ANNUARIO 2009 - CAI Sezione di Morbegno
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giovane, capace <strong>di</strong> cose<br />
impossibili.” Il bambino, con<br />
il suo realismo, fece presente<br />
:”Non abbiamo lo zaino.” E la<br />
mamma :”Aggiusterò quello<br />
del papà. Lo porterò io. A voi<br />
due cucirò due bei zainetti.<br />
Ho quella stoffa resistente<br />
della zia Anna.” Giusto quella<br />
ci voleva. La mamma era<br />
abilissima a tagliare e cucire.<br />
Aveva la sua macchina a<br />
manovella, che faceva rapida<br />
tutte le cuciture. La mamma,<br />
con la mano libera, muoveva<br />
la stoffa <strong>di</strong> qua, <strong>di</strong> là, faceva<br />
gli angoli. Toglieva la sacca,<br />
la rovesciava, vi infilava<br />
un cordoncino per chiudere<br />
l’imboccatura. Per rendere più<br />
solide le bretelle, davanti agli<br />
occhi stupiti dei bambini, che<br />
dovevano tenere le estremità,<br />
fece lunghe e ripetute cuciture.<br />
Allo zaino <strong>di</strong> Paolo applicò<br />
anche le tasche. Lui pensava<br />
<strong>di</strong> metterci in una il suo melìn<br />
(coltellino ricurvo, che si<br />
chiudeva nel manico <strong>di</strong> legno).<br />
Così ogni volta che doveva<br />
tagliare un bastone, l’avrebbe<br />
avuto a portata <strong>di</strong> mano. “E<br />
nell’altra, cosa ci metti?”<br />
Voleva sapere la sorella, delusa,<br />
perché il suo zaino era privo<br />
<strong>di</strong> qualsiasi decorazione.<br />
“Nell’altra il bicchiere <strong>di</strong><br />
alluminio.” Era l’unico lusso <strong>di</strong><br />
cui si <strong>di</strong>sponeva. Le bretelle<br />
dello zaino del papà erano <strong>di</strong><br />
pelle vera, con le fibbie, che<br />
si potevano aprire e chiudere.<br />
Anche gli angoli erano<br />
rinforzati <strong>di</strong> pelle, e così la<br />
chiusura. L’ultima domenica <strong>di</strong><br />
luglio, dopo i Vespri, la piccola<br />
In questa pagina:<br />
il bivacco nei pressi del<br />
lago Scoggione.<br />
Nella pagina a fronte,<br />
sopra: il Monte Legnone<br />
dall’Alpe omonima.<br />
Sotto: l’Alpe Legnone<br />
dall’Alpe Piazza.<br />
comitiva era pronta a partire.<br />
Sul tavolo della cucina erano<br />
allineati gli zaini. La mamma<br />
soppesò quelli dei bambini,<br />
prima <strong>di</strong> infilarli nelle loro<br />
braccia magre. Il cordoncino<br />
stringeva la chiusura, su cui<br />
era stato annodato il golf.<br />
“Paolo, non abbiamo la corda”,<br />
<strong>di</strong>sse la bambina al fratello.<br />
Avevano visto degli alpinisti<br />
a Madesimo con la corda fatta<br />
ad aspo, infilata nel braccio.<br />
“A noi non serve.” Tagliò corto<br />
il bambino, più sicuro. I tre<br />
si avviarono verso Chiaro.<br />
Attraversarono poi l’Inganna<br />
e presero il sentiero per<br />
Fontanedo. Videro la chiesa,<br />
tutta chiusa sotto gli alti<br />
castani. Le baite vicine erano<br />
abitate, ma a quell’ora non si<br />
vedeva nessuno. Faceva caldo.<br />
I tre viaggiatori si fermarono a<br />
bere alla fresca sorgente, che<br />
sgorgava a lato della strada. I<br />
bambini si chinarono e presero<br />
l’acqua nell’incavo della mano.<br />
Era fresca. Sorseggiarono<br />
più volte. Cercavano l’acqua<br />
proprio nel mezzo, dove<br />
gorgogliava. “Col bicchiere<br />
non si può prendere lì, dove<br />
sgorga. È meglio la mano.” Il<br />
bicchiere rimase nella tasca<br />
dello zaino. “Su, an<strong>di</strong>amo,<br />
sollecitò la mamma.” La prima<br />
sosta sarebbe stata Rusico.<br />
Ora si sentiva alle spalle il<br />
sole sempre meno caldo. Si<br />
facevano alcuni passi <strong>di</strong> corsa,<br />
per raggiungere l’ombra, e<br />
allora attardarsi a guardare i<br />
ciuffi d’erba, gli steli fioriti. “I<br />
montanari tengono sempre lo<br />
stesso passo”, <strong>di</strong>ceva intanto<br />
la donna. Dopo una breve<br />
ripida salita, ecco la baita della<br />
Tranquilla, messa in posizione<br />
eretta sul declivio. Sul<br />
poggiolo la donna aspettava.<br />
La mamma si era accordata<br />
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