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nostro lunedì - Regione Marche - Cultura

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Io, fori dal giardino,<br />

da un angolo infelice<br />

guardavo el suo trenino<br />

con la locomotrice<br />

a pantografo alzato,<br />

lustra de aciaro e ottoni<br />

come un treno sognato<br />

sul dorso dei vagoni.<br />

E seguivo gregario<br />

fino ai vialetti in fondo<br />

quel viagio straordinario<br />

ai confini d’un mondo<br />

dove ogni vòle pòle,<br />

‘ntra larici conserti<br />

e crepitanti sòle,<br />

sul brecio, dei solerti<br />

famigli de servizio<br />

dietro al diporto gaio.<br />

Guardà escluso era un vizio,<br />

desià impotente un sbaio.<br />

Pasolini è stato certamente tra gli autori più<br />

significativi del secondo Novecento italiano.<br />

Eppure, soprattutto dopo la pubblicazione di<br />

dieci “Meridiani” che ne raccolgono l’opera<br />

intera, egli appare uno scrittore irrisolto.<br />

Programmaticamente irrisolto, perché le incongruenze<br />

e gli eccessi (stilistici, formali,<br />

concettuali) che caratterizzano i suoi testi, e<br />

talora li condannano al fallimento, si devono<br />

al tentativo di reagire alla perdita di legittimità<br />

sociale della letteratura e alla volontà<br />

di presentare al pubblico le proprie<br />

opere non come semplici prodotti estetici,<br />

ma come “ordigni” capaci, esplodendo nelle<br />

mani dei lettori, di modificare immediatamente<br />

la percezione che essi hanno della<br />

realtà. Questo libro ricostruisce l’intera<br />

parabola artistica e intellettuale di un autore<br />

che non ci ha forse lasciato capolavori,<br />

ma che ha saputo interpretare un trentennio<br />

di storia italiana con un coraggio di cui<br />

gli odierni protagonisti della scena culturale<br />

e letteraria paiono privi.<br />

57<br />

Mi chiedo chi resta, se tutti<br />

un po’ alla volta non li rivedo più e, sotto<br />

la mira, bisogna rasentare i muri; e ritorno<br />

non per stanchezza o per sonno, ma per chi<br />

non c’è, nella radura tagliata.<br />

È giusto che ormai si svuotino<br />

i nostri depositi, i tubi della riserva, i campi<br />

i banchi delle chiese,<br />

perché dai balconi da cui si gettavano i fiori<br />

alle processioni dei santi<br />

non c’è più nessuno che mi sorrida o saluti<br />

come per caso o per sempre.

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