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libro poesia dialettale - Fondazione scientifico culturale Eugenio ...

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Attraverso gli avvenimenti<br />

Manovre al “Narodni-Dom” nei giorni scorsi<br />

Come durante i primi mesi della guerra austro-serba nei quali il “Narodni-Dom” era<br />

diventato un cenacolo irredentista jugoslavo così anche dopo la redenzione il massiccio<br />

palazzo di piazza Oberdan ospitava un nucluo di persone alle quali erano affidate le direttive<br />

organizzatrici della corrente propagandista jugoslava.<br />

E questo enorme lavorio politico a pro della causa slava, iniziatosi subito dopo la firma<br />

dell’armistizio di Villa Giusti, continuò con tenace fermezza, assumendo anzi larghe basi<br />

dopo che i centri politici di Belgrado e Zagabria assunsero -diremo così- la direzione generale<br />

della propaganda jugoslava.<br />

E veniamo quindi al lavoro di propaganda che si faceva nelle sedi dei diversi circoli irredentisti<br />

slavi presso in “Narodni Dom”.<br />

Persone che ebbero modo di entravi in questi ultimi giorni, notarono che le manovre<br />

politiche slave avevano, assunto una forma violenta. Nel palazzo slavo e precisamente al<br />

secondo piano in una sala adiacente al teatro si potè pure osservare un insolito movimento.<br />

Seralmente in questa saletta si radunava un gruppetto di giovani slavi appartenenti ai circoli<br />

politici. Fra loro c’era qualcuno proveniente dalla Jugoslavia. Le sedute si protraevano<br />

il più delle volte fino a tarda ora.<br />

Al “Narodni-dom” arrivavano quotidianamente pacchi e buste voluminose. Nei pacchi<br />

si trovavano delle pubblicazioni slave dei fogliettini bianchi e di altri colori. Nelle buste carte<br />

stampate a macchina. Anche la posta in partenza era molto movimentata. Lettere e plichi<br />

quasi tutti diretti in Jugoslavia. La giornata di ierl’altro fu molto movimentata nell’interno<br />

del “Narodni-dom” quasi si avesse la certezza di una dimostrazione ostile.<br />

Infatti prima delle 16 giunsero nel palazzo molto giovani i quali si radunarono nella solita<br />

saletta del secondo piano. Alle 17 circa i giovani fecero sbarrare ermeticamente il portone<br />

di ferro principale e chiusero tutte le imposte attendendo gli eventi, decisi a resistere anche<br />

con la forza il che, come è noto, realmente successe.<br />

La provocazione<br />

Chi si trovò sulla Piazza Oberdan quando cominciarono a giungere i primi gruppi di<br />

dimostranti è concorde nell’impressione che tutto quanto il tragico è avvenuto in seguito<br />

sarebbe stato evitato se il “presidio” del Balkan non si fosse affrettato ad aprire il fuoco a<br />

colpi di rivoltella e col lancio di bombe a mano a che al massimo la folla. come del resto è<br />

già successo altra volta. Cioè nell’agosto dell’anno scorso, si sarebbe limitata a qualche rottura<br />

di ventri senza ulteriori violenze, per le quali mancava inoltre la preparazione, diremo<br />

così, tecnica. Infatti conviene notare che appunto per deficienza di qualunque strumento i<br />

dimostranti non riuscirono più tardi a sfondare il portone centrale per trarre in salvo i due<br />

Roblek rifugiati sul cornicione del secondo piano. Invece improvvisa nutrita scarica di pistolettate<br />

e di bombe da parte degli sloveni rimasti dietro le finestre sbarrate riempì di furiosa<br />

indignazione la folla che, vedendo cadere i primi feriti e poiché le guardie regie che impedivano<br />

il passo davanti la casa si trovavano in immediato serio pericolo per opera dei più ani-<br />

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