dell'Anno della Fede - Webdiocesi
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Periodico di informazione <strong>della</strong> Diocesi di Tricarico<br />
Anno XXIII - Nuova serie - n. 122 - gennaio/febbraio/marzo 2013<br />
Direttore Responsabile:<br />
Giuseppe Abbate<br />
Redazione:<br />
Vincenzo Cantore<br />
Anna Giammetta<br />
Vito Sacco<br />
Maria Antonietta Calbi<br />
Antonietta Vizzuso<br />
Sede Redazione:<br />
c/o Curia Vescovile<br />
Piazza Raff aello Delle Nocche<br />
75019 TRICARICO (MT)<br />
tel. e fax 0835.723052<br />
e-mail: fermenti2003@libero.it<br />
C.C.P. n. 10646750<br />
intestato a:<br />
Fermenti Curia Vescovile<br />
75019 TRICARICO (MT)<br />
Registrazione Tribunale di Matera n. 104 del 6/3/1990<br />
Spedizione in abbonamento<br />
art. 2 post. comma 20/c, legge 662/96 del 23/12/1996<br />
fi liale di Matera<br />
Grafi ca e stampa: Tip. GAGLIARDI - Lagonegro (Pz)<br />
tel. 0973.22744 - e mail: tipogagliardi@tiscali.it<br />
sommario<br />
LA PAROLA DEL VESCOVO<br />
1 È Pasqua! Siate lieti nel Signore<br />
di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Vincenzo Carmine Orofi no<br />
IL PUNTO<br />
3 Comunicare la fede al tempo di twitter<br />
di Giuseppe Abbate<br />
VITA IN DIOCESI<br />
4 La visita ad limina apostolorum, un gesto di profonda comunione con il Papa<br />
di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Vincenzo Carmine Orofi no<br />
6 Nell’anno <strong>della</strong> Cresima alla scuola di San Benedetto segno <strong>della</strong><br />
presenza dello Spirito Santo<br />
di Vincenzo Caputo<br />
9 Il clero diocesano studia il Concilio Vaticano II<br />
di Giuseppe Abbate<br />
11 Giornata <strong>della</strong> vita consacrata - La speranza è il segreto <strong>della</strong> vita cristiana<br />
di Suor Rosanna<br />
12 Il soffi o dello Spirito<br />
di Carmen Vizzuso<br />
14 Ammissione agli Ordini sacri di Giuseppe Viscera<br />
dei seminaristi <strong>della</strong> diocesi<br />
15 Un capodanno di carità<br />
di Giuseppe Dambrosio<br />
ANNO DELLA FEDE<br />
16 Credo in un solo Dio<br />
di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Vincenzo Carmine Orofi no<br />
21 La fede nei padri <strong>della</strong> Chiesa<br />
di Giovanni Grassani<br />
25 La fede di Mosè<br />
di Giovanni Trolio<br />
CULTURA<br />
28 Il brigante penitente e la Cappella <strong>della</strong> Grotta<br />
di Antonietta Vizzuso<br />
30 Cirigliano: le vecchie tradizioni scomparse legate alle funzioni religiose<br />
di Giovanbattista Venice<br />
32 S. Antonio Abate nella tradizione popolare di Tricarico<br />
di Antonietta Vizzuso<br />
TERRITORIO<br />
35 Presepe e cantine con in comune l’amore, la passione, la capacità<br />
di Anna Giammetta<br />
37 Opportunità e sviluppo: mettersi insieme con intelligenza e cuore<br />
di Rocco Gentile<br />
DALLE PARROCCHIE<br />
38 Campomaggiore - In cammino verso la Cresima…<br />
di Giuseppe Molfese<br />
38 Gorgoglione - Aspettando il Natale<br />
di Teresa Spagnuolo<br />
39 Montemurro - Preghiera e rifl essione con le famiglie<br />
di Antonio Mattatelli<br />
40 Il Natale delle Parrocchie di Grassano tra fede e cultura<br />
di Pancrazio Toscano e Antonio Linsalata<br />
41 Tricarico San Potito - La famiglia, porta <strong>della</strong> fede<br />
di Maria Antonietta e Pietro Cetani<br />
42 Tricarico Cattedrale - “È necessario che i fedeli abbiano largo accesso<br />
alla Sacra Scrittura” (Dei Verbum 22)<br />
di Antonio Chessa<br />
44 Lettera del Ven. Delle Nocche alle “sue Suore”<br />
45 Inferma e ferma<br />
SEGNI DI COMUNIONE E PARTECIPAZIONE<br />
46 Consiglio Pastorale Diocesano - Verbale n. 21<br />
AGENDA<br />
49 Aprile - Maggio - Giugno 2013
La parola del Vescovo<br />
Carissimi,<br />
sia onore e gloria al Signore nostro<br />
Dio, Pastore supremo delle nostre<br />
anime! A Lui innalziamo inni di<br />
lode e di ringraziamento per il dono<br />
del nuovo Pastore di tutta la Chiesa,<br />
il Sommo Pontefi ce Francesco.<br />
Al Vescovo di Roma, Successore di<br />
San Pietro, diciamo con tutto il cuore<br />
il nostro aff etto e la fi liale docilità,<br />
nella sequela incondizionata,<br />
convinta, lieta e obbediente.<br />
In questo momento così bello,<br />
intenso, straordinario e signifi cativo<br />
<strong>della</strong> vita <strong>della</strong> Chiesa, mentre<br />
stiamo celebrando l’Anno <strong>della</strong><br />
fede, risuona, forte e sconvolgente,<br />
l’annuncio pasquale: “Perché cercate<br />
tra i morti colui che è vivo? Non è<br />
qui, è risorto” (Lc 24,5-6). Anche a<br />
noi, in questo particolare momento<br />
ecclesiale e sociale, viene chiesto di<br />
non avere paura e di dare credito a<br />
Gesù che, “quando era ancora in Galilea”,<br />
ha detto: “Bisogna che il Figlio<br />
dell’uomo sia consegnato in mano<br />
ai peccatori, sia crocifi sso e risorga<br />
il terzo giorno” (Lc 24,7). Anche<br />
a noi oggi è chiesto di “credere”<br />
alle parole dell’annuncio pasquale<br />
e di accoglierle con gioia e fi ducia<br />
nella concretezza <strong>della</strong> nostra vita.<br />
Anche a noi è chiesto di credere<br />
È PASQUA!<br />
SIATE LIETI NEL<br />
SIGNORE<br />
Al popolo di Dio che è in Tricarico<br />
1
2<br />
La parola del Vescovo<br />
che Gesù Cristo è veramente risorto,<br />
che ha vinto la morte, che<br />
è il Signore <strong>della</strong> nostra vita.<br />
La Pasqua è il trionfo <strong>della</strong><br />
vita, dell’amore e <strong>della</strong> speranza.<br />
A Pasqua Dio si rivela come<br />
amore totale e coinvolgente,<br />
debordante e sconvolgente, esigente<br />
e gratuito, off erto e accolto,<br />
realizzato e sempre nuovo.<br />
La Pasqua è l’apice <strong>della</strong> manifestazione<br />
dell’amore trinitario,<br />
la rivelazione di Dio Padre come<br />
compimento dell’amore iniziato<br />
con il dono del Figlio Unigenito.<br />
La Pasqua è anche la rivelazione<br />
dell’amore del Figlio per il Padre,<br />
come amore sacrifi cale e gratuito.<br />
Ma l’amore sacrifi cale espresso<br />
dal Figlio verso il Padre comporta<br />
un’intrinseca azione dello<br />
Spirito Santo. Pasqua, perciò, è<br />
anche manifestazione dello Spirito<br />
come amore che si eff onde<br />
e vivifi ca. Gesù sulla croce si può<br />
off rire in sacrifi cio di oblazione<br />
perché è unto di Spirito Santo,<br />
il quale, anche se nascosto, è intimamente<br />
presente nell’atto<br />
«…Dopo la<br />
risurrezione di<br />
Gesù nulla più è<br />
come prima…»<br />
sacrifi cale di Cristo. Lo Spirito<br />
Santo, sempre presente nella<br />
vita di Gesù, nell’ora pasquale<br />
lo rende, per la sua unzione,<br />
sacerdote eterno che off re per<br />
tutta l’eternità, trascendendo i<br />
limiti del tempo e dello spazio.<br />
La Pasqua ci immette nel dinamismo<br />
vitale dell’amore trinitario,<br />
rendendoci capaci di accogliere e<br />
di donare l’amore. Per gli eventi<br />
pasquali, attraverso la grazia dei<br />
sacramenti, siamo resi strumenti<br />
dell’amore di Dio per l’intera<br />
umanità.<br />
Dalla forza di questo amore,<br />
accolto e donato, nasce e si<br />
rinnova la nostra testimonianza<br />
cristiana. È la Pasqua la radice e il<br />
fondamento del nostro “Credo”,<br />
del nostro atto di fede, e sempre<br />
continua ad alimentare la fede<br />
del Popolo di Dio. La risurrezione<br />
di Gesù Cristo è il mistero centrale<br />
e qualifi cante del Cristianesimo,<br />
il compimento sovrabbondante<br />
di tutte le profezie di salvezza.<br />
La risurrezione è l’evento<br />
che fonda tutta la nostra fede: un<br />
fatto “storico”, reale,<br />
documentato<br />
e documentabile e,<br />
insieme, un “mistero”<br />
che trascende<br />
la nostra umana<br />
comprensione ed<br />
esperienza. La risurrezione<br />
di Gesù<br />
Cristo è il contenuto<br />
<strong>della</strong> nostra<br />
fede e, nello stesso<br />
tempo, il motivo<br />
per cui crediamo:<br />
“se Cristo non è risorto,<br />
vuota allora<br />
è la nostra predicazione,<br />
vuota anche<br />
la vostra fede”<br />
(1Cor 15,14). Se Cristo non fosse<br />
risorto sarebbe vana anche la nostra<br />
speranza: il male e la morte<br />
avrebbero sempre l’ultima parola<br />
e la nostra vita non avrebbe nessun<br />
senso. Ma così non è, poiché<br />
Gesù Cristo è veramente risorto e<br />
ha vinto la morte. Ecco il motivo<br />
<strong>della</strong> grandezza, <strong>della</strong> bellezza e<br />
<strong>della</strong> fecondità <strong>della</strong> nostra fede!<br />
La risurrezione di Cristo, perciò,<br />
è la risposta piena e defi nitiva al<br />
desiderio di felicità che abita nel<br />
cuore di ogni uomo, poiché solo<br />
la risurrezione di Cristo permette<br />
di andare oltre il contingente e di<br />
immergersi dentro il signifi cato<br />
più vero e profondo <strong>della</strong> vita.<br />
Cristo è risorto! Possiamo essere<br />
felici! Nonostante i tanti problemi<br />
che possono assillarci.<br />
Cari fratelli e sorelle! Con la<br />
risurrezione di Gesù Cristo è avvenuto<br />
qualcosa di veramente e<br />
totalmente nuovo, che ha cambiato<br />
per sempre la condizione<br />
dell’uomo e del mondo. Dopo la<br />
risurrezione di Gesù nulla più è<br />
come prima. Tutto è trasfi gurato,<br />
illuminato, esaltato, trasformato,<br />
ricolmo di signifi cato e di vita<br />
nuova.<br />
A ciascuno di voi, di vero cuore,<br />
auguro di fare l’esperienza<br />
esaltante e pacifi cante di questa<br />
novità di vita, nella Chiesa. La<br />
fede pasquale riempia il vostro<br />
cuore di ardente stupore e di lieta<br />
speranza.<br />
Santa Pasqua!<br />
Il vostro Vescovo
Il Punto<br />
Proporre la fede nel contesto<br />
socioculturale di oggi<br />
solleva molti interrogativi<br />
e anche inquietudini. Il paesaggio<br />
socio-religioso è molto cambiato<br />
da alcuni decenni ed è in costante<br />
evoluzione. I ragazzi, i giovani<br />
crescono in un ambiente di vita<br />
in cui la cultura religiosa non occupa<br />
certamente il primo posto.<br />
La fede cristiana non è più in primo<br />
piano, tuttavia i giovani sono<br />
alla ricerca del senso da dare alla<br />
loro vita e si pongono domande<br />
fondamentali sull’esistenza umana.<br />
Tenendo conto di questa situazione,<br />
non possiamo più concepire<br />
la proposta del Vangelo di<br />
Gesù Cristo come una conoscenza<br />
da trasmettere, ma piuttosto<br />
come una risposta da off rire.<br />
È dunque necessario riconsiderare<br />
le possibilità e i limiti dei diversi<br />
luoghi nei quali si fa tradizionalmente<br />
la proposta <strong>della</strong> fede.<br />
Giovanni Paolo II è stato il Papa<br />
<strong>della</strong> rete. Durante il suo pontifi -<br />
cato è diventato un ambiente di<br />
riferimento nella comunicazione<br />
<strong>della</strong> Santa Sede, ma Benedetto<br />
XVI, eletto nel 2005, in un periodo<br />
nel quale le reti sociali sono<br />
iniziate a diventare fondamentali<br />
sul web e nella vita quotidiana di<br />
fedeli e non, si è trovato, come al<br />
Giuseppe Abbate<br />
Comunicare la fede al tempo di<br />
tempo dello sbarco degli spagnoli<br />
nelle terre del nuovo mondo<br />
quando lo scopo dei missionari<br />
era quello di annunciare a interi<br />
popoli la Parola, ad aprire una<br />
nuova era alla divulgazione evangelica.<br />
In rete, specialmente su<br />
Twitter, lo scenario è completamente<br />
nuovo. In un mondo che<br />
cambia rapidamente la parola dei<br />
Vangeli può riacquistare anche<br />
con questo mezzo per moltissime<br />
persone la forza e il fulgore<br />
delle origini. Alcuni lo hanno già<br />
capito: oltre al cardinale Ravasi,<br />
al gesuita Spadaro, che dirige<br />
“La Civiltà Cattolica”, lo stesso<br />
Benedetto XVI (@pontifex) aveva<br />
un account twitter, sospeso<br />
con l’inizio <strong>della</strong> sede vacante.<br />
Poco prima delle 20.00 del<br />
28 febbraio, nelle nove lingue<br />
dell’account, Benedetto XVI ha<br />
superato i 3 milioni di follower.<br />
Verso le 17.15 l’ultimo tweet:<br />
“Grazie per il vostro amore e il<br />
vostro sostegno - ha scritto Benedetto<br />
XVI - Possiate sperimentare<br />
sempre la gioia di mettere<br />
Cristo al centro <strong>della</strong> vostra vita”.<br />
È stato l’ultimo tassello, un gesto<br />
dal valore anche simbolico. Nel<br />
1896 Leone XIII si fece riprendere<br />
su pellicola nell’atto di impartire<br />
una benedizione. Nel 1931 Pio XI<br />
diff use per la prima volta la sua<br />
voce attraverso la Radio Vaticana.<br />
Benedetto XVI ha iniziato a<br />
diff ondere alcuni rifl essioni via<br />
Twitter. Il suo gesto insomma si<br />
connette alla linea dei suoi predecessori<br />
che sono stati pionieri<br />
di quelli che allora erano i nuovi<br />
mezzi di comunicazione.<br />
La Santa Sede è sempre stata<br />
pres ente sui media digitali, anche<br />
al di là <strong>della</strong> propria stessa<br />
volontà, perché oggetto e argomento<br />
di discussione. Per questo<br />
ha sviluppato una lunga e approfondita<br />
rifl essione su come essere<br />
presente. Si pensi alla Giornata<br />
mondiale <strong>della</strong> comunicazione,<br />
un momento che indica l’importanza<br />
che viene data dalla Santa<br />
Sede agli ambienti <strong>della</strong> comunicazione<br />
per veicolare il Vangelo.<br />
L’ultimo messaggio di Benedetto<br />
XVI in occasione di tale appuntamento<br />
è stato dedicato interamente<br />
ai social network, defi niti<br />
“porte di verità e di fede, nuovi<br />
spazi di evangelizzazione”.<br />
Oggi, appunto un canale in più,<br />
da Twitter viene un cinguettio<br />
che invita a ripensare nuovi modi<br />
di comunicare la fede.<br />
Per far sì che gli user facciano<br />
proprie le parole che non passano.<br />
3
4<br />
Vita in Diocesi Sua Ecc.za Mons. Vincenzo Orofino<br />
LA VISITA AD LIMINA APOSTOLORUM:<br />
un gesto di profonda comunione con il Papa<br />
Nei giorni 16 – 18 gennaio<br />
u.s., insieme agli altri eccellentissimi<br />
confratelli<br />
vescovi <strong>della</strong> Basilicata, ho compiuto<br />
la mia seconda “Visita<br />
ad limina Apostolorum” presso<br />
la Sede Apostolica, a Roma,<br />
per onorare le tombe dei santi<br />
Apostoli Pietro e Paolo e incontrare<br />
il successore di Pietro e<br />
vescovo di Roma, il Sommo<br />
Pontefi ce Benedetto XVI.<br />
La “Visita ad limina” mi ha<br />
permesso di vivere un intenso<br />
momento di comunione con il<br />
Papa, “principio e fondamento<br />
perpetuo e visibile dell’unità<br />
<strong>della</strong> fede e <strong>della</strong> comunione”, e<br />
di compiere un gesto di profondo<br />
valore spirituale. È strumento privilegiato<br />
ed espressione concreta<br />
<strong>della</strong> cattolicità <strong>della</strong> Chiesa,<br />
dell’unità del Collegio dei vescovi<br />
incorporata nella persona del<br />
Successore di Pietro e signifi cata<br />
dal luogo del suo martirio.<br />
La Visita ad Limina richiama<br />
anche l’intimo rapporto che c’è<br />
tra la Chiesa universale e la Chiesa<br />
particolare (Diocesi). Difatti,<br />
nella Visita ad Limina si incontrano<br />
due persone, il Vescovo di una<br />
Chiesa particolare e il Vescovo di<br />
Roma, successore di Pietro, ciascuno<br />
con la sua responsabilità<br />
inderogabile, ma s’incontrano<br />
non come persone isolate; ciascuno<br />
rappresenta a suo modo<br />
il “noi” <strong>della</strong> Chiesa, il “noi” dei<br />
fedeli, il “noi” dei vescovi. Nella<br />
loro comunione comunicano<br />
Chiesa universale e Chiesa particolare.<br />
Per questo motivo<br />
all’incontro con il Papa, con me,<br />
vostro pastore, eravate tutti<br />
spiritualmente presenti. A vo i,<br />
in quanto Chiesa particolare di<br />
Tricarico, la mia “Visita” al Papa<br />
ha permesso di consolidare i<br />
vincoli di fede, di comunione e<br />
di disciplina con la Chiesa di Roma<br />
e con l’intero Corpo ecclesiale.<br />
Al Papa ho parlato di voi, del<br />
vostro cammino di fede e <strong>della</strong><br />
fedeltà con cui seguite il Vescovo<br />
e il Romano Pontefi ce. Presentando<br />
la nostra diocesi ho scritto<br />
e detto al Santo Padre: “La<br />
nostra diocesi è piccola ma ben<br />
strutturata ed effi cacemente organizzata<br />
in tutti i suoi settori, in<br />
modo rispondente alle esigenze<br />
pastorali del tempo e del popolo.<br />
Un clero unito e spiritualmente<br />
ben formato, pastoralmente motivato,<br />
culturalmente preparato,<br />
umanamente sereno e lieto permette<br />
un’azione missionaria organica,<br />
sistematica ed effi cace. Il<br />
ridotto numero di abitanti favorisce<br />
un rapporto più diretto e quasi<br />
personale con quasi tutti i fedeli,<br />
non solo da parte dei parroci<br />
ma anche del Vescovo. Si riesce,<br />
perciò, a lavorare serenamente,<br />
profi cuamente, nell’amicizia e<br />
nella comunione, nel protagonismo<br />
personale e nella sequela<br />
docile, nella piena libertà ma anche<br />
nell’obbedienza esigente e a<br />
volte soff erta. La vita <strong>della</strong> Diocesi<br />
si presenta alquanto vivace e<br />
spesso anche attraente, segnata<br />
da numerose e coinvolgenti iniziative<br />
che stanno tracciando un<br />
cammino fatto di buoni frutti.”<br />
Oggi, dopo la rinuncia di<br />
Benedetto XVI al Ministero di<br />
Vescovo di Roma e Successore<br />
di San Pietro, risuonano nel mio<br />
cuore in tutta la loro profondità<br />
le parole che il Papa mi ha<br />
sussurrato dopo la presentazione<br />
<strong>della</strong> vita <strong>della</strong> nostra diocesi:<br />
“continuate così, perché quello<br />
che state facendo è di grande<br />
utilità per raggiungere la meta<br />
alta <strong>della</strong> santità.” È di tutti la<br />
domanda sul perché Benedetto<br />
XVI ha rinunciato. Ebbene! Per<br />
comprendere in modo adeguato<br />
e corretto il gesto di Benedetto<br />
XVI occorre innanzitutto tener<br />
conto che si tratta di un gesto<br />
ecclesiale, per cui deve essere<br />
letto e interpretato con criteri<br />
ecclesiali e di fede e non con le<br />
categorie del mondo. Leggere<br />
la rinuncia del Papa con criteri<br />
estranei alla fede e alla vita <strong>della</strong><br />
Chiesa è totalmente fuorviante,<br />
ma anche scorretto. La Chiesa<br />
non è un’organizzazione umana,<br />
bensì il “Corpo di Cristo”, la”<br />
Sposa di Cristo”, il “Popolo di<br />
Dio”, la “Vigna del Signore”, il<br />
“Regno di Cristo già presente in<br />
mistero” (LG,3). Ce lo ho ricorda-
Vita in Diocesi<br />
to il Papa nell’Udienza Generale<br />
del Mercoledì delle Ceneri, il<br />
giorno dopo l’annuncio <strong>della</strong><br />
sua rinuncia al Pontifi cato: “Mi<br />
sostiene e mi illumina la certezza<br />
che la Chiesa è di Cristo, ha detto<br />
Benedetto XVI, il Quale non le<br />
farà mai mancare la sua guida e la<br />
sua cura.” La Chiesa è di Cristo e<br />
tende solo a Cristo! Non è nostra<br />
e non tende a mete umane.<br />
Maestro fi no alla fi ne! Benedetto<br />
XVI vuole dirci che siamo tutti<br />
“servi inutili”, poiché la Chiesa<br />
è intensamente amata dal suo<br />
Sposo che la guida per mezzo del<br />
Suo Spirito. L’organismo visibile<br />
(la struttura sociale e storica)<br />
<strong>della</strong> Chiesa è sacramento di<br />
Gesù Cristo e Tempio dello Spirito<br />
Santo. Questa Chiesa che noi<br />
siamo è sacramento di Cristo e<br />
dello Spirito, per cui la sua vita<br />
non dipende solo da noi, ma<br />
innanzitutto e soprattutto da<br />
Dio. La Chiesa è guidata da Dio,<br />
non dagli uomini, anche se lo fa<br />
attraverso gli uomini che Egli<br />
sceglie. “la Chiesa è l’albero di<br />
Dio che vive in eterno”, “Il futuro<br />
è realmente di Dio: questa è la<br />
grande certezza <strong>della</strong> nostra vita,<br />
il grande, vero ottimismo che sappiamo”<br />
(Benedetto XVI, Lectio divina<br />
ai seminaristi del Pontifi cio<br />
Seminario Romano Maggiore, 8<br />
febbraio 2013). Per comprendere<br />
in modo adeguato il gesto di<br />
Benedetto XVI occorre ascoltare<br />
le sue motivazioni espresse nella<br />
dichiarazione di rinuncia, dove il<br />
Papa ha detto chiaramente che<br />
ha rinunciato perché, “dopo aver<br />
ripetutamente esaminato la mia<br />
coscienza davanti a Dio, sono<br />
pervenuto alla certezza che le<br />
mie forze, per l’età avanzata, non<br />
sono più adatte per esercitare in<br />
modo adeguato il ministero pe-<br />
trino”. Il Papa continua: “Sono<br />
ben consapevole che questo ministero,<br />
per la sua essenza spirituale,<br />
deve essere compiuto non<br />
solo con le opere e con le parole,<br />
ma non meno soff rendo e pregando.<br />
Tuttavia, nel mondo di<br />
oggi, soggetto a rapidi mutamenti<br />
e agitato da questioni di grande<br />
rilevanza per la vita <strong>della</strong> fede,<br />
per governare la barca di Pietro e<br />
annunziare il Vangelo, è necessario<br />
anche il vigore sia del corpo,<br />
sia dell’animo, vigore che, negli<br />
ultimi mesi, in me è diminuito in<br />
modo tale da dover riconoscere<br />
la mia incapacità di amministrare<br />
bene il ministero a me affi dato.”<br />
Si tratta, quindi, di una decisione<br />
presa “con piena libertà”<br />
e “ben consapevole <strong>della</strong> gravità<br />
di questo atto”. Una decisione<br />
profondamente responsabile<br />
poiché è stata presa davanti a<br />
Dio: “dopo aver pregato a lungo<br />
ed aver esaminato davanti a Dio<br />
la mia coscienza”. Una decisione<br />
presa “per il bene <strong>della</strong> Chiesa”<br />
(Benedetto XVI, Udienza Generale,<br />
Mercoledì, 13 febbraio 2013).<br />
Benedetto XVI, rinuncia al<br />
“ministero di Vescovo di Roma,<br />
Successore di San Pietro”, ma<br />
non a continuare a servire la<br />
Chiesa: “anche in futuro, vorrò<br />
servire di tutto cuore, con una<br />
vita dedicata alla preghiera, la<br />
Santa Chiesa di Dio” (Declaratio,<br />
10 febbraio 2013). Papa Benedetto<br />
continuerà a servire la Chiesa<br />
non con intense e illuminate catechesi,<br />
né con attività pastorali<br />
o di governo ecclesiale ma con la<br />
preghiera. Ancora una volta non<br />
al servizio di un suo progetto, ma<br />
del Signore e <strong>della</strong> Chiesa.<br />
La rinuncia del Papa è un gesto<br />
eccezionale e in un certo senso<br />
rivoluzionario, ma previsto dal<br />
Codice di Diritto Canonico (canone<br />
332§2). Quindi nessun “tradimento”,<br />
nessuna “resa”, nessuna<br />
“discesa dalla croce”, nessun<br />
“incidente di percorso”, ma un<br />
gesto pieno di autentico magistero<br />
ecclesiale, inusitato, ma<br />
previsto dalle leggi <strong>della</strong> Chiesa e<br />
possibile. Un vero atto di governo<br />
che manifesta una grande forza<br />
spirituale, un intenso amore<br />
alla Chiesa, una chiara posizione<br />
teologica, coraggio e umiltà, senso<br />
del limite e del dovere verso la<br />
comunità che sta servendo, grande<br />
libertà interiore e profonda<br />
fede. Un gesto di grande libertà,<br />
non solo perché non costretto<br />
da nessuno, ma perché libero di<br />
amare e servire solo Cristo e la<br />
Chiesa, libero di scegliere solo<br />
l’essenziale, solo Dio e la Chiesa,<br />
libero dall’esito, dal consenso,<br />
da ogni tipo di condizionamento<br />
o di calcolo umano, libero per il<br />
bene <strong>della</strong> comunità e per il proprio<br />
bene spirituale. Il gesto di<br />
Benedetto XVI è frutto e segno<br />
di quella libertà che nasce dalla<br />
fede e solo di essa si alimenta.<br />
Un atto di libertà vera, profonda<br />
e feconda, che ha nella pienezza<br />
di rapporto con Cristo la sua sorgente<br />
e il suo contenuto.<br />
Poiché il Signore non fa mai<br />
mancare al Suo Popolo persone<br />
a cui guardare e da seguire con<br />
cuore docile, ringraziamo il Signore<br />
per il dono di Benedetto<br />
XVI e preghiamoLo perché il nuovo<br />
Pastore delle nostre anime sia<br />
secondo il Suo cuore.<br />
La vita <strong>della</strong> Chiesa è bella e<br />
attraente, sempre ci sorprende<br />
e ci supera, così come sempre ci<br />
prende e ci comprende, cambiando<br />
la nostra vita.<br />
5
6<br />
Vita in Diocesi Caputo Vincenzo<br />
NELL’ANNO DELLA CRESIMA<br />
ALLA SCUOLA DI SAN BENEDETTO<br />
SEGNO DELLA PRESENZA DELLO SPIRITO SANTO<br />
Dal 27 febbraio al 3 marzo<br />
scorso, si sono svolti gli<br />
esercizi spirituali dei fedeli<br />
laici <strong>della</strong> Diocesi di Tricarico<br />
guidati dal Vescovo sua Eccellenza<br />
Mons. Vincenzo Orofi no.<br />
L’anno scorso si sono svolti ad<br />
Assisi, luogo simbolo <strong>della</strong> carità<br />
francescana; quest’anno è stato<br />
scelto un altro luogo altamente<br />
simbolico per la spiritualità:<br />
Subiaco in provincia di Roma.<br />
Infatti, proprio a Subiaco, San<br />
Benedetto da Norcia ha intrapreso,<br />
attraverso l’esperienza eremitica,<br />
il cammino di ascesi <strong>della</strong><br />
vita donata completamente a Dio.<br />
Casualmente, questa seconda<br />
esperienza, è coincisa con un<br />
periodo di profonda rifl essione<br />
per tutta la Chiesa cattolica e da<br />
eventi che hanno notevolmente<br />
contribuito al discernimento di<br />
tutti i partecipanti agli esercizi<br />
spirituali.<br />
L’11 ottobre dello scorso anno,<br />
Papa Benedetto XVI ha indetto<br />
l’anno <strong>della</strong> <strong>Fede</strong>; la Diocesi di<br />
Tricarico, nel recepire l’importanza<br />
del messaggio, ha programmato<br />
un “Corso sul Credo” rivolto ai<br />
fedeli laici e consacrati, tenuto<br />
dal Vescovo con incontri mensili.<br />
L’inizio del periodo fi ssato per gli<br />
esercizi spirituali è coinciso anche<br />
con gli ultimi giorni del pontifi<br />
cato di Papa Benedetto XVI.<br />
Il tema degli esercizi scelto dal<br />
Vescovo è stato “Siete stati lavati,<br />
siete stati santifi cati nel nome<br />
del Signore Gesù Cristo e nello<br />
Spirito del nostro Dio” (1Cor6,11).<br />
Nell’ambito dello stesso sono state<br />
sviluppate quattro meditazioni.<br />
Il periodo, trascorso a Subiaco,<br />
è stato scandito dal susseguirsi<br />
di attività intrinseche ed esemplari<br />
di una vita condotta fuori<br />
dagli schemi <strong>della</strong> quotidianità,<br />
tenendo fuori più possibilmente<br />
timori, ansie e preoccupazioni.<br />
Il susseguirsi di iniziative era in-<br />
triso da un solo fi lo conduttore<br />
rispondente a riscoprire la nostra<br />
spiritualità quali fi gli di Dio, rifuggendo<br />
dall’ineludibile domanda:<br />
“Chi sono? Da dove vengo e dove<br />
sto andando?”. Nelle giornate<br />
trascorse tutto ha avuto un senso:<br />
la preghiera, la meditazione,<br />
la comunione con gli altri, le testimonianze<br />
ed infi ne, ma non ultimo,<br />
quello del riposo.<br />
Prima meditazione<br />
“Lo Spirito viene in aiuto <strong>della</strong> nostra<br />
debolezza” (Rm 8,26) i “perchè?”,<br />
e la prima domanda è: perchè<br />
partecipare agli esercizi spirituali?<br />
E cosi come dice il papa<br />
emerito Benedetto XVI nel messaggio<br />
scritto per il XXXIII Meeting<br />
per l’Amicizia dei Popoli…<br />
anche quando si rifi uta o si nega<br />
Dio, non scompare la sete di infi nito<br />
