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Goldoni tra modernismo e tradizione - akira.ruc.dk

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GIA. : (Chi può rispondere ad una proposizione sì generosa ?).<br />

GUG. : Ho detto io cosa tale, che non meriti da voi risposta ?<br />

GIA. : Una fanciulla impegnata con altri non dee rispondere ad un tale ragionamento.<br />

GUG. : Anzi una fanciulla impegnata può rispondere, e deve rispondere liberamente.<br />

GIA. : Sento gente, mi pare.<br />

GUG. : Sì, ecco visite. Rispondetemi in due parole.<br />

GIA.:Èlasignora Costanza con sua nipote.<br />

GUG. : Vi sarò tanto importuno, fino che mi dovrete rispondere.<br />

GIA. : (Sono così confusa, che non so come ricevere queste donne. Converrà ch’io mi sforzi per non<br />

mi dar a conoscere).<br />

Questa piccola scena comprende 6 parentesi, altrettanti monologhi interiori (sempre di<br />

Giacinta) che indicano il suo turbamento. Questi monologhi interiori devono dare un<br />

equivalente ai sentimenti non formulati in parole. Quasi tutte queste battute si potrebbero<br />

sostituire dal gioco scenico, vale a dire da didascalie.<br />

Il testo si sarebbe così presentato sotto un altro aspetto; e l’avremmo potuto leggere in<br />

forma moderna, senza che cambiasse nulla d’essenziale. 12 Infatti il monologo interiore si<br />

può esprimere in gran parte col gioco degli attori. Lo sanno i buoni registi moderni: se<br />

sopprimono spesso gli a parte, agiscono a mio avviso nel senso della riforma goldoniana:<br />

se volle togliere le maschere, fu per far vedere l’espressività del viso. Ciò facendo apriva<br />

la via ai Cekov, agli Ibsen. A volte, dopo matura riflessione, è lecito seguire lo spirito a<br />

scapito delle parole per scoprire un <strong>Goldoni</strong> nostro contemporaneo. 13<br />

Confronto con Chiari<br />

Paragonare <strong>Goldoni</strong> e l’abate Chiari è un esercizio abituale da parte della critica, ma i<br />

criteri variano assai. Il criterio estetico è il primo che si sia adoperato. Già i<br />

contemporanei, che si erano divisi in chiaristi e goldonisti, non andavano d’accordo. Chi<br />

dava la preferenza a Chiari, preferiva forse il teatro à machines, gli argomenti più svariati<br />

(<strong>tra</strong>gedie, pièces esoteriche ecc.). Insomma si <strong>tra</strong>tterebbe di due estetiche diverse. Presto<br />

l’accordo si è fatto sul preferire <strong>Goldoni</strong> al Chiari, che per lungo tempo rimase noto al<br />

gran pubblico soltanto come l’avversario sfortunato, e un avversario di poco valore<br />

(con<strong>tra</strong>riamente a Gozzi). Il giudizio quasi unicamente negativo sull’abate prevalse anche<br />

per la maggior parte del ’900; si vedano a proposito le note di Ortolani, il curatore delle<br />

opere complete di <strong>Goldoni</strong>, che non dissimula il suo profondo disprezzo per l’abate; visto<br />

come un farabutto o come la scimmia del suo avversario.<br />

Negli ultimi decenni, studi di valore ci hanno recato utili correzioni. Senza pretendere di<br />

essere esaustivo cito le contributi agli atti del convegno Un rivale di C. <strong>Goldoni</strong>. L’Abate<br />

Chiari e il teatro europeo del Settecento' del 1986, a cura di Carmelo Alberti.<br />

12 Ma <strong>Goldoni</strong> aveva forse una buona ragione per utilizzare gli a parte: il pubblico si doveva<br />

probabilmente avvezzare a un nuovo modo di recita: il distacco crescente <strong>tra</strong> il detto e il non detto.<br />

13 Anche i romanzi e le novelle conoscono i soliloqui; nella narrativa <strong>tra</strong>dizionale tali parole sono<br />

spesso seguite da un si diceva X. In Stendhal i se disait-il, se disait-elle fanno vedere il crescente<br />

interesse per i movimenti della coscienza, ma costituiscono un procedimento alquanto maldestro che<br />

fu poi sostituito in gran parte dallo stile indiretto libero'. Stendhal si dibatte nel romanzo con lo<br />

stesso problema che <strong>Goldoni</strong> affronta al teatro.<br />

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