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libro poesia dialettale - Fondazione scientifico culturale Eugenio ...

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IL PICCOLO Trieste 15 luglio 1920<br />

ECHI ED EPISODI DELLE AGITAZIONI DI MARTEDÌ<br />

La provocazione dal “Narodni-Dom” nel racconto dei testimoni<br />

Italiani e Slavi<br />

Se di fronte ai dolorosi disordini dell’altro giorno noi riaffermassimo il principio inviolabile<br />

del rispetto alle persone ed alla proprietà non faremmo che esprimere i sentimenti di<br />

tutti coloro che pongono un limite d’ordine superiore anche alle più accese competizioni di<br />

parte.<br />

Rilevando questo non scopriremmo però che il lato esteriore del problema che pesa<br />

sul’ansia cittadina, considerandolo nel punto della sua crisi violenta e per forza di cose trasmodante<br />

anziché nelle sue necessarie premesse nel suo lento sviluppo organico e nelle sue<br />

possibili soluzioni, com’è necessario.<br />

Il problema, che violentemente l’altro giorno ha sconvolto la tranquillità della vita cittadina<br />

è quello che riguarda le relazioni fra gli italiani e gli slavi nella Venezia Giulia in un territorio,<br />

cioè geograficamente unitario e che tale anche in linea politica è necessario rimanga.<br />

Ne abbiamo già altra volta parlato, prevedendo con legittima preoccupazione di cittadini<br />

gli scoppi violenti d’odio che da esso possano improvvisamente esplodere, se dall’uno e<br />

dall’altro gruppo etnico e dall’azione intercoordinatrice del Governo non si metta francamente<br />

mano a risolverlo o almeno ad attenuarne le asprezze.<br />

La convivenza delle due stirpi di qua dalle Giulie è un fatto innegabile e che noi senza<br />

difficoltà riconosciamo anche nelle sue conclusioni pratiche, ma è altrettanto assoluto che in<br />

una regione come la nostra, geograficamente inscindibile e nazionalmente divisa, l’attributo<br />

politico debba spettare a quella nazione che per cultura, tradizione e maggiori domini spirituali<br />

ne rappresenti il fattore etnico determinante.<br />

Ciò, che nel caso nostro, è suffragato dal fatto essenziale della guerra italiana, diretta a<br />

santificare in un durissimo sforzo triennale, la cosciente e costante aspirazione unitaria degli<br />

italiani delle Giulie, quando ancora gli slavi davano la forza dei reggimenti a quell’Austria,<br />

della quale essi, ora, vorrebbero cogliere l’intera eredità adriatica.<br />

E’ certo che né per quanto riguarda il passato, né per quanto riguarda quest’ultimo biennio<br />

dopo la redenzione l’opera degli italiani della Venezia Giulia è stata rivolta alla compressione<br />

dell’elemento slavo, più di quanto esso non si sia disperso per processi di dissoluzione<br />

naturale: di ciò fanno fede, se la testimonianza storica delle male arti austriache non bastasse,<br />

i nuclei compatti slavi che indisturbatamente hanno soggiornato per secoli sui limiti delle<br />

città italiane.<br />

Se lotta tuttavia ci fu durante il dominio austriaco, anzi per il fatto di questo dominio<br />

aspra e mortale, essa parve dopo il tre novembre, almeno per quanto riguardava la parte italiana<br />

essere destinata ad esaurirsi nel grande avvenimento storico della redenzione, o almeno<br />

ad affievolirsi entro il largo respiro delle istituzioni liberali italiane.<br />

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