che abita l’uomo… La sete dell’anima<br />
e l’anelito <strong>della</strong> carne non<br />
si possono eliminare” per questo,
Vita in Diocesi<br />
in piena coscienza e libertà “lo<br />
voglio io”, è il cuore dell’uomo<br />
che cerca Dio. La seconda domanda<br />
è: a cosa servono? Sono<br />
un momento propizio per rivedere<br />
la nostra vita ritrovandoci e<br />
sintonizzandoci con Dio, per incontrarlo<br />
o re-incontrarlo e imparare<br />
o a re-imparare a credere.<br />
La terza domanda è: quali sono le<br />
condizioni? La prima è il silenzio.<br />
Il silenzio per ascoltare, per meditare,<br />
per pregare “...l’uomo scopre<br />
nel silenzio la possibilità di parlare<br />
con Dio...” la seconda è la sequela<br />
(seguire), occorre seguire<br />
in tutto e alla lettera colui che<br />
guida gli esercizi spirituali (tutti<br />
senza eccezione alcuna).<br />
La sequela è la condizione indispensabile,<br />
per diventare seguaci<br />
di Cristo; il cristianesimo non è<br />
un concetto astratto, non si impara,<br />
si edifi ca seguendo una<br />
persona, e nella circostanza, il<br />
Vescovo, mettendosi in sintonia<br />
con la vicenda umana e spirituale<br />
di San Benedetto. La quarta ed<br />
ultima domanda è: con quale<br />
modalità, come predisporsi?<br />
È come ritirarsi nel deserto,<br />
luogo <strong>della</strong> solitudine, per spogliarsi<br />
e fare l’esperienza di Dio e<br />
vincere ogni tentazione, e ogni<br />
pericolo indotto dal demonio.<br />
Ma isolarsi solamente non serve,<br />
è necessario anche una profonda<br />
ascesi, perchè sotto l’azione dello<br />
Spirito Santo, e con il cuore ci si<br />
ripulisca da quelle ombre che offuscano<br />
la nostra fede e il nostro<br />
agire da cristiano.<br />
Seconda meditazione<br />
“Credo lo Spirito Santo che è il<br />
Signore e dà la vita”. Il Dio che<br />
noi crediamo è Uno, che è Padre,<br />
Figlio e Spirito Santo. La Santissima<br />
Trinità è il mistero centrale e il<br />
fondamento <strong>della</strong> <strong>Fede</strong> cristiana.<br />
Nel nome del Padre, del Figlio e<br />
dello Spirito Santo veniamo battezzati.<br />
Con la Cresima invece<br />
veniamo marchiati, un sigillo indelebile<br />
viene impresso in ognuno<br />
di noi, veniamo pienamente<br />
resi partecipi <strong>della</strong> vita di Dio, in<br />
Cristo, mediane l’infusione dello<br />
Spirito Santo. Opererà in noi mediante<br />
i sette “doni” che ci consentiranno<br />
di vivere la vita quotidiana<br />
secondo lo Spirito. L’unico<br />
luogo per conoscere lo Spirito è<br />
la Chiesa, quale comunità dei fi gli<br />
di Dio, attraverso i sacramenti e<br />
la partecipazione alla vita ecclesiale<br />
in ogni parrocchia.<br />
Lo Spirito abita e agisce in noi affi<br />
nché possa compiersi l’opera<br />
che Dio ha iniziato in ognuno di<br />
noi con il dono del Battesimo, affi<br />
nché ci renda partecipi dell’amore<br />
di Dio che è in noi.<br />
Lo Spirito santo è soffi o travolgente<br />
che stravolge e pacifi ca,<br />
ma poichè è Santo, è quindi di Dio<br />
e verso di Lui indirizza.<br />
La presenza dello Spirito ha sempre<br />
impresso e condizionato la<br />
storia <strong>della</strong> salvezza: dalla creazione<br />
del mondo alla chiamata<br />
dei profeti, uomini pieni dello<br />
Spirito di Dio che portano la<br />
Parola di Dio e con essa guidano il<br />
popolo di Dio alla fedeltà dell’alleanza,<br />
fi no al concepimento del<br />
Figlio di Dio nel seno <strong>della</strong> Vergine<br />
Maria e all’unzione di Gesù<br />
come Messia, l’Unto , il Cristo nel<br />
Battesimo.<br />
Terza meditazione<br />
“Credo la Chiesa: la contemporanietà<br />
del mistero”. Gesù dopo<br />
essere risorto e prima dell’Ascensione<br />
donò lo Spirito Santo ai<br />
suoi discepoli. Da quel momento<br />
divennero Chiesa per continuare<br />
la missione di Cristo e dello Spirito.<br />
Oggi la Chiesa è chiamata<br />
a essere “lo strumento di redenzione<br />
per tutti e sacramento di<br />
salvezza”. Per questo la Chiesa di<br />
Cristo che è in Tricarico con i volti<br />
e i suoi limiti, è sacramento di<br />
Gesù Cristo e dello Spirito Santo<br />
ed essa diff onde per tutti la verità<br />
e la grazia, ed è fonte di verità.<br />
È un dono che i battezzati sono<br />
chiamati ad accogliere, vivere,<br />
manifestare e reiterare nella storia.<br />
Il suo rinnovamento si realizza<br />
nello Spirito e con lo Spirito<br />
che in noi battezzati nel contesto<br />
del mondo intero.<br />
Grazie allo Spirito Santo la Chiesa<br />
vive una perenne giovinezza e<br />
un ardore apostolico. Per questo<br />
la Chiesa è di Cristo non è nostra<br />
anche se Dio la guida attraverso<br />
gli uomini che egli individua.<br />
Lo Spirito quindi opera e parla<br />
“per mezzo dei Profeti”, i Santi<br />
dai quali traspare l’opera di Dio.<br />
Quarta meditazione<br />
“Se viviamo dello Spirito, camminiamo<br />
secondo lo Spirito”.<br />
Dio vuole che noi diventiamo<br />
Santi, ovvero che consentiamo a<br />
Dio di entrare in noi e noi in Lui,<br />
perchè possiamo partecipare alla<br />
sua vita. Resta da chiederci:<br />
come? mandando lo Spirito Santo<br />
del Figlio di Dio Gesù affi nchè<br />
possiamo essere inseriti nella relazione<br />
fi liale con Padre. Dove?<br />
attraverso l’inizio di una nuova<br />
vita donataci nel battesimo.<br />
Infatti mentre prima del battesimo<br />
siamo creature di Dio, dopo il<br />
battesimo diventiamo fi gli di Dio.<br />
In che modo? Mediante la semplicità,<br />
l’umiltà, la volontà di appartenere<br />
alla Chiesa. Queste sono<br />
le condizioni per essere Santi.<br />
A noi laici viene chiesto di perse-<br />
7
8<br />
Vita in Diocesi<br />
guire la santità e la perfezione del<br />
proprio stato nei vari campi ordinari<br />
<strong>della</strong> vita quotidiana, personale<br />
e comunitaria, familiare, nel<br />
mondo <strong>della</strong> scuola e dell’educazione,<br />
<strong>della</strong> soff erenza, <strong>della</strong> cultura,<br />
del lavoro, delle comunicazioni<br />
sociali, delle realtà socioeconomiche<br />
ed infi ne quello <strong>della</strong><br />
politica. Come agisce quindi lo<br />
Spirito Santo? Mediante la Parola<br />
di Dio, il battesimo, i sacramenti<br />
(alimentati dalla fede), il magistero<br />
<strong>della</strong> Chiesa che fra tutti i doni<br />
è quello che dà garanzia che la<br />
fede originaria sia arrivata a noi<br />
in maniera integra, mediante le<br />
virtù, ed infi ne mediante grazie<br />
speciali chiamate carismi.<br />
In quanto grazie speciali dello<br />
Spirito, “possono essere straordinari,<br />
semplici e umili, e vanno accolti<br />
con gratitudine e consolazione,<br />
sia da chi li riceve che da tutti i<br />
membri <strong>della</strong> Chiesa”.<br />
La domanda che sorge è: Come<br />
faccio a riconoscerli? Vengono<br />
messi in evidenza dall’incontro<br />
con persone che veicolano l’anelito<br />
dello Spirito, che ci aiutano a<br />
discernere i vari carismi. Diversi<br />
sono invece i ministeri che i cristiani<br />
sono chiamati a svolgere<br />
nella chiesa e per il bene <strong>della</strong><br />
Chiesa.<br />
I temi trattati durante gli esercizi<br />
spirituali hanno trovato profonda<br />
testimonianza nel contesto<br />
dei luoghi santi presenti nel territorio<br />
di Subiaco.<br />
Tali luoghi testimoniano la diretta<br />
dipendenza tra la storia dell’uomo<br />
e dei popoli e la potenza dello<br />
Spirito Santo che salva e santifi ca<br />
l’uomo; in particolare gli eventi<br />
storici e cristiani iniziati in quella<br />
cittadina, a partire dal V secolo<br />
dopo Cristo, e, successivamente<br />
diff usisi nel mondo.<br />
Tanti i luoghi che testimoniano la<br />
storicità e la spiritualità, come il<br />
Santuario del Sacro Speco, arroccato<br />
e incastonato nella roccia a<br />
strapiombo nella valle del fi ume<br />
Aniene; si è sviluppato nei secoli<br />
intorno alla sacra caverna in cui<br />
San Benedetto fu eremita per tre<br />
anni. È notevole la similitudine<br />
dei luoghi con quella dell’uomo<br />
che, per vivere, deve aggrapparsi<br />
a Cristo, altrimenti la sua esistenza<br />
è debole e indifesa.<br />
Il monastero di Santa Scolastica<br />
(sorella di San Benedetto) è l’unico<br />
esistente dei dodici realizzati<br />
dal Santo nella valle dell’Aniene,<br />
prima di proseguire la sua opera<br />
a Cassino ove, demolendo un<br />
antico tempio romano, gettò le<br />
fondamenta dell’attuale Abbazia<br />
di Montecassino.<br />
In questo luogo ha avuto inizio la<br />
“regola” di San Benedetto che si<br />
è diff usa in tutta l’Europa e non<br />
solo plasmando la vita spirituale<br />
non solo del monaco ma di intere<br />
generazioni occidentali.<br />
Non a caso S. Benedetto fu proclamato<br />
patrono dell’Europa.<br />
Di fondamentale importanza è<br />
stata la testimonianza del padre<br />
Abate ordinario di Subiaco, Don<br />
Mauro Meacci. Nell’incontro, tenuto<br />
all’interno del monastero di<br />
Santa Scolastica, il padre Abate<br />
ha illustrato l’ascesi del Santo, attraverso<br />
le profonde inquietudini<br />
che hanno motivato la scelta di<br />
un cambio radicale di vita.<br />
San Benedetto, insoddisfatto<br />
<strong>della</strong> vita agiata che conduceva a<br />
Roma, partì alla riscoperta delle<br />
radici del cuore; il cuore chiedeva<br />
la presenza di Dio. E nel silenzio<br />
del Sacro Speco e grazie allo<br />
Spirito Santo, maturò la relazione<br />
con il Padre, di cui non ne fece più<br />
a meno.<br />
La forza trasformante dello Spirito<br />
pervase San Benedetto e<br />
lo portò a confrontarsi con un<br />
contesto storico profondamente<br />
segnato dalle invasioni di barbari<br />
del nord-europa; Il Santo<br />
attraverso la sua “regola” riuscì<br />
profondamente ad arrivare al<br />
cuore (carne) delle persone in<br />
tal modo da diventare, attraverso<br />
i suoi monasteri, un esempio<br />
di virtù per tutti i popoli. La “regola”<br />
di San Benedetto è ancora<br />
attuale, per i nostri tempi? Sì.<br />
Infatti, come nel V secolo d.c. i<br />
barbari portarono scompiglio nei<br />
territori che attraversavano, cosi<br />
oggi la perdita dei valori morali e<br />
cristiani sta distruggendo il contesto<br />
sociale e disorientando le<br />
coscienze umane. La regola di<br />
San Benedetto è fondata su tre<br />
elementi principa-li: la Parola, la<br />
preghiera e la carità; applicarla<br />
nel nostro tempo così diffi cile è<br />
possibile se ci lasciamo guidare<br />
dalla forza dello Spirito Santo.<br />
In conclusione, al termine degli<br />
esercizi spirituali, è possibile riprendere<br />
la vita quotidiana di noi<br />
laici con una profonda consapevolezza,<br />
che all’interno degli ambiti<br />
nei quali siamo chiamati ad<br />
operare, nella famiglia, nel vicinato,<br />
nelle parrocchie, possiamo<br />
essere testimoni che la nostra<br />
fede può sovvertire la visione<br />
attuale <strong>della</strong> società in profonda<br />
crisi; infi ne come testimoni di<br />
quanto avvenuto in questi giorni<br />
saremo in grado, con umiltà<br />
e amore verso il prossimo, di instaurare<br />
relazioni sociali più a misura<br />
di Dio.<br />
Da questo ne scaturirà una<br />
Chiesa capace di essere luce,<br />
fermento, sacramento di Cristo<br />
grazie allo Spirito Santo che è Dio<br />
e dà la vita.
Vita in Diocesi<br />
Il clero<br />
diocesano<br />
studia il<br />
Concilio<br />
Vaticano II<br />
In occasione dell’Anno <strong>della</strong> <strong>Fede</strong>, per tutti gli<br />
incontri mensili di clero dell’anno pastorale in<br />
corso, si è puntato tutto sul Concilio Vaticano<br />
II in un approfondimento e aggiornamento che<br />
intende aiutare i sacerdoti a comprendere meglio<br />
Giuseppe Abbate<br />
l’evento del Concilio, apertosi cinquant’anni fa.<br />
Ogni azione compiuta dalla diocesi è orientata alla<br />
formazione permanente dei laici e del clero.<br />
Basti pensare ad esempio al Corso sul Credo tenuto<br />
dal nostro vescovo Mons. Vincenzo Orofi no nelle<br />
due zone pastorali ogni mese, aperto a sacerdoti,<br />
laici e religiose. Anche il clero diocesano vive<br />
questo anno in formazione permanente attraverso<br />
incontri pensati ad hoc. Sede degli incontri è il<br />
Convento di S. Antonio a Tricarico. Diversi i relatori<br />
che si alternano nel presentare i diversi aspetti che<br />
hanno riguardato un evento che ha cambiato in<br />
maniera forte e decisiva la storia <strong>della</strong> Chiesa e del<br />
mondo.<br />
Don Gianluca Bellusci, nell’incontro di gennaio, ha<br />
aff rontato l’argomento sulla “sfi da <strong>della</strong> fede e<br />
la modernità alla luce <strong>della</strong> ricezione del Concilio<br />
Vaticano II”, articolando l’intervento in tre punti:<br />
1) l’indole teologica del-l’Istituzione del Concilio e<br />
criteri ermeneutici per una corretta ricezione;<br />
2) l’impatto <strong>della</strong> fede con la modernità nel Concilio<br />
Vaticano II;<br />
3) la Nuova Evangelizza-zione nella ricezione del<br />
Concilio Vaticano II nel 50° dell’inaugurazione.<br />
L’incontro di febbraio, il 12 febbraio, ha visto protagonista<br />
l’Arcivescovo metropolita di Potenza-Muro<br />
Lucano-Marsico Nuovo Mons. Agostino Superbo il<br />
9
10<br />
Vita in Diocesi<br />
quale ha incentrato la sua relazione sui documenti<br />
fondamentali del Concilio Vaticano II (Lumen gentium,<br />
Dei Verbum, Sacrosanctum Concilium, Gaudium<br />
et spes) off rendo interessantissimi spunti di<br />
rifl essione e meditazione con qualche nota di esperienza<br />
personale dello stesso Concilio.<br />
Il 5 marzo Padre Emanuele Bochicchio ha fotografato<br />
il Concilio dandone lettura <strong>della</strong> propria esperienza<br />
personale considerando che era negli anni<br />
di formazione quando si è celebrato il Concilio.<br />
In un excursus interessante ci ha mostrato e<br />
dimostrato che in cinquant’anni il Concilio ha<br />
cambiato tutto; un cambiamento che negli anni<br />
dello svolgimento non si percepiva a pieno ma che<br />
subito dopo ha visto una vera e propria rivoluzione<br />
nella vita <strong>della</strong> Chiesa. Il Vaticano II ha aperto nuovi<br />
sentieri, ha fatto scaturire onde di acque sepolte e<br />
fresche, ha acceso luci brillanti per rischiarare il<br />
cammino <strong>della</strong> Chiesa nel terzo millennio.<br />
Che cosa è successo negli anni del post-Concilio?<br />
La ricezione <strong>della</strong> dottrina conciliare non è avvenu-<br />
ta sempre e dovunque nel modo giusto.<br />
L’ “ermeneutica <strong>della</strong> discontinuità e <strong>della</strong> rottura”,<br />
contrapposta all’ “ermeneutica <strong>della</strong> riforma”, del<br />
rinnovamento nella continuità - come ha aff ermato<br />
il Papa Benedetto XVI nel famoso discorso alla<br />
Curia Romana il 22 dicembre 2005 - ha portato<br />
disorientamento, ha dato spazio ad estrosità, così<br />
che il vero messaggio rinnovatore del Concilio non<br />
è stato sempre bene interpretato e talvolta è stato<br />
stravolto.<br />
I successivi incontri mensili saranno guidati dall’Arcivescovo<br />
di Taranto Mons. Filippo Santoro il<br />
9 aprile su “Sacerdoti per la Nuova Evangelizzazione”.<br />
L’inizio è previsto, come al solito, alle nove e trenta<br />
con la recita dell’Ora Media, poi la relazione di Mons.<br />
Santoro a cui seguiranno domande o interventi da<br />
parte dei sacerdoti. Dopo gli avvisi si concluderà<br />
con il pranzo.<br />
L’incontro di maggio invece sarà guidato da<br />
Mons. Rocco Talucci.
Vita in Diocesi<br />
Il 2 febbraio, festa <strong>della</strong> Candelora e diciassettesima<br />
“Giornata mondiale <strong>della</strong> Vita Consacrata”, si<br />
è svolta nella Chiesa di Sant’Antonio, in Tricarico,<br />
una solenne celebrazione eucaristica presieduta dal<br />
nostro Vescovo, monsignor Vincenzo Orofi no e concelebrata<br />
dal parroco don Michele Pandolfi . La celebrazione<br />
è stata sobria e semplice ma partecipata e<br />
curata. La processione con le candele ha introdotto la<br />
messa, simboleggiando Cristo, luce delle genti, come<br />
il bambino Gesù venne chiamato dal vecchio Simeone<br />
al momento <strong>della</strong> presentazione al Tempio di Gerusalemme.<br />
Tale processione, specifi ca <strong>della</strong> tradizione<br />
liturgica di questa festa, rappresenta, per la vita<br />
consacrata, un segno “molto espressivo. Manifesta la<br />
bellezza e il valore <strong>della</strong> vita consacrata come rifl esso<br />
<strong>della</strong> luce di Cristo; un segno che richiama l’ingresso<br />
di Maria nel Tempio: la Vergine<br />
Maria, la Consacrata<br />
per eccellenza, portava in<br />
braccio la Luce stessa, il<br />
Verbo incarnato, venuto<br />
a scacciare le tenebre dal<br />
mondo con l’amore di Dio”.<br />
(Omelia del Santo Padre<br />
Benedetto XVI, 2 febbraio<br />
2013). In quest’atmosfera<br />
di luce e di fede, il Vescovo<br />
ha esortato tutti e, in particolare,<br />
le consacrate con<br />
parole colme di sapienza e<br />
di dottrina ma anche di affetto<br />
e di gratitudine per ciò che le religiose vivono e<br />
testimoniano nella nostra amata Diocesi. Siamo certi<br />
che, pur nella consapevolezza <strong>della</strong> sproporzione tra<br />
la chiamata di Dio e la risposta dell’uomo, ogni vita<br />
consacrata al Signore è di per sé annuncio e testimonianza<br />
di un amore che ci supera, ci attira a sé e<br />
ci spinge a una radicalità che ci rende collaboratori<br />
dell’opera di salvezza di Dio e segno <strong>della</strong> vita eterna<br />
del Paradiso. Infatti, con la professione dei voti di<br />
povertà, castità e obbedienza, i religiosi e le religiose<br />
sperimentano una libertà maggiore che permette<br />
loro di seguire Gesù come unico bene, unico amore,<br />
unica volontà da adempiere, servendo così la Chiesa<br />
Suor Rosanna<br />
in pienezza e radicalità e anticipando già, in questa<br />
terra, la vita beata che il Signore desidera per noi. Di<br />
fronte a un mondo contemporaneo in cui profeti di<br />
sventura proclamano la fi ne o il non senso <strong>della</strong> Vita<br />
Consacrata ai giorni nostri, siamo chiamati piuttosto<br />
a rivestirci di Gesù Cristo e a indossare le armi <strong>della</strong><br />
luce, come esorta San Paolo (cfr. Rm 1, 11-14) e come<br />
ha richiamato il Papa Benedetto XVI nella sua omelia<br />
del 2 febbraio. Indossare le armi <strong>della</strong> luce signifi -<br />
ca saper accendere oggi, soprattutto nel cuore delle<br />
nuove generazioni, un piccolo lume di speranza, per<br />
soddisfare l’attesa e la ricerca profonda di senso e di<br />
felicità e per far nascere ancora oggi, dal cuore di tanti<br />
giovani, che Gesù chiama a seguirlo più da vicino,<br />
un sì d’amore pieno e defi nitivo. Abbiamo bisogno di<br />
una grande riserva di speranza, perché “la speranza<br />
è il segreto <strong>della</strong> vita cristiana.<br />
Essa è il respiro assolutamente<br />
necessario sul<br />
fronte <strong>della</strong> missione <strong>della</strong><br />
Chiesa e in particolare <strong>della</strong><br />
pastorale vocazionale<br />
(…). Occorre quindi rigenerarla<br />
nei presbiteri, negli<br />
educatori, nelle famiglie<br />
cristiane, nelle famiglie religiose,<br />
negli Istituti Secolari.<br />
Insomma in tutti coloro<br />
che devono servire la vita<br />
accanto alle nuove generazioni”<br />
(Nuove Vocazioni<br />
per una Nuova Europa, 3). Chiediamo con insistenza<br />
al Padrone <strong>della</strong> Messe di attrarre ancora a sé tanti<br />
cuori disponibili e generosi, perché infonda in loro il<br />
desiderio <strong>della</strong> perfezione evangelica e la passione<br />
per il Regno, con l’augurio che per ciascuno si realizzi<br />
quanto il Venerabile monsignor Raff aello delle Nocche,<br />
Vescovo di Tricarico e fondatore <strong>della</strong> Congregazione<br />
delle “Discepole di Gesù Eucaristico”, augurava<br />
alle sue suore nel lontano 1936: “La Madonna Santa<br />
benedica i vostri propositi e li renda fecondi; vi faccia<br />
vivere continuamente la vostra Messa, vi off ra a Dio,<br />
come off rì il suo Gesù nel giorno <strong>della</strong> Presentazione<br />
al tempio” (Trattenimenti Spirituali).<br />
11
12<br />
Vita in Diocesi<br />
CONVEGNO DIOCESANO<br />
DEL RINNOVAMENTO<br />
DELLO SPIRITO SANTO<br />
Il soffio<br />
dello<br />
Spirito<br />
Il primo convegno diocesano<br />
del Rinnovamento nello<br />
Spirito santo ha avuto<br />
luogo allo Scalo di Garaguso-<br />
Grassano-Tricarico, nella parrocchia<br />
Madonna di Pompei il 3<br />
febbraio 2013. Sono intervenuti<br />
Rosario Sollazzo, coordinatore<br />
regionale Rinnovamento nello<br />
Spirito Basilicata; Franco Maggi,<br />
membro del Comitato regionale<br />
di Rinnovamento nello Spirito<br />
Basilicata; monsignor Vincenzo<br />
Orofi no, Vescovo <strong>della</strong> Diocesi<br />
di Tricarico e don Antonio Mattatelli,<br />
parroco di Montemurro<br />
e assistente spirituale diocesano<br />
d Rinnovamento nello Spirito.<br />
Sono accorsi numerosi i<br />
fratelli del gruppo “Maria” di<br />
Tricarico, i fratelli del gruppo<br />
di Montemurro e tanti rappresentanti<br />
di diverse comunità:<br />
Carmen Vizzuso<br />
Calciano, Garaguso, Grassano,<br />
Matera, Oliveto Lucano, Picerno,<br />
Pisticci, Tolve, eccetera.<br />
La coordinatrice del gruppo<br />
Rinnovamento nello Spirito di<br />
Tricarico, Carmen Vizzuso, ha<br />
rivolto un saluto a tutti i partecipanti<br />
e ha presentato la giornata<br />
invitando tutti i fratelli e<br />
le sorelle a predisporsi ad un<br />
atteggiamento di preghiera e<br />
di lode al Signore e a rifl ettere<br />
sul tema <strong>della</strong> giornata: “Erano<br />
perseveranti nell’insegnamento<br />
degli apostoli e nella comunione,<br />
nello spezzare il pane e nelle<br />
preghiere”, tratto dal capitolo 2<br />
degli Atti degli Apostoli e ricordando<br />
che, essendo nell’Anno<br />
<strong>della</strong> fede, occorre rinvigorirla<br />
e raff orzarla, affi nché possiamo<br />
essere veri testimoni dell’amore<br />
di Dio con la nostra vita. Subito
Vita in Diocesi<br />
siamo entrati in un intenso clima<br />
di preghiera con canti di lode e<br />
ringraziamento, introducendo<br />
così la relazione sul tema affi data<br />
al coordinatore regionale, Rosario<br />
Sollazzo. Il relatore ha esordito<br />
aff ermando che la nostra storia<br />
inizia con l’incarnazione, nel<br />
seno di Maria, sposa dello Spirito<br />
Santo ed è proprio lo Spirito che<br />
viene e fa muovere tutte le cose.<br />
Noi dobbiamo arrenderci<br />
a Dio e lo Spirito ci dona<br />
di leggere ogni cosa che<br />
viene da Dio e ci rende<br />
testimoni fi no agli estremi<br />
confi ni <strong>della</strong> terra.<br />
L’eff usione dello Spirito<br />
Santo dona i carismi necessari<br />
per l’edifi cazione<br />
del Regno di Dio: amore<br />
nuovo per la Parola, per<br />
i fratelli, nello spezzare il<br />
pane e per i sacramenti.<br />
Lo Spirito Santo vuol farci<br />
assomigliare a Gesù.<br />
Il Rinnovamento nello Spirito<br />
Santo è chiamato a vivere questa<br />
eff usione in unione a Gesù<br />
Cristo, con semplicità di cuore. A<br />
conclusione dell’insegnamento,<br />
abbiamo vissuto un momento<br />
di preghiera molto intenso, facendo<br />
esperienza dell’amore di<br />
Dio. Nella celebrazione eucaristica,<br />
monsignor Vincenzo Orofi no<br />
ha ribadito che il Signore, in un<br />
modo unico, ci ha donato questo<br />
giorno superando ogni nostra attesa<br />
e ha continuato aff ermando<br />
che l’incontro con Gesù per noi è<br />
avvenuto nel movimento del Rinnovamento<br />
nello Spirito Santo<br />
e che, quindi, esso è la modalità<br />
con cui Dio si è rivelato e ci dice<br />
“Ti voglio bene”. Nell’omelia, il<br />
vescovo ci ha ricordato che Gesù<br />
torna a Nazaret e, senza preamboli,<br />
rivela se stesso come il Messia.<br />
Nazaret era la sua città, il luogo<br />
dove aveva vissuto la sua vita<br />
nell’umiltà e nel nascondimento<br />
e tutti lo conoscevano come il<br />
fi glio di Maria e Giuseppe il falegname.<br />
Gesù cerca di rompere<br />
questi schemi dell’apparenza che<br />
impediscono ai nazareni di cogliere<br />
il mistero <strong>della</strong> salvezza, cioè<br />
che Dio si è fatto uomo, si è fatto<br />
uno di noi. Il Vescovo ha puntato<br />
sulla facilità con cui il Signore rischia<br />
di essere classifi cato e non<br />
creduto e che l’incontro con Lui<br />
possa cambiare le nostre vite.<br />
Così ci ha esortati ad essere grati<br />
al Signore per l’incontro<br />
con Lui e a non classifi -<br />
care ciò che abbiamo incontrato,<br />
perché esso è<br />
un avvenimento di grazia<br />
che ti provoca e ti cambia<br />
la vita e occorre dire<br />
“sì” ogni giorno a coloro<br />
che ci guidano, alle indicazioni<br />
dei responsabili,<br />
perché il Signore ha<br />
scelto quelle persone.<br />
Infi ne, ha aff ermato che<br />
la Madonna per dire “sì” a Dio<br />
ha risposto “sì” all’ Angelo e che<br />
bisogna pregare ogni giorno il<br />
Signore affi nché possiamo dire<br />
sempre il nostro “sì”. Dopo la<br />
Santa Messa, tutti i partecipanti<br />
hanno condiviso insieme il pranzo<br />
con pietanze varie preparate<br />
con grande generosità d’animo.<br />
L’Adorazione eucaristica del pomeriggio,<br />
che ha segnato il compimento<br />
<strong>della</strong> giornata, è stata<br />
animata da don Antonio Mattatelli<br />
e Franco Maggi, che hanno<br />
invitato l’assemblea a presentare<br />
a Gesù le proprie miserie e malattie,<br />
a intercedere per i soff erenti<br />
e ad affi dare a Lui le nostre<br />
vite. Tutti abbiamo vissuto una<br />
intensa esperienza di Gesù vivo<br />
in mezzo a noi. Gesù è il Signore!<br />
Alleluia!<br />
13
14<br />
Vita in Diocesi<br />
“Il Signore continua a chiamare e ancora oggi<br />
si manifesta a noi nella sua Chiesa attraverso i<br />
volti di persone che si sono lasciati trasformare<br />
dall’Amore”.<br />
Con queste parole il nostro vescovo, monsignor<br />
Vincenzo Orofi no, domenica 24 febbraio 2013 ha<br />
accolto la richiesta di Giuseppe Viscera di essere<br />
ammesso tra i candidati all’Ordine sacerdotale.<br />
Il rito di Ammissione si è svolto nella parrocchia<br />
di Giuseppe, Madonna del Carmine in Grassano,<br />
alla presenza dei parroci e dei seminaristi <strong>della</strong><br />
I Seminaristi <strong>della</strong> Diocesi<br />
AMMISSIONE AGLI ORDINI SACRI DI GIUSEPPE VISCERA<br />
“Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo<br />
e salì sul monte a pregare”. (Lc 9,28)<br />
nostra diocesi, abbracciato dalla sua famiglia e<br />
da tutta la comunità grassanese. Il cammino di<br />
Giuseppe, dopo anni di profondo discernimento,<br />
nella vita parrocchiale – diocesana e dopo due anni<br />
di seminario, giunge alla prima tappa del percorso<br />
che lo porterà al sacerdozio ministeriale.<br />
Il vescovo ha augurato a Giuseppe di perseverare<br />
nel cammino di sequela e di essere sempre testimone<br />
del Signore crocifi sso e risorto.<br />
Tutta la Chiesa di Tricarico accompagna questo suo<br />
fi glio con la preghiera e con amorevole vicinanza.
