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dell'Anno della Fede - Webdiocesi

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Periodico di informazione <strong>della</strong> Diocesi di Tricarico<br />

Anno XXIII - Nuova serie - n. 122 - gennaio/febbraio/marzo 2013<br />

Direttore Responsabile:<br />

Giuseppe Abbate<br />

Redazione:<br />

Vincenzo Cantore<br />

Anna Giammetta<br />

Vito Sacco<br />

Maria Antonietta Calbi<br />

Antonietta Vizzuso<br />

Sede Redazione:<br />

c/o Curia Vescovile<br />

Piazza Raff aello Delle Nocche<br />

75019 TRICARICO (MT)<br />

tel. e fax 0835.723052<br />

e-mail: fermenti2003@libero.it<br />

C.C.P. n. 10646750<br />

intestato a:<br />

Fermenti Curia Vescovile<br />

75019 TRICARICO (MT)<br />

Registrazione Tribunale di Matera n. 104 del 6/3/1990<br />

Spedizione in abbonamento<br />

art. 2 post. comma 20/c, legge 662/96 del 23/12/1996<br />

fi liale di Matera<br />

Grafi ca e stampa: Tip. GAGLIARDI - Lagonegro (Pz)<br />

tel. 0973.22744 - e mail: tipogagliardi@tiscali.it<br />

sommario<br />

LA PAROLA DEL VESCOVO<br />

1 È Pasqua! Siate lieti nel Signore<br />

di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Vincenzo Carmine Orofi no<br />

IL PUNTO<br />

3 Comunicare la fede al tempo di twitter<br />

di Giuseppe Abbate<br />

VITA IN DIOCESI<br />

4 La visita ad limina apostolorum, un gesto di profonda comunione con il Papa<br />

di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Vincenzo Carmine Orofi no<br />

6 Nell’anno <strong>della</strong> Cresima alla scuola di San Benedetto segno <strong>della</strong><br />

presenza dello Spirito Santo<br />

di Vincenzo Caputo<br />

9 Il clero diocesano studia il Concilio Vaticano II<br />

di Giuseppe Abbate<br />

11 Giornata <strong>della</strong> vita consacrata - La speranza è il segreto <strong>della</strong> vita cristiana<br />

di Suor Rosanna<br />

12 Il soffi o dello Spirito<br />

di Carmen Vizzuso<br />

14 Ammissione agli Ordini sacri di Giuseppe Viscera<br />

dei seminaristi <strong>della</strong> diocesi<br />

15 Un capodanno di carità<br />

di Giuseppe Dambrosio<br />

ANNO DELLA FEDE<br />

16 Credo in un solo Dio<br />

di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Vincenzo Carmine Orofi no<br />

