Edizioni L’Astrogallo la peste di milano franco matacotta DELLA VIRTU’ Della virtù, se ha occhi gialli, ho schifo. Se può uccidermi, io sfido l’amore. Guardami, e rassicurami. Sii tu. Più del dolore sanguini, tristezza. Anima, so. Può attenderci un abisso che apri tu come lo apre il giorno sul mare azzurro od una rosa in boccio intorno all’aria. Io sono pronto, fisso alla bellezza, che ha il volto violento come la terra e la speranza. Sento che la vita si crea con l’incostanza degli elementi. Chi decide è la folgore.
BO E ANTOGNINI UN RECIPROCO FASCINO Carlo Antognini con la sua attività di critico letterario e di editore ha insegnato a leggere un libro nella rete dei rapporti fra creazione e edizione, fra testo letterario ed organizzazione grafica. Il suo modo di lavorare e di pensare ha sempre affascinato Carlo Bo, perché Antognini esibiva una passione contagiosa dell’oggetto libro, amava la confezione ed il suo contenuto. L’editore anconetano era giunto a creare un immaginario d’organizzazione grafica, centrato sulla bellezza. Carlo Bo, lettore per fede e devoto del libro, era rivolto alla lettura, a stabilire un rapporto immediato con l’autore, a percorrere un testo e a cercarvi le ragioni narrative e spirituali insieme. Il libro era un testo, la scrittura era prodotta da un’intelligenza, l’autore era un uomo: la letteratura era dunque un umanesimo. Dopo Letteratura come vita (1938), che rappresenta un umanesimo, Aspettando il vento (1976) è un libro d’eccellenza, un libro d’umanità. Carlo Antognini pubblica nelle sue Edizioni L’Astrogallo un libro unico di Carlo Bo, un’opera che Mario Luzi nell’introduzione presenta come un “libro continuo”, un “libro-discorso”, dominato dall’etica della lettura che pone in crisi le categorie del “tempo minore” con il respiro della quotidianità e del “tempo maggiore”, votato alle grandi visioni di libertà e di salvezza. Del resto la scelta del titolo indica la situazione generale di crisi, l’idea dell’attesa, del cosa aspettare e del cosa fare. Il discorso di Bo riguarda la letteratura ma invade anche il campo etico, l’indirizzo della scrittura. Questo è l’incipit del saggio che porta il titolo del libro: “Trovo nel discorso di un poeta, che abbiamo tanto amato in gioventù, una parola profetica sul <strong>nostro</strong> tempo e - oggi possiamo dirlo - su quello che è accaduto nel secondo dopoguerra. Diceva su per giù così: ci sono più strumenti che voce e, ancora, tutto è pronto perché gli scrittori dicano qualcosa di nuovo, resta soltanto da vedere se ci riusciranno”. Oggi, dopo quasi 50 anni, quelle inquietudini ritrovano una situazione simile: dove va la letteratura? La risposta è sconsolante nelle parole di allora e nel contesto attuale: c’è “aria stagnante di giuochi senza senso, di ricerche senza vera fede...”. Antognini con le sue operazioni editoriali cercava autori e artisti ed anche il vento per una letteratura nuova: ci riesce con questo libro di Bo, pur essendo un libro di medaglioni e di passioni, di dialoghi e di fedi severe. Nel primo capitolo si parla di 9gastone mosci Due scrittori marchigiani (Leopardi, Bigiaretti, Volponi, Bartolini, Barilli, Lunardi, Panzini, Carnevali, Castellani, Betti). Nel secondo, vi sono riflessioni sulla letteratura - con il timbro del 1963 - su: la quotidianità dei critici letterari e della critica, i luoghi della creazione e i tempi della lettura, il mestiere dello scrittore e l’editoria, l’intellettuale e la politica, la letteratura senza l’anima e la difesa dell’uomo, la letteratura e la società, e una inquietudine finale, “In che modo salvare la propria coscienza facendo letteratura?” Il clima del libro è tempestoso: l’indagine si svolge nel segno della realtà poetica e del pensiero con il capitolo finale di dodici interventi, che sintetizzano l’ethos di Bo: “Dove l’uomo si salva”: bisogna essere sensibili ai valori delle responsabilità comuni; “Su che cosa?” Riconoscere la società, salvare la libertà, organizzare la speranza; il “Chi prega” è un capitolo che dialoga con Valerio Volpini sul suo libro al quale pone un invito velato: “la preghiera dei credenti è nutrita e in qualche modo continuata dai poeti che aspettano la grazia della preghiera”. Questa tensione è stimolata da identità di autori che esprimono fede e progetti: Mounier politico della persona, Murri e il popolo di Dio, Péguy e il popolo nuovo, Papa Giovanni e il Concilio come espressione di un cristianesimo entrato nel cuore di tutti e di un destino comune. Lo scrittore , nelle pagine di Carlo Bo, è un testimone, deve avere però il coraggio dell’orizzonte della profezia. L’editore Carlo Antognini ha reso onore alla letteratura con un libro docile alle acqueforti di Leonardo Castellani. Ercole Luigi Morselli FAVOLE PER I RE D’OGGI EGUAGLIANZA gocce di pioggia marzolina, cadendo giù dal cielo, l’una diceva all’altra: Mi hanno raccontato che gli uomini, quando vogliono dire che due cose si somiglian molto, dicono ch’elle sono come due gocce d’acqua. E hanno ben ragione di dire così! E dove vedi nel mondo due cose tra loro più simili di noi? Veramente meritiamo di essere in terra il simbolo della divina Eguaglianza! Un colpo di vento le divise: una se ne venne a morire splendendo, tra i capelli della mia bella: l’altra andò in mezzo al campo a morir nella sete di un fumante letamaio. i critici giulio carlo argan, fortunato bellonzi, enrico crispolti, andrea emiliani, giuseppe marchiori, mario de micheli, nello ponente, marco valsecchi, francesco vincitorio. gli artisti adolfo de carolis, luigi bartolini, osvaldo licini, scipione, edgardo mannucci, corrado cagli, pericle fazzini, luciano de vita, valeriano trubbiani.