Goldoni tra modernismo e tradizione - akira.ruc.dk
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A riprova di questa lettura proposta si possono citare due scene del Ritorno. Per caso<br />
Giacinta ha letto un libro che spiega come discacciare un’idea con un’al<strong>tra</strong>:<br />
(21) Rimedi per le malattie dello spirito. Fra le altre cose ho imparato questa : Quand’uno si trova<br />
occupato da un pensiere molesto, ha da cercar d’introdurre nella sua mente un pensier con<strong>tra</strong>rio. Dice<br />
che il nostro cervello è pieno d’infinite cellule, dove stan chiusi e preparati più e diversi pensieri.<br />
Che la volontà può aprire e chiudere queste cellule a suo piacere, e che la ragione insegna alla<br />
volontà a chiuder questa e ad aprire quell’al<strong>tra</strong>. Per esempio, s’apre nel mio cervello la celletta che<br />
mi fa pensare a Guglielmo, ho da ricorrere alla ragione, e la ragione ha da guidare la volontà ad<br />
aprire de’ cassettini ove stanno i pensieri del dovere, dell’onestà, della buona fama ; oppure se questi<br />
non s’incon<strong>tra</strong>no così presto, basta anche fermarsi in quelli delle cose più indifferenti, come sarebbe a<br />
dire d’abiti, di manifatture, di giochi di carte, di lotterie, di conversazioni, di tavole, di passeggi e di<br />
cose simili ;eselaragione è restia, e se la volontà non è pronta, scuoter la macchina, moversi<br />
violentemente, mordersi le labbra, ridere con veemenza, finché la fantasia si rischiari, si chiuda la<br />
cellula del rio pensiero, e s’apra quella cui la ragione addita ed il buon voler ci presenta (Ritorno,<br />
II,7).<br />
In nota Ortolani dice di non esser riuscito ad appurare di che libro si <strong>tra</strong>tti. Nemmeno io lo<br />
saprei dire, ma mi pare che se ne potrebbe ricavare una parodia di un certo cartesianismo,<br />
che pretende dominare gli impulsi delle passioni del corpo. Nel Traité des passions si<br />
legge un brano alquanto analogo:<br />
(22) Article XLV. Quel est le pouvoir de l’âme au regard de ses passions.<br />
Nos passions ne peuvent pas aussi directement être excitées ni ôtées par l’action de notre volonté,<br />
mais elles peuvent l’être indirectement par la représentation des choses qui ont coutume d’être jointes<br />
avec les passions que nous voulons avoir, et qui sont con<strong>tra</strong>ires à celles que nous voulons rejeter.<br />
Ainsi, pour exciter en soi la hardiesse et ôter la peur, il ne suffît pas d’en avoir la volonté, mais il<br />
faut s’appliquer à considérer les raisons, les objets ou les exemples qui persuadent que le péril n’est<br />
pas grand; qu’il y a toujours plus de sûreté en la défense qu’en la fuite; qu’on aura de la gloire et de<br />
la joie d’avoir vaincu, au lieu qu’on ne peut attendre que du regret et de la honte d’avoir fui, et<br />
choses semblables (p.988).<br />
Evidentemente con tali consigli Giacinta non riesce a discacciare il pensiero di<br />
Guglielmo. Lo dimos<strong>tra</strong> la scena seguente ove, per non pensare o parlare a Guglielmo,<br />
riesce soltanto, con scherzi di finta allegrezza, a offendere Ferdinando senza riuscire a<br />
togliersi l’idea di Guglielmo, che invece capisce benissimo l’alterazione di Giacinta.<br />
L’effetto comico prodotto sui contemporanei è quasi sicuro. <strong>Goldoni</strong> amminis<strong>tra</strong> una prova<br />
della forza irresistibile dell’amore; ne riconosce la forza, ma è una forza fisiologica e la<br />
resistenza di Giacinta diventa comica perché non si può resistere a uno stimolo tale, se non<br />
con l’allontanarsi; <strong>Goldoni</strong> non attribuisce, se si eccettua una vernice stilistica con cui gli<br />
amanti esprimono i loro sentimenti, all’amore nessun valore nobilitante come si fa dall’amore<br />
cortese fino al romanticismo, compreso le drame bourgeois.<br />
Finalmente si deve ricordare un fatto già notato da altri, ma che va inserito nella<br />
prospettiva argomentativa. <strong>Goldoni</strong> evita di insistere troppo sulle sofferenze di Giacinta.<br />
Nel Ritorno la sua conversione, come si è detto, si fa fuori scena. Nell’ultima scena delle<br />
Avventure, quando Giacinta, uscendo progressivamente dalla sua parte, e facendo ponte <strong>tra</strong><br />
finzione tea<strong>tra</strong>le e la captatio benevolentiæ del pubblico, si rivolge agli spettatori (t<strong>ruc</strong>co<br />
corrente nella pratica veneziana, sia in <strong>Goldoni</strong>, sia in Chiari), non assomiglia all’eroina<br />
<strong>tra</strong>gica che si sacrifica:<br />
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