21 La fede nei padri <strong>della</strong> Chiesa<br />

di Giovanni Grassani<br />

25 La fede di Mosè<br />

di Giovanni Trolio<br />

CULTURA<br />

28 Il brigante penitente e la Cappella <strong>della</strong> Grotta<br />

di Antonietta Vizzuso<br />

30 Cirigliano: le vecchie tradizioni scomparse legate alle funzioni religiose<br />

di Giovanbattista Venice<br />

32 S. Antonio Abate nella tradizione popolare di Tricarico<br />

di Antonietta Vizzuso<br />

TERRITORIO<br />

35 Presepe e cantine con in comune l’amore, la passione, la capacità<br />

di Anna Giammetta<br />

37 Opportunità e sviluppo: mettersi insieme con intelligenza e cuore<br />

di Rocco Gentile<br />

DALLE PARROCCHIE<br />

38 Campomaggiore - In cammino verso la Cresima…<br />

di Giuseppe Molfese<br />

38 Gorgoglione - Aspettando il Natale<br />

di Teresa Spagnuolo<br />

39 Montemurro - Preghiera e rifl essione con le famiglie<br />

di Antonio Mattatelli<br />

40 Il Natale delle Parrocchie di Grassano tra fede e cultura<br />

di Pancrazio Toscano e Antonio Linsalata<br />

41 Tricarico San Potito - La famiglia, porta <strong>della</strong> fede<br />

di Maria Antonietta e Pietro Cetani<br />

42 Tricarico Cattedrale - “È necessario che i fedeli abbiano largo accesso<br />

alla Sacra Scrittura” (Dei Verbum 22)<br />

di Antonio Chessa<br />

44 Lettera del Ven. Delle Nocche alle “sue Suore”<br />

45 Inferma e ferma<br />

SEGNI DI COMUNIONE E PARTECIPAZIONE<br />

46 Consiglio Pastorale Diocesano - Verbale n. 21<br />

AGENDA<br />

49 Aprile - Maggio - Giugno 2013


La parola del Vescovo<br />

Carissimi,<br />

sia onore e gloria al Signore nostro<br />

Dio, Pastore supremo delle nostre<br />

anime! A Lui innalziamo inni di<br />

lode e di ringraziamento per il dono<br />

del nuovo Pastore di tutta la Chiesa,<br />

il Sommo Pontefi ce Francesco.<br />

Al Vescovo di Roma, Successore di<br />

San Pietro, diciamo con tutto il cuore<br />

il nostro aff etto e la fi liale docilità,<br />

nella sequela incondizionata,<br />

convinta, lieta e obbediente.<br />

In questo momento così bello,<br />

intenso, straordinario e signifi cativo<br />

<strong>della</strong> vita <strong>della</strong> Chiesa, mentre<br />

stiamo celebrando l’Anno <strong>della</strong><br />

fede, risuona, forte e sconvolgente,<br />

l’annuncio pasquale: “Perché cercate<br />

tra i morti colui che è vivo? Non è<br />

qui, è risorto” (Lc 24,5-6). Anche a<br />

noi, in questo particolare momento<br />

ecclesiale e sociale, viene chiesto di<br />

non avere paura e di dare credito a<br />

Gesù che, “quando era ancora in Galilea”,<br />

ha detto: “Bisogna che il Figlio<br />

dell’uomo sia consegnato in mano<br />

ai peccatori, sia crocifi sso e risorga<br />

il terzo giorno” (Lc 24,7). Anche<br />

a noi oggi è chiesto di “credere”<br />

alle parole dell’annuncio pasquale<br />

e di accoglierle con gioia e fi ducia<br />

nella concretezza <strong>della</strong> nostra vita.<br />

Anche a noi è chiesto di credere<br />

È PASQUA!<br />

SIATE LIETI NEL<br />

SIGNORE<br />

Al popolo di Dio che è in Tricarico<br />

1


2<br />

La parola del Vescovo<br />

che Gesù Cristo è veramente risorto,<br />

che ha vinto la morte, che<br />

è il Signore <strong>della</strong> nostra vita.<br />

La Pasqua è il trionfo <strong>della</strong><br />

vita, dell’amore e <strong>della</strong> speranza.<br />

A Pasqua Dio si rivela come<br />

amore totale e coinvolgente,<br />

debordante e sconvolgente, esigente<br />

e gratuito, off erto e accolto,<br />

realizzato e sempre nuovo.<br />

La Pasqua è l’apice <strong>della</strong> manifestazione<br />

dell’amore trinitario,<br />

la rivelazione di Dio Padre come<br />

compimento dell’amore iniziato<br />

con il dono del Figlio Unigenito.<br />

La Pasqua è anche la rivelazione<br />

dell’amore del Figlio per il Padre,<br />

come amore sacrifi cale e gratuito.<br />

Ma l’amore sacrifi cale espresso<br />

dal Figlio verso il Padre comporta<br />

un’intrinseca azione dello<br />

Spirito Santo. Pasqua, perciò, è<br />

anche manifestazione dello Spirito<br />

come amore che si eff onde<br />

e vivifi ca. Gesù sulla croce si può<br />

off rire in sacrifi cio di oblazione<br />

perché è unto di Spirito Santo,<br />

il quale, anche se nascosto, è intimamente<br />

presente nell’atto<br />

«…Dopo la<br />

risurrezione di<br />

Gesù nulla più è<br />

come prima…»<br />

sacrifi cale di Cristo. Lo Spirito<br />

Santo, sempre presente nella<br />

vita di Gesù, nell’ora pasquale<br />

lo rende, per la sua unzione,<br />

sacerdote eterno che off re per<br />

tutta l’eternità, trascendendo i<br />

limiti del tempo e dello spazio.<br />

La Pasqua ci immette nel dinamismo<br />

vitale dell’amore trinitario,<br />

rendendoci capaci di accogliere e<br />

di donare l’amore. Per gli eventi<br />

pasquali, attraverso la grazia dei<br />

sacramenti, siamo resi strumenti<br />

dell’amore di Dio per l’intera<br />

umanità.<br />

Dalla forza di questo amore,<br />

accolto e donato, nasce e si<br />

rinnova la nostra testimonianza<br />

cristiana. È la Pasqua la radice e il<br />

fondamento del nostro “Credo”,<br />

del nostro atto di fede, e sempre<br />

continua ad alimentare la fede<br />

del Popolo di Dio. La risurrezione<br />

di Gesù Cristo è il mistero centrale<br />

e qualifi cante del Cristianesimo,<br />

il compimento sovrabbondante<br />

di tutte le profezie di salvezza.<br />

La risurrezione è l’evento<br />

che fonda tutta la nostra fede: un<br />

fatto “storico”, reale,<br />

documentato<br />

e documentabile e,<br />

insieme, un “mistero”<br />

che trascende<br />

la nostra umana<br />

comprensione ed<br />

esperienza. La risurrezione<br />

di Gesù<br />

Cristo è il contenuto<br />

<strong>della</strong> nostra<br />

fede e, nello stesso<br />

tempo, il motivo<br />

per cui crediamo:<br />

“se Cristo non è risorto,<br />

vuota allora<br />

è la nostra predicazione,<br />

vuota anche<br />

la vostra fede”<br />

(1Cor 15,14). Se Cristo non fosse<br />

risorto sarebbe vana anche la nostra<br />

speranza: il male e la morte<br />

avrebbero sempre l’ultima parola<br />

e la nostra vita non avrebbe nessun<br />

senso. Ma così non è, poiché<br />

Gesù Cristo è veramente risorto e<br />

ha vinto la morte. Ecco il motivo<br />

<strong>della</strong> grandezza, <strong>della</strong> bellezza e<br />

<strong>della</strong> fecondità <strong>della</strong> nostra fede!<br />

La risurrezione di Cristo, perciò,<br />

è la risposta piena e defi nitiva al<br />

desiderio di felicità che abita nel<br />

cuore di ogni uomo, poiché solo<br />

la risurrezione di Cristo permette<br />

di andare oltre il contingente e di<br />

immergersi dentro il signifi cato<br />

più vero e profondo <strong>della</strong> vita.<br />

Cristo è risorto! Possiamo essere<br />

felici! Nonostante i tanti problemi<br />

che possono assillarci.<br />

Cari fratelli e sorelle! Con la<br />

risurrezione di Gesù Cristo è avvenuto<br />

qualcosa di veramente e<br />

totalmente nuovo, che ha cambiato<br />

per sempre la condizione<br />

dell’uomo e del mondo. Dopo la<br />

risurrezione di Gesù nulla più è<br />

come prima. Tutto è trasfi gurato,<br />

illuminato, esaltato, trasformato,<br />

ricolmo di signifi cato e di vita<br />

nuova.<br />

A ciascuno di voi, di vero cuore,<br />

auguro di fare l’esperienza<br />

esaltante e pacifi cante di questa<br />

novità di vita, nella Chiesa. La<br />

fede pasquale riempia il vostro<br />

cuore di ardente stupore e di lieta<br />

speranza.<br />

Santa Pasqua!<br />

Il vostro Vescovo


Il Punto<br />

Proporre la fede nel contesto<br />

socioculturale di oggi<br />

solleva molti interrogativi<br />

e anche inquietudini. Il paesaggio<br />

socio-religioso è molto cambiato<br />

da alcuni decenni ed è in costante<br />

evoluzione. I ragazzi, i giovani<br />

crescono in un ambiente di vita<br />

in cui la cultura religiosa non occupa<br />

certamente il primo posto.<br />

La fede cristiana non è più in primo<br />

piano, tuttavia i giovani sono<br />

alla ricerca del senso da dare alla<br />

loro vita e si pongono domande<br />

fondamentali sull’esistenza umana.<br />

Tenendo conto di questa situazione,<br />

non possiamo più concepire<br />

la proposta del Vangelo di<br />

Gesù Cristo come una conoscenza<br />

da trasmettere, ma piuttosto<br />

come una risposta da off rire.<br />

È dunque necessario riconsiderare<br />

le possibilità e i limiti dei diversi<br />

luoghi nei quali si fa tradizionalmente<br />

la proposta <strong>della</strong> fede.<br />

Giovanni Paolo II è stato il Papa<br />

<strong>della</strong> rete. Durante il suo pontifi -<br />

cato è diventato un ambiente di<br />

riferimento nella comunicazione<br />

<strong>della</strong> Santa Sede, ma Benedetto<br />

XVI, eletto nel 2005, in un periodo<br />

nel quale le reti sociali sono<br />

iniziate a diventare fondamentali<br />

sul web e nella vita quotidiana di<br />

fedeli e non, si è trovato, come al<br />

Giuseppe Abbate<br />

Comunicare la fede al tempo di<br />

tempo dello sbarco degli spagnoli<br />

nelle terre del nuovo mondo<br />

quando lo scopo dei missionari<br />

era quello di annunciare a interi<br />

popoli la Parola, ad aprire una<br />

nuova era alla divulgazione evangelica.<br />

In rete, specialmente su<br />

Twitter, lo scenario è completamente<br />

nuovo. In un mondo che<br />

cambia rapidamente la parola dei<br />

Vangeli può riacquistare anche<br />

con questo mezzo per moltissime<br />

persone la forza e il fulgore<br />

delle origini. Alcuni lo hanno già<br />

capito: oltre al cardinale Ravasi,<br />

al gesuita Spadaro, che dirige<br />

“La Civiltà Cattolica”, lo stesso<br />

Benedetto XVI (@pontifex) aveva<br />

un account twitter, sospeso<br />

con l’inizio <strong>della</strong> sede vacante.<br />

Poco prima delle 20.00 del<br />

28 febbraio, nelle nove lingue<br />

dell’account, Benedetto XVI ha<br />

superato i 3 milioni di follower.<br />

Verso le 17.15 l’ultimo tweet:<br />

“Grazie per il vostro amore e il<br />

vostro sostegno - ha scritto Benedetto<br />

XVI - Possiate sperimentare<br />

sempre la gioia di mettere<br />

Cristo al centro <strong>della</strong> vostra vita”.<br />

È stato l’ultimo tassello, un gesto<br />

dal valore anche simbolico. Nel<br />

1896 Leone XIII si fece riprendere<br />

su pellicola nell’atto di impartire<br />

una benedizione. Nel 1931 Pio XI<br />

diff use per la prima volta la sua<br />

voce attraverso la Radio Vaticana.<br />

Benedetto XVI ha iniziato a<br />

diff ondere alcuni rifl essioni via<br />

Twitter. Il suo gesto insomma si<br />

connette alla linea dei suoi predecessori<br />

che sono stati pionieri<br />

di quelli che allora erano i nuovi<br />

mezzi di comunicazione.<br />

La Santa Sede è sempre stata<br />

pres ente sui media digitali, anche<br />

al di là <strong>della</strong> propria stessa<br />

volontà, perché oggetto e argomento<br />

di discussione. Per questo<br />

ha sviluppato una lunga e approfondita<br />

rifl essione su come essere<br />

presente. Si pensi alla Giornata<br />

mondiale <strong>della</strong> comunicazione,<br />

un momento che indica l’importanza<br />

che viene data dalla Santa<br />

Sede agli ambienti <strong>della</strong> comunicazione<br />

per veicolare il Vangelo.<br />

L’ultimo messaggio di Benedetto<br />

XVI in occasione di tale appuntamento<br />

è stato dedicato interamente<br />

ai social network, defi niti<br />

“porte di verità e di fede, nuovi<br />

spazi di evangelizzazione”.<br />

Oggi, appunto un canale in più,<br />

da Twitter viene un cinguettio<br />

che invita a ripensare nuovi modi<br />

di comunicare la fede.<br />

Per far sì che gli user facciano<br />

proprie le parole che non passano.<br />

3


4<br />

Vita in Diocesi Sua Ecc.za Mons. Vincenzo Orofino<br />

LA VISITA AD LIMINA APOSTOLORUM:<br />

un gesto di profonda comunione con il Papa<br />

Nei giorni 16 – 18 gennaio<br />

u.s., insieme agli altri eccellentissimi<br />

confratelli<br />

vescovi <strong>della</strong> Basilicata, ho compiuto<br />

la mia seconda “Visita<br />

ad limina Apostolorum” presso<br />

la Sede Apostolica, a Roma,<br />

per onorare le tombe dei santi<br />

Apostoli Pietro e Paolo e incontrare<br />

il successore di Pietro e<br />

vescovo di Roma, il Sommo<br />

Pontefi ce Benedetto XVI.<br />

La “Visita ad limina” mi ha<br />

permesso di vivere un intenso<br />

momento di comunione con il<br />

Papa, “principio e fondamento<br />

perpetuo e visibile dell’unità<br />

<strong>della</strong> fede e <strong>della</strong> comunione”, e<br />

di compiere un gesto di profondo<br />

valore spirituale. È strumento privilegiato<br />

ed espressione concreta<br />

<strong>della</strong> cattolicità <strong>della</strong> Chiesa,<br />

dell’unità del Collegio dei vescovi<br />

incorporata nella persona del<br />

Successore di Pietro e signifi cata<br />

dal luogo del suo martirio.<br />

La Visita ad Limina richiama<br />

anche l’intimo rapporto che c’è<br />

tra la Chiesa universale e la Chiesa<br />

particolare (Diocesi). Difatti,<br />

nella Visita ad Limina si incontrano<br />

due persone, il Vescovo di una<br />

Chiesa particolare e il Vescovo di<br />

Roma, successore di Pietro, ciascuno<br />

con la sua responsabilità<br />

inderogabile, ma s’incontrano<br />

non come persone isolate; ciascuno<br />

rappresenta a suo modo<br />

il “noi” <strong>della</strong> Chiesa, il “noi” dei<br />

fedeli, il “noi” dei vescovi. Nella<br />

loro comunione comunicano<br />

Chiesa universale e Chiesa particolare.<br />

Per questo motivo<br />

all’incontro con il Papa, con me,<br />

vostro pastore, eravate tutti<br />

spiritualmente presenti. A vo i,<br />

in quanto Chiesa particolare di<br />

Tricarico, la mia “Visita” al Papa<br />

ha permesso di consolidare i<br />

vincoli di fede, di comunione e<br />

di disciplina con la Chiesa di Roma<br />

e con l’intero Corpo ecclesiale.<br />

Al Papa ho parlato di voi, del<br />

vostro cammino di fede e <strong>della</strong><br />

fedeltà con cui seguite il Vescovo<br />

e il Romano Pontefi ce. Presentando<br />

la nostra diocesi ho scritto<br />

e detto al Santo Padre: “La<br />

nostra diocesi è piccola ma ben<br />

strutturata ed effi cacemente organizzata<br />

in tutti i suoi settori, in<br />

modo rispondente alle esigenze<br />

pastorali del tempo e del popolo.<br />

Un clero unito e spiritualmente<br />

ben formato, pastoralmente motivato,<br />

culturalmente preparato,<br />

umanamente sereno e lieto permette<br />

un’azione missionaria organica,<br />

sistematica ed effi cace. Il<br />

ridotto numero di abitanti favorisce<br />

un rapporto più diretto e quasi<br />

personale con quasi tutti i fedeli,<br />

non solo da parte dei parroci<br />

ma anche del Vescovo. Si riesce,<br />

perciò, a lavorare serenamente,<br />

profi cuamente, nell’amicizia e<br />

nella comunione, nel protagonismo<br />

personale e nella sequela<br />

docile, nella piena libertà ma anche<br />

nell’obbedienza esigente e a<br />

volte soff erta. La vita <strong>della</strong> Diocesi<br />

si presenta alquanto vivace e<br />

spesso anche attraente, segnata<br />

da numerose e coinvolgenti iniziative<br />

che stanno tracciando un<br />

cammino fatto di buoni frutti.”<br />

Oggi, dopo la rinuncia di<br />

Benedetto XVI al Ministero di<br />

Vescovo di Roma e Successore<br />

di San Pietro, risuonano nel mio<br />

cuore in tutta la loro profondità<br />

le parole che il Papa mi ha<br />

sussurrato dopo la presentazione<br />

<strong>della</strong> vita <strong>della</strong> nostra diocesi:<br />

“continuate così, perché quello<br />

che state facendo è di grande<br />

utilità per raggiungere la meta<br />

alta <strong>della</strong> santità.” È di tutti la<br />

domanda sul perché Benedetto<br />

XVI ha rinunciato. Ebbene! Per<br />

comprendere in modo adeguato<br />

e corretto il gesto di Benedetto<br />

XVI occorre innanzitutto tener<br />

conto che si tratta di un gesto<br />

ecclesiale, per cui deve essere<br />

letto e interpretato con criteri<br />

ecclesiali e di fede e non con le<br />

categorie del mondo. Leggere<br />

la rinuncia del Papa con criteri<br />

estranei alla fede e alla vita <strong>della</strong><br />

Chiesa è totalmente fuorviante,<br />

ma anche scorretto. La Chiesa<br />

non è un’organizzazione umana,<br />

bensì il “Corpo di Cristo”, la”<br />

Sposa di Cristo”, il “Popolo di<br />

Dio”, la “Vigna del Signore”, il<br />

“Regno di Cristo già presente in<br />

mistero” (LG,3). Ce lo ho ricorda-


Vita in Diocesi<br />

to il Papa nell’Udienza Generale<br />

del Mercoledì delle Ceneri, il<br />

giorno dopo l’annuncio <strong>della</strong><br />

sua rinuncia al Pontifi cato: “Mi<br />

sostiene e mi illumina la certezza<br />

che la Chiesa è di Cristo, ha detto<br />

Benedetto XVI, il Quale non le<br />

farà mai mancare la sua guida e la<br />

sua cura.” La Chiesa è di Cristo e<br />

tende solo a Cristo! Non è nostra<br />

e non tende a mete umane.<br />

Maestro fi no alla fi ne! Benedetto<br />

XVI vuole dirci che siamo tutti<br />

“servi inutili”, poiché la Chiesa<br />

è intensamente amata dal suo<br />

Sposo che la guida per mezzo del<br />

Suo Spirito. L’organismo visibile<br />

(la struttura sociale e storica)<br />

<strong>della</strong> Chiesa è sacramento di<br />

Gesù Cristo e Tempio dello Spirito<br />

Santo. Questa Chiesa che noi<br />

siamo è sacramento di Cristo e<br />

dello Spirito, per cui la sua vita<br />

non dipende solo da noi, ma<br />

innanzitutto e soprattutto da<br />

Dio. La Chiesa è guidata da Dio,<br />

non dagli uomini, anche se lo fa<br />

attraverso gli uomini che Egli<br />

sceglie. “la Chiesa è l’albero di<br />

Dio che vive in eterno”, “Il futuro<br />

è realmente di Dio: questa è la<br />

grande certezza <strong>della</strong> nostra vita,<br />

il grande, vero ottimismo che sappiamo”<br />

(Benedetto XVI, Lectio divina<br />

ai seminaristi del Pontifi cio<br />

Seminario Romano Maggiore, 8<br />

febbraio 2013). Per comprendere<br />

in modo adeguato il gesto di<br />

Benedetto XVI occorre ascoltare<br />

le sue motivazioni espresse nella<br />

dichiarazione di rinuncia, dove il<br />

Papa ha detto chiaramente che<br />

ha rinunciato perché, “dopo aver<br />

ripetutamente esaminato la mia<br />

coscienza davanti a Dio, sono<br />

pervenuto alla certezza che le<br />

mie forze, per l’età avanzata, non<br />

sono più adatte per esercitare in<br />

modo adeguato il ministero pe-<br />

trino”. Il Papa continua: “Sono<br />

ben consapevole che questo ministero,<br />

per la sua essenza spirituale,<br />

deve essere compiuto non<br />

solo con le opere e con le parole,<br />

ma non meno soff rendo e pregando.<br />

Tuttavia, nel mondo di<br />

oggi, soggetto a rapidi mutamenti<br />

e agitato da questioni di grande<br />

rilevanza per la vita <strong>della</strong> fede,<br />

per governare la barca di Pietro e<br />

annunziare il Vangelo, è necessario<br />

anche il vigore sia del corpo,<br />

sia dell’animo, vigore che, negli<br />

ultimi mesi, in me è diminuito in<br />

modo tale da dover riconoscere<br />

la mia incapacità di amministrare<br />

bene il ministero a me affi dato.”<br />

Si tratta, quindi, di una decisione<br />

presa “con piena libertà”<br />

e “ben consapevole <strong>della</strong> gravità<br />

di questo atto”. Una decisione<br />

profondamente responsabile<br />

poiché è stata presa davanti a<br />

Dio: “dopo aver pregato a lungo<br />

ed aver esaminato davanti a Dio<br />

la mia coscienza”. Una decisione<br />

presa “per il bene <strong>della</strong> Chiesa”<br />

(Benedetto XVI, Udienza Generale,<br />

Mercoledì, 13 febbraio 2013).<br />

Benedetto XVI, rinuncia al<br />

“ministero di Vescovo di Roma,<br />

Successore di San Pietro”, ma<br />

non a continuare a servire la<br />

Chiesa: “anche in futuro, vorrò<br />

servire di tutto cuore, con una<br />

vita dedicata alla preghiera, la<br />

Santa Chiesa di Dio” (Declaratio,<br />

10 febbraio 2013). Papa Benedetto<br />

continuerà a servire la Chiesa<br />

non con intense e illuminate catechesi,<br />

né con attività pastorali<br />

o di governo ecclesiale ma con la<br />

preghiera. Ancora una volta non<br />

al servizio di un suo progetto, ma<br />

del Signore e <strong>della</strong> Chiesa.<br />

La rinuncia del Papa è un gesto<br />

eccezionale e in un certo senso<br />

rivoluzionario, ma previsto dal<br />

Codice di Diritto Canonico (canone<br />

332§2). Quindi nessun “tradimento”,<br />

nessuna “resa”, nessuna<br />

