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ANNUARIO 2009 - CAI Sezione di Morbegno

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fosse meno attento e<br />

partivano carichi <strong>di</strong> riso, da<br />

scambiare col sale a Bondo,<br />

Vicosoprano e nei centri<br />

bregagliotti minori. Nei mesi<br />

primaverili, quando il rischio<br />

<strong>di</strong> slavine rendeva il percorso<br />

eccessivamente pericoloso,<br />

il traffico si bloccava. Gli<br />

itinerari erano <strong>di</strong>fficili,<br />

richiedevano una resistenza<br />

fisica straor<strong>di</strong>naria e venivano<br />

affrontati con attrezzature<br />

del tutto inadeguate rispetto<br />

alle severissime con<strong>di</strong>zioni<br />

ambientali. Un giorno per<br />

andare, un giorno per tornare.<br />

Non mancarono le trage<strong>di</strong>e.<br />

Qualche anziano ricorda ancora<br />

il triste episo<strong>di</strong>o che vide<br />

perire due giovani <strong>di</strong> un gruppo<br />

<strong>di</strong> tre melàt in val del Ferro,<br />

forse nel 1946.<br />

Fra l’alta val Codera e la val<br />

Bondasca, a m 2490, si apre<br />

la bocchetta <strong>di</strong> Teggiola. Il 1°<br />

<strong>di</strong>cembre 1944 vide il <strong>di</strong>fficile<br />

passaggio della 55a Brigata<br />

partigiana “Fratelli Rosselli”. La<br />

Brigata era attiva dal mese <strong>di</strong><br />

settembre nell’area che va dai<br />

piani <strong>di</strong> Artavaggio al Legnone,<br />

comprendendo anche la val<br />

Gerola e Colico. Messo in grave<br />

<strong>di</strong>fficoltà dalla controffensiva<br />

tedesca del 10 ottobre, ciò<br />

che rimane della brigata inizia<br />

un lunghissimo ripiegamento.<br />

Attraverso la val Varrone, la<br />

val Gerola, la sponda retica<br />

della bassa Valtellina, i<br />

partigiani raggiungono Poira<br />

e l’Alpe Visogno, ma non sono<br />

ancora al sicuro. Appesantiti<br />

dalle armi ma senza viveri e<br />

opportuno equipaggiamento<br />

invernale, li aspetta ancora il<br />

passo del Malvedello e la ripida<br />

<strong>di</strong>scesa in val dei Ratti, da<br />

qui, attraverso il Tracciolino,<br />

in val Codera, da risalire fino<br />

alla Teggiola. I partigiani<br />

della Rosselli si consegnano<br />

a Bondo il 1° <strong>di</strong>cembre<br />

1944 alle autorità svizzere<br />

che li avvieranno al campo<br />

d’internamento <strong>di</strong> Elgg. Mente<br />

e regista del programma <strong>di</strong><br />

svernamento in quota chiamato<br />

in co<strong>di</strong>ce MRC (Masino-Ratti-<br />

Codera) è Alfonso Vinci (Bill).<br />

Grande conoscitore <strong>di</strong> queste<br />

montagne, accademico del <strong>CAI</strong>,<br />

negli anni prima della guerra<br />

aveva aperto la celebre via<br />

sul versante Sud del Cengalo<br />

che oggi porta il suo nome.<br />

Il comandante Bill, dopo una<br />

vita avventurosa che lo vide<br />

anche cercatore <strong>di</strong> <strong>di</strong>amanti<br />

e professore universitario in<br />

America Latina, dal 1992,<br />

<strong>di</strong>menticato dai più, riposa nel<br />

piccolo cimitero del Masino,<br />

ai pie<strong>di</strong> dei suoi monti che<br />

stiamo raccontando.<br />

Sull’intero tracciato, da<br />

Introbio a Bondo, per iniziativa<br />

dell’ANPI <strong>di</strong> Lecco, sono state<br />

posizionate delle piccole<br />

A sinistra: risalendo la<br />

Valbona verso il Passo<br />

del Forno.<br />

A destra: dalla Cima <strong>di</strong><br />

Castello vista verso il<br />

Ghiacciaio e il Passo del<br />

Forno.<br />

targhe che ricordano l’epopea e<br />

la salvezza della 55a Rosselli.<br />

Bernina, Cassana, Umbrail, S.<br />

Marco: spagnoli, imperiali, il<br />

ruolo <strong>di</strong> Venezia<br />

La Serenissima, capace <strong>di</strong><br />

sviluppare una politica estera<br />

e <strong>di</strong> alleanze tra le più vivaci<br />

e accorte nell’Europa dell’età<br />

moderna, ha dal XVI secolo<br />

un rapporto privilegiato con<br />

i Signori Grisoni. Il motivo<br />

fondamentale è l’assoluta<br />

necessità veneta <strong>di</strong> tenersi<br />

aperta la strada per il<br />

Nord Europa e la Francia,<br />

senza passare dai territori<br />

imperiali asburgici, dovendo<br />

quin<strong>di</strong> rinunciare al vicino<br />

ma strategicamente poco<br />

praticabile corridoio del<br />

Brennero. Nei territori retici<br />

i veneziani, e non solo loro,<br />

reclutavano anche truppe<br />

mercenarie. La fortuna del<br />

passo del Bernina è proprio<br />

legata alla sua vicinanza con<br />

gli itinerari che, attraverso<br />

la catena orobica, mettono in<br />

comunicazione i territori più<br />

occidentali della terraferma<br />

veneta con la Rezia. Più a<br />

Nord-Est il passo del Gavia avrà<br />

una funzione simile. Stesso<br />

<strong>di</strong>scorso, in bassa valle, per il<br />

S. Marco, fortemente voluto<br />

proprio dalla Serenissima e<br />

in larga parte da essa pagato<br />

e manutenuto, per garantire<br />

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