Vita in Diocesi<br />
UN CAPODANNO<br />
DI CARITÀ<br />
Si è ripetuto anche nel 2013 il capodanno alternativo<br />
organizzato dall’Azione cattolica <strong>della</strong><br />
diocesi di Tricarico; un’esperienza per tutti<br />
coloro che vogliono fare una scelta ben precisa:<br />
essere cristiani sul campo, togliendo del tempo e<br />
<strong>della</strong> festa a se stessi per farne dono all’altro. Se<br />
negli ultimi anni il capodanno alternativo si è svolto<br />
presso istituti e posti di disagio <strong>della</strong> diocesi e <strong>della</strong><br />
regione ( casa-famiglia Lo scoiattolo di Campomaggiore<br />
nel 2012, don Uva di Potenza nel 2011), questa<br />
volta l’AC diocesana si è concessa una “trasferta”,<br />
quella che ha visto i giovani partecipanti impegnati<br />
alla Caritas romana nei centri Gabriele Castiglion di<br />
Ostia e nella Citta<strong>della</strong> <strong>della</strong> Carita’ - Santa Giacinta<br />
di Roma. L’esperienza, al pari di quelle degli anni<br />
precedenti, è stata molto delicata, ma con la novità<br />
che il servizio prestato dai giovani di AC è stato di<br />
prima assistenza, cioè verso gente sì disagiata, povera<br />
, soff erente ma soprattutto emarginata e abbandonata<br />
a se stessa . La Caritas infatti rappresenta<br />
il primo approdo per i “poverissimi”, l’interfaccia<br />
tra la strada e gli istituti di accoglienza e ha come<br />
obiettivo quello di salvaguardare e tutelare le persone<br />
che vivono in condizioni di estrema soff erenza<br />
fi sica, mentale, materiale e che non possono<br />
permettersi cure e condizioni di vita migliori. Ben<br />
160 i pranzi serviti il giorno 31 dicembre dell’anno<br />
che ci ha appena lasciati, al Gabriele Castiglion; nello<br />
stesso centro i pasti serviti a cena sono stati circa<br />
100. In tutto questo i volontari AC, con l’aiuto dei<br />
coordinatori del posto, si sono organizzati al meglio<br />
per registrare tutti gli utenti del servizio mensa<br />
(ovviamente gratuito), distribuire vassoi, preparare<br />
i piatti, servire e lavare. Ma non solo questo. I giovani,<br />
in quanto cristiani, hanno avvertito la necessità<br />
di vivere quel tempo in una relazione più profonda<br />
con chi poteva sembrare semplicemente il cliente<br />
<strong>della</strong> mensa. Per questo motivo, oltre a consumare<br />
i pasti assieme ai poveri (eventualmente interagen-<br />
Giuseppe Dambrosio<br />
do con essi e avendo cura di non lasciare scoperti i<br />
vari settori <strong>della</strong> cucina), si è deciso di vivere l’attesa<br />
del nuovo anno nella condivisione di momenti di<br />
festa (musica e canzoni) e di gioco (tombola di fi ne<br />
serata). Alla mezzanotte auguri e panettone nel<br />
cortile <strong>della</strong> mensa. I giovani volontari hanno poi<br />
lasciato Ostia per recarsi all’alloggio facente parte<br />
<strong>della</strong> Citta<strong>della</strong> <strong>della</strong> Carita’ , dove, il primo giorno<br />
del nuovo anno, hanno partecipato alla Santa Messa<br />
assieme alla gente che trova ospitalità nel medesimo<br />
centro e, a pranzo, con le stesse modalità<br />
organizzative, hanno servito circa 110 pasti. Nel pomeriggio<br />
dello stesso giorno, breve visita al centro<br />
di Roma e al presepe di Franco Artese di Grassano<br />
in Piazza San Pietro. Infi ne il rientro in autobus con<br />
la consueta “messa in comune” di ciò che, a conclusione<br />
dell’esperienza, ha riempito il cuore di ciascuno:<br />
è emersa in maniera ancora più evidente la<br />
consapevolezza del disagio e <strong>della</strong> povertà che vive<br />
un gran numero di persone, ma allo stesso tempo<br />
la certezza di essere riusciti a rinunciare a qualcosa<br />
e a dedicare un tempo a qualcuno. È stato messo<br />
in rilievo,inoltre, il fatto che anche nel mondo occidentale<br />
ci sono delle situazioni di grande soff erenza<br />
la cui non esistenza è a volte data per scontata.<br />
Questo capodanno alternativo in particolare ha fatto<br />
anche comprendere quanto il compito di un volontario<br />
sia tutt’altro che semplice e banale: parole,<br />
sguardi, gesti possono infl uire molto sullo stato<br />
d’animo di una persona che, per quanto tribolata,<br />
ha sempre un orgoglio e una dignità. Infi ne come<br />
cristiani si raff orza l’impegno all’esercizio di quella<br />
virtù che sicuramente rende sensibili alle aspettative<br />
e alle esigenze materiali dell’uomo, ma che richiede<br />
anche tanta fede e tanta preghiera: la carità.<br />
15
16<br />
Anno <strong>della</strong> fede<br />
1. Dio è uno solo<br />
“Io credo in un solo Dio. Con queste parole<br />
incomincia il Simbolo niceno-costantinopolitano. La<br />
confessione dell’unicità di Dio, che ha la sua radice<br />
nella rivelazione divina dell’Antica Alleanza, è<br />
inseparabile da quella dell’esistenza di Dio ed è<br />
altrettanto fondamentale. Dio è uno: non c’è che un<br />
solo Dio: «La fede cristiana crede e professa un solo<br />
Dio, uno per natura, per sostanza e per essenza»”<br />
(CCC, 200).<br />
Noi cristiani crediamo in un solo Dio: “«Ascolta,<br />
Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno<br />
solo...» (Dt 6,4; Mc 12,29). Tertulliano osserva che<br />
Dio, in quanto essere supremo e onnipotente,<br />
eterno e incommensurabile, « deve necessariamente<br />
essere unico, cioè senza eguali. [...] Se Dio non è<br />
Sua Ecc.za Mons. Vincenzo Orofino<br />
CREDO IN UN SOLO DIO:<br />
il fondamento trinitario <strong>della</strong> fede cristiana<br />
unico, non è Dio» (Adversus marcionem, 1,3).<br />
Il nostro Dio, ineff abile e misterioso, nella<br />
teofania del roveto ardente fatta a Mosè ha rivelato<br />
il suo nome: “Io sono colui che sono” (Es 3,14).<br />
Questo è il suo nome che indica la sua essenza e la<br />
sua identità: “Dio solo È. (…) Dio è la pienezza<br />
dell’Essere e di ogni perfezione, senza origine e senza<br />
fi ne. Mentre tutte le creature hanno ricevuto da lui<br />
tutto ciò che sono e che hanno, egli solo è il suo<br />
stesso essere ed è da se stesso tutto ciò che è”<br />
(CCC,213). Dio, “Colui che è”, è “ricco di grazia e<br />
di fedeltà” (Es 34,6); è la Verità, poiché Egli “è<br />
Luce e in lui non ci sono tenebre” (1Gv 1,5); è Amore<br />
(cfr. 1Gv 4,8), perciò è “ricco di misericordia”<br />
(Ef 2,4).<br />
Dio ha rivelato il suo nome, la sua natura e il suo<br />
volere nella storia di Israele e nella vita delle perso-
Anno <strong>della</strong> fede<br />
ne. Egli è il Dio dei padri, di Abramo, di Isacco, di<br />
Giacobbe (cfr. Es 3,6). In questa storia Dio ha manifestato<br />
e continua a manifestare il suo amore incondizionato<br />
e illimitato: “Dio ha tanto amato il<br />
mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3,6).<br />
“Israele, nel corso <strong>della</strong> sua storia, ha potuto scoprire<br />
che uno solo era il motivo per cui Dio gli si era rivelato<br />
e lo aveva scelto fra tutti i popoli perché gli appartenesse:<br />
il suo amore gratuito. Ed Israele, per mezzo<br />
dei profeti, ha compreso che, ancora per amore, Dio<br />
non ha mai cessato di salvarlo e di perdonargli la sua<br />
infedeltà e i suoi peccati” (CCC,218).<br />
La fede in un solo Dio ha delle chiare conseguenze<br />
nella vita dell’uomo. Se Dio è uno solo Egli<br />
“è il di cui ultimamente tutto è fatto, è il <br />
cui fi nalmente tutto tende e in cui tutto si compie.<br />
È insomma ciò per cui la vita , ,<br />
” (L. GIUSSANI, All’origine <strong>della</strong> pretesa cristiana,<br />
Jaka Book, Milano 1988, p.9), perciò merita<br />
di essere amato al di sopra di ogni altra cosa e di<br />
ogni altra persona, “con tutto il cuore, con tutta<br />
l’anima e con tutte le forze” (Dt 6,5). L’unico Dio in<br />
cui crediamo è “l’infi nitamente grande” di cui ci<br />
fi diamo perché “tutto ciò che siamo e tutto ciò che<br />
abbiamo viene sa Lui” (CCC,224). Dall’unicità di Dio<br />
derivano anche l’unità e la dignità di tutti gli uomini,<br />
poiché “il Signore nostro Dio è l’unico Signore” (Dt,<br />
6,4) e tutti sono fatti “a immagine e somiglianza di<br />
Dio” (Gen 1,26).<br />
2. Dio è amore trinitario.<br />
Nella storia del Popolo eletto e di coloro che lo<br />
hanno riconosciuto, che è storia di salvezza, Dio<br />
non solo manifesta il suo amore ma si manifesta<br />
come Amore (1 Gv 4,8.16): l’Essere stesso di Dio è<br />
Amore. “Mandando, nella pienezza dei tempi, il suo<br />
Figlio unigenito e lo Spirito d’amore, Dio rivela il suo<br />
segreto più intimo: è lui stesso eterno scambio<br />
d’amore: Padre, Figlio e Spirito Santo, e ci ha destinati<br />
ad esserne partecipi” (CCC,221).<br />
Noi crediamo in un solo Dio che è Padre, Figlio<br />
e Spirito. Il Dio in cui crediamo è Uno (“per natura,<br />
per sostanza e per essenza”) e Trino (nelle Persone:<br />
Padre, Figlio e Spirito Santo). “Non vi è che un solo<br />
Dio, il Padre onnipotente e il Figlio suo unigenito e lo<br />
Spirito Santo: la Santissima Trinità. Il mistero<br />
<strong>della</strong> Santissima Trinità è il mistero centrale <strong>della</strong><br />
fede e <strong>della</strong> vita cristiana. È il mistero di Dio in se stesso.<br />
È quindi la sorgente di tutti gli altri misteri <strong>della</strong><br />
fede; è la luce che li illumina. È l’insegnamento fondamentale<br />
ed essenziale nella «gerarchia delle verità»<br />
di fede. «Tutta la storia <strong>della</strong> salvezza è la storia del<br />
rivelarsi del Dio vero e unico: Padre, Figlio e Spirito<br />
Santo, il quale riconcilia e unisce a sé coloro che sono<br />
separati dal peccato»” (CCC, 233; 234).<br />
Mettendoci alla scuola dei Padri <strong>della</strong> Chiesa,<br />
possiamo parlare <strong>della</strong> Trinità santissima considerando<br />
le opere con le quali Dio si è rivelato e ha comunicato<br />
la sua vita (Oikonomia – Trinità economica),<br />
ma anche rifl ettendo direttamente sul mistero<br />
<strong>della</strong> vita intima di Dio-Trinità (Theologia – Trinità<br />
immanente).<br />
a) Trinità economica.<br />
Il modo più immediato e semplice di porsi di<br />
fronte a Dio è quello di osservare come Dio stesso è<br />
venuto incontro a noi e si è fatto vedere e<br />
incontrare. Per tentare di comprendere il mistero di<br />
Dio occorre scrutare con gli occhi, con il cuore e<br />
con l’intelligenza la modalità concreta con cui Egli si<br />
è rivelato e ha salvato noi. La Sacra Scrittura, infatti,<br />
non ci off re una defi nizione teorica di Dio ma ci<br />
racconta le azioni attraverso le quali Dio è<br />
intervenuto e interviene nella storia delle persone<br />
e dei popoli e salva. Per “scoprire” il mistero<br />
trinitario dobbiamo vedere come Dio ha operato.<br />
Ebbene, il Dio protagonista <strong>della</strong> storia <strong>della</strong><br />
Salvezza è Padre, Figlio e Spirito Santo.<br />
Dio è Padre “degli dèi e degli uomini” perché è<br />
il Creatore (Dt 32,6). Dio è Padre di Israele con il<br />
quale ha fatto l’Alleanza perché è il “fi glio<br />
primogenito” (Es 4,22). Dio è Padre dei poveri,<br />
dell’orfano e <strong>della</strong> vedova (cfr. Sal 68,6). In quanto<br />
Padre Dio è origine primaria di tutto ciò che esiste,<br />
autorità trascendente ma nello stesso tempo<br />
buona e misericordiosa verso tutti i suoi fi gli (in<br />
questo senso può essere applicata a Dio anche<br />
l’immagine di Madre – cfr. Is 66,13; Sal 131,2 –). Ma<br />
soprattutto “Gesù ha rivelato che Dio è «Padre» in un<br />
senso inaudito: non lo è soltanto in quanto Creatore;<br />
egli è eternamente Padre in relazione al Figlio suo<br />
unigenito, il quale non è eternamente Figlio se non in<br />
relazione al Padre suo: «Nessuno conosce il Figlio se<br />
non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il<br />
Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare» (Mt<br />
17
18<br />
Anno <strong>della</strong> fede<br />
11,27)” (CCC,240).<br />
Per questo Dio è Figlio, vera “immagine del Dio<br />
invisibile” (Col 1,15), “irradiazione <strong>della</strong> sua gloria e<br />
impronta <strong>della</strong> sua sostanza” (Eb 1,3). Dio Figlio è la<br />
persona di Gesù di Nazareth che è “consustanziale”<br />
al Padre (<strong>della</strong> stessa sostanza del Padre), cioè un<br />
solo Dio con il Padre. Gesù che è vero uomo è anche<br />
vero Dio, è il Figlio del Padre in senso proprio (Mt<br />
11,25-27), è il Figlio prediletto (Mc 1,11), è strettamente<br />
unito al Padre (Gv 14,5-12), esercita poteri che<br />
sono solo di Dio (Mt 12,1; 25,31-46), si identifi ca con<br />
Dio (Gv 14, 9-12). In Gesù di Nazareth “abita corporalmente<br />
tutta la pienezza <strong>della</strong> divinità” (Col 2,10).<br />
Dio è Spirito Santo che procede dal Padre e dal<br />
Figlio. “Prima <strong>della</strong> sua pasqua, Gesù annunzia l’invio<br />
di un «altro Paraclito» (Difensore), lo Spirito Santo.<br />
Lo Spirito che opera fi n dalla creazione, che già aveva<br />
«parlato per mezzo dei profeti», dimorerà presso i<br />
discepoli e sarà in loro, per insegnare loro ogni cosa e<br />
guidarli «alla verità tutta intera» (Gv 16,13). Lo Spirito<br />
Santo è in tal modo rivelato come un’altra Persona<br />
divina in rapporto a Gesù e al Padre” (CCC,243). Lo<br />
Spirito Santo attraverso la sua missione nel tempo<br />
rivela la sua origine eterna e la sua identità divina:<br />
plasma la storia del Popolo di Israele (cfr. 1Sam<br />
16,13; Is 61,1-3), agisce nell’intimo dei cuori (Is 49,13),<br />
guida e sostiene i Re e i Profeti nella loro missione<br />
(“Lo Spirito del Signore è sopra di me” – Is 61,1; Nm<br />
11,14-17; Ez 3,12; 8,3 –), Giovanni Battista “è pieno di<br />
Spirito Santo fi n dal seno di sua madre” (Lc 1,15.41),<br />
Maria è “piena di grazia” e “per opera dello Spirito<br />
Santo” concepisce il fi glio Gesù, il quale ci ha<br />
mandato il “suo Spirito” (Gv 16,7-15).<br />
L’apice <strong>della</strong> manifestazione dell’amore trinitario<br />
si ha nella Pasqua, dove Dio si rivela come il Padre<br />
del Figlio crocifi sso e risorto che dona lo Spirito<br />
Santo per la salvezza degli uomini. La Pasqua è la<br />
manifestazione di Dio Padre come Amore totale,<br />
compimento dell’amore iniziato con il dono del<br />
Figlio Unigenito (Incarnazione). La Pasqua è anche<br />
la rivelazione dell’amore del Figlio per il Padre,<br />
come amore sacrifi cale e gratuito. Ma l’amore sacrifi<br />
cale espresso dal Figlio verso il Padre comporta<br />
un’intrinseca azione dello Spirito. Pasqua, perciò, è<br />
manifestazione dello Spirito Santo come amore<br />
che si eff onde. Gesù sulla croce si può off rire in sacrifi<br />
cio di oblazione perché è unto di Spirito Santo,<br />
il quale, anche se nascosto, è intimamente presen-<br />
te nell’atto sacrifi cale di Cristo. Lo Spirito Santo,<br />
sempre presente nella vita di Gesù, nell’ora pasquale<br />
lo rende, per la sua unzione, sacerdote eterno<br />
che off re per tutta l’eternità, trascendendo i limiti<br />
del tempo e dello spazio.<br />
Ma la prospettiva a partire dalla quale bisogna<br />
“investigare” su Dio-Trinità è quella dell’intera Economia<br />
<strong>della</strong> Salvezza, dalla creazione alla redenzione:<br />
“Tutta l’Economia divina è l’opera comune delle<br />
tre Persone divine. Infatti, la Trinità, come ha una<br />
sola e medesima natura, così ha una sola e medesima<br />
operazione. «Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non<br />
sono tre principi <strong>della</strong> creazione, ma un solo principio».<br />
Tuttavia, ogni Persona divina compie l’operazione<br />
comune secondo la sua personale proprietà.<br />
Così la Chiesa rifacendosi al Nuovo Testamento professa:<br />
«Uno infatti è Dio Padre, dal quale sono tutte le<br />
cose; uno il Signore Gesù Cristo, mediante il quale<br />
sono tutte le cose; uno è lo Spirito Santo, nel quale<br />
sono tutte le cose». Le missioni divine dell’incarnazione<br />
del Figlio e del dono dello Spirito Santo sono quelle<br />
che particolarmente manifestano le proprietà delle<br />
Persone divine. Tutta l’economia divina, opera comune<br />
e insieme personale, fa conoscere tanto la proprietà<br />
delle Persone divine, quanto la loro unica natura”<br />
(CCC, 258. 259).<br />
b) Trinità immanente.<br />
Il contenuto <strong>della</strong> Rivelazione divina, lungo i<br />
secoli, è stato ed è il fondamento sicuro <strong>della</strong><br />
rifl essione teologica e dei pronunciamenti del<br />
Magistero <strong>della</strong> Chiesa. Rifl essione e pronunciamenti<br />
che si riferiscono all’intima natura di Dio (chi è Dio).<br />
“Nel corso dei primi secoli, la Chiesa ha cercato di<br />
formulare in maniera più esplicita la sua fede<br />
trinitaria, sia per approfondire la propria intelligenza<br />
<strong>della</strong> fede, sia per difenderla contro errori che la<br />
alteravano. Fu questa l’opera degli antichi Concili,<br />
aiutati dalla ricerca teologica dei Padri <strong>della</strong> Chiesa e<br />
sostenuti dal senso <strong>della</strong> fede del popolo cristiano”<br />
(CCC,250).<br />
La teologia e il Magistero si sono trovati subito<br />
di fronte alla diffi coltà di trovare un linguaggio<br />
adatto (anche solo nel senso analogico) per<br />
esprimere adeguatamente il Mistero Trinitario per<br />
quello che è, nella sua essenza e ineff abilità, che<br />
resta “infi nitamente al di là di tutto ciò che possiamo<br />
concepire a misura d’uomo” (PAOLO VI, Credo del
Anno <strong>della</strong> fede<br />
Popolo di Dio, 2). Per cui il primo sforzo è stato<br />
quello di coniare una terminologia propria<br />
riprendendo in parte termini di origine fi losofi ca.<br />
Così “La Chiesa adopera il termine « sostanza » (reso<br />
talvolta anche con «essenza» o «natura») per<br />
designare l’Essere divino nella sua unità, il termine<br />
«persona» o «ipostasi» per designare il Padre, il Figlio<br />
e lo Spirito Santo nella loro reale distinzione<br />
reciproca, il termine «relazione» per designare il<br />
fatto che la distinzione tra le Persone divine sta nel<br />
riferimento delle une alle altre” (CCC,152).<br />
Il Magistero <strong>della</strong> Chiesa più volte ha aff rontato<br />
il tema <strong>della</strong> Santissima Trinità e ne ha defi nito<br />
l’identità, così riassunta dal Catechismo <strong>della</strong> Chiesa<br />
Cattolica: “La Trinità è Una. Noi non confessiamo tre<br />
dèi, ma un Dio solo in tre Persone: «la Trinità<br />
consustanziale». Le Persone divine non si dividono<br />
l’unica divinità, ma ciascuna di esse è Dio tutto intero:<br />
«Il Padre è tutto ciò che è il Figlio, il Figlio tutto ciò<br />
che è il Padre, lo Spirito Santo tutto ciò che è il Padre<br />
e il Figlio, cioè un unico Dio quanto alla natura».<br />
«Ognuna delle tre Persone è quella realtà, cioè la<br />
sostanza, l’essenza o la natura divina». Le Persone<br />
divine sono realmente distinte tra loro. «Dio è unico<br />
ma non solitario». «Padre», «Figlio» e «Spirito Santo»<br />
non sono semplicemente nomi che indicano modalità<br />
dell’Essere divino; essi infatti sono realmente distinti<br />
tra loro: «Il Figlio non è il Padre, il Padre non è il Figlio,<br />
e lo Spirito Santo non è il Padre o il Figlio». Sono<br />
distinti tra loro per le loro relazioni di origine: «È il<br />
Padre che genera, il Figlio che è generato, lo Spirito<br />
Santo che procede». L’Unità divina è Trina. Le Persone<br />
divine sono relative le une alle altre. La distinzione<br />
reale delle Persone divine tra loro, poiché non divide<br />
l’unità divina, risiede esclusivamente nelle relazioni<br />
che le mettono in riferimento le une alle altre: «Nei<br />
nomi relativi delle Persone, il Padre è riferito al Figlio,<br />
il Figlio al Padre, lo Spirito Santo all’uno e all’altro;<br />
quando si parla di queste tre Persone considerandone<br />
le relazioni, si crede tuttavia in una sola natura o<br />
sostanza». Infatti «tutto è una cosa sola in loro, dove<br />
non si opponga la relazione». «Per questa unità il<br />
Padre è tutto nel Figlio, tutto nello Spirito Santo; il<br />
Figlio tutto nel Padre, tutto nello Spirito Santo; lo<br />
Spirito Santo è tutto nel Padre, tutto nel Figlio»”<br />
(CCC, 253 – 255).<br />
Dunque: ogni singola persona <strong>della</strong> Santissima<br />
Trinità è Dio; le tre Persone divine sono unite in<br />
quanto alla natura, sono distinte in quanto alla<br />
persona; ogni singola persona è se stessa (Padre,<br />
Figlio e Spirito Santo) solo in relazione all’altra; le<br />
proprietà delle tre Persone divine (il Padre non è<br />
generato e non è mandato; il Figlio è generato (non<br />
creato) e inviato dal Padre; lo Spirito Santo procede<br />
– è mandato – dal Padre e dal Figlio) si manifestano<br />
particolarmente nelle missioni dell’incarnazione<br />
del Figlio e del dono dello Spirito Santo.<br />
3. Il Mistero si è fatto uomo: il<br />
fondamento <strong>della</strong> fede e <strong>della</strong><br />
vita cristiana.<br />
“La Trinità è un mistero <strong>della</strong> fede in senso stretto,<br />
uno dei «misteri nascosti in Dio, che non possono essere<br />
conosciuti se non sono divinamente rivelati». Indubbiamente<br />
Dio ha lasciato tracce del suo essere trinitario<br />
nell’opera <strong>della</strong> creazione e nella sua rivelazione<br />
lungo il corso dell’Antico Testamento. Ma l’intimità del<br />
suo Essere come Trinità Santa costituisce un mistero<br />
inaccessibile alla sola ragione, come pure alla fede<br />
d’Israele, prima dell’incarnazione del Figlio di Dio e<br />
dell’invio dello Spirito Santo” (CCC, 237). L’Incarnazione,<br />
quindi, non solo è l’apice dell’intera rivelazione<br />
che Dio fa di se stesso, ma è anche la condizione per<br />
poter fare esperienza <strong>della</strong> vita che scaturisce dal Mistero<br />
trinitario. Il Mistero trinitario non lo capiremo<br />
mai a suffi cienza, possiamo, però, godere del Sua<br />
presenza e del Suo amore misericordioso, lasciandoci<br />
possedere e plasmare da Lui. Gesù di Nazareth non<br />
solo ci ha parlato del Padre, di se stesso e dello Spirito,<br />
ma ci introduce nella vita delle tre Persone divine,<br />
inserendoci in quel circolo di amore trinitario che tutto<br />
trasfi gura e tutto rinnova. Nell’esperienza cristiana<br />
il “mistero” non è una realtà oscura e inconoscibile,<br />
bensì il piano salvifi co di Dio, prima nascosto, manifestato<br />
e realizzato nella persona di Gesù di Nazareth.<br />
Il mistero cristiano, dunque, è Gesù Cristo stesso<br />
(Cfr. Rm 16,25). La Chiesa quando parla di Dio non<br />
intende aff ermare una teoria ma riconoscere e confessare<br />
che in Gesù Cristo Dio stesso è entrato in comunione<br />
con l’uomo e questo continua ad avvenire<br />
dovunque e sempre mediante lo Spirito.<br />
Quando parliamo <strong>della</strong> Santissima Trinità dobbiamo<br />
riconoscere l’insuffi cienza estrema del nostro<br />
linguaggio, ma nello stesso tempo dobbiamo<br />
essere convinti che è necessario parlarne perché<br />
19
20<br />
Anno <strong>della</strong> fede<br />
questo decide <strong>della</strong> nostra salvezza. Il Cristianesimo<br />
non conosce un Dio generico di cui si sa che esiste<br />
