nostro lunedì - Regione Marche - Cultura
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Non so quale delle tre ville ben dislocate, che quasi<br />
si specchiano una nell’altra, sia la più antica: direi la<br />
nostra villa Aurora. Tutte e tre hanno un portichetto<br />
sormontato da un lungo balcone centrale al primo e<br />
unico piano; e una vasca nel giardino che poi le abbraccia<br />
confondendosi con una folta alberata a tergo,<br />
a protezione dai venti marini.<br />
Questo è ciò che emerge dalla sommità delle colline che<br />
non sono della stessa altezza. Da quella dei Grada, dominante<br />
una rientranza della costa sul mare, bisogna salire<br />
per raggiungere villa Aurora, che invece sporge; e da<br />
questa si deve scendere a villa Rava, posta su un’altra rientranza,<br />
in simmetria con quella dei Grada. Essendo la<br />
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nostra collina più larga, la strada vi compie un’ampia<br />
curva che costeggia il giardino antistante.<br />
Tra la città e il porto c’è il macello.<br />
È una costruzione grande, compatta,<br />
pitturata in rosso cupo col<br />
sangue degli animali uccisi. Dietro<br />
le inferriate delle finestre si vedono<br />
file di corna come dietro i luminelli<br />
di un carro bestiame.<br />
Sul muro di cinta una plebaglia<br />
dai capelli lanosi e dalle braccia<br />
tatuate, ha tracciato col catrame<br />
teste da morto, pupazzi che vorrebbero<br />
essere donne nude, mostruosi<br />
simboli carnali, commentati<br />
da frasi piene di una sediziosità<br />
così scurrile che persino gli<br />
errori ortografici hanno là dentro<br />
qualcosa di degradante, e sono<br />
come le pustole delle parole.<br />
Quando arrivano i drappelli di bestiame,<br />
l’improvviso odore del<br />
mare li inebria; scalpitano, abboccano<br />
l’aria, stirano le zampe ,<br />
scoprono le gengive rosa, e muggono<br />
di felicità insieme alle sirene<br />
dei piroscafi. Passano il cancello<br />
cantando, con il loro candore dei<br />
martiri che entravano nel Colosseo<br />
incontro ai leoni.