Goldoni tra modernismo e tradizione - akira.ruc.dk
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difficilmente con le indicazioni chiare del testo e con la sua narratività'; fa sorgere<br />
problemi di lettura, problemi teorici di ricezione soprattutto: qual è il testo che oggi si<br />
recita, che oggi s’interpreta?<br />
La reputazione della trilogia come capolavoro di <strong>Goldoni</strong> è abbastanza recente. Ai tempi<br />
di <strong>Goldoni</strong>, non godette di un favore particolare. Ancora Ortolani ne parla con lode<br />
misurata. Nota la figura di Giacinta, di cui scrive: »soltanto l’orgoglio di Giacinta di<br />
mantenere fede alla parola data, al con<strong>tra</strong>tto di Leonardo già firmato, salva la fanciulla«<br />
(VII, p.14133). Tra i critici citati da Ortolani, in specie Albertazzi, nessuno sembra<br />
considerare l’eventualità di un’altro snodamento: che Giacinta e Guglielmo potessero<br />
decidersi a unirsi in matrimonio, con una ben al<strong>tra</strong> impostazione della terza parte: una lotta<br />
con esito felice o infelice, dunque un dramma o una <strong>tra</strong>gedia (borghese, un po’ alla<br />
Lessing o alla Schiller).<br />
Nel non considerare tale eventualità (impossibile per molte ragioni), Ortolani si<br />
conforma pedissequamente alle intenzioni di <strong>Goldoni</strong> espresse nell’Autore a chi legge (vol.<br />
VII, p. 1079). <strong>Goldoni</strong> – e quindi con lui probabilmente almeno parte del pubblico –<br />
considerava la rinuncia di Giacinta come una punizione giusta: »La baldanza di Giacinta è<br />
mortificata«, scrive <strong>Goldoni</strong> nell’Autore a chi legge delle Avventure. Non c’è qui <strong>tra</strong>ccia<br />
delle interpretazioni moderne che interpretano in chiave <strong>tra</strong>gica la sorte di Giacinta.<br />
Conviene non dimenticare le circostanze particolari in cui si sono realizzate quasi tutte le<br />
recite moderne della trilogia. Molto più che nel caso di altre commedie gli interventi dei<br />
registi sono importanti: basta per averne la misura il fatto che le tre commedie vengono<br />
ridotte a una sola rappresentazione e cioè che più della metà del testo goldoniano viene<br />
tagliato. Per un intervento talmente violento si potrebbero addurre i termini di uso (o<br />
abuso) di un vecchio testo <strong>tra</strong>sformato da un regista per i gusti di pubblici moderni; ci<br />
sono tante regie che modificano a piacere il testo originale con esito sfortunato. Umberto<br />
Eco ha sufficientemente insistito sulla differenza <strong>tra</strong> (ab)uso e lettura di un testo, pur<br />
concedendo larghi margini alla lettura personale, al carattere aperto del testo, ma ci sono<br />
casi, rari, in cui tali interventi producono successi notevoli. Le messinscene di Strehler ne<br />
offrono un esempio; il loro successo si può misurare sul loro effetto: ricordo commenti<br />
intelligenti, apertura di nuovi orizzonti.<br />
Non ho avuto la possibilità di vedere le messinscene di Strehler, ma sono molto ben<br />
descritte da Joly e da Bosisio. 6 Sono successi durevoli (per quanto una recita non<br />
regis<strong>tra</strong>ta possa durare). Lo si constata dal fatto che molte analisi moderne della trilogia<br />
mettono a fuoco problemi importanti quasi impensabili se non fosse per tali messinscene<br />
moderne.<br />
6 Sono due le messinscene: al Piccolo Teatro, Milano 1954, e al Théâtre de l’Odéon, Parigi 1974.<br />
Un’al<strong>tra</strong> recita di Luca De Fusco al Teatro Eliseo di Roma, 2006 concen<strong>tra</strong> ugualmente le tre<br />
commedie in una sola, e ambienta l’azione in tre periodi diversi (dal ’700 ai giorni nostri).<br />
Prima di riprendere (Maggio 2010) questo saggio (soprattutto la parte sulla recezione francese) ho<br />
visto su DVD la messinscena di Strehler al Burgtheater di Vienna. Pur seguendo strettamente il testo<br />
di <strong>Goldoni</strong> opera tagli (necessitati dalla riduzione delle tre parti in uno spettacolo). Tra le omissioni e<br />
abbreviazioni segnalo nella prima parte le scene comiche <strong>tra</strong> padre e figlia e nella seconda il netto<br />
taglio della scena del libro cartesiano' (v. p. 18), cioè tagli di elementi comici.<br />
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