come “altissima essenza”, ma solo un Dio che è<br />
Padre, Figlio e Spirito. Però, essendo Dio “Totalmente<br />
Altro” dall’uomo, l’uomo non può racchiuderlo<br />
in un suo schema mentale, così come non può<br />
ingabbiarlo nel tempo e nello spazio perché Dio è<br />
eterno e infi nito. Bisogna, perciò, parlare di Dio con<br />
cautela e modestia. La Chiesa intende aff ermare il<br />
mistero come mistero, contro ogni presunzione<br />
umana e ogni tentativo di riduzione razionalistica. Il<br />
risultato conclusivo delle defi nizioni dogmatiche e<br />
<strong>della</strong> ricerca teologica è e rimane il riconoscimento<br />
dell’ineff abilità e <strong>della</strong> misteriosità di Dio, poiché<br />
“la fede non diventa mai scienza, e la scienza non<br />
può mai risolvere il mistero, neppure dopo che è<br />
stato rivelato da Dio, né riguardo al fatto (chi è) né<br />
riguardo al suo contenuto (come è), tuttavia con la<br />
rifl essione sulla fede si manifesta la dignità dell’uomo<br />
e si evidenzia la sua dimensione religiosa” (J.<br />
AUER – J. RATZINGER, Il mistero di Dio, Citta<strong>della</strong><br />
Editrice, Assisi 1982, p. 307).<br />
Un grande teologo francese degli inizi del<br />
secolo scorso diceva che “Nell’atto di rivelarsi, Dio<br />
non toglie il mistero che lo avvolge, non si disvela<br />
fi no al punto che ora noi riusciremmo a capirlo.<br />
Rivelazione signifi ca piuttosto che Dio manifesta il<br />
suo mistero nascosto, rivela il mistero <strong>della</strong> sua<br />
libertà e <strong>della</strong> sua persona. Rivelazione è quindi<br />
rivelazione <strong>della</strong> misteriosità di Dio” (R. GARRIGOU-<br />
LAGRANDE, Il senso del mistero, Parigi 1934, p, 134).<br />
La conoscenza limitata del mistero di Dio da<br />
parte dell’uomo non aff erma una sua defi cienza,<br />
bensì il modo (il più originario!) di conoscere che<br />
permette di aprirsi a qualsiasi altra conoscenza.<br />
L’uomo non si realizza scandagliando a fondo il<br />
mistero, piuttosto accettando e accogliendo il<br />
mistero che gli viene incontro e gli si svela,<br />
aprendosi. La rivelazione del mistero di Dio è la<br />
risposta al mistero dell’uomo.<br />
Colui che crede non confonde la certezza <strong>della</strong><br />
presenza e dell’azione di Dio con le proprie rappresentazioni<br />
del divino. Anzi, proprio perché ha incontrato<br />
Dio, sa di non poterlo comprendere totalmente<br />
con la sua intelligenza. Dio rimane sempre<br />
un mistero ineff abile e insondabile. Se lo comprendessimo<br />
non sarebbe Dio! Ecco perché la fede non<br />
consiste nel “possedere” Dio, bensì nella piena di-<br />
sponibilità a lasciarsi possedere e visitare da Dio,<br />
nella lieta consapevolezza che “in lui viviamo, ci<br />
moviamo ed esistiamo” (At 17,28).<br />
La rifl essione teologica attesta che la Trinità<br />
Santissima resta mistero, che supera ogni capacità<br />
umana, ma è totalmente ragionevole per la vita<br />
dell’uomo e proprio per questo è il fondamento<br />
<strong>della</strong> fede dei cristiani: tutti vengono battezzati<br />
“nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”<br />
(Mt 28,19); tutta la vita cristiana è profonda comunione<br />
con le tre persone divine; il fi ne ultimo<br />
dell’intera Economia salvifi ca è che tutte le creature<br />
entrino nell’unità perfetta <strong>della</strong> Trinità (cfr. Gv<br />
17,21-23), mentre fi n d’ora sono chiamate a essere<br />
da Lei abitate (cfr. Gv 17,23).<br />
A noi non resta che inchinarci dinanzi “all’Infi nitamente<br />
Grande” per lodarLo e contemplarLo con<br />
adorante stupore per le meraviglie che ancora oggi<br />
compie in noi e per noi, in mezzo a noi e attraverso<br />
noi, continuando ad amarlo e a cercarlo: “Cerchiamolo<br />
per trovarlo, cerchiamolo dopo averlo trovato.<br />
Se lo si cerca per trovarlo signifi ca che è nascosto;<br />
se lo si cerca dopo averlo trovato signifi ca che<br />
è infi nito” (S. AGOSTINO, Tract. In Joann. 63,1).<br />
Anche per la comprensione di Dio vale la regola<br />
che per conoscerLo occorre mettersi in sintonia<br />
con Lui, condividendo la sua vita. Il Dio che<br />
cerchiamo di comprendere nel mistero <strong>della</strong> Trinità<br />
è il nostro Dio, è il Dio che è venuto incontro a noi<br />
in Gesù Cristo, che dimora nello Spirito Santo e che<br />
innanzitutto chiede di essere seguito e amato.<br />
E questo è possibile a tutti!<br />
Il Santo Padre Benedetto XVI ci insegna che:<br />
“Nessuno può avere la Verità. E’ la verità che ci<br />
possiede, è qualcosa di vivente! Noi non siamo suoi<br />
possessori, bensì siamo aff errati da lei, Dio ci è<br />
diventato così vicino che Egli stesso è un uomo:<br />
questo ci deve sconcertare e sorprendere sempre di<br />
nuovo! Egli è così vicino che è uno di noi”.<br />
E don Giussani ci ricorda che: “Il miracolo più<br />
grande, da cui i discepoli erano colpiti tutti i giorni,<br />
non era quello delle gambe raddrizzate, <strong>della</strong> pelle<br />
mondata, <strong>della</strong> vista riacquistata. Il miracolo più<br />
grande era uno sguardo rivelatore dell’umano cui<br />
non ci si poteva sottrarre. Non c’è nulla che convinca<br />
l’uomo come uno sguardo che aff erri e riconosca ciò<br />
che esso è, che scopra l’uomo a se stesso”.
Anno <strong>della</strong> fede<br />
LA FEDE<br />
NEI<br />
PADRI<br />
DELLA<br />
CHIESA<br />
Introduzione<br />
Giovanni Grassani<br />
Chi sono i Padri <strong>della</strong> Chiesa?<br />
La parola «padre», nel giudaismo e<br />
nel cristianesimo primitivo, designa il maestro<br />
che inizia il discepolo ad una nuova<br />
forma di vita o che fonda una scuola fi losofi<br />
ca. Paolo l’adopera a proposito di quelli<br />
che lui ha generato al Vangelo: «Potreste…<br />
avere anche diecimila pedagoghi in<br />
Cristo, ma non certo molti padri: sono io<br />
che vi ho generato in Cristo Gesù mediante<br />
il Vangelo» (1 Cor 4,15).<br />
I cristiani, perciò, chiamano «padre»<br />
a volte gli apostoli (1 Clem 62,2) e a volte i<br />
vescovi che sono i dottori <strong>della</strong> fede. Così<br />
scrive Ireneo di Lione. «Chi ha ricevuto<br />
l’insegnamento dalla bocca di un altro è<br />
chiamato fi glio di colui che l’ha istruito<br />
e quest’ultimo è chiamato padre» (Adv<br />
haer V,41,2). I latini usano per il vescovo la<br />
parola <strong>della</strong> lingua familiare papa, che poi<br />
per estensione è applicata anche ai preti,<br />
agli abati e agli asceti.<br />
Nella metà del IV secolo il termine<br />
«padre» si applica prima di tutto ai<br />
vescovi riuniti nel Concilio di Nicea e<br />
in seguito, nelle grandi controversie<br />
cristologiche del V secolo, si invoca<br />
l’autorità dei «Padri» a conferma <strong>della</strong><br />
retta dottrina. A questo punto il termine<br />
designa contemporaneamente i Padri<br />
conciliari e i singoli vescovi il cui accordo<br />
è una garanzia di ortodossia. Agostino,<br />
nella controversia pelagiana, riunisce in<br />
un dossier patristico l’insegnamento dei<br />
vescovi sul peccato originale e vi include<br />
anche Girolamo che non era vescovo.<br />
In seguito Vincenzo di Lerins defi nisce<br />
Padri quei «maestri affi dabili» (magistri<br />
probabiles) che, oltre alla prerogativa<br />
dell’antichità, devono avere soprattutto<br />
quella di rimanere nella comunione<br />
dell’unica Chiesa cattolica (Comm 3) 1 .<br />
Alla luce di questi essenziali riferimenti<br />
possiamo defi nire Padri <strong>della</strong> Chiesa<br />
generalmente quei vescovi, presbiteri<br />
o comunque scrittori cristiani che sono ritenuti<br />
affi dabili maestri <strong>della</strong> fede e testimoni<br />
privilegiati <strong>della</strong> tradizione vivente<br />
<strong>della</strong> Chiesa. Essi sono defi niti tali in base<br />
a quattro criteri: la dottrina ortodossa,<br />
la santità <strong>della</strong> vita, l’approvazione <strong>della</strong><br />
Chiesa e l’antichità.<br />
La delimitazione del concetto di Padre<br />
all’antichità risale soltanto all’epoca<br />
moderna. Oggi si tende a comprendere<br />
l’epoca patristica in una determinazione<br />
cronologica che va dalla seconda metà<br />
del I secolo alla fi ne del V secolo.<br />
La fede nei Padri.<br />
Vogliamo attingere, oltre che dalla<br />
Sacra Scrittura, anche dalla ricchezza<br />
<strong>della</strong> tradizione patristica il signifi cato<br />
e il valore <strong>della</strong> fede sia quando si riferisce<br />
all’atto di credere, sia quando indica<br />
_________________________<br />
1 Cfr. A. Hamman, Padre, Padri <strong>della</strong> Chiesa in Dizionario Patristico e di Antichità cristiane (DPAC) vol. II, col. 2562-<br />
2563, Marietti, 1994.<br />
Foto apostoli - dall’alto: S. Pietro, S. Matteo e S. Giovanni, Roma, Basilica di San Giovanni in Laterano, Allievi del Bernini.<br />
21
22<br />
Anno <strong>della</strong> fede<br />
il contenuto stesso <strong>della</strong> rivelazione divina.<br />
In questo senso i Padri sono nella<br />
Chiesa non solo maestri ma anche testimoni<br />
<strong>della</strong> fede, perché il riconoscimento<br />
che Gesù è il Figlio di Dio giunge fi no<br />
al livello supremo dell’amore: dare la<br />
vita per colui che si ama. E l’amore per il<br />
Signore si fonda sulla fede nella sua persona<br />
divina. Amore e fede si trovano intimamente<br />
congiunti nella vita cristiana.<br />
«Dinanzi alle minacce dei persecutori o<br />
alle lusinghe dei potenti che pretendevano<br />
il rinnegamento <strong>della</strong> fede, i coraggiosi<br />
testimoni di Cristo erano sostenuti<br />
dall’amore per il Signore. La confessione<br />
di S. Policarpo dinanzi al giudice pagano,<br />
prima di essere arso vivo nel rogo, insinua<br />
questo intimo nesso tra fede e amore:<br />
“Sono 96 anni che lo servo e non mi ha<br />
fatto alcun male, come potrei bestemmiare<br />
il mio Re che mi ha salvato?” (Martirio<br />
di Policarpo IX,3)» 2 .<br />
La nostra attenzione, pertanto, andrà<br />
ad alcuni testi dei Padri <strong>della</strong> Chiesa<br />
che presenteremo secondo un ordine cronologico<br />
e tenendo conto del contesto<br />
ecclesiale nel quale fi oriscono. Quest’ultima<br />
nota di metodo è di particolare importanza<br />
perché richiama il ruolo <strong>della</strong> tradizione<br />
nella comprensione del contenuto<br />
<strong>della</strong> fede come insegna il Concilio Vaticano<br />
II, nella costituzione Dei Verbum al n. 8<br />
«Gli apostoli … trasmettendo ciò che essi<br />
stessi avevano ricevuto, ammoniscono i<br />
fedeli ad attenersi alle tradizioni che avevano<br />
appreso sia a voce che per iscritto<br />
(cfr. 2 Ts 2,15), e di combattere per quella<br />
fede che era stata ad essi trasmessa una<br />
volta per sempre. Ciò che fu trasmesso<br />
dagli apostoli, poi, comprende tutto<br />
quanto contribuisce alla condotta santa<br />
del popolo di Dio e all’incremento <strong>della</strong><br />
fede… Questa Tradizione di origine apostolica<br />
progredisce nella Chiesa con l’as-<br />
sistenza dello Spirito Santo (12): cresce<br />
infatti la comprensione, tanto delle cose<br />
quanto delle parole trasmesse, sia con la<br />
contemplazione e lo studio dei credenti<br />
che le meditano in cuor loro (cfr. Lc 2,19 e<br />
51), sia con la intelligenza data da una più<br />
profonda esperienza delle cose spirituali,<br />
sia per la predicazione di coloro i quali con<br />
la successione episcopale hanno ricevuto<br />
un carisma sicuro di verità. Così la Chiesa<br />
nel corso dei secoli tende incessantemente<br />
alla pienezza <strong>della</strong> verità divina, fi nché<br />
in essa vengano a compimento le parole<br />
di Dio» 3 .<br />
1. I Padri apostolici<br />
Gli autori cristiani più antichi, dopo il<br />
nuovo Testamento, sono conosciuti con<br />
il nome di Padri Apostolici. Essi scrivono<br />
tra la fi ne del I secolo e la prima metà del<br />
II secolo. Nel leggerli dobbiamo tener<br />
presente che in quell’epoca né il Nuovo<br />
Testamento in generale, né in particolare<br />
i vangeli sinottici possedevano quel<br />
carattere normativo che acquistarono<br />
solo in seguito, nel corso del secondo<br />
secolo, con la costituzione del canone.<br />
Siamo ancora in un periodo in cui domina<br />
l’esperienza vissuta dell’avvenimento di<br />
Cristo di cui si ricordano i fatti e le parole.<br />
La chiesa sa di possedere questo tesoro<br />
indipendentemente dai vangeli scritti.<br />
Questo “possesso pieno” era il fondamento<br />
dell’insegnamento e <strong>della</strong> predicazione<br />
<strong>della</strong> chiesa e la fonte viva degli<br />
stessi vangeli scritti. Questa fase <strong>della</strong> tradizione<br />
cristiana era perciò dominata da<br />
una predicazione orale che attingeva ancora<br />
all’esperienza vivente 4 . Voglio riportare<br />
un brano di Eusebio di Cesarea, storico<br />
uffi ciale <strong>della</strong> Chiesa nel III secolo al<br />
tempo dell’imperatore Costantino, che in<br />
modo straordinariamente vivo documenta<br />
il valore <strong>della</strong> tradizione. Nella sua Sto-<br />
_________________________<br />
2 S.A.Panimolle, «Nessuno ha una fede più grande», in Dizionario di Spiritualità Biblico-Patristica. La fede nei Padri<br />
<strong>della</strong> Chiesa 22, Borla Torino 1999, pp. 5-6.<br />
3 Concilio Vaticano II, La divina rivelazione (Dei verbum), 8.<br />
4 Cfr. A. Grillmaier, Gesù il Cristo nella fede <strong>della</strong> Chiesa I/I, Paideia, Brescia 1982, pp. 182-183.<br />
Foto apostoli - dall’alto: S. Filippo, S. Tommaso e S. Andrea, Roma, Basilica di San Giovanni in Laterano, Allievi del Bernini.
Anno <strong>della</strong> fede<br />
ria ecclesiastica troviamo una lettera di<br />
Ireneo, Vescovo di Lione in Gallia, morto<br />
verso il 200, scritta ad un suo amico, Fiorino,<br />
che si era allontanato dalla sana dottrina<br />
trasmessa da Padri. Ireneo, che era<br />
nato a Smirne intorno al 135-140, ancor<br />
giovane aveva frequentato la scuola del<br />
Vescovo Policarpo, discepolo a sua volta<br />
dell’apostolo Giovanni e, in quella lettera,<br />
ricordava all’amico in modo vivido i tempi<br />
<strong>della</strong> sua infanzia: «Ti vidi quando ancora<br />
ero fanciullo, nell’Asia inferiore presso<br />
Policarpo … potrei dire anche il luogo<br />
dove il beato Policarpo sedeva discutendo,<br />
come entrava e usciva, il carattere<br />
<strong>della</strong> sua vita, come si presentava il suo<br />
corpo, i discorsi infi ne che rivolgeva al popolo,<br />
come narrava la familiare consuetudine<br />
che aveva con Giovanni e con gli altri<br />
che avevano visto il Signore, e come ricordava<br />
i loro detti e ogni cosa che aveva udito<br />
da loro sul Signore. Riferiva anche nello<br />
stesso modo, in tutto consenziente con<br />
la Scrittura, i miracoli e la dottrina, come<br />
Policarpo aveva ricevuto da quelli che<br />
avevano visto il Verbo <strong>della</strong> vita. Io, per<br />
dono <strong>della</strong> misericordia di Dio, ascoltavo<br />
avidamente queste cose che mi venivano<br />
date, scrivendole non sulla carta ma nel<br />
mio cuore: le stesse ripeto e sempre, per<br />
grazia di Dio, le medito assiduamente» 5 .<br />
Gli autori di questo periodo vanno<br />
alla ricerca aff annosa di tutto ciò che riguarda<br />
Cristo, da qui la grande aderenza<br />
agli Apostoli. Anche il riferimento alla<br />
Scrittura, tenuta in grande considerazione,<br />
è in primo luogo rivolto all’Antico Testamento<br />
letto e citato come un libro che<br />
parla di Cristo. Le loro pagine sono spontanee<br />
come è spontaneo il loro amore per<br />
Cristo; le loro parole sono semplici perché<br />
si rivolgono a fratelli nella fede che conoscono<br />
la parola di Dio; non hanno bisogno<br />
di costruzioni fi losofi che o di grandi ragio-<br />
namenti perché rifl ettono sull’esperienza<br />
che fanno tutti i giorni 6 .<br />
Esisteva, dunque, nel periodo immediatamente<br />
successivo all’età apostolica,<br />
una tradizione viva circa l’avvenimento<br />
di Cristo che fu per i Padri Apostolici una<br />
fonte diretta di conoscenza, simile a quella<br />
degli autori dei vangeli.<br />
Questi Padri scrivono chi da Roma, chi da<br />
Antiochia, chi da Smirne ma esprimono<br />
con chiarezza una unità di fede in Cristo<br />
che li lega alla sua Chiesa 7 .<br />
Riportiamo ora alcuni testi patristici<br />
di questa epoca che contengono riferimenti<br />
espliciti alla parola fede e al suo signifi<br />
cato e che possono aiutarci a scoprire<br />
il modo di intendere la fede da parte<br />
dei Padri Apostolici e confrontarlo con la<br />
nostra fede perché sia purifi cata, nutrita,<br />
raff orzata e profondamente rinnovata.<br />
A) Didachè (La dottrina degli apostoli)<br />
L’opera, scritta in una forma piana e<br />
semplice, è forse il primo catechismo <strong>della</strong><br />
storia <strong>della</strong> Chiesa. Di piccola mole, ma di<br />
grande importanza, intende educare alla<br />
fede, non con l’esposizione<br />
di tesi, ma con la presentazione di<br />
precetti secondo lo stile evangelico. Una<br />
sorta di raccolta di appunti da mettere a<br />
disposizione di un maestro che avrebbe<br />
poi spiegato e sviluppato quei contenuti.<br />
L’opera fu scritta tra la seconda metà<br />
del I° secolo e il primo decennio del II secolo<br />
da una autore a noi sconosciuto, di<br />
mentalità giudeo – cristiana, in un ambiente<br />
siro-palestinese particolarmente<br />
antiocheno 8 .<br />
Nei due brani riportati (X,1-2; XVI 1-8),<br />
in cui leggiamo un rendimento di grazie<br />
dopo aver ricevuto l’Eucaristia e un invito<br />
alla vigilanza quando verranno gli ultimi<br />
giorni, il termine fede (Πίστις) appare tre<br />
volte (X,2; XVI, 2.5).<br />
_________________________<br />
5 Eusebio di Cesarea, Storia <strong>della</strong> Chiesa, XXI, 5-7, Ed. Dehoniane-Roma, 1999, p. 162.<br />
6 Cfr. A. Quacquarelli (a c.), I Padri Apostolici, Introduzione, Città Nuova, Roma 1978 pp. 7-8<br />
7 Ibidem<br />
8 Cfr. A. Quacquarelli, op.cit. pp. 25-26.<br />
Foto apostoli - dall’alto: S. Bartolomeo, S. Giacomo minore e S. Giacomo maggiore Roma, Basilica di San Giovanni in Laterano, Allievi del Bernini.<br />
23
24<br />
Anno <strong>della</strong> fede<br />
X,1. «Dopo esservi saziati ringraziate così:<br />
2. “Ti rendiamo grazie, o Padre santo, per il tuo<br />
santo nome che hai fatto abitare nei nostri cuori per<br />
la conoscenza (γνω̃σις), la fede (πίστις) e l’immortalità<br />
(‘αθανασία) che rivelasti a noi per mezzo di<br />
Gesù tuo Figlio”».<br />
XVI,1. «Vigilate sulla vostra vita. Non spegnete<br />
le vostre fi accole e non sciogliete le<br />
cinture dai vostri fi anchi, ma state preparati perché<br />
non sapete l’ora in cui il nostro Signore viene (cfr<br />
Mt.24,42-44).<br />
2. Vi radunerete di frequente per ricercare<br />
ciò che si conviene alle anime vostre, perché non<br />
vi gioverà tutto il tempo <strong>della</strong> vostra fede se non<br />
sarete perfetti nell’ultimo istante.<br />
3. Infatti negli ultimi giorni si moltiplicheranno<br />
i falsi profeti e i corruttori, e le pecore si<br />
muteranno in lupi (cfr. Mt 7,15) e la carità si<br />
muterà in odio;<br />
4. fi nché, crescendo l’iniquità, si odieranno<br />
l’un l’altro, si perseguiteranno e si tradiranno,<br />
e allora il seduttore del mondo apparirà come<br />
fi glio di Dio e opererà miracoli e prodigi, e la<br />
terra sarà consegnata nelle sue mani e compirà iniquità<br />
quali non avvennero mai dal principio del tempo.<br />
5. E allora la stirpe degli uomini andrà verso<br />
il fuoco <strong>della</strong> prova, e molti saranno scandalizzati<br />
e periranno; ma coloro che avranno perseverato<br />
(saranno rimasti saldi) nella fede saranno salvati (cfr<br />
Mt 24,10,12) da quel giudizio di maledizione.<br />
6. E allora appariranno i segni <strong>della</strong> verità; primo<br />
segno l’apertura nel cielo, quindi il segno del<br />
suono di tuba e terzo la risurrezione dei morti;<br />
7. non di tutti, però, ma come fu detto: “Verrà<br />
il Signore e tutti i santi con lui” (Zac 14,5).<br />
8. Allora il mondo vedrà il Signore venire<br />
sopra le nubi del cielo (Mt 25.39)».<br />
B) Epistola di Barnaba<br />
Questo scritto appartiene al genere letterario<br />
epistolare, già presente nel Nuovo Testamento, e<br />
ha come contenuto la condanna delle istituzioni<br />
giudaiche e l’interpretazione spirituale <strong>della</strong> Bibbia.<br />
Non è possibile precisare né la data, né il luogo di<br />
composizione. Dall’esame di tutti gli elementi testuali,<br />
gli studiosi deducono che l’opera potrebbe<br />
risalire ad un periodo compreso tra la fi ne del I se-<br />
colo e l’inizio del II secolo e che<br />
appartenga all’ambiente culturale<br />
di Antiochia di Siria. Inoltre aff ermano<br />
che Barnaba, l’autore <strong>della</strong><br />
Lettera, non sarebbe il compagno<br />
dell’apostolo Paolo, ma un altro<br />
con lo stesso nome, probabilmente<br />
un maestro (διδάσκαλος) del<br />
tempo dell’imperatore Nerva (96-<br />
98) o Traiano (98-117).<br />
In Barn. IV,9 si parla del «tempo<br />
<strong>della</strong> vita e <strong>della</strong> nostra fede»,<br />
come in Did. XVI,2, per indicare il<br />
tempo che segue alla conversione<br />
al cristianesimo. Nella fede<br />
(riconoscimento <strong>della</strong> salvezza<br />
presente) consiste la novità<br />
rispetto all’Antico Testamento<br />
(III,6;IX,3; XVI,7) e il compimento<br />
di quanto in esso fu annunciato.<br />
Nella Lettera di Barnaba oggetto<br />
<strong>della</strong> fede è Cristo: «Chi crede nella<br />
pietra (preziosa, scelta, angolare,<br />
di gran pregio) vivrà in eterno»<br />
(VI,3). In ogni caso la fede nasce<br />
dall’ascolto: «Ha circonciso i nostri<br />
orecchi perché, ascoltando la<br />
parola, noi crediamo» (IX,3). Non<br />
v’è dubbio che la fede abbia anche<br />
una connotazione intellettuale:<br />
«Dobbiamo credere che il Figlio<br />
di Dio non poteva soff rire se non<br />
per causa nostra» (VII,2). Secondo II,2 la fede ha<br />
come “coadiutrici” e “alleate” un corteo di virtù:<br />
pazienza, timore, longanimità, continenza che non<br />
nascono dalla fede, ma si affi ancano ad essa. Anche<br />
l’agápê (amore gratuito) è menzionato in due passi<br />
insieme alla pìstis (fede), ma non si dice che derivi<br />
da essa, piuttosto è da pensare che la pìstis dia<br />
testimonianza di sé nell’agápê. Ancora più rilevante<br />
è la connessione tra la pìstis e l’elpìs (la speranza):<br />
«La speranza che è propria <strong>della</strong> fede il Lui» (IV,8).<br />
«La speranza <strong>della</strong> vita è il principio e il termine<br />
<strong>della</strong> nostra fede» (I,6); «Insieme con la vostra<br />
fede, abbiate una conoscenza (gnôsis) perfetta»:<br />
è la conoscenza del volere di Dio, norma per la via<br />
<strong>della</strong> salvezza e criterio <strong>della</strong> retta interpretazione<br />
<strong>della</strong> Scrittura in cui quel volere si esprime.<br />
Foto apostoli - dall’alto: S. Taddeo e S. Simone, Roma, Basilica di San Giovanni in Laterano, Allievi del Bernini.