“discesa dalla croce”, nessun<br />

“incidente di percorso”, ma un<br />

gesto pieno di autentico magistero<br />

ecclesiale, inusitato, ma<br />

previsto dalle leggi <strong>della</strong> Chiesa e<br />

possibile. Un vero atto di governo<br />

che manifesta una grande forza<br />

spirituale, un intenso amore<br />

alla Chiesa, una chiara posizione<br />

teologica, coraggio e umiltà, senso<br />

del limite e del dovere verso la<br />

comunità che sta servendo, grande<br />

libertà interiore e profonda<br />

fede. Un gesto di grande libertà,<br />

non solo perché non costretto<br />

da nessuno, ma perché libero di<br />

amare e servire solo Cristo e la<br />

Chiesa, libero di scegliere solo<br />

l’essenziale, solo Dio e la Chiesa,<br />

libero dall’esito, dal consenso,<br />

da ogni tipo di condizionamento<br />

o di calcolo umano, libero per il<br />

bene <strong>della</strong> comunità e per il proprio<br />

bene spirituale. Il gesto di<br />

Benedetto XVI è frutto e segno<br />

di quella libertà che nasce dalla<br />

fede e solo di essa si alimenta.<br />

Un atto di libertà vera, profonda<br />

e feconda, che ha nella pienezza<br />

di rapporto con Cristo la sua sorgente<br />

e il suo contenuto.<br />

Poiché il Signore non fa mai<br />

mancare al Suo Popolo persone<br />

a cui guardare e da seguire con<br />

cuore docile, ringraziamo il Signore<br />

per il dono di Benedetto<br />

XVI e preghiamoLo perché il nuovo<br />

Pastore delle nostre anime sia<br />

secondo il Suo cuore.<br />

La vita <strong>della</strong> Chiesa è bella e<br />

attraente, sempre ci sorprende<br />

e ci supera, così come sempre ci<br />

prende e ci comprende, cambiando<br />

la nostra vita.<br />

5


6<br />

Vita in Diocesi Caputo Vincenzo<br />

NELL’ANNO DELLA CRESIMA<br />

ALLA SCUOLA DI SAN BENEDETTO<br />

SEGNO DELLA PRESENZA DELLO SPIRITO SANTO<br />

Dal 27 febbraio al 3 marzo<br />

scorso, si sono svolti gli<br />

esercizi spirituali dei fedeli<br />

laici <strong>della</strong> Diocesi di Tricarico<br />

guidati dal Vescovo sua Eccellenza<br />

Mons. Vincenzo Orofi no.<br />

L’anno scorso si sono svolti ad<br />

Assisi, luogo simbolo <strong>della</strong> carità<br />

francescana; quest’anno è stato<br />

scelto un altro luogo altamente<br />

simbolico per la spiritualità:<br />

Subiaco in provincia di Roma.<br />

Infatti, proprio a Subiaco, San<br />

Benedetto da Norcia ha intrapreso,<br />

attraverso l’esperienza eremitica,<br />

il cammino di ascesi <strong>della</strong><br />

vita donata completamente a Dio.<br />

Casualmente, questa seconda<br />

esperienza, è coincisa con un<br />

periodo di profonda rifl essione<br />

per tutta la Chiesa cattolica e da<br />

eventi che hanno notevolmente<br />

contribuito al discernimento di<br />

tutti i partecipanti agli esercizi<br />

spirituali.<br />

L’11 ottobre dello scorso anno,<br />

Papa Benedetto XVI ha indetto<br />

l’anno <strong>della</strong> <strong>Fede</strong>; la Diocesi di<br />

Tricarico, nel recepire l’importanza<br />

del messaggio, ha programmato<br />

un “Corso sul Credo” rivolto ai<br />

fedeli laici e consacrati, tenuto<br />

dal Vescovo con incontri mensili.<br />

L’inizio del periodo fi ssato per gli<br />

esercizi spirituali è coinciso anche<br />

con gli ultimi giorni del pontifi<br />

cato di Papa Benedetto XVI.<br />

Il tema degli esercizi scelto dal<br />

Vescovo è stato “Siete stati lavati,<br />

siete stati santifi cati nel nome<br />

del Signore Gesù Cristo e nello<br />

Spirito del nostro Dio” (1Cor6,11).<br />

Nell’ambito dello stesso sono state<br />

sviluppate quattro meditazioni.<br />

Il periodo, trascorso a Subiaco,<br />

è stato scandito dal susseguirsi<br />

di attività intrinseche ed esemplari<br />

di una vita condotta fuori<br />

dagli schemi <strong>della</strong> quotidianità,<br />

tenendo fuori più possibilmente<br />

timori, ansie e preoccupazioni.<br />

Il susseguirsi di iniziative era in-<br />

triso da un solo fi lo conduttore<br />

rispondente a riscoprire la nostra<br />

spiritualità quali fi gli di Dio, rifuggendo<br />

dall’ineludibile domanda:<br />

“Chi sono? Da dove vengo e dove<br />

sto andando?”. Nelle giornate<br />

trascorse tutto ha avuto un senso:<br />

la preghiera, la meditazione,<br />

la comunione con gli altri, le testimonianze<br />

ed infi ne, ma non ultimo,<br />

quello del riposo.<br />

Prima meditazione<br />

“Lo Spirito viene in aiuto <strong>della</strong> nostra<br />

debolezza” (Rm 8,26) i “perchè?”,<br />

e la prima domanda è: perchè<br />

partecipare agli esercizi spirituali?<br />

E cosi come dice il papa<br />

emerito Benedetto XVI nel messaggio<br />

scritto per il XXXIII Meeting<br />

per l’Amicizia dei Popoli…<br />

anche quando si rifi uta o si nega<br />

Dio, non scompare la sete di infi nito<br />

che abita l’uomo… La sete dell’anima<br />

e l’anelito <strong>della</strong> carne non<br />

si possono eliminare” per questo,


Vita in Diocesi<br />

in piena coscienza e libertà “lo<br />

voglio io”, è il cuore dell’uomo<br />

che cerca Dio. La seconda domanda<br />

è: a cosa servono? Sono<br />

un momento propizio per rivedere<br />

la nostra vita ritrovandoci e<br />

sintonizzandoci con Dio, per incontrarlo<br />

o re-incontrarlo e imparare<br />

o a re-imparare a credere.<br />

La terza domanda è: quali sono le<br />

condizioni? La prima è il silenzio.<br />

Il silenzio per ascoltare, per meditare,<br />

per pregare “...l’uomo scopre<br />

nel silenzio la possibilità di parlare<br />

con Dio...” la seconda è la sequela<br />

(seguire), occorre seguire<br />

in tutto e alla lettera colui che<br />

guida gli esercizi spirituali (tutti<br />

senza eccezione alcuna).<br />

La sequela è la condizione indispensabile,<br />

per diventare seguaci<br />

di Cristo; il cristianesimo non è<br />

un concetto astratto, non si impara,<br />

si edifi ca seguendo una<br />

persona, e nella circostanza, il<br />

Vescovo, mettendosi in sintonia<br />

con la vicenda umana e spirituale<br />

di San Benedetto. La quarta ed<br />

ultima domanda è: con quale<br />

modalità, come predisporsi?<br />

È come ritirarsi nel deserto,<br />

luogo <strong>della</strong> solitudine, per spogliarsi<br />

e fare l’esperienza di Dio e<br />

vincere ogni tentazione, e ogni<br />

pericolo indotto dal demonio.<br />

Ma isolarsi solamente non serve,<br />

è necessario anche una profonda<br />

ascesi, perchè sotto l’azione dello<br />

Spirito Santo, e con il cuore ci si<br />

ripulisca da quelle ombre che offuscano<br />

la nostra fede e il nostro<br />

agire da cristiano.<br />

Seconda meditazione<br />

“Credo lo Spirito Santo che è il<br />

Signore e dà la vita”. Il Dio che<br />

noi crediamo è Uno, che è Padre,<br />

Figlio e Spirito Santo. La Santissima<br />

Trinità è il mistero centrale e il<br />

fondamento <strong>della</strong> <strong>Fede</strong> cristiana.<br />

Nel nome del Padre, del Figlio e<br />

dello Spirito Santo veniamo battezzati.<br />

Con la Cresima invece<br />

veniamo marchiati, un sigillo indelebile<br />

viene impresso in ognuno<br />

di noi, veniamo pienamente<br />

resi partecipi <strong>della</strong> vita di Dio, in<br />

Cristo, mediane l’infusione dello<br />

Spirito Santo. Opererà in noi mediante<br />

i sette “doni” che ci consentiranno<br />

di vivere la vita quotidiana<br />

secondo lo Spirito. L’unico<br />

luogo per conoscere lo Spirito è<br />

la Chiesa, quale comunità dei fi gli<br />

di Dio, attraverso i sacramenti e<br />

la partecipazione alla vita ecclesiale<br />

in ogni parrocchia.<br />

Lo Spirito abita e agisce in noi affi<br />

nché possa compiersi l’opera<br />

che Dio ha iniziato in ognuno di<br />

noi con il dono del Battesimo, affi<br />

nché ci renda partecipi dell’amore<br />

di Dio che è in noi.<br />

Lo Spirito santo è soffi o travolgente<br />

che stravolge e pacifi ca,<br />

ma poichè è Santo, è quindi di Dio<br />

e verso di Lui indirizza.<br />

La presenza dello Spirito ha sempre<br />

impresso e condizionato la<br />

storia <strong>della</strong> salvezza: dalla creazione<br />

del mondo alla chiamata<br />

dei profeti, uomini pieni dello<br />

Spirito di Dio che portano la<br />

Parola di Dio e con essa guidano il<br />

popolo di Dio alla fedeltà dell’alleanza,<br />

fi no al concepimento del<br />

Figlio di Dio nel seno <strong>della</strong> Vergine<br />

Maria e all’unzione di Gesù<br />

come Messia, l’Unto , il Cristo nel<br />

Battesimo.<br />

Terza meditazione<br />

“Credo la Chiesa: la contemporanietà<br />

del mistero”. Gesù dopo<br />

essere risorto e prima dell’Ascensione<br />

donò lo Spirito Santo ai<br />

suoi discepoli. Da quel momento<br />

divennero Chiesa per continuare<br />

la missione di Cristo e dello Spirito.<br />

Oggi la Chiesa è chiamata<br />

a essere “lo strumento di redenzione<br />

per tutti e sacramento di<br />

salvezza”. Per questo la Chiesa di<br />

Cristo che è in Tricarico con i volti<br />

e i suoi limiti, è sacramento di<br />

Gesù Cristo e dello Spirito Santo<br />

ed essa diff onde per tutti la verità<br />

e la grazia, ed è fonte di verità.<br />

È un dono che i battezzati sono<br />

chiamati ad accogliere, vivere,<br />

manifestare e reiterare nella storia.<br />

Il suo rinnovamento si realizza<br />

nello Spirito e con lo Spirito<br />

che in noi battezzati nel contesto<br />

del mondo intero.<br />

Grazie allo Spirito Santo la Chiesa<br />

vive una perenne giovinezza e<br />

un ardore apostolico. Per questo<br />

la Chiesa è di Cristo non è nostra<br />

anche se Dio la guida attraverso<br />

gli uomini che egli individua.<br />

Lo Spirito quindi opera e parla<br />

“per mezzo dei Profeti”, i Santi<br />

dai quali traspare l’opera di Dio.<br />

Quarta meditazione<br />

“Se viviamo dello Spirito, camminiamo<br />

secondo lo Spirito”.<br />

Dio vuole che noi diventiamo<br />

Santi, ovvero che consentiamo a<br />

Dio di entrare in noi e noi in Lui,<br />

perchè possiamo partecipare alla<br />

sua vita. Resta da chiederci:<br />

come? mandando lo Spirito Santo<br />

del Figlio di Dio Gesù affi nchè<br />

possiamo essere inseriti nella relazione<br />

fi liale con Padre. Dove?<br />

attraverso l’inizio di una nuova<br />

vita donataci nel battesimo.<br />

Infatti mentre prima del battesimo<br />

siamo creature di Dio, dopo il<br />

battesimo diventiamo fi gli di Dio.<br />

In che modo? Mediante la semplicità,<br />

l’umiltà, la volontà di appartenere<br />

alla Chiesa. Queste sono<br />

le condizioni per essere Santi.<br />

A noi laici viene chiesto di perse-<br />

7


8<br />

Vita in Diocesi<br />

guire la santità e la perfezione del<br />

proprio stato nei vari campi ordinari<br />

<strong>della</strong> vita quotidiana, personale<br />

e comunitaria, familiare, nel<br />

mondo <strong>della</strong> scuola e dell’educazione,<br />

<strong>della</strong> soff erenza, <strong>della</strong> cultura,<br />

del lavoro, delle comunicazioni<br />

sociali, delle realtà socioeconomiche<br />

ed infi ne quello <strong>della</strong><br />

politica. Come agisce quindi lo<br />

Spirito Santo? Mediante la Parola<br />

di Dio, il battesimo, i sacramenti<br />

(alimentati dalla fede), il magistero<br />

<strong>della</strong> Chiesa che fra tutti i doni<br />

è quello che dà garanzia che la<br />

fede originaria sia arrivata a noi<br />

in maniera integra, mediante le<br />

virtù, ed infi ne mediante grazie<br />

speciali chiamate carismi.<br />

In quanto grazie speciali dello<br />

Spirito, “possono essere straordinari,<br />

semplici e umili, e vanno accolti<br />

con gratitudine e consolazione,<br />

sia da chi li riceve che da tutti i<br />

membri <strong>della</strong> Chiesa”.<br />

La domanda che sorge è: Come<br />

faccio a riconoscerli? Vengono<br />

messi in evidenza dall’incontro<br />

con persone che veicolano l’anelito<br />

dello Spirito, che ci aiutano a<br />

discernere i vari carismi. Diversi<br />

sono invece i ministeri che i cristiani<br />

sono chiamati a svolgere<br />

nella chiesa e per il bene <strong>della</strong><br />

Chiesa.<br />

I temi trattati durante gli esercizi<br />

spirituali hanno trovato profonda<br />

testimonianza nel contesto<br />

dei luoghi santi presenti nel territorio<br />

di Subiaco.<br />

Tali luoghi testimoniano la diretta<br />

dipendenza tra la storia dell’uomo<br />

e dei popoli e la potenza dello<br />

Spirito Santo che salva e santifi ca<br />

l’uomo; in particolare gli eventi<br />

storici e cristiani iniziati in quella<br />

cittadina, a partire dal V secolo<br />

dopo Cristo, e, successivamente<br />

diff usisi nel mondo.<br />

Tanti i luoghi che testimoniano la<br />

storicità e la spiritualità, come il<br />

Santuario del Sacro Speco, arroccato<br />

e incastonato nella roccia a<br />

strapiombo nella valle del fi ume<br />

Aniene; si è sviluppato nei secoli<br />

intorno alla sacra caverna in cui<br />

San Benedetto fu eremita per tre<br />

anni. È notevole la similitudine<br />

dei luoghi con quella dell’uomo<br />

che, per vivere, deve aggrapparsi<br />

a Cristo, altrimenti la sua esistenza<br />

è debole e indifesa.<br />

Il monastero di Santa Scolastica<br />

(sorella di San Benedetto) è l’unico<br />

esistente dei dodici realizzati<br />

dal Santo nella valle dell’Aniene,<br />

prima di proseguire la sua opera<br />

a Cassino ove, demolendo un<br />

antico tempio romano, gettò le<br />

fondamenta dell’attuale Abbazia<br />

di Montecassino.<br />

In questo luogo ha avuto inizio la<br />

“regola” di San Benedetto che si<br />

è diff usa in tutta l’Europa e non<br />

solo plasmando la vita spirituale<br />

non solo del monaco ma di intere<br />

generazioni occidentali.<br />

Non a caso S. Benedetto fu proclamato<br />

patrono dell’Europa.<br />

Di fondamentale importanza è<br />

stata la testimonianza del padre<br />

Abate ordinario di Subiaco, Don<br />

Mauro Meacci. Nell’incontro, tenuto<br />

all’interno del monastero di<br />

Santa Scolastica, il padre Abate<br />

ha illustrato l’ascesi del Santo, attraverso<br />

le profonde inquietudini<br />

che hanno motivato la scelta di<br />

un cambio radicale di vita.<br />

San Benedetto, insoddisfatto<br />

<strong>della</strong> vita agiata che conduceva a<br />

Roma, partì alla riscoperta delle<br />

radici del cuore; il cuore chiedeva<br />

la presenza di Dio. E nel silenzio<br />

del Sacro Speco e grazie allo<br />

Spirito Santo, maturò la relazione<br />

con il Padre, di cui non ne fece più<br />

a meno.<br />

La forza trasformante dello Spirito<br />

pervase San Benedetto e<br />

lo portò a confrontarsi con un<br />

contesto storico profondamente<br />

segnato dalle invasioni di barbari<br />

del nord-europa; Il Santo<br />

attraverso la sua “regola” riuscì<br />

profondamente ad arrivare al<br />

cuore (carne) delle persone in<br />

tal modo da diventare, attraverso<br />

i suoi monasteri, un esempio<br />

di virtù per tutti i popoli. La “regola”<br />

di San Benedetto è ancora<br />

attuale, per i nostri tempi? Sì.<br />

Infatti, come nel V secolo d.c. i<br />

barbari portarono scompiglio nei<br />

territori che attraversavano, cosi<br />

oggi la perdita dei valori morali e<br />

cristiani sta distruggendo il contesto<br />

sociale e disorientando le<br />

coscienze umane. La regola di<br />

San Benedetto è fondata su tre<br />

elementi principa-li: la Parola, la<br />

preghiera e la carità; applicarla<br />

nel nostro tempo così diffi cile è<br />

possibile se ci lasciamo guidare<br />

dalla forza dello Spirito Santo.<br />

In conclusione, al termine degli<br />

esercizi spirituali, è possibile riprendere<br />

la vita quotidiana di noi<br />

laici con una profonda consapevolezza,<br />

che all’interno degli ambiti<br />

nei quali siamo chiamati ad<br />

operare, nella famiglia, nel vicinato,<br />

nelle parrocchie, possiamo<br />

essere testimoni che la nostra<br />

fede può sovvertire la visione<br />

attuale <strong>della</strong> società in profonda<br />

crisi; infi ne come testimoni di<br />

quanto avvenuto in questi giorni<br />

saremo in grado, con umiltà<br />

e amore verso il prossimo, di instaurare<br />

relazioni sociali più a misura<br />

di Dio.<br />

Da questo ne scaturirà una<br />

Chiesa capace di essere luce,<br />

fermento, sacramento di Cristo<br />

grazie allo Spirito Santo che è Dio<br />

e dà la vita.


Vita in Diocesi<br />

Il clero<br />

diocesano<br />

studia il<br />

Concilio<br />

Vaticano II<br />

In occasione dell’Anno <strong>della</strong> <strong>Fede</strong>, per tutti gli<br />

incontri mensili di clero dell’anno pastorale in<br />

corso, si è puntato tutto sul Concilio Vaticano<br />

II in un approfondimento e aggiornamento che<br />

intende aiutare i sacerdoti a comprendere meglio<br />

Giuseppe Abbate<br />

l’evento del Concilio, apertosi cinquant’anni fa.<br />

Ogni azione compiuta dalla diocesi è orientata alla<br />

formazione permanente dei laici e del clero.<br />

Basti pensare ad esempio al Corso sul Credo tenuto<br />

dal nostro vescovo Mons. Vincenzo Orofi no nelle<br />

due zone pastorali ogni mese, aperto a sacerdoti,<br />

laici e religiose. Anche il clero diocesano vive<br />

questo anno in formazione permanente attraverso<br />

incontri pensati ad hoc. Sede degli incontri è il<br />

Convento di S. Antonio a Tricarico. Diversi i relatori<br />

che si alternano nel presentare i diversi aspetti che<br />

hanno riguardato un evento che ha cambiato in<br />

maniera forte e decisiva la storia <strong>della</strong> Chiesa e del<br />

mondo.<br />

Don Gianluca Bellusci, nell’incontro di gennaio, ha<br />

aff rontato l’argomento sulla “sfi da <strong>della</strong> fede e<br />

la modernità alla luce <strong>della</strong> ricezione del Concilio<br />

Vaticano II”, articolando l’intervento in tre punti:<br />

1) l’indole teologica del-l’Istituzione del Concilio e<br />

criteri ermeneutici per una corretta ricezione;<br />

2) l’impatto <strong>della</strong> fede con la modernità nel Concilio<br />

Vaticano II;<br />

3) la Nuova Evangelizza-zione nella ricezione del<br />

Concilio Vaticano II nel 50° dell’inaugurazione.<br />

L’incontro di febbraio, il 12 febbraio, ha visto protagonista<br />

l’Arcivescovo metropolita di Potenza-Muro<br />

Lucano-Marsico Nuovo Mons. Agostino Superbo il<br />

9


10<br />

Vita in Diocesi<br />

quale ha incentrato la sua relazione sui documenti<br />

fondamentali del Concilio Vaticano II (Lumen gentium,<br />

Dei Verbum, Sacrosanctum Concilium, Gaudium<br />

et spes) off rendo interessantissimi spunti di<br />

rifl essione e meditazione con qualche nota di esperienza<br />

personale dello stesso Concilio.<br />

Il 5 marzo Padre Emanuele Bochicchio ha fotografato<br />

il Concilio dandone lettura <strong>della</strong> propria esperienza<br />

personale considerando che era negli anni<br />

di formazione quando si è celebrato il Concilio.<br />

In un excursus interessante ci ha mostrato e<br />

dimostrato che in cinquant’anni il Concilio ha<br />

cambiato tutto; un cambiamento che negli anni<br />

dello svolgimento non si percepiva a pieno ma che<br />

subito dopo ha visto una vera e propria rivoluzione<br />

nella vita <strong>della</strong> Chiesa. Il Vaticano II ha aperto nuovi<br />

sentieri, ha fatto scaturire onde di acque sepolte e<br />

fresche, ha acceso luci brillanti per rischiarare il<br />

cammino <strong>della</strong> Chiesa nel terzo millennio.<br />

Che cosa è successo negli anni del post-Concilio?<br />

La ricezione <strong>della</strong> dottrina conciliare non è avvenu-<br />

ta sempre e dovunque nel modo giusto.<br />

L’ “ermeneutica <strong>della</strong> discontinuità e <strong>della</strong> rottura”,<br />

contrapposta all’ “ermeneutica <strong>della</strong> riforma”, del<br />

rinnovamento nella continuità - come ha aff ermato<br />

il Papa Benedetto XVI nel famoso discorso alla<br />

Curia Romana il 22 dicembre 2005 - ha portato<br />

disorientamento, ha dato spazio ad estrosità, così<br />

che il vero messaggio rinnovatore del Concilio non<br />

è stato sempre bene interpretato e talvolta è stato<br />

stravolto.<br />

I successivi incontri mensili saranno guidati dall’Arcivescovo<br />

di Taranto Mons. Filippo Santoro il<br />

9 aprile su “Sacerdoti per la Nuova Evangelizzazione”.<br />

L’inizio è previsto, come al solito, alle nove e trenta<br />

con la recita dell’Ora Media, poi la relazione di Mons.<br />

Santoro a cui seguiranno domande o interventi da<br />

parte dei sacerdoti. Dopo gli avvisi si concluderà<br />

con il pranzo.<br />

L’incontro di maggio invece sarà guidato da<br />

Mons. Rocco Talucci.


