nostro lunedì - Regione Marche - Cultura
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questo si limitava a riferire,<br />
a voce o per iscritto nella<br />
sua grafia elegante e nel suo<br />
stile, soprattutto, limpidamente<br />
inderogabile: perciò,<br />
anche quando era duro e<br />
netto nel giudizio non lasciava<br />
mai nessuno deluso o<br />
umiliato. Pure le rare passioni,<br />
o meglio le abitudini,<br />
gli somigliavano: per esempio,<br />
le brevi passeggiate<br />
quotidiane intorno a casa<br />
col cane che pare si chiamasse<br />
Zotti e le puntate al<br />
vicino Caffè “Hungaria”, immancabili<br />
quando c’era di<br />
mezzo una partita della Lazio,<br />
di cui era un grande tifoso.<br />
(Anni fa, nella pausa di<br />
un convegno ad Ascoli Piceno,<br />
Jean Bollak, l’antichista<br />
ed erede testamentario di<br />
Paul Celan, confessò a tavola<br />
che il suo grande amico<br />
ogni sabato pomeriggio<br />
staccava il telefono per godersi<br />
alla radio, incredibile<br />
dictu, la partita del Racing<br />
di Parigi. Lì ho avuto come<br />
un moto di sollievo e non ho<br />
potuto non pensare con<br />
sgomento e con affetto, per<br />
l’ennesima volta, a Niccolò<br />
Gallo). Dinda da qualche<br />
anno non c’è più, così come<br />
Mauro Curradi, né so che<br />
fine abbia fatto l’appartamento<br />
di piazza Ungheria;<br />
ma restano, a evocarli tutti<br />
insieme, i meravigliosi versi<br />
di una fra le ultime poesie di<br />
Vittorio Sereni, appunto intitolata<br />
Niccolò.<br />
5<br />
niccolò<br />
Quattro settembre, muore<br />
oggi un mio caro e con lui cortesia<br />
una volta di più e questa forse per sempre.<br />
Ero con altri un’ultima volta in mare<br />
stupefatto che su tanti specchi chiari non posasse<br />
a pieno cielo una nuvola immensa,<br />
definitiva, ma solo un vago di vapori<br />
si ponesse tra noi, pulviscolo<br />
lasciato indietro dall’estate<br />
(dovunque, si sentiva, in terra e in mare era là<br />
affaticato a raggiungerci, a rompere<br />
lo sbiancante diaframma).<br />
Non servirà cercarti sulle spiagge ulteriori<br />
lungo tutta la costiera spingendoci a quella<br />
detta dei Morti per sapere che non verrai.<br />
vittorio sereni<br />
Adesso<br />
che di te si svuota il mondo e il tu<br />
falsovero dei poeti si ricolma di te<br />
adesso so chi mancava nell’alone amaranto<br />
che cosa e chi disertava le acque<br />
di un dieci giorni fa<br />
già in sospetto di settembre. Sospesa ogni ricerca,<br />
i nomi si ritirano dietro le cose<br />
e dicono no dicono no gli oleandri<br />
mossi dal venticello.<br />
E poi rieccoci<br />
alla sfera del celeste, ma non è<br />
la solita endiadi di cielo e mare?<br />
Resta dunque con me, qui ti piace,<br />
e ascoltami, come sai.<br />
1971<br />
[da Stella variabile, Garzanti, Milano 1981]