (H2 antagonisti, inibitori di pompa<br />

protonica). Il ruolo dell’endoscopia terapeutica ha ulteriormente ridotto le indicazioni alla chirurgia in<br />

urgenza.<br />

• Trattamento chirurgico: sutura dell’ulcera o resezione.<br />

Ipertensione portale e varici esofagee o gastriche (B)<br />

Allo stato attuale il trattamento medico ed endoscopico ha un ruolo predominante nel trattamento dei<br />

sanguinamenti da varici esofagee o gastriche. Per le forme intraepatiche, in caso di emorragia irrefrenabile<br />

e fallimento della TIPS, l’epatotrapianto può rappresentare il trattamento più idoneo anche in<br />

caso di buona attività epatica.<br />

• Trattamento chirurgico:<br />

- In urgenza: deconnessione azygos-portale (dalla sola transezione esofago-gastrica<br />

alla tecnica di Sugiura +/- splenectomia)<br />

- In elezione: by pass meso-rex, shunt portosistemico, splenopneumopessia.<br />

Raccomandazioni di grado B (144,145,146,147,148).<br />

Duplicazione intestinale (A)<br />

La loro localizzazione è possibile lungo lo sviluppo dell’intestino primitivo, quindi in mediastino ed addome.<br />

Si tratta di lesioni poco frequenti spesso di riscontro occasionale e con rari sanguinamenti.<br />

Nei casi a manifestazione emorragica la diagnosi si avvale delle comuni metodiche di ricerca delle fonti<br />

di sanguinamento. Particolarmente utile la scintigrafia con Tecnezio (per evidenziare le sole duplicazioni<br />

con mucosa gastrica ectopica); la TC +/- RMN è necessaria per escludere localizzazioni in altre sedi.<br />

Il trattamento è esclusivamente di tipo chirurgico previa valutazione di eventuali localizzazioni multiple.<br />

Raccomandazione di grado B (149,150).<br />

Malformazioni vascolari del tenue (A)<br />

L’angiografia, oltre un ruolo diagnostico, ha anche un ruolo terapeutico, permettendo il posizionamento<br />

di spirali od altri dispositivi atti ad occludere il ramo arterioso.<br />

• Terapia chirurgica: resezione od altra strategia da adattare a singole situazioni.<br />

Raccomandazione di grado B (151).<br />

51


52<br />

Malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) (B)<br />

L’emorragia irrefrenabile è una complicazione caratteristica delle MICI che, grazie alle moderne terapie<br />

mediche, si è ridotta per frequenza e gravità.<br />

In particolare, per quanto riguarda il trattamento chirurgico della rettocolite ulcerosa, è da segnalare<br />

che l’esecuzione di colectomia in regime di urgenza è da evitare rispetto all’esecuzione in elezione per<br />

i seguenti motivi:<br />

Poliposi (A)<br />

Queste patologie sono di interesse chirurgico non per la gravità del sanguinamento bensì per le problematiche<br />

di prevenzione oncologica, in particolare quando l’estensione della patologia è tale da non<br />

renderla gestibile endoscopicamente.<br />

Diverticolo di Meckel (A)<br />

La scintigrafia (evidenziazione della mucosa gastrica eterotopica, ove presente, mediante captazione di<br />

Tc) rappresenta attualmente il gold standard per la diagnosi di questa patologia.<br />

La terapia è esclusivamente chirurgica:<br />

• resezione intestinale<br />

• diverticolectomia.<br />

Taluni quadri clinici, quando associati al sanguinamento, sono caratterizzati da altri sintomi più significativi<br />

per gravità e significatività; si fa riferimento, in particolare, alla invaginazione intestinale ed al<br />

volvolo.<br />

Raccomandazione di grado B (152).<br />

Consensus statement S.G. in età pediatrica<br />

• è spesso controindicato effettuare, vista la gravità delle condizioni generali dei<br />

pazienti in queste situazioni, la procto-colectomia totale ed anastomosi ileo-anale;<br />

l’intervento va pertanto limitato alla sola colectomia<br />

• è indispensabile il confezionamento di ileostomia<br />

• il paziente è, al momento dell’intervento, sottoposto agli effetti collaterali della<br />

terapia immunomodulante con relativo aumento delle complicanze postoperatorie<br />

• il paziente è spesso in condizioni nutrizionali non soddisfacenti<br />

• i tempi e la sede dell’intervento spesso non possono essere programmati.


Bibliografia<br />

53


Capitolo 2<br />

Definizioni, etiopatogenesi, inquadramento,<br />

segni e sintomi del sanguinamento gastrointestinale<br />

superiore e inferiore<br />

a) Revisioni e practice guidelines<br />

1. Squires RH Jr. Gastrointestinal bleeding. Pediatr Rev. 1999 Mar;20(3):95-101.<br />

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Gastrointest Endosc 2003;vol58(3):330-5.