Vita in Diocesi<br />

Il 2 febbraio, festa <strong>della</strong> Candelora e diciassettesima<br />

“Giornata mondiale <strong>della</strong> Vita Consacrata”, si<br />

è svolta nella Chiesa di Sant’Antonio, in Tricarico,<br />

una solenne celebrazione eucaristica presieduta dal<br />

nostro Vescovo, monsignor Vincenzo Orofi no e concelebrata<br />

dal parroco don Michele Pandolfi . La celebrazione<br />

è stata sobria e semplice ma partecipata e<br />

curata. La processione con le candele ha introdotto la<br />

messa, simboleggiando Cristo, luce delle genti, come<br />

il bambino Gesù venne chiamato dal vecchio Simeone<br />

al momento <strong>della</strong> presentazione al Tempio di Gerusalemme.<br />

Tale processione, specifi ca <strong>della</strong> tradizione<br />

liturgica di questa festa, rappresenta, per la vita<br />

consacrata, un segno “molto espressivo. Manifesta la<br />

bellezza e il valore <strong>della</strong> vita consacrata come rifl esso<br />

<strong>della</strong> luce di Cristo; un segno che richiama l’ingresso<br />

di Maria nel Tempio: la Vergine<br />

Maria, la Consacrata<br />

per eccellenza, portava in<br />

braccio la Luce stessa, il<br />

Verbo incarnato, venuto<br />

a scacciare le tenebre dal<br />

mondo con l’amore di Dio”.<br />

(Omelia del Santo Padre<br />

Benedetto XVI, 2 febbraio<br />

2013). In quest’atmosfera<br />

di luce e di fede, il Vescovo<br />

ha esortato tutti e, in particolare,<br />

le consacrate con<br />

parole colme di sapienza e<br />

di dottrina ma anche di affetto<br />

e di gratitudine per ciò che le religiose vivono e<br />

testimoniano nella nostra amata Diocesi. Siamo certi<br />

che, pur nella consapevolezza <strong>della</strong> sproporzione tra<br />

la chiamata di Dio e la risposta dell’uomo, ogni vita<br />

consacrata al Signore è di per sé annuncio e testimonianza<br />

di un amore che ci supera, ci attira a sé e<br />

ci spinge a una radicalità che ci rende collaboratori<br />

dell’opera di salvezza di Dio e segno <strong>della</strong> vita eterna<br />

del Paradiso. Infatti, con la professione dei voti di<br />

povertà, castità e obbedienza, i religiosi e le religiose<br />

sperimentano una libertà maggiore che permette<br />

loro di seguire Gesù come unico bene, unico amore,<br />

unica volontà da adempiere, servendo così la Chiesa<br />

Suor Rosanna<br />

in pienezza e radicalità e anticipando già, in questa<br />

terra, la vita beata che il Signore desidera per noi. Di<br />

fronte a un mondo contemporaneo in cui profeti di<br />

sventura proclamano la fi ne o il non senso <strong>della</strong> Vita<br />

Consacrata ai giorni nostri, siamo chiamati piuttosto<br />

a rivestirci di Gesù Cristo e a indossare le armi <strong>della</strong><br />

luce, come esorta San Paolo (cfr. Rm 1, 11-14) e come<br />

ha richiamato il Papa Benedetto XVI nella sua omelia<br />

del 2 febbraio. Indossare le armi <strong>della</strong> luce signifi -<br />

ca saper accendere oggi, soprattutto nel cuore delle<br />

nuove generazioni, un piccolo lume di speranza, per<br />

soddisfare l’attesa e la ricerca profonda di senso e di<br />

felicità e per far nascere ancora oggi, dal cuore di tanti<br />

giovani, che Gesù chiama a seguirlo più da vicino,<br />

un sì d’amore pieno e defi nitivo. Abbiamo bisogno di<br />

una grande riserva di speranza, perché “la speranza<br />

è il segreto <strong>della</strong> vita cristiana.<br />

Essa è il respiro assolutamente<br />

necessario sul<br />

fronte <strong>della</strong> missione <strong>della</strong><br />

Chiesa e in particolare <strong>della</strong><br />

pastorale vocazionale<br />

(…). Occorre quindi rigenerarla<br />

nei presbiteri, negli<br />

educatori, nelle famiglie<br />

cristiane, nelle famiglie religiose,<br />

negli Istituti Secolari.<br />

Insomma in tutti coloro<br />

che devono servire la vita<br />

accanto alle nuove generazioni”<br />

(Nuove Vocazioni<br />

per una Nuova Europa, 3). Chiediamo con insistenza<br />

al Padrone <strong>della</strong> Messe di attrarre ancora a sé tanti<br />

cuori disponibili e generosi, perché infonda in loro il<br />

desiderio <strong>della</strong> perfezione evangelica e la passione<br />

per il Regno, con l’augurio che per ciascuno si realizzi<br />

quanto il Venerabile monsignor Raff aello delle Nocche,<br />

Vescovo di Tricarico e fondatore <strong>della</strong> Congregazione<br />

delle “Discepole di Gesù Eucaristico”, augurava<br />

alle sue suore nel lontano 1936: “La Madonna Santa<br />

benedica i vostri propositi e li renda fecondi; vi faccia<br />

vivere continuamente la vostra Messa, vi off ra a Dio,<br />

come off rì il suo Gesù nel giorno <strong>della</strong> Presentazione<br />

al tempio” (Trattenimenti Spirituali).<br />

11


12<br />

Vita in Diocesi<br />

CONVEGNO DIOCESANO<br />

DEL RINNOVAMENTO<br />

DELLO SPIRITO SANTO<br />

Il soffio<br />

dello<br />

Spirito<br />

Il primo convegno diocesano<br />

del Rinnovamento nello<br />

Spirito santo ha avuto<br />

luogo allo Scalo di Garaguso-<br />

Grassano-Tricarico, nella parrocchia<br />

Madonna di Pompei il 3<br />

febbraio 2013. Sono intervenuti<br />

Rosario Sollazzo, coordinatore<br />

regionale Rinnovamento nello<br />

Spirito Basilicata; Franco Maggi,<br />

membro del Comitato regionale<br />

di Rinnovamento nello Spirito<br />

Basilicata; monsignor Vincenzo<br />

Orofi no, Vescovo <strong>della</strong> Diocesi<br />

di Tricarico e don Antonio Mattatelli,<br />

parroco di Montemurro<br />

e assistente spirituale diocesano<br />

d Rinnovamento nello Spirito.<br />

Sono accorsi numerosi i<br />

fratelli del gruppo “Maria” di<br />

Tricarico, i fratelli del gruppo<br />

di Montemurro e tanti rappresentanti<br />

di diverse comunità:<br />

Carmen Vizzuso<br />

Calciano, Garaguso, Grassano,<br />

Matera, Oliveto Lucano, Picerno,<br />

Pisticci, Tolve, eccetera.<br />

La coordinatrice del gruppo<br />

Rinnovamento nello Spirito di<br />

Tricarico, Carmen Vizzuso, ha<br />

rivolto un saluto a tutti i partecipanti<br />

e ha presentato la giornata<br />

invitando tutti i fratelli e<br />

le sorelle a predisporsi ad un<br />

atteggiamento di preghiera e<br />

di lode al Signore e a rifl ettere<br />

sul tema <strong>della</strong> giornata: “Erano<br />

perseveranti nell’insegnamento<br />

degli apostoli e nella comunione,<br />

nello spezzare il pane e nelle<br />

preghiere”, tratto dal capitolo 2<br />

degli Atti degli Apostoli e ricordando<br />

che, essendo nell’Anno<br />

<strong>della</strong> fede, occorre rinvigorirla<br />

e raff orzarla, affi nché possiamo<br />

essere veri testimoni dell’amore<br />

di Dio con la nostra vita. Subito


Vita in Diocesi<br />

siamo entrati in un intenso clima<br />

di preghiera con canti di lode e<br />

ringraziamento, introducendo<br />

così la relazione sul tema affi data<br />

al coordinatore regionale, Rosario<br />

Sollazzo. Il relatore ha esordito<br />

aff ermando che la nostra storia<br />

inizia con l’incarnazione, nel<br />

seno di Maria, sposa dello Spirito<br />

Santo ed è proprio lo Spirito che<br />

viene e fa muovere tutte le cose.<br />

Noi dobbiamo arrenderci<br />

a Dio e lo Spirito ci dona<br />

di leggere ogni cosa che<br />

viene da Dio e ci rende<br />

testimoni fi no agli estremi<br />

confi ni <strong>della</strong> terra.<br />

L’eff usione dello Spirito<br />

Santo dona i carismi necessari<br />

per l’edifi cazione<br />

del Regno di Dio: amore<br />

nuovo per la Parola, per<br />

i fratelli, nello spezzare il<br />

pane e per i sacramenti.<br />

Lo Spirito Santo vuol farci<br />

assomigliare a Gesù.<br />

Il Rinnovamento nello Spirito<br />

Santo è chiamato a vivere questa<br />

eff usione in unione a Gesù<br />

Cristo, con semplicità di cuore. A<br />

conclusione dell’insegnamento,<br />

abbiamo vissuto un momento<br />

di preghiera molto intenso, facendo<br />

esperienza dell’amore di<br />

Dio. Nella celebrazione eucaristica,<br />

monsignor Vincenzo Orofi no<br />

ha ribadito che il Signore, in un<br />

modo unico, ci ha donato questo<br />

giorno superando ogni nostra attesa<br />

e ha continuato aff ermando<br />

che l’incontro con Gesù per noi è<br />

avvenuto nel movimento del Rinnovamento<br />

nello Spirito Santo<br />

e che, quindi, esso è la modalità<br />

con cui Dio si è rivelato e ci dice<br />

“Ti voglio bene”. Nell’omelia, il<br />

vescovo ci ha ricordato che Gesù<br />

torna a Nazaret e, senza preamboli,<br />

rivela se stesso come il Messia.<br />

Nazaret era la sua città, il luogo<br />

dove aveva vissuto la sua vita<br />

nell’umiltà e nel nascondimento<br />

e tutti lo conoscevano come il<br />

fi glio di Maria e Giuseppe il falegname.<br />

Gesù cerca di rompere<br />

questi schemi dell’apparenza che<br />

impediscono ai nazareni di cogliere<br />

il mistero <strong>della</strong> salvezza, cioè<br />

che Dio si è fatto uomo, si è fatto<br />

uno di noi. Il Vescovo ha puntato<br />

sulla facilità con cui il Signore rischia<br />

di essere classifi cato e non<br />

creduto e che l’incontro con Lui<br />

possa cambiare le nostre vite.<br />

Così ci ha esortati ad essere grati<br />

al Signore per l’incontro<br />

con Lui e a non classifi -<br />

care ciò che abbiamo incontrato,<br />

perché esso è<br />

un avvenimento di grazia<br />

che ti provoca e ti cambia<br />

la vita e occorre dire<br />

“sì” ogni giorno a coloro<br />

che ci guidano, alle indicazioni<br />

dei responsabili,<br />

perché il Signore ha<br />

scelto quelle persone.<br />

Infi ne, ha aff ermato che<br />

la Madonna per dire “sì” a Dio<br />

ha risposto “sì” all’ Angelo e che<br />

bisogna pregare ogni giorno il<br />

Signore affi nché possiamo dire<br />

sempre il nostro “sì”. Dopo la<br />

Santa Messa, tutti i partecipanti<br />

hanno condiviso insieme il pranzo<br />

con pietanze varie preparate<br />

con grande generosità d’animo.<br />

L’Adorazione eucaristica del pomeriggio,<br />

che ha segnato il compimento<br />

<strong>della</strong> giornata, è stata<br />

animata da don Antonio Mattatelli<br />

e Franco Maggi, che hanno<br />

invitato l’assemblea a presentare<br />

a Gesù le proprie miserie e malattie,<br />

a intercedere per i soff erenti<br />

e ad affi dare a Lui le nostre<br />

vite. Tutti abbiamo vissuto una<br />

intensa esperienza di Gesù vivo<br />

in mezzo a noi. Gesù è il Signore!<br />

Alleluia!<br />

13


14<br />

Vita in Diocesi<br />

“Il Signore continua a chiamare e ancora oggi<br />

si manifesta a noi nella sua Chiesa attraverso i<br />

volti di persone che si sono lasciati trasformare<br />

dall’Amore”.<br />

Con queste parole il nostro vescovo, monsignor<br />

Vincenzo Orofi no, domenica 24 febbraio 2013 ha<br />

accolto la richiesta di Giuseppe Viscera di essere<br />

ammesso tra i candidati all’Ordine sacerdotale.<br />

Il rito di Ammissione si è svolto nella parrocchia<br />

di Giuseppe, Madonna del Carmine in Grassano,<br />

alla presenza dei parroci e dei seminaristi <strong>della</strong><br />

I Seminaristi <strong>della</strong> Diocesi<br />

AMMISSIONE AGLI ORDINI SACRI DI GIUSEPPE VISCERA<br />

“Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo<br />

e salì sul monte a pregare”. (Lc 9,28)<br />

nostra diocesi, abbracciato dalla sua famiglia e<br />

da tutta la comunità grassanese. Il cammino di<br />

Giuseppe, dopo anni di profondo discernimento,<br />

nella vita parrocchiale – diocesana e dopo due anni<br />

di seminario, giunge alla prima tappa del percorso<br />

che lo porterà al sacerdozio ministeriale.<br />

Il vescovo ha augurato a Giuseppe di perseverare<br />

nel cammino di sequela e di essere sempre testimone<br />

del Signore crocifi sso e risorto.<br />

Tutta la Chiesa di Tricarico accompagna questo suo<br />

fi glio con la preghiera e con amorevole vicinanza.


Vita in Diocesi<br />

UN CAPODANNO<br />

DI CARITÀ<br />

Si è ripetuto anche nel 2013 il capodanno alternativo<br />

organizzato dall’Azione cattolica <strong>della</strong><br />

diocesi di Tricarico; un’esperienza per tutti<br />

coloro che vogliono fare una scelta ben precisa:<br />

essere cristiani sul campo, togliendo del tempo e<br />

<strong>della</strong> festa a se stessi per farne dono all’altro. Se<br />

negli ultimi anni il capodanno alternativo si è svolto<br />

presso istituti e posti di disagio <strong>della</strong> diocesi e <strong>della</strong><br />

regione ( casa-famiglia Lo scoiattolo di Campomaggiore<br />

nel 2012, don Uva di Potenza nel 2011), questa<br />

volta l’AC diocesana si è concessa una “trasferta”,<br />

quella che ha visto i giovani partecipanti impegnati<br />

alla Caritas romana nei centri Gabriele Castiglion di<br />

Ostia e nella Citta<strong>della</strong> <strong>della</strong> Carita’ - Santa Giacinta<br />

di Roma. L’esperienza, al pari di quelle degli anni<br />

precedenti, è stata molto delicata, ma con la novità<br />

che il servizio prestato dai giovani di AC è stato di<br />

prima assistenza, cioè verso gente sì disagiata, povera<br />

, soff erente ma soprattutto emarginata e abbandonata<br />

a se stessa . La Caritas infatti rappresenta<br />

il primo approdo per i “poverissimi”, l’interfaccia<br />

tra la strada e gli istituti di accoglienza e ha come<br />

obiettivo quello di salvaguardare e tutelare le persone<br />

che vivono in condizioni di estrema soff erenza<br />

fi sica, mentale, materiale e che non possono<br />

permettersi cure e condizioni di vita migliori. Ben<br />

160 i pranzi serviti il giorno 31 dicembre dell’anno<br />

che ci ha appena lasciati, al Gabriele Castiglion; nello<br />

stesso centro i pasti serviti a cena sono stati circa<br />

100. In tutto questo i volontari AC, con l’aiuto dei<br />

coordinatori del posto, si sono organizzati al meglio<br />

per registrare tutti gli utenti del servizio mensa<br />

(ovviamente gratuito), distribuire vassoi, preparare<br />

i piatti, servire e lavare. Ma non solo questo. I giovani,<br />

in quanto cristiani, hanno avvertito la necessità<br />

di vivere quel tempo in una relazione più profonda<br />

con chi poteva sembrare semplicemente il cliente<br />

<strong>della</strong> mensa. Per questo motivo, oltre a consumare<br />

i pasti assieme ai poveri (eventualmente interagen-<br />

Giuseppe Dambrosio<br />

do con essi e avendo cura di non lasciare scoperti i<br />

vari settori <strong>della</strong> cucina), si è deciso di vivere l’attesa<br />

del nuovo anno nella condivisione di momenti di<br />

festa (musica e canzoni) e di gioco (tombola di fi ne<br />

serata). Alla mezzanotte auguri e panettone nel<br />

cortile <strong>della</strong> mensa. I giovani volontari hanno poi<br />

lasciato Ostia per recarsi all’alloggio facente parte<br />

<strong>della</strong> Citta<strong>della</strong> <strong>della</strong> Carita’ , dove, il primo giorno<br />

del nuovo anno, hanno partecipato alla Santa Messa<br />

assieme alla gente che trova ospitalità nel medesimo<br />

centro e, a pranzo, con le stesse modalità<br />

organizzative, hanno servito circa 110 pasti. Nel pomeriggio<br />

dello stesso giorno, breve visita al centro<br />

di Roma e al presepe di Franco Artese di Grassano<br />

in Piazza San Pietro. Infi ne il rientro in autobus con<br />

la consueta “messa in comune” di ciò che, a conclusione<br />

dell’esperienza, ha riempito il cuore di ciascuno:<br />

è emersa in maniera ancora più evidente la<br />

consapevolezza del disagio e <strong>della</strong> povertà che vive<br />

un gran numero di persone, ma allo stesso tempo<br />

la certezza di essere riusciti a rinunciare a qualcosa<br />

e a dedicare un tempo a qualcuno. È stato messo<br />

in rilievo,inoltre, il fatto che anche nel mondo occidentale<br />

ci sono delle situazioni di grande soff erenza<br />

la cui non esistenza è a volte data per scontata.<br />

Questo capodanno alternativo in particolare ha fatto<br />

anche comprendere quanto il compito di un volontario<br />

sia tutt’altro che semplice e banale: parole,<br />

sguardi, gesti possono infl uire molto sullo stato<br />

d’animo di una persona che, per quanto tribolata,<br />

ha sempre un orgoglio e una dignità. Infi ne come<br />

cristiani si raff orza l’impegno all’esercizio di quella<br />

virtù che sicuramente rende sensibili alle aspettative<br />

e alle esigenze materiali dell’uomo, ma che richiede<br />

anche tanta fede e tanta preghiera: la carità.<br />

15


16<br />

Anno <strong>della</strong> fede<br />

1. Dio è uno solo<br />

“Io credo in un solo Dio. Con queste parole<br />

incomincia il Simbolo niceno-costantinopolitano. La<br />

confessione dell’unicità di Dio, che ha la sua radice<br />

nella rivelazione divina dell’Antica Alleanza, è<br />

inseparabile da quella dell’esistenza di Dio ed è<br />

altrettanto fondamentale. Dio è uno: non c’è che un<br />

solo Dio: «La fede cristiana crede e professa un solo<br />

Dio, uno per natura, per sostanza e per essenza»”<br />

(CCC, 200).<br />

Noi cristiani crediamo in un solo Dio: “«Ascolta,<br />

Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno<br />

solo...» (Dt 6,4; Mc 12,29). Tertulliano osserva che<br />

Dio, in quanto essere supremo e onnipotente,<br />

eterno e incommensurabile, « deve necessariamente<br />

essere unico, cioè senza eguali. [...] Se Dio non è<br />

Sua Ecc.za Mons. Vincenzo Orofino<br />

CREDO IN UN SOLO DIO:<br />

il fondamento trinitario <strong>della</strong> fede cristiana<br />

unico, non è Dio» (Adversus marcionem, 1,3).<br />

Il nostro Dio, ineff abile e misterioso, nella<br />

teofania del roveto ardente fatta a Mosè ha rivelato<br />

il suo nome: “Io sono colui che sono” (Es 3,14).<br />

Questo è il suo nome che indica la sua essenza e la<br />

sua identità: “Dio solo È. (…) Dio è la pienezza<br />

dell’Essere e di ogni perfezione, senza origine e senza<br />

fi ne. Mentre tutte le creature hanno ricevuto da lui<br />

tutto ciò che sono e che hanno, egli solo è il suo<br />

stesso essere ed è da se stesso tutto ciò che è”<br />

(CCC,213). Dio, “Colui che è”, è “ricco di grazia e<br />

di fedeltà” (Es 34,6); è la Verità, poiché Egli “è<br />

Luce e in lui non ci sono tenebre” (1Gv 1,5); è Amore<br />

(cfr. 1Gv 4,8), perciò è “ricco di misericordia”<br />

(Ef 2,4).<br />

Dio ha rivelato il suo nome, la sua natura e il suo<br />

volere nella storia di Israele e nella vita delle perso-


Anno <strong>della</strong> fede<br />

ne. Egli è il Dio dei padri, di Abramo, di Isacco, di<br />

Giacobbe (cfr. Es 3,6). In questa storia Dio ha manifestato<br />

e continua a manifestare il suo amore incondizionato<br />

e illimitato: “Dio ha tanto amato il<br />

mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3,6).<br />

“Israele, nel corso <strong>della</strong> sua storia, ha potuto scoprire<br />

che uno solo era il motivo per cui Dio gli si era rivelato<br />

e lo aveva scelto fra tutti i popoli perché gli appartenesse:<br />

il suo amore gratuito. Ed Israele, per mezzo<br />

dei profeti, ha compreso che, ancora per amore, Dio<br />

non ha mai cessato di salvarlo e di perdonargli la sua<br />

infedeltà e i suoi peccati” (CCC,218).<br />

La fede in un solo Dio ha delle chiare conseguenze<br />

nella vita dell’uomo. Se Dio è uno solo Egli<br />

“è il di cui ultimamente tutto è fatto, è il <br />

cui fi nalmente tutto tende e in cui tutto si compie.<br />

È insomma ciò per cui la vita , ,<br />

” (L. GIUSSANI, All’origine <strong>della</strong> pretesa cristiana,<br />

Jaka Book, Milano 1988, p.9), perciò merita<br />

di essere amato al di sopra di ogni altra cosa e di<br />

ogni altra persona, “con tutto il cuore, con tutta<br />

l’anima e con tutte le forze” (Dt 6,5). L’unico Dio in<br />

cui crediamo è “l’infi nitamente grande” di cui ci<br />

fi diamo perché “tutto ciò che siamo e tutto ciò che<br />

abbiamo viene sa Lui” (CCC,224). Dall’unicità di Dio<br />

derivano anche l’unità e la dignità di tutti gli uomini,<br />

poiché “il Signore nostro Dio è l’unico Signore” (Dt,<br />

6,4) e tutti sono fatti “a immagine e somiglianza di<br />

Dio” (Gen 1,26).<br />

2. Dio è amore trinitario.<br />

Nella storia del Popolo eletto e di coloro che lo<br />

hanno riconosciuto, che è storia di salvezza, Dio<br />

non solo manifesta il suo amore ma si manifesta<br />

come Amore (1 Gv 4,8.16): l’Essere stesso di Dio è<br />

Amore. “Mandando, nella pienezza dei tempi, il suo<br />

Figlio unigenito e lo Spirito d’amore, Dio rivela il suo<br />

segreto più intimo: è lui stesso eterno scambio<br />

d’amore: Padre, Figlio e Spirito Santo, e ci ha destinati<br />

ad esserne partecipi” (CCC,221).<br />

Noi crediamo in un solo Dio che è Padre, Figlio<br />

e Spirito. Il Dio in cui crediamo è Uno (“per natura,<br />

per sostanza e per essenza”) e Trino (nelle Persone:<br />

Padre, Figlio e Spirito Santo). “Non vi è che un solo<br />

Dio, il Padre onnipotente e il Figlio suo unigenito e lo<br />

Spirito Santo: la Santissima Trinità. Il mistero<br />

<strong>della</strong> Santissima Trinità è il mistero centrale <strong>della</strong><br />

fede e <strong>della</strong> vita cristiana. È il mistero di Dio in se stesso.<br />