Anno <strong>della</strong> fede<br />
LA FEDE<br />
DI MOSÈ<br />
Fra le molte tradizioni confl uite nei quattro<br />
libri che seguono la Genesi (Esodo, Levitico,<br />
Numeri e Deuteronomio) e che descrivono<br />
la vita di Mosè come uomo chiamato da Dio,<br />
organizzatore, legislatore, condottiero, non mancano<br />
alcune notizie che ci fanno penetrare<br />
nell’aspetto interiore <strong>della</strong> sua personalità e ce lo<br />
mostrano come uomo di fede.<br />
Egli credette profondamente alle promesse di Dio<br />
e al destino del suo popolo che amò di un aff etto<br />
forte, ma non senza tenerezza, severo ma pronto<br />
all’estremo sacrifi cio.<br />
Passiamo in rassegna i punti salienti di quella che<br />
possiamo chiamare la storia <strong>della</strong> sua fede.<br />
Mosè salvato da una strage di bambini ebrei e per<br />
circostanze provvidenziali cresciuto alla corte del<br />
faraone, si trovò nell’età adulta di fronte ad una<br />
decisione fondamentale.<br />
Gli sarebbe stato possibile rimanere nella prestigiosa<br />
corte del faraone (forse Ramesse II dal 1290 al<br />
1230 a.C.), nella condizione di alto funzionario temuto<br />
e timoroso.<br />
Se così fosse stato, di lui sarebbe rimasto solo il<br />
nome inciso su qualche tomba nella valle del Nilo.<br />
Ma non fu questa la sua scelta. Egli decise di porsi<br />
al fi anco del suo popolo oppresso nella speranza di<br />
risollevarne le condizioni.<br />
Così dimostrava di ritenere veritiere le promesse<br />
del Dio dei padri , secondo le quali quel popolo di<br />
forzati era il prescelto da Dio.<br />
1. La vocazione<br />
Mosè deve fuggire ma , dopo anni di monotona<br />
vita pastorale, si trova di nuovo improvvisamente<br />
di fronte a una scelta. E questa volta è Dio stesso<br />
che viene a cercarlo.<br />
Giovanni Trolio<br />
Nell’episodio <strong>della</strong> vocazione di Mosè noi possiamo<br />
considerare da una parte la proposta di<br />
Dio e dall’altra parte la risposta di Mosè, come in<br />
ogni rivelazione atta a suscitare la fede. La proposta<br />
di Dio: anzitutto l’annuncio, la verità da<br />
credere , il gioioso annuncio <strong>della</strong> salvezza, che si<br />
può chiamare il Vangelo dell’Antico Testamento:<br />
1 Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo<br />
suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame<br />
oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb.<br />
2 L’angelo del Signore gli apparve in una fi amma di<br />
fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco:<br />
il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si<br />
consumava.<br />
3 Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a vedere questo<br />
grande spettacolo: perché il roveto non brucia?».<br />
4 Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e<br />
Dio lo chiamò dal roveto e disse: «Mosè, Mosè!».<br />
Rispose: «Eccomi!».<br />
5 Riprese: «Non avvicinarti! Togliti i sandali dai<br />
piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra<br />
santa!».<br />
6 E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di<br />
Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe».<br />
Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di<br />
guardare verso Dio (Es 3,1-6).<br />
Ma, come di consueto nelle manifestazioni divine,<br />
questa rivelazione si trova accompagnata da un<br />
segno che ha lo scopo di attirare l’attenzione di<br />
Mosè e di metterlo in grado di scorgere, al di là del<br />
segno, la tremenda presenza di Dio che irrompe<br />
nella storia di questo povero pastore e nella storia<br />
dell’umanità.<br />
7 Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del<br />
mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a<br />
causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue<br />
soff erenze.<br />
8 Sono sceso per liberarlo dalla mano dell’Egitto e<br />
per farlo uscire da questo paese verso un paese<br />
bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte<br />
e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo,<br />
l’Hittita, l’Amorreo, il Perizzita, l’Eveo, il Gebuseo.<br />
9 Ora dunque il grido degli Israeliti è arrivato fi no<br />
a me e io stesso ho visto l’oppressione con cui gli<br />
Egiziani li tormentano.<br />
10 Ora va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dal-<br />
25
26<br />
Anno <strong>della</strong> fede<br />
l’Egitto il mio popolo, gli Israeliti!» (Es 3,7-10).<br />
A questo segno iniziale, valido per Mosè che<br />
mostra di averne veramente bisogno, Dio aggiunge<br />
un altro segno, non d’immediata percezione, ma<br />
tale da rimanere, una volta avverato, valido non<br />
solo per Mosè ma per tutte le generazioni future:<br />
11 Mosè disse a Dio: «Chi sono io per andare dal<br />
faraone e per far uscire dall’Egitto gli Israeliti?».<br />
12 Rispose: «Io sarò con te. Eccoti il segno che io ti<br />
ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo<br />
dall’Egitto, servirete Dio su questo monte»<br />
(Es 3,11-12).<br />
Mosè ha pienamente ragione di ritenersi impari<br />
all’impresa. Essa non può avere umanamente<br />
speranza di successo. Ma Dio sarà con Mosè.<br />
La predizione dell’atto di culto presso l’Oreb (o<br />
Sinai) stabilisce un rapporto fra questa missione e<br />
la solenne adunata presso il Sinai per la stipulazione<br />
dell’Alleanza, sigillata mediante il sangue di olocausti<br />
e sacrifi ci pacifi ci (Es 24).<br />
E le prime parole di quel testo dell’Alleanza saranno<br />
appunto l’espressione del “segno”, il fondamento<br />
storico e teologico del nuovo rapporto fra<br />
Dio e quel popolo : «Io sono il Signore, il tuo Dio, che<br />
ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione<br />
di schiavitù» (Es 20,2).<br />
Quella prima solenne assemblea cultuale, dalla<br />
quale nasce il popolo di Dio, è la dimostrazione<br />
concreta che l’incredibile, l’impossibile è avvenuto<br />
e che, dunque, non Mosè, ma Dio ha fatto uscire<br />
Israele dall’Egitto.<br />
Alla proposta di Dio fa riscontro l’atteggiamento<br />
titubante di Mosè. Dopo la prima diffi coltà: «Chi<br />
sono io?», ne fa seguire altre quattro: «mi diranno:<br />
“come si chiama”? e io che cosa risponderò loro?».<br />
(Es 3,13).<br />
Mosè rispose: «Ecco, non mi crederanno, non<br />
ascolteranno la mia voce, ma diranno: Non ti è<br />
apparso il Signore!» (Es 4,1).<br />
Mosè disse al Signore: «Mio Signore, io non sono<br />
un buon parlatore; non lo sono mai stato prima e<br />
neppure da quando tu hai cominciato a parlare al<br />
tuo servo, ma sono impacciato di bocca e di lingua»<br />
(Es 4,10).<br />
Mosè disse: «Perdonami, Signore mio, manda chi<br />
vuoi mandare!» (Es 4,13).<br />
È evidente che Mosè ha già la fede: crede alle parole<br />
di Dio, eppure vuole vederci chiaro su quelle che<br />
saranno le implicazioni concrete del messaggio<br />
divino. Si tratta <strong>della</strong> fi des quaerens intellectum (la<br />
fede che cerca l’intelligenza).<br />
Ma la fede più sincera non esclude, almeno per un<br />
certo tempo, il timore. Mosè non dubita di Dio, ma<br />
dubita di se stesso. E insieme teme di dover troppo<br />
soff rire.<br />
L’ultima richiesta : “ manda chi vuoi mandare!” e<br />
cioè “ manda un altro, ma non me”, è sottintesa<br />
nelle quattro prime diffi coltà. Mosè crede in Dio,<br />
crede nel destino del suo popolo, è felice che sia<br />
venuto il giorno in cui l’anelito <strong>della</strong> sua giovinezza<br />
incomincia a realizzarsi e tuttavia vorrebbe ripiegare<br />
sulla posizione del gregario entusiasta, rinunciando<br />
al peso insopportabile <strong>della</strong> condizione di<br />
condottiero.<br />
2. La missione<br />
La naturale timidezza (non è forse la balbuzie<br />
un sintomo di timidezza?) affi orerà di tanto in<br />
tanto nella storia travagliata di Mosè, quando<br />
l’esperienza gli avrà insegnato ciò che nel momento<br />
<strong>della</strong> vocazione già intuisce: egli doveva essere per<br />
quel popolo infantile e violento come un padre e<br />
insieme come una madre:<br />
11 Mosè disse al Signore: «Perché hai trattato così<br />
male il tuo servo? Perché non ho trovato grazia<br />
ai tuoi occhi, tanto che tu mi hai messo addosso<br />
il carico di tutto questo popolo?<br />
12 L’ho forse concepito io tutto questo popolo?<br />
O l’ho forse messo al mondo io perché tu mi<br />
dica: Pòrtatelo in grembo, come la balia porta<br />
il bambino lattante, fi no al paese che tu hai<br />
promesso con giuramento ai suoi padri?<br />
14 Io non posso da solo portare il peso di tutto<br />
questo popolo; è un peso troppo grave per me.<br />
15 Se mi devi trattare così, fammi morire piuttosto,<br />
fammi morire, se ho trovato grazia ai tuoi occhi; io<br />
non veda più la mia sventura!» (Num 11,11-12.14-15).<br />
Piegandosi alla volontà di Dio, Mosè riuscì in<br />
quel primo momento e riuscirà anche in seguito<br />
a superare la sua timidezza, manifestandosi per<br />
quel personaggio dalla forza sovrumana pronta<br />
a traboccare in collera maestosa. Si tratta di una<br />
forza che proviene da Dio e che per rivelarsi si<br />
poggia sulla debolezza umana.<br />
Continuando la rassegna dei tratti personali <strong>della</strong><br />
fede di Mosè, sorvolo sulla sua vittoria contro le
Anno <strong>della</strong> fede<br />
diffi coltà opposte dagli Egiziani e mi soff ermo sulle<br />
diffi coltà interne, sollevate da quel popolo che<br />
andava faticosamente guidando e organizzando.<br />
È in queste circostanze che appare un aspetto<br />
particolare <strong>della</strong> fede di Mosè che si avvicina al<br />
caratteristico ardire <strong>della</strong> fede di Abramo nella sua<br />
funzione di intercessore.<br />
Più volte Mosè intercede per il suo popolo,<br />
quando il Signore minaccia di lasciarlo perdere, per<br />
continuare il suo disegno col solo Mosè, come era<br />
già avvenuto per Noè e Abramo:<br />
9 Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato<br />
questo popolo e ho visto che è un popolo dalla<br />
dura cervice.<br />
10 Ora lascia che la mia ira si accenda contro di<br />
loro e li distrugga. Di te invece farò una grande<br />
nazione» ( Es 32,9-10).<br />
11 Il Signore disse a Mosè: «Fino a quando mi<br />
disprezzerà questo popolo? E fi no a quando non<br />
avranno fede in me, dopo tutti i miracoli che ho<br />
fatti in mezzo a loro?<br />
12 Io lo colpirò con la peste e lo distruggerò, ma<br />
farò di te una nazione più grande e più potente<br />
di esso».<br />
15 Ora se fai perire questo popolo come un solo<br />
uomo, le nazioni che hanno udito la tua fama,<br />
diranno:<br />
16 Siccome il Signore non è stato in grado di far<br />
entrare questo popolo nel paese che aveva<br />
giurato di dargli, li ha ammazzati nel deserto.<br />
17 Ora si mostri grande la potenza del mio Signore,<br />
perché tu hai detto:<br />
18 Il Signore è lento all’ira e grande in bontà,<br />
perdona la colpa e la ribellione, ma non lascia<br />
senza punizione; castiga la colpa dei padri nei<br />
fi gli fi no alla terza e alla quarta generazione.<br />
19 Perdona l’iniquità di questo popolo, secondo<br />
la grandezza <strong>della</strong> tua bontà, così come hai<br />
perdonato a questo popolo dall’Egitto fi n qui»<br />
(Num 14,11-12 .15-19).<br />
In queste due circostanze che mettevano in pericolo<br />
la stessa sopravvivenza del popolo, la prima dopo<br />
il fatto del vitello d’oro(Es 32) e la seconda dopo la<br />
rivolta in massa col rifi uto di procedere oltre verso<br />
la terra promessa (Nm 14), Mosè lascia cadere nel<br />
vuoto la proposta del Signore di fare di lui l’inizio di<br />
un nuovo popolo di Dio, e interviene audacemente<br />
per salvare il popolo ingrato, dimostrando , da<br />
buon avvocato, che la rovina del popolo sarebbe<br />
ricaduta su Jahvè stesso e sulla sua fama di fronte<br />
alle nazioni nemiche.<br />
L’audacia <strong>della</strong> fede è ancora più spinta nella lunga<br />
intercessione che segue il primo episodio (Es<br />
32-34). Egli sembra voler estorcere il perdono puntando<br />
sull’amore di predilezione che Dio ha dimostrato<br />
nei suoi riguardi: è una specie di paradossale<br />
ricatto, suggerito da una confi denza senza limiti:<br />
«È inutile – sembra dire – che tu dica di volermi bene,<br />
se non perdoni al popolo; se è così che ci sto a fare io<br />
qui? Fammi morire e non se ne parli più…».<br />
Il perdono è ottenuto ma non pienamente: Dio<br />
vuole rimanere ormai lontano, come se fosse<br />
impossibile ritornare alla piena comunione di vita<br />
dell’Alleanza non ancora spezzata come le tavole<br />
<strong>della</strong> Legge. E l’intercessione di Mosè continua,<br />
con un “crescendo” che lascia stupiti. Mosè non si<br />
accontenta <strong>della</strong> guida di un angelo. Bisogna che<br />
Jahvè in persona venga alla testa del suo popolo.<br />
Altrimenti si rifi uta di partire. E il Signore gradisce<br />
l’intercento confi denziale di Mosè, conferma la sua<br />
predilezione per lui e si mostra completamente<br />
riconciliato col suo popolo (Es 33,12-17).<br />
L’audacia di Mosè in questa lunga intercessione<br />
non si ferma ancora. Egli vuole avere una dimostrazione<br />
certa che il Signore è completamente<br />
riconciliato e che la sua Presenza, letteralmente<br />
il suo volto “cammina” col popolo pellegrinante.<br />
Egli vuole “vedere” questo trascendente compagno<br />
di viaggio. La condiscendenza divina gradisce<br />
anche questa preghiera ma ferma Mosè sul limite<br />
del mistero:<br />
18 Gli disse: «Mostrami la tua Gloria!».<br />
19 Rispose: «Farò passare davanti a te tutto il mio<br />
splendore e proclamerò il mio nome: Signore,<br />
davanti a te. Farò grazia a chi vorrò far grazia e<br />
avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia».<br />
20 Soggiunse: «Ma tu non potrai vedere il mio volto,<br />
perché nessun uomo può vedermi e restare<br />
vivo».<br />
21 Aggiunse il Signore: «Ecco un luogo vicino a me.<br />
Tu starai sopra la rupe:<br />
22 quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella<br />
cavità <strong>della</strong> rupe e ti coprirò con la mano fi nché<br />
sarò passato.<br />
23 Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il<br />
mio volto non lo si può vedere» (Es 33,18-23).<br />
27
28<br />
Anno <strong>della</strong> fede<br />
Per meglio comprendere il senso di questa straordinaria<br />
esperienza mistica di Mosè si noti il senso<br />
concreto <strong>della</strong> parola “Gloria”: si trattava di una<br />
manifestazione <strong>della</strong> presenza di Dio sotto forma<br />
di una nube luminosa (Es 40,34-38).<br />
Mosè ebbe il privilegio di vedere qualcosa di<br />
più degli altri in questa misteriosa presenza, ma<br />
non il Volto di Dio, se mai il “dorso”, lo strascico<br />
<strong>della</strong> Gloria di Dio che passa. Ma vedere il Volto<br />
era incompatibile con la condizione umana, e,<br />
aggiungiamo, incompatibile con la vita di fede.<br />
La fede scompare se cede il posto alla visione; ma<br />
allora l’uomo cessa di vivere fra i mortali. Mosè<br />
passò alla tradizione come colui che parlava con<br />
Dio “faccia a faccia” e pertanto come il più grande<br />
di tutti i profeti; eppure non ebbe la grazia di<br />
introdurre personalmente il suo popolo nella terra<br />
promessa.<br />
Ci si domanda se questo fatto, presentato come<br />
una punizione non sia dovuto a un momento di<br />
esitazione nella fede.<br />
Ecco come la tradizione ha conservato la memoria<br />
di quel fatto:<br />
12 Ma il Signore disse a Mosè e ad Aronne: «Poiché<br />
non avete avuto fi ducia in me per dar gloria al mio<br />
santo nome agli occhi degli Israeliti, voi non introdurrete<br />
questa comunità nel paese che io le dò».<br />
13 Queste sono le acque di Mèriba, dove gli Israeliti<br />
contesero con il Signore e dove Egli si dimostrò<br />
santo in mezzo a loro (Num 20,12-13).<br />
In che cosa consiste la colpa di Mosè? Certamente<br />
egli non mancò di fede nella potenza di Dio, ma<br />
piuttosto dubitò <strong>della</strong> volontà di Dio di dimostrarsi<br />
“Santo”, totalmente estraneo a quei risentimenti<br />
che spingono gli uomini a essere meno generosi<br />
nel donare e nel perdonare.<br />
Dio non gradisce lo zelo amaro di chi giudica gli altri<br />
indegni <strong>della</strong> bontà di Dio, quasi facendo proprio<br />
un risentimento che in realtà Dio, “il Santo”, “il<br />
totalmente Altro”, non vuole avere.<br />
Così Mosè fi nì i suoi giorni contemplando da<br />
lontano, dall’alto del Monte Nebo, la terra<br />
desiderata per la quale aveva tanto soff erto e nella<br />
quale non sarebbe entrato. La sua fede gli fece<br />
accettare umilmente il castigo, dimostrando che<br />
Dio anche quando corregge i suoi amici non cessa<br />
di amarli e di onorarli.<br />
Antonietta Vizzuso<br />
IL BRIGANTE PENITENTE<br />
Gruosso Donato Antonio, detto il brigante, nasce<br />
ad Avigliano (PZ) il 17 giugno 1846, da una<br />
famiglia di poveri contadini. Rimasto orfano, a<br />
otto anni viene affi dato al fratello maggiore ma a causa<br />
dell’estrema povertà <strong>della</strong> famiglia, ben presto fu<br />
mandato a lavorare come guardiano di porci presso<br />
uno zio. Verso i diciassette anni si verifi ca un evento che<br />
cambierà il corso <strong>della</strong> sua vita: per liberarsi dalla prepotenza<br />
di un pastore più grande di lui, in un momento di<br />
rabbia, senza volerlo lo colpisce in testa con il bastone<br />
uccidendolo. Si dà così alla latitanza per le campagne<br />
dove incontra alcuni briganti a cui si unisce. Dopo alcuni<br />
anni viene arrestato insieme ad altri briganti e portato<br />
in carcere, prima a Potenza per due anni e poi in Sicilia,<br />
nel famoso Bagno Penale di Trapani. Sono anni in cui si<br />
dedica all’istruzione. Lui analfabeta, comincia ad imparare<br />
a leggere e a scrivere mostrando sempre più interesse<br />
per lo studio anche se, in condizioni così sfavorevoli<br />
come quelle delle carceri di una volta dove mancava<br />
il materiale didattico ed era proibito portarselo in cella,<br />
era davvero un’impresa. In questo fu aiutato e incoraggiato<br />
da i due confessori del carcere, padre Michele<br />
Agnese e padre Michele Ancona. Riuscì così a studiare<br />
la storia sacra, quella politica, la matematica, la geografi<br />
a e la fi losofi a e fi nalmente, con l’arrivo di un nuovo<br />
direttore del carcere, gli fu concesso di dedicarsi tre ore<br />
al giorno allo studio in uno stanzino. In questo periodo<br />
lesse soprattutto libri di astronomia dai quali trasse numerosi<br />
appunti che sarebbero poi confl uiti nella bozza,<br />
completata nel febbraio del 1887, e poi nel libro di materia<br />
astronomica che scriverà durante la sua permanenza<br />
a Cirigliano di cui però non si conosce né il titolo, né la<br />
data di composizione e né la casa editrice. Con la salita<br />
al trono di Umberto I di Savoia gli fu concessa, per gra-<br />
Cirigliano, esterno Cappella <strong>della</strong> Grotta
Cultura<br />
E LA CAPPELLA DELLA GROTTA -<br />
zia del Re, una diminuzione <strong>della</strong><br />
pena che gli permise di uscire dal<br />
carcere e di tornare ad essere un<br />
uomo libero. Tornato al suo paese<br />
natio non trovò i suoi cari ma solo<br />
diffi denza da parte dei compaesani;<br />
cercando lavoro, decise allora<br />
di trasferirsi a Cirigliano alle dipendenze<br />
di una impresa edile che doveva<br />
eseguire dei lavori sulla strada<br />
di collegamento tra Cirigliano e<br />
il Bivio di Stigliano. Intorno al 1890-<br />
91 si stabilì in una casetta di proprietà<br />
dei Dalessandro e nel 1897<br />
si sposò con Maria Grazia Granata,<br />
matrimonio che durò pochi anni<br />
perché rimase presto vedovo. Trascorreva<br />
il suo tempo lavorando la<br />
terra che gli era stata affi data dai<br />
suoi proprietari di casa e proprio<br />
in uno di questi appezzamenti, in<br />
Contrada Grotta, ebbe l’idea di<br />
realizzare una cappella scavando<br />
nella roccia di un grande masso lì<br />
situato per collocarvi al suo interno<br />
il quadro dell’Addolorata portato<br />
con sé dalla Sicilia. Per i passanti<br />
quel sito cominciò a diventare un<br />
luogo di rifl essione, di meditazione<br />
e di preghiera. Intanto nel 1919,<br />
Cirigliano, altare Cappella <strong>della</strong> Grotta<br />
all’età di 72 anni, si risposò. In quegli<br />
anni l’allora sindaco di Cirigliano o<br />
Leonardo Romeo, visto l’alto tasso o<br />
di analfabetismo del paese, invitò ò<br />
zio Donato ad aprire una scuola a<br />
che durò diversi anni e che lo fece e<br />
diventare una sorta di insegnante<br />
di scuola popolare gratuita, basata<br />
sulla libera off erta delle famiglie<br />
degli alunni. Le lezioni erano<br />
diurne per i ragazzi e serali per gli<br />
adulti che di giorno lavoravano e si<br />
tenevano presso la sua abitazione,<br />
anche se durante la bella stagione<br />
era solito portare i suoi alunni in<br />
Contrada Grotta e tenere lì le sue<br />
lezioni, presso il grande masso<br />
scavato. Era diventato il suo luogo<br />
di preghiera e di penitenza. Ogni<br />
Quaresima, tutti i venerdì, con una<br />
croce di legno sulle spalle partiva<br />
dal paese e si recava alla Grotta<br />
per dire le sue preghiere, portando<br />
talvolta con sé anche i ragazzi. Gli<br />
ultimi anni di vita furono molto diffi<br />
cili, era diventato cieco e viveva<br />
grazie alla carità <strong>della</strong> popolazione<br />
che gli portava cibo e assistenza.<br />
Morì a Cirigliano il 27 aprile 1937,<br />
all’età di 91 anni.<br />
La Cappella <strong>della</strong> Grotta fu portata<br />
agli onori degli altari negli anni<br />
1950-55 in seguito ad una proposta<br />
dei giovani di Azione Cattolica<br />
al parroco del tempo, arciprete<br />
Felice Desanctis, di scegliere una<br />
Da Cirigliano<br />
un frammento<br />
di storia di<br />
Giambattista<br />
Venice<br />
domenica durante il periodo primaverile<br />
per andare a celebrarvi<br />
una Santa Messa e trascorrere una<br />
giornata insieme consumando una<br />
colazione all’aria aperta. Inizialmente<br />
fu scelta la terza domenica<br />
di maggio. Successivamente, negli<br />
anni 1960-70, grazie ai fondi ECA<br />
assegnati ai Comuni per alleviare la<br />
disoccupazione, si pensò di ampliare<br />
la parte interna <strong>della</strong> Cappella<br />
<strong>della</strong> Grotta e di sistemare la parte<br />
esterna. L’evoluzione continua<br />
negli anni ‘70-80 quando giunse a<br />
Cirigliano dagli Stati Uniti un emigrante,<br />
il sig. Filippo Fortuna, che<br />
volle off rire in dono una statua<br />
dell’Addolorata per rendere la festa<br />
ancora più importante. Col passare<br />
degli anni e con l’avvicendarsi<br />
dei sacerdoti, prima don Angelo<br />
Auletta e poi don Giuseppe di Perna,<br />
è continuato il miglioramento<br />
dell’area antistante la cappella; si<br />
decise inoltre di celebrare la festa<br />
due volte l’anno, sia quella tradizionale<br />
a maggio (spostata all’ultima<br />
domenica) che in prossimità<br />
del ferragosto per dare la possibilità<br />
di festeggiare la Madonna <strong>della</strong><br />
Grotta anche ai tanti emigrati che<br />
in agosto rientravano in paese.<br />
Un sentito ringraziamento a Giambattista<br />
Venice che ci ha fatto conoscere<br />
la storia di questo singolare<br />
personaggio che ha vissuto la<br />
sua esistenza cercando di scontare<br />
gli errori di gioventù dedicandosi al<br />
prossimo e alla preghiera.<br />
29
30<br />
Cultura<br />
Il periodo natalizio incominciava<br />
con la celebrazione<br />
<strong>della</strong> Novena. La<br />
Novena si celebrava la<br />
mattina presto, le campane<br />
cominciavano a suonare alle<br />
ore cinque, dopo mezz’ora iniziava<br />
la funzione che durava fi n<br />
verso le sei e trenta, questo per<br />
dare la possibilità alla gente di<br />
andare in campagna, infatti era<br />
il periodo <strong>della</strong> semina e incominciava<br />
anche la raccolta delle<br />
olive.<br />
La notte del Santo Natale le campagne<br />
si spopolavano, tutti venivano<br />
a Messa per ascoltare i canti<br />
natalizi, le zampogne, le ciaramelle<br />
e per visitare il presepe.<br />
La gente di campagna, essendo<br />
già buio, era solita utilizzare un<br />
tizzone acceso che serviva per<br />
illuminare il cammino.<br />
Tutti volevano vedere come si<br />
muoveva la stella, che partendo<br />
dal piano organo andava verso<br />
l’altare maggiore dove era col-<br />
Gianbattista Venice Cirigliano: le vecchie<br />
