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N O T I Z I A R I O D E L C O M U N E D I F O L G A R I A

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cerimoniere ed il colloquio si protrasse<br />

per circa un’ora. Arafat ci ringrazia della<br />

visita ma non si limita ai convenevoli.<br />

Essendo un leader politico cerca di<br />

sferzare la nostra attenzione esprimendo<br />

con parole dure ma senza apparente<br />

rabbia il suo monito contro la politica degli<br />

ultimi tempi (leggi Sharon) del governo<br />

israeliano. Parla di armi all’uranio<br />

utilizzate nei bombardamenti che stanno<br />

provocando malattie ai “suoi” cittadini.<br />

Ricorda l’offesa dei bombardamenti a<br />

Betlemme quando fu pressoché decapitata<br />

la statua della Madonna ricordando<br />

che questa figura è citata nel Corano. Rivendica<br />

con orgoglio giustizia e libertà<br />

per il popolo palestinese dicendoci che<br />

egli continua a lavorare per la pace ma<br />

lo potrà fare ancora di più se potrà uscire<br />

un giorno libero da dove è costretto da<br />

tre anni a vivere isolato dal mondo senza<br />

più poter svolgere quell’attività di governo<br />

e di diplomazia che egli ancora più<br />

di ogni altro è legittimato a fare.<br />

Ci saluta, posa generosamente per alcune<br />

foto e poi tutto ad un tratto circondato<br />

dai suoi si dilegua. È un uomo molto<br />

provato fisicamente, affaticato, indebolito<br />

da una vita da prigioniero, ma neppure<br />

il tremore del morbo di Parkinson<br />

che scuote il suo corpo gli toglie quel<br />

simpatico ed ironico sorriso che lo caratterizza.<br />

Usciamo un po’ frastornati e cerchiamo<br />

di recuperare il senso della normalità<br />

scambiando alcuni calci di pallone con i<br />

Durante la messa nella chiesa della Natività a Betlemme<br />

bimbi che ci aspettano giù nel piazzale.<br />

Di nuovo a bordo del pullman in direzione<br />

Tel Aviv dove ci aspetta un’altra<br />

figura straordinaria, l’ex Ministro degli<br />

Esteri del governo israeliano Simon Peres.<br />

A proposito, Arafat, quando gli diciamo<br />

che andiamo da Peres, sorride e<br />

ci chiede di salutargli «l’amico Peres<br />

che insieme al mio amico Rabin con cui<br />

tanto abbiamo lavorato per costruire<br />

una pace che credo ancora possibile».<br />

Peres, una delle figure più autorevoli<br />

della politica internazionale degli ultimi<br />

quarant’anni, ci attende a Tel Aviv<br />

nel suo quartier generale, il “Centro Peres<br />

per la Pace”, che ospita la fondazione<br />

da egli stesso costituita. Certo il suo<br />

quartier generale è tutt’altra cosa rispetto<br />

alla Muqada!<br />

Siamo comunque, ancorché stanchi,<br />

egualmente emozionati di incontrare<br />

un altro grande leader che tanto ha<br />

dato e continua con lucidità e convinzione<br />

a farlo per trovare una via di<br />

uscita alla guerra per affermare definitivamente<br />

la pace tra il popolo israeliano<br />

e quello palestinese. Peres fa un discorso<br />

essenziale e breve ma non per<br />

questo meno ricco di spunti: insiste particolarmente<br />

sul ruolo dei Comuni che<br />

anche nei territori israelo-palestinesi<br />

sono fondamentali per costruire dal basso<br />

un processo di cooperazione tra le<br />

città, tra i territori e tra le genti aiutando<br />

soprattutto i giovani a crescere con<br />

la cultura della pace, della non violen-<br />

23<br />

za e della solidarietà. Ci vuole conoscere<br />

uno ad uno e mostra di conoscere<br />

molto bene l’Italia anche nelle sue diverse<br />

città e regioni. Di lì a pochi giorni<br />

compirà ottant’anni (leggeremo poi<br />

sui giornali che è stato festeggiato da<br />

molti amici tra cui l’ex Presidente americano<br />

Clinton) e noi glielo ricordiamo.<br />

Dimostra di apprezzare e con un elegante<br />

senso dell’umorismo ci racconta<br />

dei suoi trascorsi da sportivo (più basket<br />

che calcio) e dei suoi innumerevoli<br />

viaggi in Italia ricordando la “Partita del<br />

Cuore” disputata a Roma alla quale assistette<br />

fianco a fianco con Arafat.<br />

Peres è un uomo illuminato che esprime<br />

grande autorevolezza morale,<br />

un’immensa cultura politica di chi ha<br />

saputo con lucidità e perseveranza difendere<br />

e valorizzare le ragioni dello<br />

Stato di Israele cercando però anche il<br />

dialogo e la cooperazione con i palestinesi.<br />

Oggi sembra, anzi è, privo di ruoli<br />

e funzioni decisionali. È a capo<br />

dell’opposizione laburista al governo di<br />

Sharon. Mostra però equilibrio e moderazione<br />

comprendendo soprattutto che<br />

il momento è delicato e che ogni sua dichiarazione<br />

potrebbe provocare conseguenze<br />

anche gravi.<br />

Arafat e Peres, due persone anziane che<br />

hanno per decenni cercato il dialogo ma<br />

che si sono anche duramente combattute<br />

sul piano politico. Due “vecchi” direbbe<br />

qualcuno. Ma a me è parso due<br />

personaggi con la saggezza ed il carisma<br />

di chi può ancora essere protagonista<br />

nel lungo e difficoltoso cammino per<br />

la pace.<br />

Si torna a Betlemme consapevoli di<br />

aver vissuto una giornata unica, irripetibile<br />

e che ha sedimentato dentro di noi<br />

stati d’animo ed emozioni difficilmente<br />

dimenticabili.<br />

È arrivato l’ultimo giorno nel corso del<br />

quale disputiamo una partitella a calcetto<br />

con i ragazzi della città su un campo<br />

di terra battuta (ce le suonano di santa<br />

ragione!), visitiamo una scuola<br />

elementare, incontriamo la Giunta comunale<br />

di Betlemme ed inauguriamo<br />

una sala di informatica allestita grazie<br />

ai contributi dei Comuni dell’Umbria.<br />

Partiamo dalla città che ci ha ospitato<br />

per quattro giorni abbracciando<br />

Ibrahim e salutando i giovani venditori

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