È quindi la sorgente di tutti gli altri misteri <strong>della</strong><br />

fede; è la luce che li illumina. È l’insegnamento fondamentale<br />

ed essenziale nella «gerarchia delle verità»<br />

di fede. «Tutta la storia <strong>della</strong> salvezza è la storia del<br />

rivelarsi del Dio vero e unico: Padre, Figlio e Spirito<br />

Santo, il quale riconcilia e unisce a sé coloro che sono<br />

separati dal peccato»” (CCC, 233; 234).<br />

Mettendoci alla scuola dei Padri <strong>della</strong> Chiesa,<br />

possiamo parlare <strong>della</strong> Trinità santissima considerando<br />

le opere con le quali Dio si è rivelato e ha comunicato<br />

la sua vita (Oikonomia – Trinità economica),<br />

ma anche rifl ettendo direttamente sul mistero<br />

<strong>della</strong> vita intima di Dio-Trinità (Theologia – Trinità<br />

immanente).<br />

a) Trinità economica.<br />

Il modo più immediato e semplice di porsi di<br />

fronte a Dio è quello di osservare come Dio stesso è<br />

venuto incontro a noi e si è fatto vedere e<br />

incontrare. Per tentare di comprendere il mistero di<br />

Dio occorre scrutare con gli occhi, con il cuore e<br />

con l’intelligenza la modalità concreta con cui Egli si<br />

è rivelato e ha salvato noi. La Sacra Scrittura, infatti,<br />

non ci off re una defi nizione teorica di Dio ma ci<br />

racconta le azioni attraverso le quali Dio è<br />

intervenuto e interviene nella storia delle persone<br />

e dei popoli e salva. Per “scoprire” il mistero<br />

trinitario dobbiamo vedere come Dio ha operato.<br />

Ebbene, il Dio protagonista <strong>della</strong> storia <strong>della</strong><br />

Salvezza è Padre, Figlio e Spirito Santo.<br />

Dio è Padre “degli dèi e degli uomini” perché è<br />

il Creatore (Dt 32,6). Dio è Padre di Israele con il<br />

quale ha fatto l’Alleanza perché è il “fi glio<br />

primogenito” (Es 4,22). Dio è Padre dei poveri,<br />

dell’orfano e <strong>della</strong> vedova (cfr. Sal 68,6). In quanto<br />

Padre Dio è origine primaria di tutto ciò che esiste,<br />

autorità trascendente ma nello stesso tempo<br />

buona e misericordiosa verso tutti i suoi fi gli (in<br />

questo senso può essere applicata a Dio anche<br />

l’immagine di Madre – cfr. Is 66,13; Sal 131,2 –). Ma<br />

soprattutto “Gesù ha rivelato che Dio è «Padre» in un<br />

senso inaudito: non lo è soltanto in quanto Creatore;<br />

egli è eternamente Padre in relazione al Figlio suo<br />

unigenito, il quale non è eternamente Figlio se non in<br />

relazione al Padre suo: «Nessuno conosce il Figlio se<br />

non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il<br />

Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare» (Mt<br />

17


18<br />

Anno <strong>della</strong> fede<br />

11,27)” (CCC,240).<br />

Per questo Dio è Figlio, vera “immagine del Dio<br />

invisibile” (Col 1,15), “irradiazione <strong>della</strong> sua gloria e<br />

impronta <strong>della</strong> sua sostanza” (Eb 1,3). Dio Figlio è la<br />

persona di Gesù di Nazareth che è “consustanziale”<br />

al Padre (<strong>della</strong> stessa sostanza del Padre), cioè un<br />

solo Dio con il Padre. Gesù che è vero uomo è anche<br />

vero Dio, è il Figlio del Padre in senso proprio (Mt<br />

11,25-27), è il Figlio prediletto (Mc 1,11), è strettamente<br />

unito al Padre (Gv 14,5-12), esercita poteri che<br />

sono solo di Dio (Mt 12,1; 25,31-46), si identifi ca con<br />

Dio (Gv 14, 9-12). In Gesù di Nazareth “abita corporalmente<br />

tutta la pienezza <strong>della</strong> divinità” (Col 2,10).<br />

Dio è Spirito Santo che procede dal Padre e dal<br />

Figlio. “Prima <strong>della</strong> sua pasqua, Gesù annunzia l’invio<br />

di un «altro Paraclito» (Difensore), lo Spirito Santo.<br />

Lo Spirito che opera fi n dalla creazione, che già aveva<br />

«parlato per mezzo dei profeti», dimorerà presso i<br />

discepoli e sarà in loro, per insegnare loro ogni cosa e<br />

guidarli «alla verità tutta intera» (Gv 16,13). Lo Spirito<br />

Santo è in tal modo rivelato come un’altra Persona<br />

divina in rapporto a Gesù e al Padre” (CCC,243). Lo<br />

Spirito Santo attraverso la sua missione nel tempo<br />

rivela la sua origine eterna e la sua identità divina:<br />

plasma la storia del Popolo di Israele (cfr. 1Sam<br />

16,13; Is 61,1-3), agisce nell’intimo dei cuori (Is 49,13),<br />

guida e sostiene i Re e i Profeti nella loro missione<br />

(“Lo Spirito del Signore è sopra di me” – Is 61,1; Nm<br />

11,14-17; Ez 3,12; 8,3 –), Giovanni Battista “è pieno di<br />

Spirito Santo fi n dal seno di sua madre” (Lc 1,15.41),<br />

Maria è “piena di grazia” e “per opera dello Spirito<br />

Santo” concepisce il fi glio Gesù, il quale ci ha<br />

mandato il “suo Spirito” (Gv 16,7-15).<br />

L’apice <strong>della</strong> manifestazione dell’amore trinitario<br />

si ha nella Pasqua, dove Dio si rivela come il Padre<br />

del Figlio crocifi sso e risorto che dona lo Spirito<br />

Santo per la salvezza degli uomini. La Pasqua è la<br />

manifestazione di Dio Padre come Amore totale,<br />

compimento dell’amore iniziato con il dono del<br />

Figlio Unigenito (Incarnazione). La Pasqua è anche<br />

la rivelazione dell’amore del Figlio per il Padre,<br />

come amore sacrifi cale e gratuito. Ma l’amore sacrifi<br />

cale espresso dal Figlio verso il Padre comporta<br />

un’intrinseca azione dello Spirito. Pasqua, perciò, è<br />

manifestazione dello Spirito Santo come amore<br />

che si eff onde. Gesù sulla croce si può off rire in sacrifi<br />

cio di oblazione perché è unto di Spirito Santo,<br />

il quale, anche se nascosto, è intimamente presen-<br />

te nell’atto sacrifi cale di Cristo. Lo Spirito Santo,<br />

sempre presente nella vita di Gesù, nell’ora pasquale<br />

lo rende, per la sua unzione, sacerdote eterno<br />

che off re per tutta l’eternità, trascendendo i limiti<br />

del tempo e dello spazio.<br />

Ma la prospettiva a partire dalla quale bisogna<br />

“investigare” su Dio-Trinità è quella dell’intera Economia<br />

<strong>della</strong> Salvezza, dalla creazione alla redenzione:<br />

“Tutta l’Economia divina è l’opera comune delle<br />

tre Persone divine. Infatti, la Trinità, come ha una<br />

sola e medesima natura, così ha una sola e medesima<br />

operazione. «Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non<br />

sono tre principi <strong>della</strong> creazione, ma un solo principio».<br />

Tuttavia, ogni Persona divina compie l’operazione<br />

comune secondo la sua personale proprietà.<br />

Così la Chiesa rifacendosi al Nuovo Testamento professa:<br />

«Uno infatti è Dio Padre, dal quale sono tutte le<br />

cose; uno il Signore Gesù Cristo, mediante il quale<br />

sono tutte le cose; uno è lo Spirito Santo, nel quale<br />

sono tutte le cose». Le missioni divine dell’incarnazione<br />

del Figlio e del dono dello Spirito Santo sono quelle<br />

che particolarmente manifestano le proprietà delle<br />

Persone divine. Tutta l’economia divina, opera comune<br />

e insieme personale, fa conoscere tanto la proprietà<br />

delle Persone divine, quanto la loro unica natura”<br />

(CCC, 258. 259).<br />

b) Trinità immanente.<br />

Il contenuto <strong>della</strong> Rivelazione divina, lungo i<br />

secoli, è stato ed è il fondamento sicuro <strong>della</strong><br />

rifl essione teologica e dei pronunciamenti del<br />

Magistero <strong>della</strong> Chiesa. Rifl essione e pronunciamenti<br />

che si riferiscono all’intima natura di Dio (chi è Dio).<br />

“Nel corso dei primi secoli, la Chiesa ha cercato di<br />

formulare in maniera più esplicita la sua fede<br />

trinitaria, sia per approfondire la propria intelligenza<br />

<strong>della</strong> fede, sia per difenderla contro errori che la<br />

alteravano. Fu questa l’opera degli antichi Concili,<br />

aiutati dalla ricerca teologica dei Padri <strong>della</strong> Chiesa e<br />

sostenuti dal senso <strong>della</strong> fede del popolo cristiano”<br />

(CCC,250).<br />

La teologia e il Magistero si sono trovati subito<br />

di fronte alla diffi coltà di trovare un linguaggio<br />

adatto (anche solo nel senso analogico) per<br />

esprimere adeguatamente il Mistero Trinitario per<br />

quello che è, nella sua essenza e ineff abilità, che<br />

resta “infi nitamente al di là di tutto ciò che possiamo<br />

concepire a misura d’uomo” (PAOLO VI, Credo del


Anno <strong>della</strong> fede<br />

Popolo di Dio, 2). Per cui il primo sforzo è stato<br />

quello di coniare una terminologia propria<br />

riprendendo in parte termini di origine fi losofi ca.<br />

Così “La Chiesa adopera il termine « sostanza » (reso<br />

talvolta anche con «essenza» o «natura») per<br />

designare l’Essere divino nella sua unità, il termine<br />

«persona» o «ipostasi» per designare il Padre, il Figlio<br />

e lo Spirito Santo nella loro reale distinzione<br />

reciproca, il termine «relazione» per designare il<br />

fatto che la distinzione tra le Persone divine sta nel<br />

riferimento delle une alle altre” (CCC,152).<br />

Il Magistero <strong>della</strong> Chiesa più volte ha aff rontato<br />

il tema <strong>della</strong> Santissima Trinità e ne ha defi nito<br />

l’identità, così riassunta dal Catechismo <strong>della</strong> Chiesa<br />

Cattolica: “La Trinità è Una. Noi non confessiamo tre<br />

dèi, ma un Dio solo in tre Persone: «la Trinità<br />

consustanziale». Le Persone divine non si dividono<br />

l’unica divinità, ma ciascuna di esse è Dio tutto intero:<br />

«Il Padre è tutto ciò che è il Figlio, il Figlio tutto ciò<br />

che è il Padre, lo Spirito Santo tutto ciò che è il Padre<br />

e il Figlio, cioè un unico Dio quanto alla natura».<br />

«Ognuna delle tre Persone è quella realtà, cioè la<br />

sostanza, l’essenza o la natura divina». Le Persone<br />

divine sono realmente distinte tra loro. «Dio è unico<br />

ma non solitario». «Padre», «Figlio» e «Spirito Santo»<br />

non sono semplicemente nomi che indicano modalità<br />

dell’Essere divino; essi infatti sono realmente distinti<br />

tra loro: «Il Figlio non è il Padre, il Padre non è il Figlio,<br />

e lo Spirito Santo non è il Padre o il Figlio». Sono<br />

distinti tra loro per le loro relazioni di origine: «È il<br />

Padre che genera, il Figlio che è generato, lo Spirito<br />

Santo che procede». L’Unità divina è Trina. Le Persone<br />

divine sono relative le une alle altre. La distinzione<br />

reale delle Persone divine tra loro, poiché non divide<br />

l’unità divina, risiede esclusivamente nelle relazioni<br />

che le mettono in riferimento le une alle altre: «Nei<br />

nomi relativi delle Persone, il Padre è riferito al Figlio,<br />

il Figlio al Padre, lo Spirito Santo all’uno e all’altro;<br />

quando si parla di queste tre Persone considerandone<br />

le relazioni, si crede tuttavia in una sola natura o<br />

sostanza». Infatti «tutto è una cosa sola in loro, dove<br />

non si opponga la relazione». «Per questa unità il<br />

Padre è tutto nel Figlio, tutto nello Spirito Santo; il<br />

Figlio tutto nel Padre, tutto nello Spirito Santo; lo<br />

Spirito Santo è tutto nel Padre, tutto nel Figlio»”<br />

(CCC, 253 – 255).<br />

Dunque: ogni singola persona <strong>della</strong> Santissima<br />

Trinità è Dio; le tre Persone divine sono unite in<br />

quanto alla natura, sono distinte in quanto alla<br />

persona; ogni singola persona è se stessa (Padre,<br />

Figlio e Spirito Santo) solo in relazione all’altra; le<br />

proprietà delle tre Persone divine (il Padre non è<br />

generato e non è mandato; il Figlio è generato (non<br />

creato) e inviato dal Padre; lo Spirito Santo procede<br />

– è mandato – dal Padre e dal Figlio) si manifestano<br />

particolarmente nelle missioni dell’incarnazione<br />

del Figlio e del dono dello Spirito Santo.<br />

3. Il Mistero si è fatto uomo: il<br />

fondamento <strong>della</strong> fede e <strong>della</strong><br />

vita cristiana.<br />

“La Trinità è un mistero <strong>della</strong> fede in senso stretto,<br />

uno dei «misteri nascosti in Dio, che non possono essere<br />

conosciuti se non sono divinamente rivelati». Indubbiamente<br />

Dio ha lasciato tracce del suo essere trinitario<br />

nell’opera <strong>della</strong> creazione e nella sua rivelazione<br />

lungo il corso dell’Antico Testamento. Ma l’intimità del<br />

suo Essere come Trinità Santa costituisce un mistero<br />

inaccessibile alla sola ragione, come pure alla fede<br />

d’Israele, prima dell’incarnazione del Figlio di Dio e<br />

dell’invio dello Spirito Santo” (CCC, 237). L’Incarnazione,<br />

quindi, non solo è l’apice dell’intera rivelazione<br />

che Dio fa di se stesso, ma è anche la condizione per<br />

poter fare esperienza <strong>della</strong> vita che scaturisce dal Mistero<br />