locato il Bambino<br />
Gesù, nascosto<br />
dietro fogli<br />
di carta stellata;<br />
all’arrivo <strong>della</strong><br />
stella si apriva<br />
la carta stellata<br />
e il bambinello<br />
si faceva scendere<br />
sull’altare.<br />
Tutti i fedeli, accompagnati dal<br />
suono delle zampogne, cantavano<br />
“Tu scendi dalle stelle”.<br />
La Messa era sempre cantata e<br />
accompagnata dal suono dell’organo<br />
<strong>della</strong> nostra chiesa, si trattava<br />
di un organo a canne con<br />
nove registri, un vero capolavoro,<br />
che aveva un suono dolce e<br />
melodico.<br />
Un altro momento molto sentito,<br />
in cui la Comunità dei fedeli<br />
si riuniva, era la celebrazione dei<br />
riti <strong>della</strong> Settimana Santa.<br />
L’atmosfera di festa legata alla<br />
Santa Pasqua si incominciava a<br />
sentire fi n dal pomeriggio del<br />
tradizioni scomparse<br />
legate alle<br />
funzioni religiose<br />
Martedì Santo, quando tutti i ragazzi<br />
si recavano dal prete per<br />
chiedere se potevano iniziare la<br />
raccolta <strong>della</strong> legna per il fuoco<br />
del Giovedì Santo. Ottenuta l’autorizzazione<br />
si avviavano per le<br />
vie del paese e, accompagnati<br />
dal suono delle “troccole”, chiedevano<br />
ad ogni famiglia un pezzo<br />
di legna per il Fuoco Santo:<br />
questa raccolta di legna continuava<br />
per tutto il Mercoledì e il<br />
Giovedì Santo. Gli stessi giovani,<br />
nei giorni <strong>della</strong> Settimana Santa<br />
in cui non si suonano più le<br />
campane, ovvero fi no al Sabato<br />
Santo, giravano per il paese ad
Cultura<br />
avvisare la gente sugli orari delle<br />
funzioni religiose. In chiesa veniva<br />
costruito il “Santo Sepolcro”<br />
e la sera del Giovedì, dopo la celebrazione<br />
<strong>della</strong> “lavanda dei piedi”<br />
alle ore diciannove, il parroco<br />
o i missionari, quando venivano,<br />
recitavano la predica dal pulpito.<br />
Questo era il momento più<br />
commovente: si prendeva dalla<br />
sua nicchia la statua dell’Addolorata<br />
vestita di nero e passando<br />
da sotto il pulpito per essere<br />
condotta al sepolcro, il predicatore<br />
le metteva tra le mani un<br />
Crocifi sso. Tutti i fedeli partecipavano<br />
accoratamente: c’era chi<br />
piangeva, chi si batteva il petto<br />
e chi cantava canzoni legate al<br />
Solenne Cerimoniale che si stava<br />
celebrando. Durante tutta la notte<br />
del Giovedì Santo la chiesa rimaneva<br />
aperta per consentire ai<br />
fedeli di pregare davanti al “Sepolcro”.<br />
Allora le nottate erano<br />
fredde e per dare un po’ di calore<br />
si usava fare il fuoco all’interno<br />
del campanile, la brace veniva<br />
messa all’interno di contenitori<br />
metallici e portata a quella gente<br />
che per tutta la notte, fi no al<br />
Venerdì mattina, stava riunita in<br />
preghiera davanti al Cristo Morto.<br />
Il Venerdì mattina all’alba ci si<br />
preparava per andare al Calvario.<br />
La Processione si muoveva al<br />
suono delle “troccole” ed era divisa<br />
in due gruppi: gli uomini portavano<br />
Gesù Morto e a distanza<br />
seguiva, portata da sole donne,<br />
la Madonna Addolorata vestita<br />
di nero. Entrambi i gruppi intonavano<br />
canti legati alla Passione<br />
e alcune donne indossavano sul<br />
capo fazzoletti neri sormontati<br />
da una corona di asparagine.<br />
I due gruppi s’incontravano al<br />
Calvario dove si ascoltava un’altra<br />
predica riguardante la Passione<br />
di Cristo sulla Croce.<br />
La mattina del Sabato Santo<br />
verso le ore dieci si cele brava la<br />
Messa di Resurrezione e le campane<br />
suonavano “a Gloria” dopo<br />
i tre giorni di silenzio assoluto. Il<br />
giorno <strong>della</strong> Santa Pasqua, dopo<br />
la Messa, il prete annunciava il<br />
calendario delle benedizioni per<br />
le campagne e per il paese.<br />
Inoltre, seguendo il fi lo <strong>della</strong><br />
memoria, voglio anche ricordare<br />
come si annunciava alla comunità<br />
la morte di qualcuno: il<br />
primo a saperlo era il sacrestano<br />
che doveva andare a suonare<br />
la cosiddetta “sparatura” e<br />
dal modo in cui veniva suonata<br />
si capiva se il defunto era un<br />
uomo, una donna o un bambino.<br />
La nostra chiesa aveva quattro<br />
campane, dai toni diversi, due<br />
di dimensioni più piccole e due<br />
più grandi, il sacrestano suonava<br />
due rintocchi per ogni campana<br />
incominciando da quelle piccole,<br />
e se il defunto era un uomo i rintocchi<br />
erano dispari, se era una<br />
donna erano pari, mentre se era<br />
un bambino suonavano solo le<br />
campane più piccole.<br />
Le Messe cantate venivano accompagnate<br />
sempre dall’organo<br />
che oggi non esiste più, né organo,<br />
né pulpito e né Sacrarium<br />
Oleorum in legno intarsiato,<br />
dove si custodivano gli Oli Santi.<br />
Prima ho parlato di suonate di<br />
campane “a Gloria”, queste venivano<br />
eseguite per tutte le festività,<br />
il sagrestano del tempo,<br />
Antonio Lenge, aveva inventato<br />
una sua tecnica grazie alla quale<br />
suonava le quattro campane<br />
contemporaneamente: collegava<br />
i due batacchi delle campane<br />
più grandi con delle corde,<br />
a formare una Y e il capo lungo<br />
veniva legato alla struttura delle<br />
due campane più piccole, in questo<br />
modo con le mani suonava le<br />
campanelle e col piede, battendolo<br />
sulla corda, faceva risuonare<br />
il tutto in un suono unico.<br />
Grazie a questa tecnica riusciva<br />
a produrre una melodia che somigliava<br />
molto ad una tarantella,<br />
questa era la suonata delle campane<br />
“a Gloria”.<br />
Tutta questa tradizione con l’era<br />
moderna è scomparsa, peccato.<br />
31
Cultura<br />
Antonietta Vizzuso<br />
S. ANTONIO ABATE NELLA<br />
TRADIZIONE POPOLARE DI TRICARICO<br />
Sant’Antonio Abate - detto anche sant’Antonio il<br />
Grande, sant’Antonio d’Egitto, sant’Antonio del Fuoco,<br />
sant’Antonio del Deserto, sant’Antonio l’Anacoreta o<br />
più semplicemente dalle nostre parti S. Antuono, per<br />
distinguerlo dal ben più famoso S. Antonio da Padova<br />
- nacque a Coma (odierna Qumans) in Egitto nel 251 circa, fu un<br />
eremita egiziano, considerato il fondatore del monaxhesimo<br />
cristiano e il primo degli abati. A lui si deve la costituzione in<br />
forma permanente di famiglie di monaci che sotto la guida di un<br />
padre spirituale, abbà, si consacrarono al servizio di Dio. La vita<br />
di Antonio Abate è nota soprattutto attraverso la Vita Antonii<br />
pubblicata nel 357 circa, opera agiografi a scritta da Atanasio,<br />
vescovo di Alessandria, che conobbe Antonio e fu da lui coadiuvato<br />
nella lotta contro l’Arianesimo. L’opera, tradotta in varie lingue,<br />
divenne popolare tanto in Oriente quanto in Occidente e diede<br />
un contributo importante all’aff ermazione degli ideali <strong>della</strong><br />
vita monastica. Grande rilievo assume, nella Vita Antonii la<br />
descrizione <strong>della</strong> lotta di Antonio contro le tentazioni del<br />
demonio. È ricordato nel Calendario dei santi <strong>della</strong> Chiesa<br />
cattolica e da quello luterano il 17 gennaio.<br />
A Tricarico la devozione per Sant’Antonio Abate<br />
è attestata fi n dal Medioevo, venerato come<br />
Sant’Antonio di Vienne, a cui era dedicata anche<br />
una chiesa oggi scomparsa ma che fu punto<br />
di riferimento dell’Ordine ospedaliero degli<br />
Antonini che nel Mille dalla Francia si propagò<br />
rapidamente in Europa in seguito ad<br />
un’epidemia di ergotismo, un’aff ezione<br />
cutanea dovuta a sostanze alimentari inquinate<br />
da segale cornuta. L’Ordine Antoniano<br />
prestava assistenza a coloro che<br />
si ammalavano di questa malattia molto<br />
temuta nel Medioevo e conosciuta anche<br />
come ignis sacer (“fuoco sacro” o<br />
“fuoco di sant’Antonio”), un’intossicazione<br />
di origine alimentare, che provocava<br />
cangrena degli arti, vomito, diffi -<br />
coltà nel camminare e anche vertigini,<br />
tremori, follie e possessioni collettive.<br />
Gli Antoniani usavano il grasso di maiale<br />
come emolliente per le piaghe,<br />
per questo allevavano spesso i maiali<br />
che, a diff erenza degli altri, erano li-
Cultura<br />
beri di circolare per le vie purché con un campanello<br />
al collo e anche nell’iconografi a li troviamo<br />
sempre ai piedi del Santo, così come ritroviamo il<br />
simbolo di questo privilegium antonianum nel campanello<br />
in cima al bastone che egli porta in mano.<br />
Secondo altre tradizioni popolari nel maiale è da<br />
vedersi il demonio che il Santo combatté e sconfi sse<br />
e quindi fu condannato da Dio a seguirlo sotto<br />
quelle forme.<br />
Le reliquie di Sant’Antonio Abate furono rinvenute<br />
a Tricarico nel 1506, insieme anche a quelle di San<br />
Potito, in una cassettina di legno contenente una<br />
lapidetta di marmo recante l’incisione “Reliquia<br />
sancti Antonij abbatis”, mentre si provvedeva a sostituire<br />
l’altare maggiore nella chiesa <strong>della</strong> Santissima<br />
Trinità per ordine dell’allora vescovo Agostino<br />
De Guarino. Da questa chiesa furono poi trasferite<br />
nella cattedrale di Tricarico per essere esposte solennemente<br />
da quel momento in poi il 17 gennaio.<br />
Dunque a Tricarico esisteva il culto di Sant’Antonio<br />
Abate, il “dio contadino” protettore degli animali,<br />
dei contadini e <strong>della</strong> povera gente: gli è attribuita la<br />
protezione degli animali domestici e nelle stalle vi<br />
era sempre la sua immagine a scopo tutelare.<br />
La chiesa a lui dedicata, appena fuori il centro abitato,<br />
attualmente viene aperta solo il 17 gennaio,<br />
giorno in cui tradizionalmente inizia il nostro carnevale.<br />
Ma è solo in tempi più recenti che c’è stato il<br />
collegamento <strong>della</strong> devozione per sant’Antonio<br />
Abate con le “maschere”, infatti l’omonima chiesetta<br />
fi no all’inizio del ‘900 era dedicata a Santa<br />
Maria dell’Olivo. S. Antonio Abate, come dicevamo,<br />
è il protettore degli animali: ecco perché vi si<br />
recano il 17 gennaio le nostre maschere, che rappresentano<br />
una mandria di mucche e tori in transumanza,<br />
per ricevere la benedizione e dare inizio al<br />
Carnevale. “…Questo è il santo <strong>della</strong> Tebaide, anacoreta,<br />
che qui da noi è trasfi gurato: guerriero leggendario<br />
e Prometeo, ortolano e massaro di campo<br />
di Gesù, visitatore delle stalle, consigliere dei muli viziosi,<br />
veterinario, padrone dei parti animali…Questi<br />
è il santo nella cui casina di Tricarico oggi vanno a<br />
prendere la benedizione, di notte, le maschere del<br />
Carnevale che comincia. Questa del 17 gennaio è una<br />
notte di veglia.” (Rocco Scotellaro, ne “Il dio contadino”,<br />
«Journal», Losanna, febbraio 1950). Questa<br />
interessantissima testimonianza letteraria del poeta<br />
tricaricese descrive com’era la tradizione negli<br />
Tricarico, Cattedrale, statua esterna<br />
anni Cinquanta. “Prima dell’alba i giovani vestiti da<br />
vacca sono stati benedetti. Dalla chiesa di campagna,<br />
alle prime luci, si muove verso il paese: è una<br />
carovana. Le maschere sono le vacche del barone<br />
che scasano, con il favore del santo, dalla montagna<br />
alla marina. Il padrone e la padrona in calesse, poi il<br />
fattore, il massaro Saverio e sua moglie: una giovinetta<br />
sull’asina, che regge una bambola addormentata,<br />
ha “il pannicello”, un castorino adorno sulle<br />
spalle, ha le gote tinte”. C’era anche una leggenda<br />
che collegava il Carnevale a Sant’Antuono: si racconta<br />
che fu proprio il Santo a travestirsi nella<br />
grotta quando fu visitato dai nemici: vestito così e<br />
con un campanaccio suonante i Diavoli lo scambiarono<br />
per vacca e lui riuscì a mettere in salvo le<br />
immagini di Gesù e <strong>della</strong> Madonna. Si racconta anche<br />
che un barone introdusse questa festa per rendere<br />
grazie a Sant’Antuono per la guarigione del<br />
suo bestiame. Non esiste più come una volta<br />
l’usanza del falò <strong>della</strong> vigilia, la cui legna veniva raccolta<br />
allo scopo nel corso dell’anno: chiunque passava<br />
nei pressi <strong>della</strong> chiesa infatti, tornando dal<br />
legnatico dei boschi vicini, lasciava un po’ <strong>della</strong> sua<br />
legna e guai a toccarla! Come ci racconta sempre<br />
Scotellaro: “Luigi Calciano, lo conoscete? Bene,<br />
quello andò a frasca e ne colse nel podere di<br />
sant’Antùno. A casa, scaricata la fascina, rimase col<br />
collo torto. Meno male, sua madre non consumò la<br />
33
34<br />
Cultura<br />
frasca al fuoco, la fece riportare indietro al santo, e il collo di Luigi, è<br />
vivente, abita nel Calancone, fi nalmente si raddrizzò.” (op. cit.).<br />
In ricordo di quel falò che durava tutta la notte, oggi all’alba si<br />
accende un grande fuoco nello spiazzo davanti alla chiesa in cui<br />
si radunano le maschere man mano che arrivano.<br />
Una volta radunatesi fanno tre giri rituali intorno alla chiesa.<br />
Prima del terremoto dell’80 entravano per ascoltarvi la messa e<br />
ricevere la benedizione, oggi non più perché la chiesa è inagibile<br />
e in fase di restauro. Al momento dell’elevazione percuotevano i<br />
campanacci per chiedere a S. Antuono protezione e prosperità.<br />
La benedi-zione veniva fatta col braccio del Santo che si dice<br />
contenga un pezzo di ossa di S. Antuono, e veniva baciato da tutti i<br />
presenti. Attualmente viene comunque il sacerdote per la benedizione<br />
(don Franco Uricchio, ormai da tanti anni) e subito dopo inizia la sfi lata<br />
e la questua per il paese. Da testimonianze raccolte pare che una<br />
volta vi fossero più squadre che facevano a gara per prendere<br />
prima la benedizione perché signifi cava anche andare prima per<br />
la questua. Se ne deduce che, a partire dall’alba, si celebravano<br />
più messe. Trasfi gurato nella rappresentazione carnevalesca vi è<br />
forse anche il ricordo di quando gli animali, nei giorni di festa,<br />
venivano decorati con nastri e fi ori; come succedeva ad esempio otto<br />
giorni dopo Pentecoste a maggio, nel prato antistante la chiesetta di<br />
S. Antonio Abate: venivano portati muli, asini, mucche, pecore, maialini,<br />
tutti bardati a festa con nastri e fettucce colorati e fi ori, per essere<br />
benedetti: si facevano fare loro i tre giri rituali intorno all’edifi cio e dopo<br />
il rito si svolgeva una fi era di animali, si portava in processione la statua del<br />
Santo e c’erano vari festeggiamenti, come ci raccontano diversi anziani del<br />
paese e R. Scotellaro, nel già citato racconto de “Il dio contadino”:<br />
“Tutti gli anni, a maggio, i contadini adornano le bestie di nocchette rosse e se<br />
le tirano dietro sulla pista dei tre giri. Allora è la vera festa, ognuno paga un<br />
mortaretto per suo conto e tiene piazza la banda locale con le sue trombe<br />
stridule. Nessun altro santo ha un giorno di maggio e uno di gennaio”.<br />
Tricarico, Cattedrale, particolare sacrestia
Territorio<br />
Questo fi ne/inizio anno ha<br />
regalato alla Basilicata<br />
un’occasione tanto straordinaria<br />
quanto unica per una<br />
regione molto spesso dimenticata.<br />
Il Presepe di Franco Artese, (di<br />
cui ci siamo occupati sullo scorso<br />
numero) donato dalla Regione e<br />
dall’Azienda di promozione Turistica<br />
al Santo Padre e rimasto<br />
esposto fi no al 2 febbraio, non<br />
solo ha messo al centro del mondo<br />
una microscopica regione (se<br />
rapportata all’universo) ma ha<br />
messo in mostra quello che sta<br />
dietro ad ogni opera d’arte, la<br />
sua impalcatura, la sua realizzazione,<br />
il motore che la anima. In<br />
una sola parola LA PASSIONE che<br />
la muove.<br />
Una straordinaria occasione ma<br />
soprattutto una impareggiabile<br />
lezione per tutti gli abitanti <strong>della</strong><br />
Lucania (e quindi anche <strong>della</strong><br />
nostra diocesi)ed in particolar<br />
modo dei giovani che la popolano,<br />
da cui ci auspichiamo prendano<br />
esempio. Un modo tangibile<br />
per dire che con passione e<br />
determinazione tutto si può fare.<br />
Basta crederci! E’ così semplice.<br />
Eppure credere in se stessi è una<br />
delle cose che spesso si fa molta<br />
fatica a fare, soprattutto nel nostro<br />
Sud, perché spesso siamo<br />
così abituati a criticare e ad essere<br />
criticati che la nostra fi ducia<br />
e autostima è messa in secondo<br />
piano. Ma per fortuna non è sempre<br />
così e quando decidiamo di<br />
credere in noi stessi, di avere fi -<br />
ducia nelle proprie potenzialità e<br />
capacità, allora la vita comincia a<br />
Anna Giammetta<br />
Presepe e Cantine con in comune<br />
l’amore, la passione, la capacità!<br />
cambiare perché cambia il modo<br />
di interagire con il mondo e con il<br />
proprio io. Smetti di autocommiserarti<br />
e assumi un atteggiamento<br />
positivo e propositivo.<br />
“Abbiamo conosciuto l’amore<br />
che Dio ha per noi e vi abbiamo<br />
creduto”. (1Gv 4,16) Così recita<br />
un versetto del vangelo di Giovanni<br />
in cui gli evangelisti dopo<br />
aver visto il Signore ed il suo<br />
amore per loro sono pronti a<br />
testimoniarlo al mondo intero.<br />
È lo stesso “amore” che ha guidato<br />
la mano del maestro presepista,<br />
casa dopo casa, statua dopo<br />
statua e quella dello scenografo<br />
Mario Garrambone che luce dopo<br />
luce ha aggiunto magia alla<br />
magia.<br />
Con questa convinzione ho continuato<br />
ad osservare la realtà e<br />
con mia grande sorpresa ho avuto<br />
la fortuna di assistere ad un<br />
altro splendido esempio di “amore”<br />
che porta all’evoluzione <strong>della</strong><br />
vita. Il 18 gennaio scorso un gruppo<br />
di ragazzi di San Mauro Forte<br />
e Garaguso, costituitosi in associazione,<br />
“Ambiente e Natura”<br />
hanno ripetuto nell’ambito <strong>della</strong><br />
festa del Campanaccio 2013, una<br />
iniziativa turistica-enogastronomica<br />
già proposta a fi ne estate,<br />
“Cantine Aperte”. Un evento in<br />
cui previa prenotazione, veniva<br />
off erta ai partecipanti la possibilità<br />
di gustare un pranzo completo<br />
(dall’antipasto al dolce 7 piatti<br />
diversi)ad un modico prezzo in 7<br />
cantine diverse. Un’occasione in<br />
cui tradizione e genuinità, sapori<br />
ed emozioni sono stati “serviti”<br />
nelle “Grott” locali tipici di tufo<br />
utilizzati per la conservazione del<br />
vino. Piatti da gustare lentamente<br />
sorseggiando del buon vino<br />
e riscoprendo antichi colori e<br />
antichi sapori immersi in un paesaggio<br />
tanto naturale quanto affascinante<br />
perché scopo dell’iniziativa<br />
è stato proprio quello di<br />
far riscoprire dei piccoli e grandi<br />
tesori naturali che regalano al<br />
nostro territorio un valore aggiunto<br />
e perché no, la possibilità<br />
di uno sviluppo compatibile con<br />
le risorse naturali. Una iniziativa<br />
che ha ottenuto un enorme successo<br />
facendo registrare il tutto<br />
esaurito con circa trecento prenotazioni<br />
e pietanze servite in<br />
una sola serata e che tra qualche<br />
mese, in estate, diventerà un<br />
appuntamento fi sso settimanale<br />
off rendo così la possibilità a molti<br />
in paese di realizzare un piccolo<br />
guadagno.<br />
Ma cosa sono i due artisti presepisti<br />
o i giovani di Ambiente<br />
e Natura se non l’espressione<br />
dell’amore che Dio ha per i suoi<br />
fi gli? Mi viene in mente quando<br />
da piccola frequentavo i campi<br />
scuola e il catechismo. Ci veni-<br />
35
36<br />
Territorio<br />
va insegnato a vivere la vita con<br />
fede e passione. Ci ripetevano di<br />
non accontentarsi nella vita e soprattutto<br />
di credere nelle proprie<br />
capacità perché quelle capacità<br />
ce le aveva fornito il Signore alla<br />
nostra nascita. Allora, forse ero<br />
troppo piccola per capire fi no in<br />
fondo il signifi cato di quegli insegnamenti<br />
ma in questi giorni mi<br />
è capitato di ripensarci proprio<br />
osservando questi due accadimenti.<br />
Ognuno di noi è capace<br />
di grandi cose perché ognuno è<br />
dono e opera di Dio ma occorre<br />
maturare la consapevolezza di<br />
ciò che siamo. Occorre “resuscitare”<br />
interiormente ed essere<br />
pronti a “mostrarsi” al mondo.<br />
Per questo, il Presepe in Vaticano<br />
sarà ricordato in questo anno<br />
<strong>della</strong> <strong>Fede</strong>, dai poco credenti solo<br />
per il protagonismo che la Basilicata<br />
si è ritagliata nel mondo ma<br />
dai credenti, come la capacità ad<br />
assumere con coraggio e forza<br />
l’invito a vivere la fede ed amare<br />
la vita, con la certezza che solo<br />
una fede autentica è capace di<br />
cambiare la vita, non solo quella<br />
spirituale ma anche e soprattutto<br />
quella economica e lavorativa.<br />
È un nuovo cammino di fede.<br />
Credere nell’amore del Signore<br />
che ci ha creati e donato qualcosa<br />
e credere nelle nostre capacità.<br />
Nelle festività natalizie<br />
il Braccio Carlo Magno<br />
in Vaticano ha ospitato<br />
la mostra, “Tradizioni, Arte e<br />
<strong>Fede</strong>” promossa dalla Regione<br />
Basilicata, dall’APT e dalla Soprintendenza<br />
per i Beni Storici<br />
Artistici ed Etnoantropologici<br />
<strong>della</strong> Basilicata, con il coordinamento<br />
<strong>della</strong> Direzione Regionale<br />
per i Beni Culturali e Paesaggistici<br />
<strong>della</strong> Basilicata. In vetrina alcuni<br />
tesori <strong>della</strong> nostra terra tra<br />
cui anche due pregiati pezzi <strong>della</strong><br />
diocesi di Tricarico. Si tratta di<br />
due madonne lignee una custodita<br />
a San Mauro Forte e l’altra a<br />
Stigliano. La prima, “La Madonna<br />
con Gesù Bambino in legno”<br />
risale al XVI secolo ed è riconducibile<br />
all’artista, Giovanni da<br />
Nola, <strong>della</strong> bottega napoletana.<br />
L’opera è una statua lignea che<br />
misura 164 cm di altezza ed è in<br />
legno scolpito, dipinto con i colori<br />
del blu, del verde e dell’oro.<br />
Custodita presso la Chiesa Madre,<br />
Santa Maria Assunta. L’altra<br />
opera, invece è custodita presso<br />
il convento di Sant’Antonio a<br />
Stigliano e anch’essa è attribuibile<br />
al XVI secolo di legno scolpito<br />
fi nemente dipinto e laccato.<br />
Due pezzi che insieme alle altre<br />
opere che componevano tutta<br />
la mostra sono state ammirate<br />
da migliaia di visitatori. Il gruppo<br />
lapideo dell’Annunciazione di<br />
Aurelio Persio, contestualizzato<br />
da immagini di riferimento relative<br />
al Presepe in pietra di Altobello<br />
Persio e Sannazaro Panza<br />
d’Alessano conservato nella<br />
Cattedrale di Matera; Il Presepe<br />
Anna Giammetta<br />
TRADIZIONE, ARTE E FEDE<br />
COME STIMOLO DI FIDUCIA<br />
E DI RIPRESA ECONOMICA<br />
lapideo <strong>della</strong> cripta di Santa Maria<br />
Maggiore a Tursi, attribuito<br />
alla bottega di Altobello Persio.<br />
Altre quattro splendide Madonne<br />
lignee cinquecentesche<br />
provenienti da Pisticci, Laurenzana,<br />
Tito, Marsico Nuovo). Due<br />
pannelli di aff resco, Adorazione<br />
e Visitazione, pertinenti il ciclo<br />
di aff reschi eseguito da Giovanni<br />
Todisco nel 1545 nel chiostro<br />
di Santa Maria d’Orsoleo a<br />
Sant’Arcangelo. Insomma una<br />
mostra ricca di risorse professionali<br />
altamente specializzate<br />
e con un cospicuo e signifi cativo<br />
numero di opere d’arte di grande<br />
pregio e importanza che ha<br />
aff ascinato il visitatore ma più<br />
che altro ha fatto conoscere la<br />
Basilicata dell’arte e <strong>della</strong> fede<br />
in un posto lontano dalla loro<br />
collocazione naturale. Anche<br />
questa una splendida occasione<br />
per scoprire una Basilicata<br />
tanto ricca di beni culturali e<br />
ambientali da poterli pensare<br />
come un importante motore di<br />
sviluppo dell’economia. Perché<br />
non bisogna vedere l’arte come<br />
un centro di costo ma come una<br />
potenzialità di crescita economica,<br />
da sfruttare e da valorizzare.<br />
L’arte è motore di sviluppo<br />
perché mette in moto una serie<br />
di competenze e di saperi di cui<br />
è forte e può competere con il<br />
resto d’Italia integrandosi con<br />
esso. Sostenere l’arte e la cultura<br />
lucana si può e si deve, come<br />
stimolo di fi ducia e di ripresa<br />
economica. E la Mostra del<br />
Braccio Carlo Magno ne è una<br />
recente scommessa vinta.
