ANNUARIO 2009 - CAI Sezione di Morbegno
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dondolante nella mano. La<br />
mamma era più in basso.<br />
Raggiunse la figlia. Esaminò la<br />
calzatura. Era inservibile, i<br />
cinturini strappati. Disse<br />
:”Togli anche l’altro sandalo.<br />
Uniscili tutti e due e legali allo<br />
zaino.” “A pie<strong>di</strong> nu<strong>di</strong>?”<br />
Domandò meravigliata la<br />
bambina. Non c’era altra<br />
possibilità. La piccola, abituata<br />
ad andare scalza, all’inizio non<br />
trovò <strong>di</strong>fficoltà. Cercava l’erba,<br />
evitava i sassi appuntiti. Era<br />
piacevole, in certi punti.<br />
Guardava il fratello, con aria <strong>di</strong><br />
privilegiata. Poi il sentiero<br />
<strong>di</strong>veniva sempre più incerto e<br />
aggirava il crinale del monte.<br />
Ora gli escursionisti si<br />
trovavano <strong>di</strong>etro. Guardando in<br />
basso vedevano solo un pen<strong>di</strong>o<br />
ripido, una profonda valle,<br />
oltre la quale si alzava un altro<br />
pen<strong>di</strong>o ripido. Luogo tutto<br />
inatteso, sconosciuto. Un<br />
attimo <strong>di</strong> paura prese la<br />
bambina, perché non sapeva<br />
come sarebbe stata la salita lì,<br />
sotto la cima. C’erano ciuffi<br />
d’erba e brevi pen<strong>di</strong>i ghiaiosi,<br />
trattenuti da zolle ver<strong>di</strong>,<br />
fiorite. La piccola cercava i<br />
punti <strong>di</strong> appoggio più morbi<strong>di</strong>.<br />
La mamma la seguiva e le<br />
ad<strong>di</strong>tava dove mettere i pie<strong>di</strong>.<br />
Ne cercava non uno solo, ma<br />
<strong>di</strong>versi, <strong>di</strong> seguito. Visti dal<br />
basso sembravano belli,<br />
invitanti. Ma a volte erano<br />
insi<strong>di</strong>osi, tra<strong>di</strong>tori. Sembravano<br />
accoglienti e poi un orlo<br />
franava, una bordura aveva<br />
qualche cardo pungente. La<br />
mamma incitava la figlia, che<br />
alzò gli occhi e vide il fratello<br />
già in alto. Camminava<br />
appoggiando le mani. Allora si<br />
sentì incoraggiata, perché<br />
anche le mani avevano bisogno<br />
<strong>di</strong> un appoggio delicato. E<br />
ricominciò. La mamma<br />
sceglieva i punti più<br />
accessibili, misurava con gli<br />
occhi la <strong>di</strong>stanza. “Di qui,<br />
<strong>di</strong>ceva, o più in là.” Poi<br />
incontrarono quell’erba<br />
piegata, scivolosa, el scervin.<br />
Erba dura e scivolosa, rifiutata<br />
anche dalle capre. Tutti<br />
sapevano che quell’erba era un<br />
pericolo. I pie<strong>di</strong> resistevano,<br />
ma erano graffiati. La bambina<br />
cercò con gli occhi la mamma e<br />
la vide forte, alta su quel<br />
pen<strong>di</strong>o, e la paura le passò. La<br />
mamma le <strong>di</strong>sse :”Tu vai<br />
davanti, io resto <strong>di</strong>etro.” La<br />
cima era lontanissima. Una<br />
pietraia separava la donna e la<br />
bambina. I sassi sembravano<br />
piccoli, ma erano bucati e l’orlo<br />
pungente. La piccola con un<br />
ultimo gran<strong>di</strong>ssimo sforzo,<br />
guadagnò palmo per palmo il<br />
crinale ed arrivò in cima. Le<br />
venne incontro il fratello. Lo<br />
vide chinato sull’orlo del<br />
monte. Le <strong>di</strong>sse :”La croce è<br />
storta.” Lei alzò appena gli<br />
occhi. Le sembrò molto grande,<br />
così da vicino. Era sbilenca. La<br />
neve l’aveva piegata. O il<br />
vento. Si guardò intorno e fu<br />
come folgorata. Non c’era più<br />
fatica. Solo cielo e tante cime<br />
<strong>di</strong> monti, tutte rivolte al cielo.<br />
Quello era veramente il mondo.<br />
Il mondo vero si poteva vedere<br />
solo dalla cima. Ecco perché la<br />
mamma aveva voluto portare lì<br />
i suoi bambini, perché<br />
vedessero il mondo: il mondo<br />
fatto <strong>di</strong> cime chiare, sotto un<br />
cielo <strong>di</strong> luce. Lontano, il resto<br />
del mondo, ecco il lago <strong>di</strong> Como<br />
tra i monti. “È solo una pozza<br />
d’acqua”, <strong>di</strong>sse convinto il<br />
bambino. Il mondo era sulle<br />
cime: la gioia <strong>di</strong> quella<br />
scoperta sommerse il cuore. Più<br />
si guardava lontano, più cime<br />
s’incontravano. Negli occhi<br />
ancora tutta la meraviglia della<br />