trinitario. Il Mistero trinitario non lo capiremo<br />

mai a suffi cienza, possiamo, però, godere del Sua<br />

presenza e del Suo amore misericordioso, lasciandoci<br />

possedere e plasmare da Lui. Gesù di Nazareth non<br />

solo ci ha parlato del Padre, di se stesso e dello Spirito,<br />

ma ci introduce nella vita delle tre Persone divine,<br />

inserendoci in quel circolo di amore trinitario che tutto<br />

trasfi gura e tutto rinnova. Nell’esperienza cristiana<br />

il “mistero” non è una realtà oscura e inconoscibile,<br />

bensì il piano salvifi co di Dio, prima nascosto, manifestato<br />

e realizzato nella persona di Gesù di Nazareth.<br />

Il mistero cristiano, dunque, è Gesù Cristo stesso<br />

(Cfr. Rm 16,25). La Chiesa quando parla di Dio non<br />

intende aff ermare una teoria ma riconoscere e confessare<br />

che in Gesù Cristo Dio stesso è entrato in comunione<br />

con l’uomo e questo continua ad avvenire<br />

dovunque e sempre mediante lo Spirito.<br />

Quando parliamo <strong>della</strong> Santissima Trinità dobbiamo<br />

riconoscere l’insuffi cienza estrema del nostro<br />

linguaggio, ma nello stesso tempo dobbiamo<br />

essere convinti che è necessario parlarne perché<br />

19


20<br />

Anno <strong>della</strong> fede<br />

questo decide <strong>della</strong> nostra salvezza. Il Cristianesimo<br />

non conosce un Dio generico di cui si sa che esiste<br />

come “altissima essenza”, ma solo un Dio che è<br />

Padre, Figlio e Spirito. Però, essendo Dio “Totalmente<br />

Altro” dall’uomo, l’uomo non può racchiuderlo<br />

in un suo schema mentale, così come non può<br />

ingabbiarlo nel tempo e nello spazio perché Dio è<br />

eterno e infi nito. Bisogna, perciò, parlare di Dio con<br />

cautela e modestia. La Chiesa intende aff ermare il<br />

mistero come mistero, contro ogni presunzione<br />

umana e ogni tentativo di riduzione razionalistica. Il<br />

risultato conclusivo delle defi nizioni dogmatiche e<br />

<strong>della</strong> ricerca teologica è e rimane il riconoscimento<br />

dell’ineff abilità e <strong>della</strong> misteriosità di Dio, poiché<br />

“la fede non diventa mai scienza, e la scienza non<br />

può mai risolvere il mistero, neppure dopo che è<br />

stato rivelato da Dio, né riguardo al fatto (chi è) né<br />

riguardo al suo contenuto (come è), tuttavia con la<br />

rifl essione sulla fede si manifesta la dignità dell’uomo<br />

e si evidenzia la sua dimensione religiosa” (J.<br />

AUER – J. RATZINGER, Il mistero di Dio, Citta<strong>della</strong><br />

Editrice, Assisi 1982, p. 307).<br />

Un grande teologo francese degli inizi del<br />

secolo scorso diceva che “Nell’atto di rivelarsi, Dio<br />

non toglie il mistero che lo avvolge, non si disvela<br />

fi no al punto che ora noi riusciremmo a capirlo.<br />

Rivelazione signifi ca piuttosto che Dio manifesta il<br />

suo mistero nascosto, rivela il mistero <strong>della</strong> sua<br />

libertà e <strong>della</strong> sua persona. Rivelazione è quindi<br />

rivelazione <strong>della</strong> misteriosità di Dio” (R. GARRIGOU-<br />

LAGRANDE, Il senso del mistero, Parigi 1934, p, 134).<br />

La conoscenza limitata del mistero di Dio da<br />

parte dell’uomo non aff erma una sua defi cienza,<br />

bensì il modo (il più originario!) di conoscere che<br />

permette di aprirsi a qualsiasi altra conoscenza.<br />

L’uomo non si realizza scandagliando a fondo il<br />

mistero, piuttosto accettando e accogliendo il<br />

mistero che gli viene incontro e gli si svela,<br />

aprendosi. La rivelazione del mistero di Dio è la<br />

risposta al mistero dell’uomo.<br />

Colui che crede non confonde la certezza <strong>della</strong><br />

presenza e dell’azione di Dio con le proprie rappresentazioni<br />

del divino. Anzi, proprio perché ha incontrato<br />

Dio, sa di non poterlo comprendere totalmente<br />

con la sua intelligenza. Dio rimane sempre<br />

un mistero ineff abile e insondabile. Se lo comprendessimo<br />

non sarebbe Dio! Ecco perché la fede non<br />

consiste nel “possedere” Dio, bensì nella piena di-<br />

sponibilità a lasciarsi possedere e visitare da Dio,<br />

nella lieta consapevolezza che “in lui viviamo, ci<br />

moviamo ed esistiamo” (At 17,28).<br />

La rifl essione teologica attesta che la Trinità<br />

Santissima resta mistero, che supera ogni capacità<br />

umana, ma è totalmente ragionevole per la vita<br />

dell’uomo e proprio per questo è il fondamento<br />

<strong>della</strong> fede dei cristiani: tutti vengono battezzati<br />

“nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”<br />

(Mt 28,19); tutta la vita cristiana è profonda comunione<br />

con le tre persone divine; il fi ne ultimo<br />

dell’intera Economia salvifi ca è che tutte le creature<br />

entrino nell’unità perfetta <strong>della</strong> Trinità (cfr. Gv<br />

17,21-23), mentre fi n d’ora sono chiamate a essere<br />

da Lei abitate (cfr. Gv 17,23).<br />

A noi non resta che inchinarci dinanzi “all’Infi nitamente<br />

Grande” per lodarLo e contemplarLo con<br />

adorante stupore per le meraviglie che ancora oggi<br />

compie in noi e per noi, in mezzo a noi e attraverso<br />

noi, continuando ad amarlo e a cercarlo: “Cerchiamolo<br />

per trovarlo, cerchiamolo dopo averlo trovato.<br />

Se lo si cerca per trovarlo signifi ca che è nascosto;<br />

se lo si cerca dopo averlo trovato signifi ca che<br />

è infi nito” (S. AGOSTINO, Tract. In Joann. 63,1).<br />

Anche per la comprensione di Dio vale la regola<br />

che per conoscerLo occorre mettersi in sintonia<br />

con Lui, condividendo la sua vita. Il Dio che<br />

cerchiamo di comprendere nel mistero <strong>della</strong> Trinità<br />

è il nostro Dio, è il Dio che è venuto incontro a noi<br />

in Gesù Cristo, che dimora nello Spirito Santo e che<br />

innanzitutto chiede di essere seguito e amato.<br />

E questo è possibile a tutti!<br />

Il Santo Padre Benedetto XVI ci insegna che:<br />

“Nessuno può avere la Verità. E’ la verità che ci<br />

possiede, è qualcosa di vivente! Noi non siamo suoi<br />

possessori, bensì siamo aff errati da lei, Dio ci è<br />

diventato così vicino che Egli stesso è un uomo:<br />

questo ci deve sconcertare e sorprendere sempre di<br />

nuovo! Egli è così vicino che è uno di noi”.<br />

E don Giussani ci ricorda che: “Il miracolo più<br />

grande, da cui i discepoli erano colpiti tutti i giorni,<br />

non era quello delle gambe raddrizzate, <strong>della</strong> pelle<br />

mondata, <strong>della</strong> vista riacquistata. Il miracolo più<br />

grande era uno sguardo rivelatore dell’umano cui<br />

non ci si poteva sottrarre. Non c’è nulla che convinca<br />

l’uomo come uno sguardo che aff erri e riconosca ciò<br />

che esso è, che scopra l’uomo a se stesso”.


Anno <strong>della</strong> fede<br />

LA FEDE<br />

NEI<br />

PADRI<br />

DELLA<br />

CHIESA<br />

Introduzione<br />

Giovanni Grassani<br />

Chi sono i Padri <strong>della</strong> Chiesa?<br />

La parola «padre», nel giudaismo e<br />

nel cristianesimo primitivo, designa il maestro<br />

che inizia il discepolo ad una nuova<br />

forma di vita o che fonda una scuola fi losofi<br />

ca. Paolo l’adopera a proposito di quelli<br />

che lui ha generato al Vangelo: «Potreste…<br />

avere anche diecimila pedagoghi in<br />

Cristo, ma non certo molti padri: sono io<br />

che vi ho generato in Cristo Gesù mediante<br />

il Vangelo» (1 Cor 4,15).<br />

I cristiani, perciò, chiamano «padre»<br />

a volte gli apostoli (1 Clem 62,2) e a volte i<br />

vescovi che sono i dottori <strong>della</strong> fede. Così<br />

scrive Ireneo di Lione. «Chi ha ricevuto<br />

l’insegnamento dalla bocca di un altro è<br />

chiamato fi glio di colui che l’ha istruito<br />

e quest’ultimo è chiamato padre» (Adv<br />

haer V,41,2). I latini usano per il vescovo la<br />

parola <strong>della</strong> lingua familiare papa, che poi<br />

per estensione è applicata anche ai preti,<br />

agli abati e agli asceti.<br />

Nella metà del IV secolo il termine<br />

«padre» si applica prima di tutto ai<br />

vescovi riuniti nel Concilio di Nicea e<br />

in seguito, nelle grandi controversie<br />

cristologiche del V secolo, si invoca<br />

l’autorità dei «Padri» a conferma <strong>della</strong><br />

retta dottrina. A questo punto il termine<br />

designa contemporaneamente i Padri<br />

conciliari e i singoli vescovi il cui accordo<br />

è una garanzia di ortodossia. Agostino,<br />

nella controversia pelagiana, riunisce in<br />

un dossier patristico l’insegnamento dei<br />

vescovi sul peccato originale e vi include<br />

anche Girolamo che non era vescovo.<br />

In seguito Vincenzo di Lerins defi nisce<br />

Padri quei «maestri affi dabili» (magistri<br />

probabiles) che, oltre alla prerogativa<br />

dell’antichità, devono avere soprattutto<br />

quella di rimanere nella comunione<br />

dell’unica Chiesa cattolica (Comm 3) 1 .<br />

Alla luce di questi essenziali riferimenti<br />

possiamo defi nire Padri <strong>della</strong> Chiesa<br />

generalmente quei vescovi, presbiteri<br />

o comunque scrittori cristiani che sono ritenuti<br />

affi dabili maestri <strong>della</strong> fede e testimoni<br />

privilegiati <strong>della</strong> tradizione vivente<br />

<strong>della</strong> Chiesa. Essi sono defi niti tali in base<br />

a quattro criteri: la dottrina ortodossa,<br />

la santità <strong>della</strong> vita, l’approvazione <strong>della</strong><br />

Chiesa e l’antichità.<br />

La delimitazione del concetto di Padre<br />

all’antichità risale soltanto all’epoca<br />

moderna. Oggi si tende a comprendere<br />

l’epoca patristica in una determinazione<br />

cronologica che va dalla seconda metà<br />

del I secolo alla fi ne del V secolo.<br />

La fede nei Padri.<br />

Vogliamo attingere, oltre che dalla<br />

Sacra Scrittura, anche dalla ricchezza<br />

<strong>della</strong> tradizione patristica il signifi cato<br />

e il valore <strong>della</strong> fede sia quando si riferisce<br />

all’atto di credere, sia quando indica<br />

_________________________<br />

1 Cfr. A. Hamman, Padre, Padri <strong>della</strong> Chiesa in Dizionario Patristico e di Antichità cristiane (DPAC) vol. II, col. 2562-<br />

2563, Marietti, 1994.<br />

Foto apostoli - dall’alto: S. Pietro, S. Matteo e S. Giovanni, Roma, Basilica di San Giovanni in Laterano, Allievi del Bernini.<br />

21


22<br />

Anno <strong>della</strong> fede<br />

il contenuto stesso <strong>della</strong> rivelazione divina.<br />

In questo senso i Padri sono nella<br />

Chiesa non solo maestri ma anche testimoni<br />

<strong>della</strong> fede, perché il riconoscimento<br />

che Gesù è il Figlio di Dio giunge fi no<br />

al livello supremo dell’amore: dare la<br />

vita per colui che si ama. E l’amore per il<br />

Signore si fonda sulla fede nella sua persona<br />

divina. Amore e fede si trovano intimamente<br />

congiunti nella vita cristiana.<br />

«Dinanzi alle minacce dei persecutori o<br />

alle lusinghe dei potenti che pretendevano<br />

il rinnegamento <strong>della</strong> fede, i coraggiosi<br />

testimoni di Cristo erano sostenuti<br />

dall’amore per il Signore. La confessione<br />

di S. Policarpo dinanzi al giudice pagano,<br />

prima di essere arso vivo nel rogo, insinua<br />

questo intimo nesso tra fede e amore:<br />

“Sono 96 anni che lo servo e non mi ha<br />

fatto alcun male, come potrei bestemmiare<br />

il mio Re che mi ha salvato?” (Martirio<br />

di Policarpo IX,3)» 2 .<br />

La nostra attenzione, pertanto, andrà<br />

ad alcuni testi dei Padri <strong>della</strong> Chiesa<br />

che presenteremo secondo un ordine cronologico<br />

e tenendo conto del contesto<br />

ecclesiale nel quale fi oriscono. Quest’ultima<br />

nota di metodo è di particolare importanza<br />

perché richiama il ruolo <strong>della</strong> tradizione<br />

nella comprensione del contenuto<br />

<strong>della</strong> fede come insegna il Concilio Vaticano<br />

II, nella costituzione Dei Verbum al n. 8<br />

«Gli apostoli … trasmettendo ciò che essi<br />

stessi avevano ricevuto, ammoniscono i<br />

fedeli ad attenersi alle tradizioni che avevano<br />

appreso sia a voce che per iscritto<br />

(cfr. 2 Ts 2,15), e di combattere per quella<br />

fede che era stata ad essi trasmessa una<br />

volta per sempre. Ciò che fu trasmesso<br />

dagli apostoli, poi, comprende tutto<br />

quanto contribuisce alla condotta santa<br />

del popolo di Dio e all’incremento <strong>della</strong><br />

fede… Questa Tradizione di origine apostolica<br />

progredisce nella Chiesa con l’as-<br />

sistenza dello Spirito Santo (12): cresce<br />

infatti la comprensione, tanto delle cose<br />

quanto delle parole trasmesse, sia con la<br />

contemplazione e lo studio dei credenti<br />

che le meditano in cuor loro (cfr. Lc 2,19 e<br />

51), sia con la intelligenza data da una più<br />

profonda esperienza delle cose spirituali,<br />

sia per la predicazione di coloro i quali con<br />

la successione episcopale hanno ricevuto<br />

un carisma sicuro di verità. Così la Chiesa<br />

nel corso dei secoli tende incessantemente<br />

alla pienezza <strong>della</strong> verità divina, fi nché<br />

in essa vengano a compimento le parole<br />

di Dio» 3 .<br />

1. I Padri apostolici<br />

Gli autori cristiani più antichi, dopo il<br />

nuovo Testamento, sono conosciuti con<br />

il nome di Padri Apostolici. Essi scrivono<br />

tra la fi ne del I secolo e la prima metà del<br />

II secolo. Nel leggerli dobbiamo tener<br />

presente che in quell’epoca né il Nuovo<br />

Testamento in generale, né in particolare<br />

i vangeli sinottici possedevano quel<br />

carattere normativo che acquistarono<br />

solo in seguito, nel corso del secondo<br />

secolo, con la costituzione del canone.<br />

Siamo ancora in un periodo in cui domina<br />

l’esperienza vissuta dell’avvenimento di<br />

Cristo di cui si ricordano i fatti e le parole.<br />

La chiesa sa di possedere questo tesoro<br />

indipendentemente dai vangeli scritti.<br />

Questo “possesso pieno” era il fondamento<br />

dell’insegnamento e <strong>della</strong> predicazione<br />

<strong>della</strong> chiesa e la fonte viva degli<br />

stessi vangeli scritti. Questa fase <strong>della</strong> tradizione<br />

cristiana era perciò dominata da<br />

una predicazione orale che attingeva ancora<br />

all’esperienza vivente 4 . Voglio riportare<br />

un brano di Eusebio di Cesarea, storico<br />

uffi ciale <strong>della</strong> Chiesa nel III secolo al<br />

tempo dell’imperatore Costantino, che in<br />

modo straordinariamente vivo documenta<br />

il valore <strong>della</strong> tradizione. Nella sua Sto-<br />

_________________________<br />

2 S.A.Panimolle, «Nessuno ha una fede più grande», in Dizionario di Spiritualità Biblico-Patristica. La fede nei Padri<br />

<strong>della</strong> Chiesa 22, Borla Torino 1999, pp. 5-6.<br />

3 Concilio Vaticano II, La divina rivelazione (Dei verbum), 8.<br />

4 Cfr. A. Grillmaier, Gesù il Cristo nella fede <strong>della</strong> Chiesa I/I, Paideia, Brescia 1982, pp. 182-183.<br />

Foto apostoli - dall’alto: S. Filippo, S. Tommaso e S. Andrea, Roma, Basilica di San Giovanni in Laterano, Allievi del Bernini.


Anno <strong>della</strong> fede<br />

ria ecclesiastica troviamo una lettera di<br />

Ireneo, Vescovo di Lione in Gallia, morto<br />

verso il 200, scritta ad un suo amico, Fiorino,<br />

che si era allontanato dalla sana dottrina<br />

trasmessa da Padri. Ireneo, che era<br />

nato a Smirne intorno al 135-140, ancor<br />

giovane aveva frequentato la scuola del<br />

Vescovo Policarpo, discepolo a sua volta<br />

dell’apostolo Giovanni e, in quella lettera,<br />

ricordava all’amico in modo vivido i tempi<br />

<strong>della</strong> sua infanzia: «Ti vidi quando ancora<br />

ero fanciullo, nell’Asia inferiore presso<br />

Policarpo … potrei dire anche il luogo<br />

dove il beato Policarpo sedeva discutendo,<br />

come entrava e usciva, il carattere<br />

<strong>della</strong> sua vita, come si presentava il suo<br />

corpo, i discorsi infi ne che rivolgeva al popolo,<br />

come narrava la familiare consuetudine<br />

che aveva con Giovanni e con gli altri<br />

che avevano visto il Signore, e come ricordava<br />

i loro detti e ogni cosa che aveva udito<br />

da loro sul Signore. Riferiva anche nello<br />

stesso modo, in tutto consenziente con<br />

la Scrittura, i miracoli e la dottrina, come<br />

Policarpo aveva ricevuto da quelli che<br />

avevano visto il Verbo <strong>della</strong> vita. Io, per<br />

dono <strong>della</strong> misericordia di Dio, ascoltavo<br />

avidamente queste cose che mi venivano<br />

date, scrivendole non sulla carta ma nel<br />

mio cuore: le stesse ripeto e sempre, per<br />

grazia di Dio, le medito assiduamente» 5 .<br />

Gli autori di questo periodo vanno<br />

alla ricerca aff annosa di tutto ciò che riguarda<br />

Cristo, da qui la grande aderenza<br />

agli Apostoli. Anche il riferimento alla<br />

Scrittura, tenuta in grande considerazione,<br />

è in primo luogo rivolto all’Antico Testamento<br />

letto e citato come un libro che<br />

parla di Cristo. Le loro pagine sono spontanee<br />

come è spontaneo il loro amore per<br />

Cristo; le loro parole sono semplici perché<br />

si rivolgono a fratelli nella fede che conoscono<br />

la parola di Dio; non hanno bisogno<br />

di costruzioni fi losofi che o di grandi ragio-<br />

namenti perché rifl ettono sull’esperienza<br />

che fanno tutti i giorni 6 .<br />

Esisteva, dunque, nel periodo immediatamente<br />

successivo all’età apostolica,<br />

una tradizione viva circa l’avvenimento<br />

di Cristo che fu per i Padri Apostolici una<br />

fonte diretta di conoscenza, simile a quella<br />

degli autori dei vangeli.<br />

Questi Padri scrivono chi da Roma, chi da<br />

Antiochia, chi da Smirne ma esprimono<br />

con chiarezza una unità di fede in Cristo<br />

che li lega alla sua Chiesa 7 .<br />

Riportiamo ora alcuni testi patristici<br />

di questa epoca che contengono riferimenti<br />

espliciti alla parola fede e al suo signifi<br />

cato e che possono aiutarci a scoprire<br />

il modo di intendere la fede da parte<br />

dei Padri Apostolici e confrontarlo con la<br />

nostra fede perché sia purifi cata, nutrita,<br />

raff orzata e profondamente rinnovata.<br />

A) Didachè (La dottrina degli apostoli)<br />

L’opera, scritta in una forma piana e<br />

semplice, è forse il primo catechismo <strong>della</strong><br />

storia <strong>della</strong> Chiesa. Di piccola mole, ma di<br />

grande importanza, intende educare alla<br />

fede, non con l’esposizione<br />

di tesi, ma con la presentazione di<br />

precetti secondo lo stile evangelico. Una<br />

sorta di raccolta di appunti da mettere a<br />

disposizione di un maestro che avrebbe<br />

poi spiegato e sviluppato quei contenuti.<br />

L’opera fu scritta tra la seconda metà<br />

del I° secolo e il primo decennio del II secolo<br />

da una autore a noi sconosciuto, di<br />

mentalità giudeo – cristiana, in un ambiente<br />

siro-palestinese particolarmente<br />

antiocheno 8 .<br />

Nei due brani riportati (X,1-2; XVI 1-8),<br />

in cui leggiamo un rendimento di grazie<br />

dopo aver ricevuto l’Eucaristia e un invito<br />

alla vigilanza quando verranno gli ultimi<br />

giorni, il termine fede (Πίστις) appare tre<br />

volte (X,2; XVI, 2.5).<br />

_________________________<br />

5 Eusebio di Cesarea, Storia <strong>della</strong> Chiesa, XXI, 5-7, Ed. Dehoniane-Roma, 1999, p. 162.<br />

6 Cfr. A. Quacquarelli (a c.), I Padri Apostolici, Introduzione, Città Nuova, Roma 1978 pp. 7-8<br />

7 Ibidem<br />

8 Cfr. A. Quacquarelli, op.cit. pp. 25-26.<br />

Foto apostoli - dall’alto: S. Bartolomeo, S. Giacomo minore e S. Giacomo maggiore Roma, Basilica di San Giovanni in Laterano, Allievi del Bernini.<br />

