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libro poesia dialettale - Fondazione scientifico culturale Eugenio ...

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Feste o prepotenza<br />

La propaganda era tanto violenta quanto artificiosa. Nessun centro spirituale di vita,<br />

nessuna tradizione <strong>culturale</strong> animava le manifestazioni slovene del “Narodni Dom”. La<br />

attività artistica lo dimostrò chiaramente.<br />

Nelle domeniche, al pomeriggio una piccola folla di villiche e servotte di città, di<br />

impiegati e impiegate slovene assistevano alle recite della tragedia di Shakespeare<br />

Giulietta e Romeo (Romeo i Julyeta) tradotta in sloveno e nel 1913 si cercò di rappresentare<br />

in edizione slovena “Madame Butterfly” di Puccini. L’editore Ricordi avvisato per<br />

tempo mandò telegraficamente la proibizione e l’opera che costò tanta fatica al suo traduttore,<br />

venne eliminata dal repertorio e sostituita con recite drammatiche di lavori boemi e<br />

tedeschi oppure con drammi russi di Tolstoj e Turghenieff. La folla si entusiasmava<br />

all’opera e anche alla esecuzione data dagli artisti drammatici del teatro di Zagabria e di<br />

Praga scritturati espressamente per le stagioni di carnevale e quaresima. Dai pulpiti delle<br />

chiese slovene dei sobborghi i preti parlavano religiosamente di Dio e della grande Slavia<br />

invitando i fedeli a frequentare il patriottico asilo del “Narodni Dom” ed esponendo il tricolore<br />

slavo accanto alla bandiera dei S.S. Cirillo e Metodio portati in processione. Anche<br />

le feste mondane avevano preso uno schietto sapore nazionale sloveno: le veglie mascherate<br />

al “Narodni Dom” erano allietate dal concorso di molte signore slave, vestite in domino<br />

tricolore e con la coccarda nazionale. La festa era interrotta da discorsi di esortazione<br />

patriottica e l’obolo alle sezioni più povere del “Narodni-Dom” veniva elargito generosamente.<br />

Iscrizioni di proverbi sloveni, di motti saggi fregiavano le pareti delle sale di convegno<br />

e anche le prescrizioni imperative nel mantenimento della igiene non erano dimenticate.<br />

Si diceva: “E’ proibito sputare in terra e parlare italiano”. Anche al ristoratore si<br />

proibiva di “Condurre cani e di parlare italiano”. Ma quando l’azione slovena usciva dalle<br />

chiuse del “Narodni-Dom” irrompeva nelle vie cittadine con ardore fanatico. Nella sede<br />

nazionale slovena si organizzò la calata degli slavi per la dimostrazione del primo<br />

magio1914. Una forte colonna di slavi inquadrata e protetta da guardie di polizia a piedi e<br />

a cavallo fece un’irruzione nelle vie cittadine con grida nazionali slovene e venne affrontata<br />

e messa in rotta dalla reazione italiana dei cittadini. La dimostrazione slava ebbe una<br />

ripercussione al Comune ove il vice presidente del Consiglio On. Doria lanciò una protesta<br />

e un’invettiva contro la prepotenza straniera sostenuta dalla tacita approvazione dell’autorità.<br />

Quando Trieste obbedirà a Belgrado e Zagabria.<br />

Il “Narodni-Dom” era anche il luogo delle intense preparazioni elettorali. Nel 1907<br />

quando il deputato Avv. Rybar conquistò il collegio territoriale, la vittoria fu coronata da<br />

una grande festa nella casa nazionale slovena, tutta illuminata a trasparenti. Alla bicchierata<br />

l’On. Rybar pronunciò un fervido discorso nazionale, in cui faceva balenare la speranza<br />

che tra dieci anni il podestà sloveno di Trieste sarebbe entrato trionfalmente nel municipio<br />

del “Narodni Dom” e un’altra volta, durante una campagna elettorale un oratore sloveno<br />

si avventò contro l’italianità artificiosa di Trieste, auspicando al giorno in cui tutti gli<br />

slavi operanti per la redenzione la vedrebbero polverizzata sotto il loro giusto piede. Negli<br />

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