Territorio<br />
La Cooperativa I Dieci Talenti,<br />
cooperativa di produzione<br />
e lavoro, nasce dal<br />
percorso del Progetto Policoro<br />
<strong>della</strong> Diocesi di Tricarico con l’intento<br />
di stimolare ad una logica<br />
imprenditoriale i giovani e più in<br />
generale ad una visione del lavoro<br />
più libera rispetto all’idea che<br />
l’unico lavoro degno è il ‘posto<br />
fi sso’, che sembra l’araba fenice,<br />
il desideratum per eccellenza. Per<br />
questo arrivare alla costituzione<br />
di una cooperativa che si chiama<br />
I Dieci Talenti è aver dato seguito<br />
ad una esigenza direi innanzitutto<br />
evangelica: provare a mettere<br />
a frutto ‘concretamente’ quanto<br />
ricevuto, nella certezza di essere<br />
fragili e inadeguati ma con la<br />
convinzione di non poter restare<br />
a guardare un futuro sempre<br />
meno presente. La Chiesa ci crede<br />
nei giovani perchè è maestra<br />
di speranza.<br />
A undici persone che hanno scelto<br />
la cooperazione, tra un qualcuno<br />
disoccupato e un qualcuno<br />
precario, la Chiesa ha voluto affi -<br />
dare propri beni che possono diventare<br />
per loro o per qualcuno<br />
di loro lavoro, attività, reddito.<br />
Così I Dieci Talenti, partita semplicemente<br />
dai servizi di pulizia, dal<br />
23 dicembre ha preso in gestione<br />
Rocco Gentile<br />
OPPORTUNITÀ<br />
E SVILUPPO:<br />
METTERSI INSIEME<br />
CON INTELLIGENZA<br />
E CUORE<br />
l’Ostello di Fonti di Tricarico con<br />
una bellissima serata di inaugurazione<br />
in cui il prof. Gianluca Bellusci,<br />
Professore di Teologia Fondamentale<br />
presso l’Istituto Teologico<br />
di Potenza, ha presentato il<br />
libro di Benedetto XVI, Pontefi ce<br />
Romano Emerito, L’infanzia di<br />
Gesù. Il lavoro de I Dieci Talenti<br />
si amplia a marzo con la costituzione<br />
di un Centro di Cultura, Formazione<br />
e di Ricerca che diventa<br />
piattaforma per l’Istituto di Ricerca<br />
in Bioetica e Scienze Umane e<br />
per il Centro Psico-Pedagogico “Il<br />
Grillo parlante: pensiero. parola e<br />
coscienza”.<br />
L’ottica è sempre quella di mettere<br />
in rete le risorse dei giova-<br />
ni (particolarmente i laureati)<br />
potendo diventare occasione di<br />
crescita per loro e occasione attraverso<br />
cui essi stessi possono<br />
diventare motore di sviluppo per<br />
il proprio territorio. In tali imprese<br />
si puó apparire avventurieri,<br />
ma soprattutto oggi con intelligenza<br />
e cuore (Caritas in Veritate)<br />
si dovrà rischiare di esserlo<br />
per superare innanzitutto culturalmente<br />
il blocco di opportunità<br />
che sembra viversi a queste latitudini<br />
e per imparare ad essere<br />
forti di quella forza che abbiamo<br />
come Chiesa nel nostro: l’essere<br />
una rete (comunione) guidata.<br />
Chi puó rendere ragione <strong>della</strong><br />
speranza più del cristiano?<br />
37
38<br />
Dalle Parrocchie<br />
CAMPOMAGGIORE<br />
Parrocchia Maria SS. Del Carmelo<br />
IN CAMMINO VERSO<br />
LA CRESIMA.....<br />
di Giuseppe Molfese<br />
“Dare visibilità e testimonianza del<br />
cammino che si sta percorrendo”,<br />
questa l’iniziativa dei giovani del<br />
gruppo cresima di Campomaggiore<br />
che hanno voluto realizzare un<br />
segno visibile ed itinerante del loro<br />
cammino di formazione.<br />
Stimolati dall’iniziativa diocesana<br />
di scandire il tempo di formazione<br />
attraverso i segnalibri che ricordano<br />
i sette doni dello Spirito Santo,<br />
i giov ani hanno deciso di realizzare<br />
un plastico con una rete e una<br />
barca, per richiamare anche il logo<br />
dell’anno <strong>della</strong> fede, su questa<br />
rete ogni mese, viene inserito un<br />
simbolo che rappresenta uno dei<br />
doni dello Spirito Santo. Dalla lanterna,<br />
al binocolo, dal remo alla<br />
bussola.... Non semplici oggetti...<br />
Ma simboli che rimandano al cammino<br />
di fede e di appartenenza.<br />
Un cammino ben preparato grazie<br />
al sostegno degli uffi ci diocesani<br />
che hanno fornito strumenti e mezzi<br />
per sostenere e motivare questi<br />
giovani e per farli sentire al centro<br />
delle attenzioni, delle parrocchie,<br />
<strong>della</strong> diocesi... <strong>della</strong> Chiesa.<br />
GORGOGLIONE<br />
ASPETTANDO<br />
IL NATALE<br />
di Teresa Spagnuolo<br />
Una festa per tutti, bambini e famiglie,<br />
si è svolta a Gorgoglione mercoledì<br />
19 dicembre, organizzata da<br />
Padre Alessandro, dalle catechiste<br />
Maria Teresa Gagliardi, Cristina De<br />
Santi, Teresa Gagliardi De Rosa,<br />
Giovanna Palermo, Sara Robertella,<br />
Antonella Tornetta, Donatella<br />
Bruno, Donatella Angerosa, Cinzia<br />
Gagliardi, Antonella De Rosa e sostenuta<br />
dall’impegno di molti, soprattutto<br />
mamme. Una festa bella,<br />
gioiosa nella sua semplicità, che ha<br />
per protagonisti i bambini e che<br />
ha richiamato l’attenzione delle<br />
autorità cittadine, sindaco Giuseppe<br />
Filippo in testa, e delle autorità<br />
religiose: il Vescovo Mons. Vincenzo<br />
Orofi no e Il suo vice Don Nicola<br />
Urgo.<br />
L’incontro si è svolto nella chiesa di<br />
S.Domenico Savio ed è iniziato con<br />
la Santa Messa celebrata dal Vescovo,<br />
il quale durante l’omelia ha<br />
ricordato la narrazione evangelica<br />
<strong>della</strong> nascita di Gesù sin dall’Annunciazione,<br />
in un dialogo partecipato<br />
con i bambini entusiasti perché si<br />
sentono protagonisti.<br />
Subito dopo la messa ci si è trasfe-<br />
riti nel salon e dell’oratorio dove<br />
bambini e ragazzi hanno intrattenuto<br />
il pubblico con due recite sul<br />
Natale.<br />
“La messa di mezzanotte” messa<br />
in scena dai bambini delle elementari<br />
racconta di un gruppo di amici<br />
che si intrattiene giocando in attesa<br />
di andare a Messa. Giunta l’ora<br />
di recarsi in chiesa due di loro non<br />
seguono il gruppo e preferiscono<br />
rimanere a casa a giocare con la<br />
play-station, il computer… Ma uno<br />
dei due si addormenta e sogna i<br />
personaggi del presepe, si sveglia<br />
di soprassalto e si prepara per andare<br />
in chiesa chiedendo all’amico<br />
di seguirlo. Il sogno l’ha illuminato<br />
sull’importanza di essere insieme<br />
agli altri mentre si celebra la nascita<br />
di Gesù. Ognuno dei personaggi<br />
<strong>della</strong> natività regala una virtù che<br />
rende il cammino <strong>della</strong> vita più agevole:<br />
gli angeli con il loro annuncio<br />
regalano la capacità di accoglienza,<br />
le stelle che illuminano la notte<br />
l’impegno ad aiutare chi ha bisogno,<br />
i pastori la partecipazione e<br />
la condivisione, il bue e l’asinello il<br />
sacrifi cio al servizio degli altri.<br />
“Il Natale sui fusi orari” messo in<br />
scena dai ragazzi di scuola media<br />
è uno spettacolo innovativo che si<br />
serve anche delle nuove tecnologie<br />
per aiutare a rifl ettere sui mali<br />
del mondo (guerre, intolleranze,<br />
fame, solitudine…) e per invitare<br />
ognuno a dare il proprio contribu-
Dalle Parrocchie<br />
to alla costruzione di un mondo<br />
migliore cercando di vivere in prima<br />
persona i valori dell’amicizia,<br />
<strong>della</strong> solidarietà, dell’uguaglianza,<br />
dell’amore. Questo lavoro<br />
è stato seguito con particolare<br />
cura dall’ins. Miranda Filippo, appassionata<br />
ed esperta di nuove<br />
tecnologie, con la collaborazione<br />
di Angela Palermo. Si narra <strong>della</strong><br />
redazione di un giornale che organizza<br />
un servizio sul Natale nelle<br />
capitali del mondo. Arrivano i<br />
messaggi di pace e di amore dai<br />
più grandi scrittori e rappresentanti<br />
dei vari Paesi letti dai ragazzi<br />
mentre sul grande schermo passano<br />
le immagini delle città e dei<br />
personaggi che le rappresentano:<br />
da Gianni Rodari a Fabrizio De Andrè,<br />
da Alpha Blond, da René Philombe<br />
a Bernard Dadié; doveroso<br />
l’omaggio a Martin Luther King e<br />
a Rigoberta Menchù , al Mahatma<br />
Gandhi ed a una bambina israeliana,<br />
una piccola poetessa di nome<br />
Tali Sorek.<br />
A conclusione <strong>della</strong> recita è stato<br />
consegnato a S.E. il Vescovo<br />
un giornalino, curato anch’esso<br />
dall’ins. M.Filippo, con la presentazione<br />
del contenuto del copione,<br />
con i messaggi e le poesie dei<br />
grandi uomini di pace letti durante<br />
lo spettacolo, a ricordo di un<br />
evento gioioso che, pur nella sua<br />
semplicità e grazie all’impegno di<br />
molti, è diventato anche un evento<br />
culturale di tutto rispetto.<br />
Il salone dell’oratorio è pieno di<br />
gente accorsa al richiamo di bambini<br />
e ragazzi che con l’impegno<br />
e l’entusiasmo <strong>della</strong> loro giovane<br />
età, in cui tutto è leggero e giocoso<br />
ma estremamente serio, hanno<br />
rilanciato con molta effi cacia i<br />
messaggi sempre attuali di Pace,<br />
Amore e Speranza propri del Na-<br />
tale. Grazie a questa occasione<br />
tutti abbiamo potuto sperimentare<br />
la parrocchia come luogo<br />
di espressione, di libertà, di confronto,<br />
di condivisione di idee e di<br />
esperienze, ma anche come luogo<br />
di accoglienza, di relazione positiva<br />
con l’altro, di appartenenza ad<br />
una comunità che si fa famiglia e<br />
si apre al bisogno fondamentale di<br />
Amore dell’uomo del nostro tempo,<br />
come dell’uomo di ogni tempo.<br />
In altre parole la parrocchia<br />
vissuta come luogo di promozione<br />
umana oltre che di evangelizzazione.<br />
MONTEMURRO<br />
PREGHIERA<br />
E RIFLESSIONE<br />
CON LE FAMIGLIE<br />
di Antonio Mattatelli<br />
Il Natale quest’anno a Montemurro,<br />
dopo la suggestiva novena di<br />
Natale celebrata all’alba e sempre<br />
aff ollatissima di giovani e adulti,<br />
ha avuto come una coda luminosa<br />
nella festa <strong>della</strong> sacra Famiglia,<br />
un momento particolarmente<br />
intenso e vissuto da tutta la comunità<br />
parrocchiale. Tutti sappiamo<br />
come la famiglia così com’è<br />
voluta da Cristo, riceve al giorno<br />
d’oggi molteplici attacchi e deve<br />
attraversare non poche insidie.<br />
Ciò non solo a causa <strong>della</strong> dura crisi<br />
economica che attraversiamo;<br />
ma anche e soprattutto per l’insinuarsi<br />
all’interno stesso dei cattolici<br />
di mode e atteggiamenti morali<br />
sbagliati quali il diff ondersi delle<br />
convivenze, i facili divorzi o addirittura<br />
l’accettazione supina in linea<br />
di principio di unioni di perso ne<br />
dello stesso sesso. Tutto ciò esige<br />
una nuova e improrogabile opera<br />
di evangelizzazione <strong>della</strong> famiglia<br />
cristiana fondata sul matrimonio e<br />
benedetta da Cristo che, senza ovviamente<br />
giudicare nessuno e accogliendo<br />
sempre le persone, metta<br />
però in chiaro gli errori di fede<br />
e i peccati morali di chi compie tali<br />
scelte e la necessità che i cattolici<br />
promuovano a tutti i livelli la santità<br />
del matrimonio. Ecco che allora<br />
domenica 28 dicembre la comunità<br />
parrocchiale si è ritrovata nella<br />
messa solenne delle 11,00 con tutte<br />
le coppie che nel corso del 2012<br />
hanno compiuto il 25mo, il 50mo e<br />
il 60mo (1 coppia) di matrimonio.<br />
Le coppie presenti erano una ventina,<br />
l’80% di quelle invitate; alla<br />
celebrazione erano presenti anche<br />
i fi danzati che nel corso di questo<br />
2013 celebreranno le nozze. Dopo<br />
la messa vissuta intensamente e<br />
animata dagli stessi “festeggiati”,<br />
è seguito un breve incontro di catechesi<br />
con loro, al termine del<br />
quale il parroco ha donato a ciascuna<br />
famiglia un’icona <strong>della</strong> sacra<br />
famiglia.<br />
L’esperienza è stata semplice ma<br />
intensa; si inserisce nella tradizione<br />
<strong>della</strong> parrocchia ed evidenzia<br />
l’esigenza di un accompagnamento<br />
spirituale delle coppie cristiane<br />
affi nché ravvivino costantemente<br />
il dono che è in loro e siano messi<br />
in guardia dai pericoli di una società<br />
libertina e sessualizzata come la<br />
nostra.<br />
39
40<br />
Dalle Parrocchie<br />
IL NATALE DELLE PARROCCHIE<br />
DI<br />
GRASSANO<br />
TRA FEDE E CULTURA<br />
di Pancrazio Toscano e Antonio Linsalata<br />
Il periodo natalizio a Grassano è stato caratterizzato<br />
da interessanti iniziative sia dal punto di vista culturale<br />
che di fede promosse dalle Parrocchie <strong>della</strong><br />
città.<br />
Sabato 15 dicembre, presso la parrocchia Madonna<br />
del Carmine, è stato presentato il libro di papa<br />
Benedetto XVI- Joseph Ratzinger “L’infanzia di<br />
Gesù” edito da Rizzoli-LEV. La serata è stata arricchita<br />
da letture di brani scelti del testo ed<br />
intervallata da canti polifonici magistralmente<br />
eseguiti dalla corale <strong>della</strong> fraternità<br />
di Comunione e Liberazione <strong>della</strong> Basilicata.<br />
Ha introdotto il momento don Giovanni<br />
Grassani, parroco <strong>della</strong> parrocchia che ha<br />
ospitato l’evento. Egli ha sottolineato che<br />
un testo così importante per noi può essere<br />
occasione per riscoprire il senso profondo<br />
di un itinerario di fede. Don Nicola Soldo ha<br />
presentato il testo accentuando l’aspetto<br />
esegetico-narrativo e mistagogico per mostrare<br />
come un testo simile può essere tipologico<br />
nel rapporto di fede che si stabilisce<br />
tra narratore e lettore e dunque può diventare<br />
nutrimento spirituale, ma può essere<br />
anche un ottimo strumento di informazione<br />
e formazione <strong>della</strong> vita cristiana. A coronare<br />
la serata abbiamo avuto la presenza del<br />
nostro Vescovo. Il suo contributo alla serata<br />
si è fatto augurio per tutta la comunità: il<br />
Natale – ha detto mons. Vescovo – è essere<br />
pronti ed accorgersi che la nostra vita è<br />
invasa dal Mistero, Mistero che è bellezza,<br />
Mistero che supera ogni desiderio. Questo<br />
è il nuovo inizio del Natale.<br />
Un altro momento straordinario è stato la<br />
rappresentazione de “Il canto di Natale” di<br />
Ch. Dickens riletto in chiave spiccatamente<br />
cristiana dai ragazzi <strong>della</strong> classe V elementa-<br />
re <strong>della</strong> parrocchia Madonna <strong>della</strong> Neve.<br />
Per fi nire, giovedì 3 gennaio, sempre presso la parrocchia<br />
del Carmine, un ultimo evento di spessore<br />
e fascino questa volta artistico. “Humanata Divinitas.<br />
Dio fatto uomo e l’arte cristiana delle origini”.<br />
Ha presentato la serata don Carmine Rotunno,<br />
parroco <strong>della</strong> Chiesa Madre di Grassano, che ha<br />
sottolineato l’importanza che l’arte ha nei percorsi<br />
di fede. Il dott. don Antonio Appella, dottorando<br />
presso il Pontifi cio Istituto di Archeologia Cristiana<br />
di Roma e collaboratore <strong>della</strong> cattedra di Epigrafi<br />
a ed Antichità Cristiane dell’Università Sapienza<br />
di Roma, ci ha guidati nel mistero del Natale così<br />
come è stato sentito, vissuto, rappresentato nei<br />
primi secoli <strong>della</strong> cristianità. Un viaggio suggestivo<br />
che ha permesso di vedere come la dottrina cristiana<br />
nasconda stupendi itinerari di fede, vissuti che<br />
diventano attraverso l’arte, comunicazione e conversione.
Dalle Parrocchie<br />
TRICARICO<br />
SAN POTITO<br />
LA FAMIGLIA,<br />
PORTA DELLA FEDE<br />
di Maria Antonietta<br />
e Pietro Cetani<br />
Sollecitati da Papa Benedetto XVI<br />
a vivere questo anno pastorale<br />
come «Anno <strong>della</strong> fede» e sulle<br />
indicazioni del nostro vescovo<br />
Vincenzo Orofi no che dopo la<br />
visita pastorale così ci scriveva:<br />
“Famiglia e parrocchia insieme,<br />
perché ambedue defi nite dalla<br />
comunione, ambedue strumenti<br />
e luoghi di comunione, ambedue<br />
frutti <strong>della</strong> comunione, ambedue<br />
testimoni di comunione. Famiglia<br />
e parrocchia luoghi indispensabili<br />
per il rinnovamento <strong>della</strong> nostra<br />
azione pastorale. Una pastorale<br />
che deve necessariamente essere<br />
a misura di famiglia: concreta e<br />
semplice, facile e attraente, essenziale<br />
e autentica.”, il Consiglio<br />
Pastorale <strong>della</strong> parrocchia di San<br />
Potito martire in Tricarico ha programmato<br />
le sue varie attività<br />
ponendo al centro la famiglia e<br />
la riscoperta <strong>della</strong> fede. In particolare,<br />
per aiutare a riscoprire e<br />
studiare i contenuti fondamentali<br />
<strong>della</strong> fede, ha predisposto, con<br />
la collaborazione dei referenti<br />
parrocchiali per la Pastorale Familiare,<br />
un cammino di formazione<br />
vissuto nella quotidianità<br />
dell’essere famiglia.<br />
Sulla scorta dell’esperienza positiva<br />
fatta negli anni precedenti<br />
durante alcuni incontri sporadici<br />
ed occasionali delle famiglie, si<br />
è pensato di tracciare un vero e<br />
proprio percorso che aiutasse a<br />
mettere maggiormente a fuoco<br />
l’Anno <strong>della</strong> <strong>Fede</strong> e, nello stesso<br />
tempo, che desse continuità alle<br />
catechesi del Vescovo sul “Credo”,<br />
il tutto però in chiave familiare.<br />
Il cammino, aperto a tutti i gruppi<br />
familiari, prevede sette incontri a<br />
cadenza mensile che propongono<br />
l’approfondimento graduale<br />
del Credo più antico <strong>della</strong> tradizione<br />
cristiana (Symbolum apostolorum):<br />
vengono letti i contenuti<br />
in chiave familiare, non<br />
per farne un commento, quanto<br />
piuttosto per fi ssarne il signifi -<br />
cato per le nostre famiglie, per<br />
la nostra vita e per la storia del<br />
mondo. Attraverso delle schede<br />
strutturate si cerca di far entrare<br />
le famiglie di oggi nella bellezza<br />
del Credo e, partendo da qui, di<br />
mettere a fuoco delle suggestioni<br />
utili per la famiglia tutta, dagli<br />
adulti fi no ai piccoli, infatti non<br />
basta ricevere, custodire e pregare<br />
il Simbolo <strong>della</strong> fede, esso<br />
va anche trasmesso: lo sappiamo<br />
bene, noi genitori, spesso inchiodati<br />
a estenuanti discussioni sulla<br />
ragionevolezza <strong>della</strong> fede con i<br />
fi gli, soprattutto se adolescenti.<br />
La struttura degli incontri è sem-<br />
plice e “a misura di famiglia”;<br />
essa vuole favorire, tra l’altro,<br />
una rete di relazioni tra le famiglie<br />
<strong>della</strong> nostra parrocchia che,<br />
alla luce dell’ascolto <strong>della</strong> Parola,<br />
del Magistero e <strong>della</strong> preghiera,<br />
sperimentano la bellezza dello<br />
stare insieme e dell’essere comunità<br />
di fede. Con lo stile tipico<br />
dell’Azione Cattolica, l’incontro<br />
procede secondo un’articolazione<br />
circolare: tenendo presenti<br />
i nuclei fondanti del Simbolo<br />
apostolico, si parte dall’ascolto<br />
di esperienze di vita per arrivare<br />
alla Parola che illumina a sua volta<br />
l’esistenza umana e ci riporta<br />
alle scelte quotidiane concrete.<br />
Ogni incontro si apre in chiesa<br />
con l’invocazione allo Spirito Santo,<br />
si procede all’ascolto di una<br />
testimonianza di vita che aiuta<br />
ad inquadrare il tema a partire<br />
dall’esperienza di fede concreta<br />
vissuta in famiglia (dalla vita alla<br />
Parola); il passaggio alla Parola e<br />
alla relativa Lectio costituisce il<br />
cuore di ogni scheda: essa rilegge<br />
alla luce del messaggio biblico<br />
il contenuto del Credo e lo rende<br />
attuale per noi oggi nella nostra<br />
famiglia (dalla Parola alla vita);<br />
la sezione Proclamare la nostra<br />
41
42<br />
Dalle Parrocchie<br />
fede ci porta a pregare tutti insieme<br />
e a mettere nelle mani del<br />
Signore quanto è stato suscitato<br />
dalla Parola. La parte fondante<br />
dell’incontro (Questa è la nostra<br />
fede) è affi data alla catechesi del<br />
parroco don Nicola Urgo che, con<br />
la nota maestrìa, ci presenta di<br />
volta in volta la sottolineatura del<br />
Credo, traendone spunti di rifl essione<br />
per la nostra vita familiare.<br />
L’ultima sezione (Le domande<br />
<strong>della</strong> fede) invita innanzitutto a<br />
trovare delle risposte nel proprio<br />
cuore per poi mettersi in relazione<br />
con il proprio partner e condividere<br />
infi ne con tutto il gruppo;<br />
purtroppo quest’ultima parte<br />
non sempre la si riesce a portare<br />
a termine ma il foglio contenente<br />
gli spunti di rifl essione diventa un<br />
ottimo strumento che, portato a<br />
casa, nella tranquillità delle mura<br />
domestiche, permette un confronto<br />
più sereno con se stessi,<br />
nella dinamica di coppia e con<br />
la famiglia intera. L’incontro formativo<br />
si chiude con la recita del<br />
Credo e, spostandoci nel salone<br />
parrocchiale, ci fermiamo ancora<br />
per fare insieme quello che normalmente<br />
si vive in ogni famiglia.<br />
Ad oggi abbiamo sperimentato<br />
nel primo incontro l’agape fraterno,<br />
con un momento di convivialità,<br />
nel secondo incontro (nel<br />
giorno <strong>della</strong> festa <strong>della</strong> famiglia)<br />
la tombolata, diventata ormai<br />
tradizione per la nostra parrocchia.<br />
Da diversi anni, infatti, si organizza<br />
una tombolata destinata<br />
alla raccolta di fondi da devolvere<br />
in benefi cenza. Da due anni, in<br />
memoria e per volontà indiretta<br />
dello stesso Sabino, il piccolo e<br />
caro parrocchiano scomparso<br />
il 23 gennaio 2011, la nostra parrocchia<br />
ha adottato una bambina<br />
fi lippina alla quale è stato dato<br />
il nome di Sabina. Come l’anno<br />
scorso, anche quest’anno, pertanto,<br />
il ricavato sarebbe stato<br />
destinato alla piccola Sabina.<br />
A nulla, purtroppo, è servita la<br />
nutrita partecipazione a questo<br />
evento (un salone gremito all’eccesso<br />
da piccoli, giovani, adulti e<br />
anziani) perché abbiamo subìto<br />
un furto il giorno 31 dicembre che<br />
ha sottratto l’intera somma raccolta<br />
la sera precedente, somma<br />
che non era ancora stata quantifi<br />
cata. Il meschino gesto, pur lasciando<br />
un profondo sconforto<br />
in tutti noi, non ci impedisce di<br />
guardare con serenità e fi ducia<br />
il futuro… quando si crede in ciò<br />
che si fa, anche con sacrifi ci e rinunce,<br />
si è disposti sempre a fare<br />
<strong>della</strong> carità il motore <strong>della</strong> propria<br />
vita.<br />
Questa esperienza ha incoraggiato<br />
e raff orzato i valori che sono<br />
propri <strong>della</strong> famiglia ed ha educato<br />
ad uscire dall’ambito prettamente<br />
familiare, suscitando l’esigenza<br />
di mettersi al servizio degli<br />
altri e facendo <strong>della</strong> parrocchia il<br />
luogo in cui la famiglia porta anche<br />
la sua esperienza di servizio,<br />
la confronta alla luce <strong>della</strong> Parola<br />
di Dio e ne trae la forza per continuare.<br />
TRICARICO CATTEDRALE<br />
“È NECESSARIO CHE I FEDELI ABBIANO<br />
LARGO ACCESSO ALLA SACRA SCRITTURA”<br />
(Dei Verbum 22)<br />
di Antonio Chessa<br />
Nel celebre dramma di Samuel Beckett Aspettando Godot (del 1952), Vladimir<br />
dice ad Estragon : Hai mai letto la Bibbia? “ Estragon risponde: “La Bibbia?<br />
Devo averci dato un’occhiata”. Le battute che si scambiano questi due<br />
vagabondi protagonisti di questo dramma esprimono un atteggiamento comune<br />
a molti: un’occhiata bisogna pur darla a questo testo così acclamato<br />
ma , come accade per i classici , poco letto. Persino per i cattolici il poeta<br />
francese Paul Claudel non esitava a dire che essi nutrono nei confronti <strong>della</strong><br />
Bibbia un grande rispetto e questo rispetto lo dimostrano standone i più<br />
lontani possibile. In verità bisogna riconoscere che il Concilio Vaticano II ha<br />
fatto si che questa distanza fosse accorciata nella liturgia, nella catechesi e<br />
nella stessa teologia<br />
Sempre più anche in ambito laico si riconosce la necessità di avere tra le<br />
mani questo grande codice <strong>della</strong> cultura occid entale per poterne decifrare<br />
e ammirare le produzioni più alte nel campo delle arti e persino in al-
Dalle Parrocchie<br />
cuni aspetti <strong>della</strong> nostra quotidianità, per non parlare<br />
dell’incidenza che la Sacra Scrittura ha avuto sull’orizzonte<br />
dell’ethos e dell’etica comune (per es. il Decalogo).<br />
“È necessario che i fedeli abbiano largo accesso alla<br />
Sacra Scrittura” (Dei Verbum 22).<br />
Alla luce di questa esortazione <strong>della</strong> Dei Verbum, costituzione<br />
dogmatica sulla divina rivelazione del Concilio<br />
Vaticano II, la parrocchia cattedrale , da alcuni anni, ha<br />
formato un gruppo biblico guidato dal nostro parroco<br />
don Giovanni Trolio. È un gruppo non numeroso , aperto<br />
a tutte le parrocchie di Tricarico, ma desideroso di<br />
conoscere la Sacra Scrittura , regola di vita per ogni<br />
credente.<br />
Si riunisce ogni mercoledì sera, dalle ore 19,30 alle ore<br />
20,30, presso la casa parrocchiale. Le lezioni bibliche,<br />
tenute da Don Giovanni Trolio con molta passione e<br />
competenza, non sono solo un’occasione per conoscere<br />