23


24<br />

Anno <strong>della</strong> fede<br />

X,1. «Dopo esservi saziati ringraziate così:<br />

2. “Ti rendiamo grazie, o Padre santo, per il tuo<br />

santo nome che hai fatto abitare nei nostri cuori per<br />

la conoscenza (γνω̃σις), la fede (πίστις) e l’immortalità<br />

(‘αθανασία) che rivelasti a noi per mezzo di<br />

Gesù tuo Figlio”».<br />

XVI,1. «Vigilate sulla vostra vita. Non spegnete<br />

le vostre fi accole e non sciogliete le<br />

cinture dai vostri fi anchi, ma state preparati perché<br />

non sapete l’ora in cui il nostro Signore viene (cfr<br />

Mt.24,42-44).<br />

2. Vi radunerete di frequente per ricercare<br />

ciò che si conviene alle anime vostre, perché non<br />

vi gioverà tutto il tempo <strong>della</strong> vostra fede se non<br />

sarete perfetti nell’ultimo istante.<br />

3. Infatti negli ultimi giorni si moltiplicheranno<br />

i falsi profeti e i corruttori, e le pecore si<br />

muteranno in lupi (cfr. Mt 7,15) e la carità si<br />

muterà in odio;<br />

4. fi nché, crescendo l’iniquità, si odieranno<br />

l’un l’altro, si perseguiteranno e si tradiranno,<br />

e allora il seduttore del mondo apparirà come<br />

fi glio di Dio e opererà miracoli e prodigi, e la<br />

terra sarà consegnata nelle sue mani e compirà iniquità<br />

quali non avvennero mai dal principio del tempo.<br />

5. E allora la stirpe degli uomini andrà verso<br />

il fuoco <strong>della</strong> prova, e molti saranno scandalizzati<br />

e periranno; ma coloro che avranno perseverato<br />

(saranno rimasti saldi) nella fede saranno salvati (cfr<br />

Mt 24,10,12) da quel giudizio di maledizione.<br />

6. E allora appariranno i segni <strong>della</strong> verità; primo<br />

segno l’apertura nel cielo, quindi il segno del<br />

suono di tuba e terzo la risurrezione dei morti;<br />

7. non di tutti, però, ma come fu detto: “Verrà<br />

il Signore e tutti i santi con lui” (Zac 14,5).<br />

8. Allora il mondo vedrà il Signore venire<br />

sopra le nubi del cielo (Mt 25.39)».<br />

B) Epistola di Barnaba<br />

Questo scritto appartiene al genere letterario<br />

epistolare, già presente nel Nuovo Testamento, e<br />

ha come contenuto la condanna delle istituzioni<br />

giudaiche e l’interpretazione spirituale <strong>della</strong> Bibbia.<br />

Non è possibile precisare né la data, né il luogo di<br />

composizione. Dall’esame di tutti gli elementi testuali,<br />

gli studiosi deducono che l’opera potrebbe<br />

risalire ad un periodo compreso tra la fi ne del I se-<br />

colo e l’inizio del II secolo e che<br />

appartenga all’ambiente culturale<br />

di Antiochia di Siria. Inoltre aff ermano<br />

che Barnaba, l’autore <strong>della</strong><br />

Lettera, non sarebbe il compagno<br />

dell’apostolo Paolo, ma un altro<br />

con lo stesso nome, probabilmente<br />

un maestro (διδάσκαλος) del<br />

tempo dell’imperatore Nerva (96-<br />

98) o Traiano (98-117).<br />

In Barn. IV,9 si parla del «tempo<br />

<strong>della</strong> vita e <strong>della</strong> nostra fede»,<br />

come in Did. XVI,2, per indicare il<br />

tempo che segue alla conversione<br />

al cristianesimo. Nella fede<br />

(riconoscimento <strong>della</strong> salvezza<br />

presente) consiste la novità<br />

rispetto all’Antico Testamento<br />

(III,6;IX,3; XVI,7) e il compimento<br />

di quanto in esso fu annunciato.<br />

Nella Lettera di Barnaba oggetto<br />

<strong>della</strong> fede è Cristo: «Chi crede nella<br />

pietra (preziosa, scelta, angolare,<br />

di gran pregio) vivrà in eterno»<br />

(VI,3). In ogni caso la fede nasce<br />

dall’ascolto: «Ha circonciso i nostri<br />

orecchi perché, ascoltando la<br />

parola, noi crediamo» (IX,3). Non<br />

v’è dubbio che la fede abbia anche<br />

una connotazione intellettuale:<br />

«Dobbiamo credere che il Figlio<br />

di Dio non poteva soff rire se non<br />

per causa nostra» (VII,2). Secondo II,2 la fede ha<br />

come “coadiutrici” e “alleate” un corteo di virtù:<br />

pazienza, timore, longanimità, continenza che non<br />

nascono dalla fede, ma si affi ancano ad essa. Anche<br />

l’agápê (amore gratuito) è menzionato in due passi<br />

insieme alla pìstis (fede), ma non si dice che derivi<br />

da essa, piuttosto è da pensare che la pìstis dia<br />

testimonianza di sé nell’agápê. Ancora più rilevante<br />

è la connessione tra la pìstis e l’elpìs (la speranza):<br />

«La speranza che è propria <strong>della</strong> fede il Lui» (IV,8).<br />

«La speranza <strong>della</strong> vita è il principio e il termine<br />

<strong>della</strong> nostra fede» (I,6); «Insieme con la vostra<br />

fede, abbiate una conoscenza (gnôsis) perfetta»:<br />

è la conoscenza del volere di Dio, norma per la via<br />

<strong>della</strong> salvezza e criterio <strong>della</strong> retta interpretazione<br />

<strong>della</strong> Scrittura in cui quel volere si esprime.<br />

Foto apostoli - dall’alto: S. Taddeo e S. Simone, Roma, Basilica di San Giovanni in Laterano, Allievi del Bernini.