visione, la mamma chiamava ai<br />
pe<strong>di</strong> della croce, per recitare<br />
una preghiera. Si avviarono<br />
entrambi e mormorarono l’Ave<br />
Maria. “Anche l’Angelo <strong>di</strong> Dio,”<br />
<strong>di</strong>sse la bambina, nel ricordo<br />
del pericolo scampato e del<br />
piccolo quadro della sua<br />
camera, dove un angelo dalle<br />
gran<strong>di</strong> ali tratteneva due<br />
bambini sull’orlo <strong>di</strong> un<br />
precipizio. Intanto altri<br />
escursionisti erano giunti sulla<br />
cima. Due attirarono<br />
l’attenzione dei bambini,<br />
perché erano vestiti in modo<br />
<strong>di</strong>verso, avevano il berretto. A<br />
tracolla il cannocchiale.<br />
Puntavano il binocolo ora qua,<br />
ora là, parlavano tra loro.<br />
“Sono sciuri”, <strong>di</strong>ssero i<br />
bambini. I due signori avevano<br />
le scarpe. E che scarpe! Di<br />
pelle liscia, con le stringhe,<br />
che arrivavano a fasciare la<br />
caviglia. “Chissà come si<br />
cammina sui sassi con scarpe<br />
così” pensò la bambina. Guardò<br />
i suoi pie<strong>di</strong> scorticati e per un<br />
momento immaginò <strong>di</strong> avere<br />
scarpe <strong>di</strong> pelle liscia e <strong>di</strong><br />
saltare, <strong>di</strong> correre. Le sembrò <strong>di</strong><br />
sentire delle molle che la<br />
facevano sollevare e andare<br />
senza fatica. Nella gioia della<br />
scoperta della cima, la bambina<br />
sentì qualcosa <strong>di</strong> caldo che le<br />
scendeva verso la bocca. Toccò.<br />
Vide le <strong>di</strong>ta rosse. “Sangue <strong>di</strong><br />
naso” <strong>di</strong>sse. Soffriva spesso <strong>di</strong><br />
quell’inconveniente, ma non se<br />
l’aspettava proprio in quel<br />
momento. Gridò alla mamma<br />
:“Sangue <strong>di</strong> naso!” La voce<br />
della mamma la rassicurò<br />
:”Sdraiati.” Mentre cercava <strong>di</strong><br />
appoggiare bene il capo, vide<br />
sopra <strong>di</strong> sé il viso <strong>di</strong> uno <strong>di</strong><br />
quei signori. “Sono un me<strong>di</strong>co”<br />
<strong>di</strong>ceva alla mamma. Piegò un<br />
po’ in<strong>di</strong>etro il capo della<br />
bambina. Si tolse <strong>di</strong> tasca una<br />
bottiglietta e l’avvicinò alle<br />
sue labbra. Lei pensò, gioiosa<br />
:”Sarà gazzosa.” Assaggiò,<br />
felice, la bevanda. Poi tutto<br />
tornò normale. “Com’era?”<br />
Chiese il fratello. E quella<br />
rispose :”Era acqua.” Poi non ci<br />
pensò più, perché uno dei<br />
signori aveva prestato il<br />
cannocchiale a suo fratello.<br />
Paolo era lì che guardava, che<br />
domandava, voleva vedere<br />
Milano, il monte Rosa. Era<br />
contento. La sorella lo capiva<br />
anche se lo guardava alle<br />
spalle. Allora gli si avvicinò,<br />
ma non osò toccare quel<br />
bell’oggetto, perché aveva<br />
ancora le mani sporche. Sentì<br />
in cuore un attimo <strong>di</strong> pena. Poi<br />
fu <strong>di</strong>stratta da altre meraviglie.<br />
Da piccole corolle gialle, che<br />
vedeva più sotto. Avrebbe<br />
voluto toccare quei fiorellini,<br />
ma non si poteva. Erano i più<br />
alti <strong>di</strong> tutta Colico. Erano<br />
uguali ad altri, già visti prima,<br />
nella salita. Ma questi erano i<br />
più alti. Il ritorno fu facile. Si<br />
poteva scegliere con un salto il<br />
punto dove posare il piede. Era<br />
<strong>di</strong>vertente. Allora anche il<br />
fratello si tolse le sue<br />
calzature. E tutto si trasformò<br />
in gioco. Si contavano i sassi,<br />
si faceva il gioco <strong>di</strong> pari e<br />
<strong>di</strong>spari, si correva. A sera<br />
ancora alla casera dell’alpe. Ad<br />
attendere c’era la minestra <strong>di</strong><br />
riso e latte. Poi quel giaciglio<br />
perfetto, <strong>di</strong> soffice foglia <strong>di</strong><br />
granoturco e il cuscino morbido<br />
in cui affondare il capo, e<br />
prima <strong>di</strong> chiudere gli occhi i<br />
bambini u<strong>di</strong>rono la voce felice<br />
della mamma, che li aveva fatti<br />
salire alla cima del Legnone,<br />
per gustare la gioia della vetta.<br />
N.d.A.: I fatti narrati<br />
risalgono al 1949.<br />
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