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libro poesia dialettale - Fondazione scientifico culturale Eugenio ...

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anche un reparto di fanciulle. L’austero professore che sa sorridere allieta questa nidiata di<br />

bimbe. I fanciulli non brandiscono mai la loro divina natura, sono garruli e vivaci anche qui,<br />

sovra un letto di ospedale e dal dolente capezzale tra le candide coperte protendono il busto<br />

magro e muovono le piccole teste ricciute con atto di grazia. Il dottor Massapust giunto alla<br />

estremità della sala si sofferma lungamente al letto che accoglie l’ultima ammalata giunta<br />

alla sua sezione. Paula Tomiusch Roblek. E’ la signora che ieri pazza di terrore, ossessionata<br />

dalla vista delle fiamme che salivano da terra e avvolgevano crepitando la mole del<br />

“Narodni Dom” senza ascoltare i consigli di prudenza che da mille voci le venivano rivolti,<br />

volle gettarsi dal terzo piano e fu accolta fra le braccia di cittadini e soldati che salvarono la<br />

sua giovane vita.<br />

Guarirà<br />

Il prof. Massapust l’osserva, la esamina, la studia. Lo stato della inferma non è grave<br />

Gettandosi perdutamente sulla strada la coperta spiegata sotto di lei potè accoglierla senza<br />

che il corpo urtasse contro la terra. Infatti nella persona non si notano lesioni esterne. Soffre<br />

di un acuto dolore al fianco destro: ma non vi sono fratture e nemmeno dislocazioni. La maggior<br />

ferita si riscontra sotto la guancia destra presso il mento ma neppure questa è di gravità<br />

eccezionale. Certo ella dovete tenere la bocca aperta mentre discendeva; e nel toccare la<br />

tenda l’urto violento delle mascelle produsse la caduta di tutti i suoi denti anteriori così di<br />

quelli sovrastanti come di quelli sottostanti. Le gengive sono orribilmente infiammate e le<br />

labbra rosee ricoprono la irreparabile deformità. La prima notte è stata piuttosto agitata e convulsa.<br />

Era ancora nel sangue e nel cuore di lei lo sgomento e il racapriccio del crudele attimo<br />

vissuto.La ragione vaneggiava e dalla bocca le uscivano incomprensibili parole, ma al<br />

mattino la coscienza ha ripreso il suo dominio: la febbre è del tutto scomparsa e nella mente<br />

i ricordi si sono rifatti vividi e precisi.<br />

Ora Paula Tomiusch Roblek dopo aver ascoltato la dotta parola del sanitario che l’ha<br />

incuorata inspirandole la certezza della guarigione appare relativamente calma. Tutta la notte<br />

le si sono posate sul capo le vesciche di ghiaccio per evitare la commozione cerebrale. Due<br />

infermiere l’hanno costantemente vegliata alternandosi nell’opera pietosa ed ella a loro si<br />

volge una grazia infinita prodigando sguardi e sorrisi che dicono un profondo sentimento di<br />

devozione e riconoscenza.<br />

Parla con voce flebile, che esce come un soffio tra la bocca sdentata ed ansima nel petto<br />

con affannoso moto. Certo deve molto soffrire e la sua mano che si muove irrequieta e si posa<br />

sulla doviziosa capellatura, indica il luogo del maggior dolore.<br />

I due coniugi<br />

Ieri mattina, riprendendo coscienza, Paula Tomiusch Roblek alle pie suore che le erano<br />

al fianco e le prodigavano le cure più affettuese chiese immediatamente notizie del marito<br />

suo Hugo Roblek.<br />

Le fu osservato:<br />

- Ma l’uomo che si trovava con lei, ieri nell’Hotel Balkan non era suo padre?<br />

Fu veduto un mesto sorriso sfiorare le labbra della signora Roblek: quindi ella proseguì:<br />

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