Capitolo 3<br />

Approccio e valutazione del paziente<br />

a) Revisioni e practice guidelines<br />

17. Spolidoro JV, Kay M, Ament M, Cadranel S et al. Management of G.I. bleeding, displasia<br />

screening and endoscopic training-issues for the new millenium. J Pediatr Gastroenterol<br />

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Capitolo 4<br />

Management delle emorragie digestive non varicose<br />

a) Revisioni e practice guidelines<br />

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Bibliografia<br />

55


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Capitolo 5<br />

Timing e ruolo dell’endoscopia<br />

a) Revisioni e practice guidelines<br />

56. Forrest JAH, Finlayson NDC, Sherman DJC. Endoscopy in gastrointestinal bleeding. Lancet<br />

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Bibliografia<br />

57


Capitolo 6<br />

Management delle emorragie da varici gastro-esofagee<br />

in età pediatrica<br />

a) Revisioni e practice guidelines<br />

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95. Oho K, Iwao T, Sumino M, Toyonaga A, Tanikawa K. Ethanolamine oleate versus butyl cyanoacrylate<br />

for bleeding gastric varices: a nonrandomized study. Endoscopy.<br />

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96. Thakeb F, Salama Z, Salama H, Abdel Raouf T, Abdel Kader S, Abdel Hamid H. The value<br />

of combined use of N-butyl-2-cyanoacrylate and ethanolamine oleate in the management<br />

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99. Dilawari JB, Chawla YK. Spontaneous (natural) splenoadrenorenal shunts in extrahepatic<br />

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100. Sarin SK, Shahi HM, Jain M, Jain AK, Issar SK, Murthy NS. The natural history of portal<br />

hypertensive gastropathy: influence of variceal eradication. Am J Gastroenterol. 2000;<br />

Oct;95(10):2888-93.<br />

Bibliografia<br />

59


Capitolo 7<br />

Sanguinamento gastrointestinale cronico di origine<br />

oscuro-occulto: approccio e diagnosi differenziale<br />

a) Revisioni e practice guidelines<br />

101. Zuckerman GR, Prakash C, Askin MP: AGA technical review on the evaluation and managment<br />

of occult and oscure gastrointestinal bleeding. Gastroenterology 2000;Vol118;No<br />

1:201-221.<br />

102. Sanchez MC, Espada LM R. Practical guides on gastroenterologia (VIII). Bleeding of the<br />

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103. Kraus K, Hollerbach S, Pox C. Diagnostic utility of capsule endoscopy in occult gastrointestinal<br />

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104. American Society For Gastrointestinal Endoscopi: Oscure gastrointestinal bleeding.<br />

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105. de’ Angelis G.L, Fachetti D. Emorragia gastro-intestinale. L’endoscopia digestiva in età<br />

pediatrica e giovanile. EMSI,2002;139-158.<br />

106. Seidman EG. Potential applications of wirless capsule endoscopy in the pediatric age<br />

group. Gastrointest Endosc Clin N Am. 2004;Jan;14(1):207-17.<br />

107. Lewis B, Goldfarb N: The advent of capsule endoscopy a not so futuristic approach to<br />

obscure gastrointestinal bleeding. AP&T 2003;May;Vol17;Issue9:1085-2002.<br />

108. Mitchell SH, Schaefer DC, Dubagunta S. A new view of occult and obscure gastrointestinal<br />

bleeding. Am Fam Physician 2004;Feb15;69(4):875-8.1.<br />

109. Jensen DM. Current diagnosis and treatment of severe obscure GI hemorrhage.<br />

Gastrointest Endosc 2003;Vol58,No:256-266.<br />

b) Trials clinici e reports<br />

110. Lewis BS, Swain P. Capsule endoscopy in the evaluation of patients with suspected small<br />

intestinal bleeding: results of a pilot study. Gastrointest Endosc 2002;Vol56,No3:349-353.<br />

111. Thompson EC, Brown MF, Bowen EC. Causes of gastrointestinal hemorrhage in neonates<br />

and children. Southern Medical Journal. 1996;89(4):370-374.<br />

112. Rayhorn N, Thrall C, Silber G. A review of the causes of lower gastrointestinal tract bleeding<br />

in children. Gastroenterol Nurs. 2001;Mar-Apr;24(2):77-82.<br />

113. Arora NK, Gangulay S, Mathur P. Upper gastrointestinal bleeding: etiology and management.<br />

Indian Journal of Pediatric. 2002;69(2):155-68.


