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Altri Editori Ore, non so se chiamarle d’ozio, vagabondaggio. Camminavo da eremo a convento; da convento a torre solitaria, vacchio castello, abbadia; abbadia e paesino incontrato lungo una lunga starda; eppori altra strada; argini, campi piani, arati; selve, boschi. Cercavo io sapevo cosa: Amore. Una forma d’amore malnota agli uomini; credo, ancora ignota, ad essi. A me, notissima; ma che no ho potuto mai raggiungere, eccettuato momenti. Esso amore non è nelle città. Speravo fosse per campi, montagne celesti. Non conoscevo i modi della umana esistenza. M’era, vivere, una avventura ignorata. Non riflettevo che le forme dell’esistenza umana preesistano, fisse o pressocchè fisse. Non avendo idea di leggi, freni, obblighi; le mie leggi erano quelle della mia cordialità. Quelle della natura. Delle altre, leggi, non vedevo la serietà; né uno scopo finale, assoluto; o tale da innamorare me. Niente appariva serio o profondo dinnanzi alla mia istintiva saggezza. Dico istintiva saggezza giacchè io sentivo una guida sussistere in me stesso. Non ne ero che il servo fedele; o, tale, cercavo di esserle. Si è istintivamente saggi quando si conoscono per il motivo di portarle rigogliose in noi, nella nostra anima, le leggi della natura. IL SONORO Prima la luce, dice la bibbia. Poi, dopo sette giorni miracolosi sul mondo, a farlo vivo, precipitò il sonoro. Così, un po’ più modestamente, e con molta pazienza, fu anche il cinematografo. Il “sonoro” venuto ad aggiungersi, più tardi, al “visivo” è l’altra faccia della stessa medaglia. E il rovescio della medaglia ne conferma e ne realizza il valore. Il sonoro, in cinematografia, è l’altra dimensione - la dimensione della vita. Di modo che senza sonoro, il cinema del passato, mancando la vibrazione dell’aria - quanto dire che mancava addirittura l’aria - doveva cadere asfissiato. Ad una ad una, spogliate di questa dimensione (il sonoro) le immagini si muovevano sullo schermo con muta lentezza, si sgonfiavano, s’adagiavano, e schiattavano, rimanendo, le zampe per aria nel vuoto come il topo nella campana pneumatica. Ogni movimento visibile incessante dà suoni misurati. La pioggia, a ruota, la cavalleria, il treno, il proiettile di granata, e il maestrale diffondono e trascinan seco la loro voce sino ai limiti dello spazio. Similmente dai suoni continui e differenti nasce l’idea del moto, dell’ubicazione, del luogo; e dal silenzio nasce l’idea della fissità verticale. Bologna 8 giugno, Giorgio Trentasette, sono ancora trentasette i temi, i racconti che devo leggere, catalogare, giudicare. Tanti, troppi soprattutto per me che detesto farlo. Mi chiedo ancora perché mi sono fatto coinvolgere, addirittura come presidente, in questo premio letterario giovanile, proprio io che non ho mai sopportato questi concorsi. Non credo che a convincermi sia stato l’argomento sociale né il fatto che fosse dedicato a don Rolando. Anche se ogni volta che qualcuno mi parla di lui o di quello che ha fatto nella sua movimentata vita, avverto una strana malinconia. Lo ammetto: mi manca. Prima della nostra amicizia non è che avessi frequentato molto Chiesa e preti. Lui si arrabbiava tanto quando lo chiamavo così: “Prete!” gli urlavo addosso, accalorato nelle nostre discussioni. “Giornalaio pennivendolo” mi rispondeva prontamente e poi la sua forza, la sua storia, il suo donarsi senza mai risparmiarsi, aveva ragione di tutto il mio laicissimo pensare. “Amare per primi - diceva - amare gratuitamente”.
MI RIVEDRAI A Sandro Penna Mi rivedrai seduto sulla pietra della casa in rovina; sulla porta s’è fermato un presagio che non scocca sotto il lupo d’agosto che declina. Da trenta lune gira tra le ortiche la cagna cieca e latra alla marea in quest’attesa d’anima sepolta entro questi orizzonti di grondaie; ma il tempo scorre altrove e qui non pesa che la furia del sole che calcina questi ciuffi di cardi alle sassaie (1944) Giuseppe Leonelli offre in questo saggio il primo panorama completo della critica letteraria italiana nel dopoguerra, un itinerario analitico e rigoroso attraverso cinquant’anni di dibattito letterario e culturale. Nello stesso tempo, Leonelli traccia un autentico “romanzo della critica” ricco di personaggi e di episodi, una vicenda unitaria e a volte drammatica dove le idee si scontrano con i fatti (e con le opere), dove le strade del critico-scrittore incrociano continuamente quelle del critico-scienzato. Molti sono i punti i vista che qui si intrecciano: la critica “militante” dell’immediato dopoguerra, lo sviluppo dell’industria culturale, il rapporto tra l’università e l’avanguardia, tra gruppi di potere e riviste letterarie, fino all’esplosione degli ultimi anni, contrassegnati dal tramonto di quegli idoli (l’impegno politico e le ambizioni scientifiche) che sono stati utilizzati in letteratura per concedere patenti non sempre durature.
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