il Vecchio Testamento, il Nuovo Testamento ma<br />
anche un’opportunità per aff rontare alcuni dei grandi<br />
temi contemporanei. Il metodo che Don Giovanni usa<br />
è quello <strong>della</strong> lettura diretta, dell’analisi e del commento<br />
del testo, talvolta con l’ausilio di tavole riassuntive<br />
sull’interpretazione del contenuto narrativo o di tavole<br />
illustrative come nel caso del libro <strong>della</strong> Genesi,<br />
dell’Esodo o del Deuteronomio. Tavole suggestive che<br />
mostrano le diverse tappe del popolo ebreo verso la<br />
terra promessa, o la struttura del tempio ebraico o<br />
degli indumenti sacri. A volte don Giovanni fa uso anche<br />
di DVD al fi ne di comprendere meglio il contenuto<br />
biblico. Le lezioni svolte fi no a questo momento hanno<br />
riguardato i cinque libri del Pentateuco che comprendono<br />
la Genesi, l’Esodo, il Levitico, i Numeri e il<br />
Deuteronomio; quest’ultimo libro lo sta attualmente<br />
aff rontando. Seguendo queste lezioni, noi che partecipiamo<br />
abbiamo appreso che le vicende narrate nel<br />
libro dell’Esodo costituiscono l’asse portante intorno<br />
al quale ruotano le altre parti del Pentateuco ovvero<br />
la storia dell’alleanza del popolo d’Israele con Dio,<br />
cioè la storia primitiva e patriarcale, la permanenza nel<br />
deserto, e l’ingresso a Canaan, nella terra promessa,<br />
che appare come una continuazione e un compimento<br />
delle promesse di Dio fatte ad Abramo nella Genesi.<br />
Nel corso delle lezioni ci siamo resi conto che la<br />
mentalità di oggi a volte rappresenta un ostacolo<br />
alla comprensione <strong>della</strong> religione di un popolo così<br />
antico come quello ebraico e per questo è importante<br />
la mediazione di un testo più recente come il Nuovo<br />
Testamento, gli scritti <strong>della</strong> Chiesa e l’esegesi, ovvero<br />
l’interpretazione critica del testo biblico. Abbiamo<br />
anche notato che esistono delle contraddizioni e<br />
delle separazioni apparenti tra il Vecchio e il Nuovo<br />
non solo rispetto agli aspetti religiosi, ma anche in<br />
riferimento al modo di vivere e di pensare. A questo<br />
proposito, però, la Dei Verbum al cap.3 par.12 spiega<br />
come interpretare la Sacra Scrittura:<br />
“Poiché Dio nella sacra Scrittura ha parlato per mezzo di<br />
uomini alla maniera umana, l’interprete <strong>della</strong> sacra Scrittura,<br />
per capire bene ciò che egli volle comunicare, deve<br />
ricer care con attenzione che cosa realmente gli agiografi<br />
hanno in teso dire e che cosa a Dio è piaciuto manifestare<br />
con le loro pa role…E’ necessario dunque che l’interprete<br />
ricerchi il senso che l’agiografo intese esprimere ed<br />
espresse in determinate circo stanze, secondo la condizione<br />
del suo tempo e <strong>della</strong> sua cultu ra, per mezzo dei<br />
generi letterari allora in uso. Infatti, per comprendere<br />
esattamente quello che l’autore sacro ha voluto asserire<br />
nello scrivere, si deve fare debita attenzione sia agli abituali<br />
e originari modi di intendere, di esprimersi e di raccontare<br />
vigenti ai tempi dell’agiografo, sia a quelli che<br />
allora erano in uso qua e là nei rapporti umani.”<br />
Il Vecchio Testamento, però, non è un insieme narrativo,<br />
dispositivo o legislativo immutabile ma è frutto di<br />
aggiunte e di rielaborazioni successive dovute alle diverse<br />
tradizioni, quella Javhista, Eloista, Sacerdotale o<br />
Deuteronomica. Basta anche un semplice episodio per<br />
mostrare come le diverse tradizioni possano coesistere<br />
contemporaneamente.La conoscenza <strong>della</strong> Bibbia<br />
come parola dell’uomo è una premessa necessaria per<br />
poter scorgere in essa la potente Parola di Dio che vive<br />
in eterno (Ebr 4,12).<br />
La scoperta di questo straordinario Libro Sacro ci<br />
permette di conoscere di più l’uomo nelle sue luci e<br />
ombre ma soprattutto nell’aff ascinante avventura con<br />
il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe.<br />
43
44<br />
Alla Scuola dei Santi<br />
Riportiamo<br />
in questa rubrica<br />
una lettera che<br />
il venerabile<br />
Delle Nocche<br />
ha inviato alle<br />
“sue” suore<br />
“Per la Chiesa,<br />
con il Papa”<br />
e un brano<br />
del libro:<br />
“Non riusciva<br />
ad essere triste,<br />
profi lo biografi co di<br />
Maria Marchetta”<br />
di Michele Celiberti.<br />
Tricarico, 6 giugno 1931<br />
Figlie mie,<br />
tutte avete saputo<br />
gli avvenimenti di questi ultimi<br />
giorni, avete sentita la parola del<br />
Santo Padre, avete inteso come<br />
stanno le cose nella nostra Italia.<br />
Purtroppo, dopo la serena e<br />
paterna parola del Santo Padre,<br />
non pare che venga una<br />
requiscenza; anzi lo spirito del<br />
male si ostina, si oppone più<br />
recisamente al bene e insiste<br />
nell’aff ermare principi del tutto<br />
opposti a quelli <strong>della</strong> Chiesa, a<br />
quelli del Santo Padre.<br />
Si vuole aff ermare che la<br />
formazione anche spirituale in<br />
materia religiosa non spetta alla<br />
Chiesa ma allo Stato. Quali<br />
conseguenze porteranno questi<br />
principi? Noi non lo sappiamo. È<br />
stato dichiarato che la formazione<br />
che si dava nei circoli giovanili<br />
cattolici era in opposizione ai<br />
principi fascisti; domani si potrà<br />
dire ciò di ogni scuola religiosa, di<br />
ogni insegnante, che non dipenda<br />
dal governo. Dinanzi a queste<br />
aberrazioni dello spirito umano<br />
che neanche nei periodi più<br />
gravi di terrore si sono verifi cati,<br />
dinanzi a queste cose così mostruose,<br />
non resta che pregare e<br />
implorare la misericordia di Dio.<br />
Non sappiamo dove ci porti la<br />
china del male.<br />
Ci vuole un miracolo perché<br />
esso si arresti, ma di solito si<br />
arriva alle ultime conseguenze.<br />
Il Papa ha dichiarato che queste<br />
violenze sono la naturale conseguenza<br />
dello spirito educativo<br />
prettamente anticristiano di questi<br />
ultimi tempi; si educa all’odio,<br />
alla violenza; i giovani, si dice devono<br />
sapere odiare, altrimenti<br />
non possono essere forti. E quando<br />
si fa osservare che ciò è contrario<br />
allo spirito di Gesù Cristo, si<br />
risponde che noi non sappiamo<br />
leggere il Vangelo, che il Santo<br />
Padre non sa leggere il Vangelo.<br />
(…) Chi doveva dirlo a voi, buone<br />
fi gliole? Forse vi cullavate nel<br />
pensiero di una Italia cattolica<br />
dove avreste potuto lavorare nella<br />
tranquillità e nella pace. Invece<br />
il Signore vuole che facciate il vostro<br />
apostolato, ma lo facciate in<br />
mezzo alla tempesta.<br />
Il Santo Padre è meraviglioso per<br />
la calma che mostra in quest’ora<br />
tempestosa. Non a casa è stato<br />
scelto il giorno per la soppressio-<br />
ne dei circoli, giorno genetliaco<br />
del Santo Padre. Eppure il Santo<br />
Padre ha piena fi ducia nell’aiuto<br />
del Signore, che ha promesso di<br />
essere con la sua Chiesa fi no alla<br />
consumazione dei secoli. La Chiesa<br />
trionferà; noi trionferemo con<br />
la Chiesa, se sapremo con lei essere<br />
forti. In questo momento<br />
doloroso tanti che fi no a ieri si dicevano<br />
cattolici, ma che lo erano<br />
per semplice opportunismo, non<br />
ci salutano nemmeno. (…) Nelle<br />
diffi coltà e nelle prove si vedono<br />
quelli che veramente amano il<br />
Santo Padre.<br />
Voi, fi gliole care, forse non<br />
avrete vere persecuzioni, ma in<br />
mezzo a queste gravi diffi coltà<br />
avete un compito grandissimo.<br />
(…) Esse devono sentire che<br />
quando si tocca la persona del<br />
Papa, si tocca Gesù Cristo stesso.<br />
In questo momento esse devono<br />
intensifi care la loro vita di adorazione<br />
e di riparazione, devono<br />
sentire più forte, assoluto, intera<br />
la devozione al Santo Padre.<br />
Ma devo aggiungere un’altra<br />
parola. Voi avete sentito e sentirete<br />
i discorsi del Santo Padre;<br />
gli avete scritto, ma non basta,<br />
dovete fare qualche cosa di più.<br />
Voi pregherete, vi commuoverete<br />
e forse vi verrà il desiderio di dire<br />
a nostro Signore; perché non<br />
umili i prepotenti?<br />
Ma ascoltiamo la raccomandazione<br />
del Santo Padre non li<br />
castigare, ma con la tua misericordia<br />
perdonali, continua a benefi<br />
carli, convertirli, perché essi<br />
con noi, e noi con essi, possiamo<br />
tutti lavorare alla gloria di Dio e al<br />
vero bene degli uomini. (…)<br />
Voi pregherete con questo<br />
spirito, con lo spirito di Gesù. Ma<br />
badate che quando la Chiesa sof-
Alla Scuola dei Santi<br />
fre, quando il Santo Padre soff re, quando<br />
Gesù soff re, voi fareste male le vostri<br />
adorazioni, le vostre riparazioni, se<br />
per piccole soff erenze vi lamentaste,<br />
se ogni cosa che ferisce voi vi abbattesse,<br />
tanto da non rendervi capaci di pensare<br />
ad altro. Figlie mie, sotto un capo<br />
coronato di spine non possono stare<br />
membra coronate di rose, e non dico<br />
solo di rose, ma non possono stare<br />
membra delicate. Accettare tutte le<br />
spine, tutto quello che ferisce il vostro<br />
amor proprio, le diffi coltà <strong>della</strong> vita comune,<br />
gli incomodi <strong>della</strong> casa, del vitto,<br />
tutto con amore. Non dico che non<br />
dovete soff rire, perché altrimenti non<br />
avreste alcun merito, ma pur soff rendo<br />
non dovete lamentarvi delle soff erenze;<br />
altrimenti le vostre riparazioni sarebbero<br />
nulle.<br />
In questo periodo sarete più raccolte,<br />
più mortifi cate, più caritatevoli<br />
scambievolmente e con quelli che sono<br />
causa di tanti dolori per la nostra Chiesa;<br />
intensifi cherete le preghiere per il<br />
Santo Padre e le farete con maggior<br />
fervore. Domani a questo scopo off rirete<br />
tutta la giornata. Questa dev’essere<br />
la vostra posizione nell’ora presente,<br />
questo il vostro posto ai piedi di<br />
Gesù Sacramentato.<br />
+ Raff aello Vescovo<br />
Inferma<br />
e ferma<br />
Maria fu chiamata a vivere la vocazione di ragazza destinata<br />
ormai ad essere “non-ferma” (inferma) sulle sue gambe,<br />
debole perciò, incapace di stare ritta, ed insieme<br />
condannata ad essere “ferma”, cioè immobile nella sua brandina.<br />
Le foto ce la presentano così: sempre bocconi sul letto, posizionata<br />
nello stesso modo, appoggiata sui gomiti, che le permettono<br />
di tenere sollevato il busto e la testa, di compiere qualche<br />
movimento e di guardare alla vita dalla spalliera anteriore del<br />
suo lettino. Per ogni altro movimento si richiederà l’aiuto di<br />
altri: per rigirarsi, per cambio di posizione, per cambio di letto,<br />
per le sue necessità fi siche, per prendere o depositare qualcosa<br />
ci sarà bisogno di altri. In poltrona o sulla sedia a rotelle non<br />
regge: vertigini e conati di vomito le impediscono l’uso di questi<br />
strumenti, che pur tanto alleviano il dolore dei paraplegici.<br />
Per Maria, aff etta da paraplegia fl accida, non fu possibile. Sempre<br />
e solo sul letto, sempre e solo nella stessa posizione!. Si lascia<br />
immaginare al lettore il disagio e la soff erenza di una ragazza, nel<br />
pieno <strong>della</strong> sua giovinezza, imprigionata in questo stato.<br />
In casi simili, nei caratteri forti si può originare o una disperazione<br />
nera, con ribellione e rifi uto dell’operato di Dio, avvero la<br />
costruzione di una robusta santità, con recupero di visione del<br />
nuovo stato come di un singolare privilegio dell’amore di Dio. I<br />
caratteri deboli giocano tragicamente alla malattia tra disperazioni<br />
e speranze, tra preghiere e bestemmie, tra urla e canti, tra pianti<br />
e rabbia, tra rimproveri e sfi de al Signore e pentimenti di corto<br />
respiro. Nei primi c’è una semiretta; segmenti, spezzoni di santità<br />
nei secondi.<br />
Maria era una ragazza determinata e risoluta e su certe cose non<br />
transigeva. E tale resterà essenzialmente pur contornando di<br />
bontà, di sorriso, di umiltà arrendevole la sua fortezza. Divenuta<br />
ammalata, non diventerà moralmente “in-ferma” (debole), ma<br />
sarà più “ferma”, ognor più confermandosi nella persuasione di<br />
una chiamata privilegiata avuta in dono dal Signore. Nel suo fi sico<br />
infermo, d’ora in poi potremo constatare e sperimentare una<br />
personalità robusta e ferma, ma non bloccata, in continua opera<br />
di raff orzamento e perfezionamento dei suoi tratti fi sionomicospirituali,<br />
che ne connoteranno, come unica e irrepetibile,<br />
l’immagine, mai foto-copia di altre. Sarà un “unicum”.<br />
45
46<br />
Segni di comunione e partecipazione<br />
Consiglio Pastorale Diocesano<br />
Verbale n. 21<br />
L’anno 2013, il giorno 24 gennaio, alle ore 17:20, presso la Parrocchia “Madonna di Pompei”<br />
in Garaguso Scalo, su convocazione del Vescovo S. E. Monsignor Vincenzo Carmine Orofi no,<br />
si è riunito il Consiglio Pastorale Diocesano per discutere il seguente ordine del giorno:<br />
1. Lett ura e approvazione del verbale <strong>della</strong> riunione precedente;<br />
2. Programmazione pastorale: esercizi spirituali per laici, missione popolare nelle<br />
parrocchie, giornata del laicato, anno <strong>della</strong> Cresima…;<br />
3. Verifi ca delle att ività degli uffi ci diocesani;<br />
4. Varie ed eventuali.<br />
1. Presiede S. E. Mons. Vincenzo Carmine Orofi no. Sono presenti 3 sacerdoti, una religiosa e<br />
11 laici consiglieri. Viene lett o ed approvato il verbale dell’ultima seduta.<br />
2. Il secondo punto all’ordine del giorno, la programmazione delle prossime iniziative<br />
dell’anno pastorale 2012-2013:<br />
a) Esercizi spirituali per i laici: è confermata la data e viene ricordato il termine ultimo<br />
per le iscrizioni.<br />
b) Missione popolare: avrà inizio a sett embre 2013 dalla zona Val D’Agri-Sauro, da<br />
Montemurro e si concluderà a dicembre 2014 a Tricarico. Padre Giuseppe Gazzaneo,<br />
responsabile delle missioni <strong>della</strong> Provincia Salernitano-Lucana dei frati minori,<br />
incontrerà i Consigli Pastorali Parrocchiali, secondo il calendario concordato con ogni<br />
parroco. L’obiett ivo di questi incontri è quello di conoscere la situazione religiosa e le<br />
esigenze-richieste di ogni singola comunità. Per questo motivo la presenza dei padri<br />
francescani è dilazionata nel tempo così da consentirne una migliore distribuzione<br />
nelle parrocchie.<br />
La missione popolare si aprirà con un Pellegrinaggio diocesano ad Assisi dal 29 al 31<br />
agosto 2013 che potrebbe avere il seguente programma:<br />
29/08/2013: Fiaccolata serale in un luogo signifi cativo<br />
(Santa Maria degli Angeli o piazza Vescovile in Assisi).<br />
30/08/2013: In questa giornata ogni parrocchia compirà autonomamente un<br />
percorso nei vari luoghi di spiritualità francescana nella citt à di Assisi.<br />
Per ragioni di ordine logistico ogni parrocchia, avrà un suo programma<br />
preciso e sarà guidata da un padre francescano.
Segni di comunione e partecipazione<br />
31/08/2013: Momenti comunitari presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli:<br />
ore 10.00 – 11.00: Confessioni (padri francescani e parroci diocesani);<br />
ore 11.15: Solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Rev.<br />
ma Mons. Vincenzo Orofi no con consegna del mandato missionario ai<br />
padri.<br />
Una croce grande sarà consegnata al parroco <strong>della</strong> Catt edrale e ad ogni<br />
parrocchia uno stendardo con le date <strong>della</strong> missione.<br />
Il pellegrinaggio si concluderà con il pranzo. A seguire il rientro.<br />
La missione popolare si concluderà l’8 dicembre 2014, nel 160° anniversario dalla<br />
proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, con una solenne celebrazione in<br />
Catt edrale e con un att o di affi damento <strong>della</strong> Diocesi alla Vergine Maria.<br />
L’organizzazione del programma <strong>della</strong> missione popolare non dovrà ricalcare quello<br />
<strong>della</strong> Visita Pastorale che è un gesto di governo del Vescovo, ma quello di un annuncio<br />
del Vangelo rivolto in modo particolare alle famiglie e ai giovani, avvero a tutt a la<br />
parrocchia. Una sintesi fatt a dal Vescovo con proposte concrete è stata consegnata ai<br />
sacerdoti per discuterne negli incontri zonali. Successivamente sarà inviata a padre<br />
Giuseppe che dopo inizierà ad incontrare i Consigli Pastorali Parrocchiali.<br />
c) Giornata del laicato catt olico: si svolgerà il 25 aprile 2013 secondo lo stesso schema<br />
dell’anno precedente: accoglienza, testimonianza, preghiera. Anche il gruppo di lavoro<br />
sarà il medesimo, guidato da don Nicola Urgo.<br />
Per la testimonianza sono state fatt e alcune proposte e se ne verifi cherà la disponibilità.<br />
d) Anno <strong>della</strong> cresima: S. E. Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontifi cio Consiglio<br />
per la Promozione <strong>della</strong> Nuova Evangelizzazione, con una comunicazione, ha invitato a<br />
partecipare all’incontro col Santo Padre con i cresimandi (27 - 28 aprile) e con i catechisti<br />
(28 – 29 sett embre); appuntamenti già inseriti nell’agenda pastorale. Per l’incontro con<br />
i cresimandi ogni parrocchia si organizzerà autonomamente per partecipare agli eventi<br />
proposti per la domenica 28 aprile. I cresimandi saranno accompagnati dai padrini/<br />
madrine e dai genitori, ovviamente guidati dai catechisti. La diocesi contribuirà alle<br />
spese di viaggio dei cresimandi, quale segno di reale att enzione nei loro confronti.<br />
Per quanto riguarda il Pellegrinaggio per i catechisti del 28-29 sett embre la discussione è<br />
stata rinviata al prossimo incontro.<br />
3. Varie ed eventuali: la giornata del malato dell’11 febbraio 2013 si terrà ad Albano di Lucania.<br />
Lo scopo è quello di portare e far conoscere l’U.N.I.T.A.L.S.I. in tutt i i paesi.<br />
La seduta si è tolta alle ore 19.30, dopo la recita <strong>della</strong> preghiera dell’Angelus.<br />
Il segretario (facente funzione) Il presidente<br />
Annalisa Lamaina S. E. Mons. Vincenzo Carmine Orofi no<br />
47
CORSO SUL CREDO<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
PROGRAMMA<br />
<br />
<br />
<br />
Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali<br />
Anno pastorale 2012-2013<br />
GIORNATA<br />
DEL LAICATO<br />
CATTOLICO<br />
Santuario di Fonti - 25 aprile 2013<br />
ore 10.00: Arrivi.<br />
ore 10.30: Santa Messa presieduta dal Vescovo Mons. Vincenzo Orofino<br />
e testimonianze.<br />
ore 13.00: Pranzo comunitario.<br />
ore 15.30: Festa insieme.<br />
ore 19.00: Preghiera conclusiva.<br />
Sono invitati a partecipare tutti i battezzati e in modo particolare le famiglie, le associazioni, i<br />
movimenti e gruppi ecclesiali.
Agenda<br />
Aprile 2013<br />
1 Lun Lunedì dell’Angelo<br />
7 Dom Domenica <strong>della</strong> Divina Misericordia<br />
Anno <strong>della</strong> Cresima: in ogni parrocchia consegna ai cresimandi del segno<br />
<strong>della</strong> Pietà;<br />
Garaguso scalo: ritiro spirituale per i Ministri straordinari <strong>della</strong> Comunione.<br />
9 Mar Tricarico: incontro di formazione permanente per il clero.<br />
11 Gio Garaguso Scalo – Santuario <strong>della</strong> Madonna del Sauro: Adorazione<br />
eucaristica zonale.<br />
13 Sab Garaguso Scalo: corso teologico per aspiranti diaconi permanenti e<br />
coloro che lo desiderano.<br />
14 Dom III Domenica di Pasqua. 89a Giornata per l’Università Cattolica del<br />
Sacro Cuore (colletta obbligatoria)<br />
Corleto Perticara: Anno <strong>della</strong> fede, Corso sul Credo tenuto dal Vescovo per la<br />
Zona Val d’Agri-Sauro (per tutti).<br />
15 Lun Tricarico: incontro dei sacerdoti giovani.<br />
19 Ven Pellegrinaggio diocesano a Marano (NA), paese natio del Venerabile<br />
Delle Nocche, in occasione del 135° anniversario <strong>della</strong> sua nascita.<br />
20 Sab Garaguso scalo: corso teologico per aspiranti diaconi permanenti e<br />
coloro che lo desiderano;<br />
Azione Cattolica Giovani: Sichem (ritiro spirituale per giovani).<br />
21 Dom IV Domenica di Pasqua. 50a Giornata di preghiera per le vocazioni.<br />
Garaguso Scalo: Anno <strong>della</strong> fede, Corso sul Credo tenuto dal Vescovo per la<br />
Zona Val Basento (per tutti);<br />
Azione Cattolica Giovani: Sichem (ritiro spirituale per giovani).<br />
23 Mar Incontro zonale di clero.<br />
25 Gio Santuario di Fonti: Giornata del laicato cattolico.<br />
27 Sab Garaguso Scalo: corso teologico per aspiranti diaconi permanenti e<br />
coloro che lo desiderano.<br />
28 Dom V Domenica di Pasqua<br />
Tricarico: ritiro spirituale per le Religiose;<br />
UNITALSI: catechesi sul tema dell’anno;<br />
Anno <strong>della</strong> <strong>Fede</strong> – Anno <strong>della</strong> Cresima: i cresimandi e i padrini/madrine<br />
partecipano a Roma all’incontro del Santo Padre con tutti i cresimandi del<br />
mondo.<br />
Maggio 2013<br />
1 Mer Pellegrinaggio diocesano al santuario di Fonti (Tricarico).<br />
4 Sab Garaguso Scalo: corso teologico per aspiranti diaconi permanenti e<br />
coloro che lo desiderano<br />
5 Dom VI Domenica di Pasqua. Giornata di sensibilizzazione per il sostegno<br />
economico alla Chiesa Cattolica<br />
Anno <strong>della</strong> Cresima: in ogni parrocchia consegna ai cresimandi del segno<br />
del Timor di Dio;<br />
Garaguso Scalo: ritiro spirituale per i Ministri straordinari <strong>della</strong> Comunione;<br />
A.C. Adulti: settimana (5-11) <strong>della</strong> comunità.<br />
7 Mar Tricarico: incontro di formazione permanente per il clero.<br />
9 Gio Garaguso Scalo – Santuario <strong>della</strong> Madonna del Sauro: Adorazione<br />
eucaristica zonale.<br />
11 Sab Garaguso Scalo: corso teologico per aspiranti diaconi permanenti e<br />
coloro che lo desiderano;<br />
UNITALSI: pellegrinaggio a Pietrelcina.<br />
12 Dom Ascensione del Signore. 47a Giornata per le comunicazioni sociali.<br />
Anno <strong>della</strong> Cresima: ritiro spirituale per i cresimandi, padrini/madrine a<br />
livello zonale (Garaguso Scalo – Corleto).<br />
13 Lun Incontro dei sacerdoti giovani.<br />
14 Mar Tricarico: Consiglio Presbiterale – Collegio dei Consultori.<br />
16 Gio Garaguso Scalo: Consiglio Pastorale Diocesano.<br />
18 Sab Garaguso Scalo: corso teologico per aspiranti diaconi permanenti e<br />
coloro che lo desiderano;<br />
Solenne veglia di Pentecoste in tutte le parrocchie (in contemporanea,<br />
dalle ore 21,00 alle ore 22,00).<br />
19 Dom Pentecoste<br />
Mattina, ore 11,00, nella chiesa S. Antonio di Stigliano: Celebrazione<br />
unitaria <strong>della</strong> S. Cresima per tutti cresimandi <strong>della</strong> Zona Val d’Agri-Sauro;<br />
Pomeriggio, ore 18,00, nella Cattedrale di Tricarico: Celebrazione unitaria<br />
<strong>della</strong> S. Cresima per tutti cresimandi <strong>della</strong> Zona Val Basento.<br />
21 Mar Incontro zonale di clero.<br />
25 Sab Garaguso Scalo: corso teologico per aspiranti diaconi permanenti e<br />
coloro che lo desiderano;<br />
Azione Cattolica Giovani: Sichem (ritiro spirituale per giovani);<br />
Tricarico: Consiglio Diocesano per gli Aff ari Economici.<br />
26 Dom SS.ma Trinità<br />
Azione Cattolica Giovani: Sichem (ritiro spirituale per giovani);<br />
UNITALSI: catechesi sul tema dell’anno.<br />
Giugno 2013<br />
1 Sab Garaguso Scalo: Giornata diocesana del malato.<br />
2 Dom Corpus Domini<br />
Garaguso scalo: ritiro spirituale per i Ministri straordinari <strong>della</strong> Comunione.<br />
7 Ven Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù<br />
Santuario di Fonti: Giornata di santifi cazione sacerdotale.<br />
16 Dom Azione Cattolica Giovani: Sichem (ritiro spirituale per giovani).<br />
17 Lun Giornate sacerdotali.<br />
18 Mar Giornate sacerdotali.<br />
19 Mer Giornate sacerdotali.<br />
20 Gio Giornate sacerdotali.<br />
21 Ven Giornate sacerdotali.<br />
22 Sab Giornate sacerdotali.<br />
24 Lun Uff . Past.le Giov.le: Vacanza in montagna per i giovani (14-18 anni).<br />
25 Mar Uff . Past.le Giov.le: Vacanza in montagna per i giovani (14-18 anni).<br />
26 Mer Uff . Past.le Giov.le: Vacanza in montagna per i giovani (14-18 anni).<br />
27 Gio Uff . Past.le Giov.le: Vacanza in montagna per i giovani (14-18 anni).<br />
28 Ven Uff . Past.le Giov.le: Vacanza in montagna per i giovani (14-18 anni).<br />
29 Sab Uff . Past.le Giov.le: Vacanza in montagna per i giovani (14-18 anni).<br />
30 Dom Giornata per la carità del Papa (colletta obbligatoria)<br />
Uff . Past.le Giov.le: Vacanza in montagna per i giovani (14-18 anni);<br />
UNITALSI: catechesi sul tema dell’anno.<br />
49
nel Parco nazionale del Pollino<br />
Per giovani (14 – 18 anni), dal 24 al 30 giugno 2013<br />
Costo dell’intero soggiorno (compreso il viaggio in pullman): € 150,00<br />
Per universitari e giovani lavoratori, dal 18 al 24 agosto 2013<br />
Costo dell’intero soggiorno (compreso il viaggio in pullman): € 180,00<br />
Pe famiglie, dal 21 al 28 luglio 2013<br />
Costo dell’intero soggiorno (compreso il viaggio in pullman):<br />
Adu € 200,00; Figli (0 – 2 anni non comp) gra Figli (3 – 18 anni non comp) € 150,00; dal terzo glio pagante gra