Capitolo 8<br />

La terapia medica<br />

a) Revisioni e practice guidelines<br />

114. Arain Z, Rossi T. Gastrointestinal bleeding in children: an overview of conditions requiring<br />

non operative management. Seminars in Pediatric Surgery 1999;8:172-180.<br />

115. Zucherman GR, Prakash C. Acute lower gastrointestinal bleeding: Part I: Clinical presentation<br />

and diagnosis. Gastrointest Endosc 1998;48:606-17.<br />

116. Fox VL. Gastrointestinal bleeding in infancy and childhood Gastroenterology Clinics of<br />

North America 2000;29(1):37-66.<br />

117. Longstreth GF. Epidemiology and outcome of patients hospitalized with acute lower<br />

gastrointestinal hemorrhage: a population-based study. Am J Gastroenterol 1997;92:419-24.<br />

118. Lee JG. Urgent endoscopy: does it matter if they don’t listen to us?, Gastrointestinal<br />

Endoscopy 2004;Vol.60(1):94-5.<br />

119. Chen KD, Ursea D, Illueca M. Early endoscopy in pediatric upper gastrointestinal bleeds.<br />

J Pediatr Gastroenterol Nutr 2001;33(3):410-411.<br />

b) Trials clinici e reports<br />

120. Marek TA. Gastrointestinal Bleeding., Endoscopy 2001;33(11):920-9.<br />

121. Villanueva C, Ortiz J, Minama J et al. Somatostatin treatment and risk of stratification by<br />

continous portal pressure monitoring during acute variceal bleeding. Gastroenterology<br />

2001;121:110-7.<br />

122. Barkun AN, Cockeram AW, Plourde V, Fedorak RN. Review article: acid suppression in nonvariceal<br />

acute upper gastrointeatinal bleeding. Aliment Pharmacol Ther 1999;13.1565-84.<br />

123. Berstad A. Does profound acid inhibition improve hemostasis in peptic ulcer bleeding ?<br />

Scand J Gastroenterol 1997;32:396-8.<br />

124. Kaviani MJ et al. “Effect of oral omeprazole in reducing re-bleeding in bleeding peptic<br />

ulcers: a prospective, double- blind, randomized, clinical trial”. Aliment Pharmacol Ther<br />

2003;17:211-216.<br />

125. Laine L, Peterson WL. Bleeding peptic ulcer.N Engl J Med, 1994;331:717-27.<br />

126. Barkun AN, Cockeram AW, Plourde V, Fedorak RN, Review article: acid suppression in<br />

non-variceal acute upper gastrointeatinal bleeding. Aliment Pharmacol Ther<br />

1999;13:1565-84.<br />

127. Faure C, Michaud L, Shaghaghi EK et al. Intravenous omeprazole in children: pharmacokinetics<br />

and effect on 24-hour intragastric pH. J Pediatr Gastroenterol Nutr 2001;33:144-8.<br />

128. Laine L. Management of ulcers with aderent clots. Gastroenterology 2002;123:632-6.<br />

129. Joseph JY Sung et al. The effect of endoscopic therapy in patients receving omeprazole for<br />

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130. Graham DY. Treatment of H.pylori reduces the rate of rebleeding in peptic ulcer disease.<br />

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131. Labenz J. Role of Helicobacter pylori eradication in the prevention of peptic ulcer bleeding.<br />

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Bibliografia<br />

61


136. Moitinho E, Planas R, Banares R et al. Multicenter randomized trial comparing different<br />

schedules of somatostatin in the treatment of acute variceal bleeding. J Hepatology<br />

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acute gastrointestinal bleeding in children. J Pediatric Gastroenterol Nutr 2004;38(1):41-47.<br />

142. Goulis J et al. Bacterial infection is indipendently associated with failure to control bleeding<br />

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143. Ryan BM et al. A pathophisiologic, gastroenterologic, and radiologic approach to the management<br />

of gastric varices. Gastroenterology 2004;126(4):1175-1189.<br />

Capitolo 9<br />

Emorragie gastrointestinali: ruolo e timing della chirurgia<br />

b) Trials clinici e reports<br />

144. Sugiura M, Futagawa S. Further evaluation of the Sugiura procedure in the treatment of<br />

esophageal varices. Arch Surg 1977;112:1317-1323.<br />

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congenital extrahepatic portal vein thrombosis: a unique curative approach. J Pediatr<br />

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147. Botha JF, Campos BD, Grant WJ et al. Portosystemic shunts in children: a 15-year experience.<br />

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148. Hu T, Feng J, Liu W. Triplex operations for children with extrahepatic portal hypertension<br />

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149. Rao KL, Sunil I, Pimpalwar A et al. Intrapancreatic gastric duplication cyst presenting as<br />

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151. Fishman SJ, Fox VL. Visceral vascular anomalies. Gastrointest Endoscopy Clin N Am<br />

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Note<br />

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64<br />

Note<br />

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