Anno <strong>della</strong> fede<br />

LA FEDE<br />

DI MOSÈ<br />

Fra le molte tradizioni confl uite nei quattro<br />

libri che seguono la Genesi (Esodo, Levitico,<br />

Numeri e Deuteronomio) e che descrivono<br />

la vita di Mosè come uomo chiamato da Dio,<br />

organizzatore, legislatore, condottiero, non mancano<br />

alcune notizie che ci fanno penetrare<br />

nell’aspetto interiore <strong>della</strong> sua personalità e ce lo<br />

mostrano come uomo di fede.<br />

Egli credette profondamente alle promesse di Dio<br />

e al destino del suo popolo che amò di un aff etto<br />

forte, ma non senza tenerezza, severo ma pronto<br />

all’estremo sacrifi cio.<br />

Passiamo in rassegna i punti salienti di quella che<br />

possiamo chiamare la storia <strong>della</strong> sua fede.<br />

Mosè salvato da una strage di bambini ebrei e per<br />

circostanze provvidenziali cresciuto alla corte del<br />

faraone, si trovò nell’età adulta di fronte ad una<br />

decisione fondamentale.<br />

Gli sarebbe stato possibile rimanere nella prestigiosa<br />

corte del faraone (forse Ramesse II dal 1290 al<br />

1230 a.C.), nella condizione di alto funzionario temuto<br />

e timoroso.<br />

Se così fosse stato, di lui sarebbe rimasto solo il<br />

nome inciso su qualche tomba nella valle del Nilo.<br />

Ma non fu questa la sua scelta. Egli decise di porsi<br />

al fi anco del suo popolo oppresso nella speranza di<br />

risollevarne le condizioni.<br />

Così dimostrava di ritenere veritiere le promesse<br />

del Dio dei padri , secondo le quali quel popolo di<br />

forzati era il prescelto da Dio.<br />

1. La vocazione<br />

Mosè deve fuggire ma , dopo anni di monotona<br />

vita pastorale, si trova di nuovo improvvisamente<br />

di fronte a una scelta. E questa volta è Dio stesso<br />

che viene a cercarlo.<br />

Giovanni Trolio<br />

Nell’episodio <strong>della</strong> vocazione di Mosè noi possiamo<br />

considerare da una parte la proposta di<br />

Dio e dall’altra parte la risposta di Mosè, come in<br />

ogni rivelazione atta a suscitare la fede. La proposta<br />

di Dio: anzitutto l’annuncio, la verità da<br />

credere , il gioioso annuncio <strong>della</strong> salvezza, che si<br />

può chiamare il Vangelo dell’Antico Testamento:<br />

1 Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo<br />

suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame<br />

oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb.<br />

2 L’angelo del Signore gli apparve in una fi amma di<br />

fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco:<br />

il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si<br />

consumava.<br />

3 Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a vedere questo<br />

grande spettacolo: perché il roveto non brucia?».<br />

4 Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e<br />

Dio lo chiamò dal roveto e disse: «Mosè, Mosè!».<br />

Rispose: «Eccomi!».<br />

5 Riprese: «Non avvicinarti! Togliti i sandali dai<br />

piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra<br />

santa!».<br />

6 E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di<br />

Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe».<br />

Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di<br />

guardare verso Dio (Es 3,1-6).<br />

Ma, come di consueto nelle manifestazioni divine,<br />

questa rivelazione si trova accompagnata da un<br />

segno che ha lo scopo di attirare l’attenzione di<br />

Mosè e di metterlo in grado di scorgere, al di là del<br />

segno, la tremenda presenza di Dio che irrompe<br />

nella storia di questo povero pastore e nella storia<br />

dell’umanità.<br />

7 Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del<br />

mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a<br />

causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue<br />

soff erenze.<br />

8 Sono sceso per liberarlo dalla mano dell’Egitto e<br />

per farlo uscire da questo paese verso un paese<br />

bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte<br />

e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo,<br />

l’Hittita, l’Amorreo, il Perizzita, l’Eveo, il Gebuseo.<br />

9 Ora dunque il grido degli Israeliti è arrivato fi no<br />

a me e io stesso ho visto l’oppressione con cui gli<br />

Egiziani li tormentano.<br />

10 Ora va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dal-<br />

25


26<br />

Anno <strong>della</strong> fede<br />

l’Egitto il mio popolo, gli Israeliti!» (Es 3,7-10).<br />

A questo segno iniziale, valido per Mosè che<br />

mostra di averne veramente bisogno, Dio aggiunge<br />

un altro segno, non d’immediata percezione, ma<br />

tale da rimanere, una volta avverato, valido non<br />

solo per Mosè ma per tutte le generazioni future:<br />

11 Mosè disse a Dio: «Chi sono io per andare dal<br />

faraone e per far uscire dall’Egitto gli Israeliti?».<br />

12 Rispose: «Io sarò con te. Eccoti il segno che io ti<br />

ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo<br />

dall’Egitto, servirete Dio su questo monte»<br />

(Es 3,11-12).<br />

Mosè ha pienamente ragione di ritenersi impari<br />

all’impresa. Essa non può avere umanamente<br />

speranza di successo. Ma Dio sarà con Mosè.<br />

La predizione dell’atto di culto presso l’Oreb (o<br />

Sinai) stabilisce un rapporto fra questa missione e<br />

la solenne adunata presso il Sinai per la stipulazione<br />

dell’Alleanza, sigillata mediante il sangue di olocausti<br />

e sacrifi ci pacifi ci (Es 24).<br />

E le prime parole di quel testo dell’Alleanza saranno<br />

appunto l’espressione del “segno”, il fondamento<br />

storico e teologico del nuovo rapporto fra<br />

Dio e quel popolo : «Io sono il Signore, il tuo Dio, che<br />

ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione<br />

di schiavitù» (Es 20,2).<br />

Quella prima solenne assemblea cultuale, dalla<br />

quale nasce il popolo di Dio, è la dimostrazione<br />

concreta che l’incredibile, l’impossibile è avvenuto<br />

e che, dunque, non Mosè, ma Dio ha fatto uscire<br />

Israele dall’Egitto.<br />

Alla proposta di Dio fa riscontro l’atteggiamento<br />

titubante di Mosè. Dopo la prima diffi coltà: «Chi<br />

sono io?», ne fa seguire altre quattro: «mi diranno:<br />

“come si chiama”? e io che cosa risponderò loro?».<br />

(Es 3,13).<br />

Mosè rispose: «Ecco, non mi crederanno, non<br />

ascolteranno la mia voce, ma diranno: Non ti è<br />

apparso il Signore!» (Es 4,1).<br />

Mosè disse al Signore: «Mio Signore, io non sono<br />

un buon parlatore; non lo sono mai stato prima e<br />

neppure da quando tu hai cominciato a parlare al<br />

tuo servo, ma sono impacciato di bocca e di lingua»<br />

(Es 4,10).<br />

Mosè disse: «Perdonami, Signore mio, manda chi<br />

vuoi mandare!» (Es 4,13).<br />

È evidente che Mosè ha già la fede: crede alle parole<br />

di Dio, eppure vuole vederci chiaro su quelle che<br />

saranno le implicazioni concrete del messaggio<br />

divino. Si tratta <strong>della</strong> fi des quaerens intellectum (la<br />

fede che cerca l’intelligenza).<br />

Ma la fede più sincera non esclude, almeno per un<br />

certo tempo, il timore. Mosè non dubita di Dio, ma<br />

dubita di se stesso. E insieme teme di dover troppo<br />

soff rire.<br />

L’ultima richiesta : “ manda chi vuoi mandare!” e<br />

cioè “ manda un altro, ma non me”, è sottintesa<br />

nelle quattro prime diffi coltà. Mosè crede in Dio,<br />

crede nel destino del suo popolo, è felice che sia<br />

venuto il giorno in cui l’anelito <strong>della</strong> sua giovinezza<br />

incomincia a realizzarsi e tuttavia vorrebbe ripiegare<br />

sulla posizione del gregario entusiasta, rinunciando<br />

al peso insopportabile <strong>della</strong> condizione di<br />

condottiero.<br />

2. La missione<br />

La naturale timidezza (non è forse la balbuzie<br />

un sintomo di timidezza?) affi orerà di tanto in<br />

tanto nella storia travagliata di Mosè, quando<br />

l’esperienza gli avrà insegnato ciò che nel momento<br />

<strong>della</strong> vocazione già intuisce: egli doveva essere per<br />

quel popolo infantile e violento come un padre e<br />

insieme come una madre:<br />

11 Mosè disse al Signore: «Perché hai trattato così<br />

male il tuo servo? Perché non ho trovato grazia<br />

ai tuoi occhi, tanto che tu mi hai messo addosso<br />

il carico di tutto questo popolo?<br />

12 L’ho forse concepito io tutto questo popolo?<br />

O l’ho forse messo al mondo io perché tu mi<br />

dica: Pòrtatelo in grembo, come la balia porta<br />

il bambino lattante, fi no al paese che tu hai<br />

promesso con giuramento ai suoi padri?<br />

14 Io non posso da solo portare il peso di tutto<br />

questo popolo; è un peso troppo grave per me.<br />

15 Se mi devi trattare così, fammi morire piuttosto,<br />

fammi morire, se ho trovato grazia ai tuoi occhi; io<br />

non veda più la mia sventura!» (Num 11,11-12.14-15).<br />

Piegandosi alla volontà di Dio, Mosè riuscì in<br />

quel primo momento e riuscirà anche in seguito<br />

a superare la sua timidezza, manifestandosi per<br />

quel personaggio dalla forza sovrumana pronta<br />

a traboccare in collera maestosa. Si tratta di una<br />

forza che proviene da Dio e che per rivelarsi si<br />

poggia sulla debolezza umana.<br />

Continuando la rassegna dei tratti personali <strong>della</strong><br />

fede di Mosè, sorvolo sulla sua vittoria contro le


Anno <strong>della</strong> fede<br />

diffi coltà opposte dagli Egiziani e mi soff ermo sulle<br />

diffi coltà interne, sollevate da quel popolo che<br />

andava faticosamente guidando e organizzando.<br />

È in queste circostanze che appare un aspetto<br />

particolare <strong>della</strong> fede di Mosè che si avvicina al<br />

caratteristico ardire <strong>della</strong> fede di Abramo nella sua<br />

funzione di intercessore.<br />

Più volte Mosè intercede per il suo popolo,<br />

quando il Signore minaccia di lasciarlo perdere, per<br />

continuare il suo disegno col solo Mosè, come era<br />

già avvenuto per Noè e Abramo:<br />

9 Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato<br />

questo popolo e ho visto che è un popolo dalla<br />

dura cervice.<br />

10 Ora lascia che la mia ira si accenda contro di<br />

loro e li distrugga. Di te invece farò una grande<br />

nazione» ( Es 32,9-10).<br />

11 Il Signore disse a Mosè: «Fino a quando mi<br />

disprezzerà questo popolo? E fi no a quando non<br />

avranno fede in me, dopo tutti i miracoli che ho<br />

fatti in mezzo a loro?<br />

12 Io lo colpirò con la peste e lo distruggerò, ma<br />

farò di te una nazione più grande e più potente<br />

di esso».<br />

15 Ora se fai perire questo popolo come un solo<br />

uomo, le nazioni che hanno udito la tua fama,<br />

diranno:<br />

16 Siccome il Signore non è stato in grado di far<br />

entrare questo popolo nel paese che aveva<br />

giurato di dargli, li ha ammazzati nel deserto.<br />

17 Ora si mostri grande la potenza del mio Signore,<br />

perché tu hai detto:<br />

18 Il Signore è lento all’ira e grande in bontà,<br />

perdona la colpa e la ribellione, ma non lascia<br />

senza punizione; castiga la colpa dei padri nei<br />

fi gli fi no alla terza e alla quarta generazione.<br />

19 Perdona l’iniquità di questo popolo, secondo<br />

la grandezza <strong>della</strong> tua bontà, così come hai<br />

perdonato a questo popolo dall’Egitto fi n qui»<br />

(Num 14,11-12 .15-19).<br />

In queste due circostanze che mettevano in pericolo<br />

la stessa sopravvivenza del popolo, la prima dopo<br />

il fatto del vitello d’oro(Es 32) e la seconda dopo la<br />

rivolta in massa col rifi uto di procedere oltre verso<br />

la terra promessa (Nm 14), Mosè lascia cadere nel<br />

vuoto la proposta del Signore di fare di lui l’inizio di<br />

un nuovo popolo di Dio, e interviene audacemente<br />

per salvare il popolo ingrato, dimostrando , da<br />

buon avvocato, che la rovina del popolo sarebbe<br />

ricaduta su Jahvè stesso e sulla sua fama di fronte<br />

alle nazioni nemiche.<br />

L’audacia <strong>della</strong> fede è ancora più spinta nella lunga<br />

intercessione che segue il primo episodio (Es<br />

32-34). Egli sembra voler estorcere il perdono puntando<br />

sull’amore di predilezione che Dio ha dimostrato<br />

nei suoi riguardi: è una specie di paradossale<br />

ricatto, suggerito da una confi denza senza limiti:<br />

«È inutile – sembra dire – che tu dica di volermi bene,<br />

se non perdoni al popolo; se è così che ci sto a fare io<br />

qui? Fammi morire e non se ne parli più…».<br />

Il perdono è ottenuto ma non pienamente: Dio<br />

vuole rimanere ormai lontano, come se fosse<br />

impossibile ritornare alla piena comunione di vita<br />

dell’Alleanza non ancora spezzata come le tavole<br />

<strong>della</strong> Legge. E l’intercessione di Mosè continua,<br />

con un “crescendo” che lascia stupiti. Mosè non si<br />

accontenta <strong>della</strong> guida di un angelo. Bisogna che<br />

Jahvè in persona venga alla testa del suo popolo.<br />

Altrimenti si rifi uta di partire. E il Signore gradisce<br />

l’intercento confi denziale di Mosè, conferma la sua<br />

predilezione per lui e si mostra completamente<br />

riconciliato col suo popolo (Es 33,12-17).<br />

L’audacia di Mosè in questa lunga intercessione<br />

non si ferma ancora. Egli vuole avere una dimostrazione<br />

certa che il Signore è completamente<br />

riconciliato e che la sua Presenza, letteralmente<br />

il suo volto “cammina” col popolo pellegrinante.<br />

Egli vuole “vedere” questo trascendente compagno<br />

di viaggio. La condiscendenza divina gradisce<br />

anche questa preghiera ma ferma Mosè sul limite<br />

del mistero:<br />

18 Gli disse: «Mostrami la tua Gloria!».<br />

19 Rispose: «Farò passare davanti a te tutto il mio<br />

splendore e proclamerò il mio nome: Signore,<br />

davanti a te. Farò grazia a chi vorrò far grazia e<br />

avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia».<br />

20 Soggiunse: «Ma tu non potrai vedere il mio volto,<br />

perché nessun uomo può vedermi e restare<br />

vivo».<br />

21 Aggiunse il Signore: «Ecco un luogo vicino a me.<br />

Tu starai sopra la rupe:<br />

22 quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella<br />

cavità <strong>della</strong> rupe e ti coprirò con la mano fi nché<br />

sarò passato.<br />

23 Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il<br />

mio volto non lo si può vedere» (Es 33,18-23).<br />

27


28<br />

Anno <strong>della</strong> fede<br />

Per meglio comprendere il senso di questa straordinaria<br />

esperienza mistica di Mosè si noti il senso<br />

concreto <strong>della</strong> parola “Gloria”: si trattava di una<br />

manifestazione <strong>della</strong> presenza di Dio sotto forma<br />

di una nube luminosa (Es 40,34-38).<br />

Mosè ebbe il privilegio di vedere qualcosa di<br />

più degli altri in questa misteriosa presenza, ma<br />

non il Volto di Dio, se mai il “dorso”, lo strascico<br />

<strong>della</strong> Gloria di Dio che passa. Ma vedere il Volto<br />

era incompatibile con la condizione umana, e,<br />

aggiungiamo, incompatibile con la vita di fede.<br />

La fede scompare se cede il posto alla visione; ma<br />

allora l’uomo cessa di vivere fra i mortali. Mosè<br />

passò alla tradizione come colui che parlava con<br />

Dio “faccia a faccia” e pertanto come il più grande<br />

di tutti i profeti; eppure non ebbe la grazia di<br />

introdurre personalmente il suo popolo nella terra<br />

promessa.<br />

Ci si domanda se questo fatto, presentato come<br />

una punizione non sia dovuto a un momento di<br />

esitazione nella fede.<br />

Ecco come la tradizione ha conservato la memoria<br />

di quel fatto:<br />

12 Ma il Signore disse a Mosè e ad Aronne: «Poiché<br />

non avete avuto fi ducia in me per dar gloria al mio<br />

santo nome agli occhi degli Israeliti, voi non introdurrete<br />

questa comunità nel paese che io le dò».<br />

13 Queste sono le acque di Mèriba, dove gli Israeliti<br />

contesero con il Signore e dove Egli si dimostrò<br />

santo in mezzo a loro (Num 20,12-13).<br />

In che cosa consiste la colpa di Mosè? Certamente<br />

egli non mancò di fede nella potenza di Dio, ma<br />

piuttosto dubitò <strong>della</strong> volontà di Dio di dimostrarsi<br />

“Santo”, totalmente estraneo a quei risentimenti<br />

che spingono gli uomini a essere meno generosi<br />

nel donare e nel perdonare.<br />

Dio non gradisce lo zelo amaro di chi giudica gli altri<br />

indegni <strong>della</strong> bontà di Dio, quasi facendo proprio<br />

un risentimento che in realtà Dio, “il Santo”, “il<br />

totalmente Altro”, non vuole avere.<br />

Così Mosè fi nì i suoi giorni contemplando da<br />

lontano, dall’alto del Monte Nebo, la terra<br />

desiderata per la quale aveva tanto soff erto e nella<br />

quale non sarebbe entrato. La sua fede gli fece<br />

accettare umilmente il castigo, dimostrando che<br />

Dio anche quando corregge i suoi amici non cessa<br />

di amarli e di onorarli.<br />

Antonietta Vizzuso<br />

IL BRIGANTE PENITENTE<br />

Gruosso Donato Antonio, detto il brigante, nasce<br />

ad Avigliano (PZ) il 17 giugno 1846, da una<br />

famiglia di poveri contadini. Rimasto orfano, a<br />

otto anni viene affi dato al fratello maggiore ma a causa<br />

dell’estrema povertà <strong>della</strong> famiglia, ben presto fu<br />

mandato a lavorare come guardiano di porci presso<br />

uno zio. Verso i diciassette anni si verifi ca un evento che<br />

cambierà il corso <strong>della</strong> sua vita: per liberarsi dalla prepotenza<br />

di un pastore più grande di lui, in un momento di<br />

rabbia, senza volerlo lo colpisce in testa con il bastone<br />

uccidendolo. Si dà così alla latitanza per le campagne<br />

dove incontra alcuni briganti a cui si unisce. Dopo alcuni<br />

anni viene arrestato insieme ad altri briganti e portato<br />

in carcere, prima a Potenza per due anni e poi in Sicilia,<br />

nel famoso Bagno Penale di Trapani. Sono anni in cui si<br />

dedica all’istruzione. Lui analfabeta, comincia ad imparare<br />

a leggere e a scrivere mostrando sempre più interesse<br />

per lo studio anche se, in condizioni così sfavorevoli<br />

come quelle delle carceri di una volta dove mancava<br />

il materiale didattico ed era proibito portarselo in cella,<br />

era davvero un’impresa. In questo fu aiutato e incoraggiato<br />

da i due confessori del carcere, padre Michele<br />

Agnese e padre Michele Ancona. Riuscì così a studiare<br />

la storia sacra, quella politica, la matematica, la geografi<br />

a e la fi losofi a e fi nalmente, con l’arrivo di un nuovo<br />

direttore del carcere, gli fu concesso di dedicarsi tre ore<br />

al giorno allo studio in uno stanzino. In questo periodo<br />

lesse soprattutto libri di astronomia dai quali trasse numerosi<br />

appunti che sarebbero poi confl uiti nella bozza,<br />

completata nel febbraio del 1887, e poi nel libro di materia<br />

astronomica che scriverà durante la sua permanenza<br />

a Cirigliano di cui però non si conosce né il titolo, né la<br />

data di composizione e né la casa editrice. Con la salita<br />

al trono di Umberto I di Savoia gli fu concessa, per gra-<br />

Cirigliano, esterno Cappella <strong>della</strong> Grotta


Cultura<br />

E LA CAPPELLA DELLA GROTTA -<br />

zia del Re, una diminuzione <strong>della</strong><br />

pena che gli permise di uscire dal<br />

carcere e di tornare ad essere un<br />

uomo libero. Tornato al suo paese<br />

natio non trovò i suoi cari ma solo<br />

diffi denza da parte dei compaesani;<br />

cercando lavoro, decise allora<br />

di trasferirsi a Cirigliano alle dipendenze<br />

di una impresa edile che doveva<br />

eseguire dei lavori sulla strada<br />

di collegamento tra Cirigliano e<br />

il Bivio di Stigliano. Intorno al 1890-<br />

91 si stabilì in una casetta di proprietà<br />

dei Dalessandro e nel 1897<br />

si sposò con Maria Grazia Granata,<br />

matrimonio che durò pochi anni<br />

perché rimase presto vedovo. Trascorreva<br />

il suo tempo lavorando la<br />

terra che gli era stata affi data dai<br />

suoi proprietari di casa e proprio<br />

in uno di questi appezzamenti, in<br />

Contrada Grotta, ebbe l’idea di<br />

realizzare una cappella scavando<br />

nella roccia di un grande masso lì<br />

situato per collocarvi al suo interno<br />

il quadro dell’Addolorata portato<br />

con sé dalla Sicilia. Per i passanti<br />

quel sito cominciò a diventare un<br />

luogo di rifl essione, di meditazione<br />

e di preghiera. Intanto nel 1919,<br />

Cirigliano, altare Cappella <strong>della</strong> Grotta<br />

all’età di 72 anni, si risposò. In quegli<br />

anni l’allora sindaco di Cirigliano o<br />

Leonardo Romeo, visto l’alto tasso o<br />

di analfabetismo del paese, invitò ò<br />

zio Donato ad aprire una scuola a<br />

che durò diversi anni e che lo fece e<br />

diventare una sorta di insegnante<br />

di scuola popolare gratuita, basata<br />

sulla libera off erta delle famiglie<br />

degli alunni. Le lezioni erano<br />

diurne per i ragazzi e serali per gli<br />

adulti che di giorno lavoravano e si<br />

tenevano presso la sua abitazione,<br />

anche se durante la bella stagione<br />

era solito portare i suoi alunni in<br />

Contrada Grotta e tenere lì le sue<br />

lezioni, presso il grande masso<br />

scavato. Era diventato il suo luogo<br />

di preghiera e di penitenza. Ogni<br />

Quaresima, tutti i venerdì, con una<br />

croce di legno sulle spalle partiva<br />

dal paese e si recava alla Grotta<br />

per dire le sue preghiere, portando<br />

talvolta con sé anche i ragazzi. Gli<br />

ultimi anni di vita furono molto diffi<br />

cili, era diventato cieco e viveva<br />

grazie alla carità <strong>della</strong> popolazione<br />

che gli portava cibo e assistenza.<br />

Morì a Cirigliano il 27 aprile 1937,<br />

all’età di 91 anni.<br />

La Cappella <strong>della</strong> Grotta fu portata<br />

agli onori degli altari negli anni<br />

1950-55 in seguito ad una proposta<br />

dei giovani di Azione Cattolica<br />

al parroco del tempo, arciprete<br />

Felice Desanctis, di scegliere una<br />

Da Cirigliano<br />

un frammento<br />

di storia di<br />

Giambattista<br />

Venice<br />

domenica durante il periodo primaverile<br />

per andare a celebrarvi<br />

una Santa Messa e trascorrere una<br />

giornata insieme consumando una<br />

colazione all’aria aperta. Inizialmente<br />

fu scelta la terza domenica<br />

di maggio. Successivamente, negli<br />

anni 1960-70, grazie ai fondi ECA<br />

assegnati ai Comuni per alleviare la<br />

disoccupazione, si pensò di ampliare<br />

la parte interna <strong>della</strong> Cappella<br />

<strong>della</strong> Grotta e di sistemare la parte<br />

esterna. L’evoluzione continua<br />

negli anni ‘70-80 quando giunse a<br />

Cirigliano dagli Stati Uniti un emigrante,<br />

il sig. Filippo Fortuna, che<br />

volle off rire in dono una statua<br />

dell’Addolorata per rendere la festa<br />

ancora più importante. Col passare<br />

degli anni e con l’avvicendarsi<br />

dei sacerdoti, prima don Angelo<br />

Auletta e poi don Giuseppe di Perna,<br />

è continuato il miglioramento<br />

dell’area antistante la cappella; si<br />

decise inoltre di celebrare la festa<br />

due volte l’anno, sia quella tradizionale<br />

a maggio (spostata all’ultima<br />

domenica) che in prossimità<br />

del ferragosto per dare la possibilità<br />

di festeggiare la Madonna <strong>della</strong><br />

Grotta anche ai tanti emigrati che<br />

in agosto rientravano in paese.<br />

Un sentito ringraziamento a Giambattista<br />

Venice che ci ha fatto conoscere<br />

la storia di questo singolare<br />

personaggio che ha vissuto la<br />

sua esistenza cercando di scontare<br />

gli errori di gioventù dedicandosi al<br />

prossimo e alla preghiera.<br />

29


30<br />

Cultura<br />

Il periodo natalizio incominciava<br />

con la celebrazione<br />

<strong>della</strong> Novena. La<br />

Novena si celebrava la<br />

mattina presto, le campane<br />

cominciavano a suonare alle<br />

ore cinque, dopo mezz’ora iniziava<br />

la funzione che durava fi n<br />

verso le sei e trenta, questo per<br />

dare la possibilità alla gente di<br />

andare in campagna, infatti era<br />

il periodo <strong>della</strong> semina e incominciava<br />

anche la raccolta delle<br />

olive.<br />

La notte del Santo Natale le campagne<br />

si spopolavano, tutti venivano<br />

a Messa per ascoltare i canti<br />

natalizi, le zampogne, le ciaramelle<br />

e per visitare il presepe.<br />

La gente di campagna, essendo<br />

già buio, era solita utilizzare un<br />

tizzone acceso che serviva per<br />

illuminare il cammino.<br />

Tutti volevano vedere come si<br />

muoveva la stella, che partendo<br />

dal piano organo andava verso<br />

l’altare maggiore dove era col-<br />

Gianbattista Venice Cirigliano: le vecchie<br />

locato il Bambino<br />

Gesù, nascosto<br />

dietro fogli<br />

di carta stellata;<br />

all’arrivo <strong>della</strong><br />

stella si apriva<br />

la carta stellata<br />

e il bambinello<br />

si faceva scendere<br />

sull’altare.<br />

Tutti i fedeli, accompagnati dal<br />

suono delle zampogne, cantavano<br />

“Tu scendi dalle stelle”.<br />

La Messa era sempre cantata e<br />

accompagnata dal suono dell’organo<br />

<strong>della</strong> nostra chiesa, si trattava<br />

di un organo a canne con<br />

nove registri, un vero capolavoro,<br />

che aveva un suono dolce e<br />

melodico.<br />

Un altro momento molto sentito,<br />

in cui la Comunità dei fedeli<br />

si riuniva, era la celebrazione dei<br />

riti <strong>della</strong> Settimana Santa.<br />

L’atmosfera di festa legata alla<br />

Santa Pasqua si incominciava a<br />

sentire fi n dal pomeriggio del<br />

tradizioni scomparse<br />

legate alle<br />

funzioni religiose<br />

Martedì Santo, quando tutti i ragazzi<br />

si recavano dal prete per<br />

chiedere se potevano iniziare la<br />

raccolta <strong>della</strong> legna per il fuoco<br />

del Giovedì Santo. Ottenuta l’autorizzazione<br />

si avviavano per le<br />

vie del paese e, accompagnati<br />

dal suono delle “troccole”, chiedevano<br />

ad ogni famiglia un pezzo<br />

di legna per il Fuoco Santo:<br />

questa raccolta di legna continuava<br />

per tutto il Mercoledì e il<br />

Giovedì Santo. Gli stessi giovani,<br />

nei giorni <strong>della</strong> Settimana Santa<br />

in cui non si suonano più le<br />

campane, ovvero fi no al Sabato<br />

Santo, giravano per il paese ad


Cultura<br />

avvisare la gente sugli orari delle<br />

funzioni religiose. In chiesa veniva<br />

costruito il “Santo Sepolcro”<br />

e la sera del Giovedì, dopo la celebrazione<br />

<strong>della</strong> “lavanda dei piedi”<br />

alle ore diciannove, il parroco<br />

o i missionari, quando venivano,<br />

recitavano la predica dal pulpito.<br />

Questo era il momento più<br />

commovente: si prendeva dalla<br />

sua nicchia la statua dell’Addolorata<br />

vestita di nero e passando<br />

da sotto il pulpito per essere<br />

condotta al sepolcro, il predicatore<br />

le metteva tra le mani un<br />

Crocifi sso. Tutti i fedeli partecipavano<br />

accoratamente: c’era chi<br />

piangeva, chi si batteva il petto<br />

e chi cantava canzoni legate al<br />

Solenne Cerimoniale che si stava<br />

celebrando. Durante tutta la notte<br />

del Giovedì Santo la chiesa rimaneva<br />

aperta per consentire ai<br />

fedeli di pregare davanti al “Sepolcro”.<br />

Allora le nottate erano<br />

fredde e per dare un po’ di calore<br />

si usava fare il fuoco all’interno<br />

del campanile, la brace veniva<br />

messa all’interno di contenitori<br />

metallici e portata a quella gente<br />

che per tutta la notte, fi no al<br />

Venerdì mattina, stava riunita in<br />

preghiera davanti al Cristo Morto.<br />

Il Venerdì mattina all’alba ci si<br />

preparava per andare al Calvario.<br />

La Processione si muoveva al<br />

suono delle “troccole” ed era divisa<br />

in due gruppi: gli uomini portavano<br />

Gesù Morto e a distanza<br />

seguiva, portata da sole donne,<br />

la Madonna Addolorata vestita<br />

di nero. Entrambi i gruppi intonavano<br />

canti legati alla Passione<br />

e alcune donne indossavano sul<br />

capo fazzoletti neri sormontati<br />

da una corona di asparagine.<br />

I due gruppi s’incontravano al<br />

Calvario dove si ascoltava un’altra<br />

predica riguardante la Passione<br />

di Cristo sulla Croce.<br />

La mattina del Sabato Santo<br />

verso le ore dieci si cele brava la<br />

Messa di Resurrezione e le campane<br />

suonavano “a Gloria” dopo<br />

i tre giorni di silenzio assoluto. Il<br />

giorno <strong>della</strong> Santa Pasqua, dopo<br />

la Messa, il prete annunciava il<br />

calendario delle benedizioni per<br />

le campagne e per il paese.<br />

Inoltre, seguendo il fi lo <strong>della</strong><br />

memoria, voglio anche ricordare<br />

come si annunciava alla comunità<br />

la morte di qualcuno: il<br />

primo a saperlo era il sacrestano<br />

che doveva andare a suonare<br />

la cosiddetta “sparatura” e<br />

dal modo in cui veniva suonata<br />

si capiva se il defunto era un<br />

uomo, una donna o un bambino.<br />

La nostra chiesa aveva quattro<br />

campane, dai toni diversi, due<br />

di dimensioni più piccole e due<br />

più grandi, il sacrestano suonava<br />

due rintocchi per ogni campana<br />

incominciando da quelle piccole,<br />

e se il defunto era un uomo i rintocchi<br />

erano dispari, se era una<br />

donna erano pari, mentre se era<br />

un bambino suonavano solo le<br />

campane più piccole.<br />

Le Messe cantate venivano accompagnate<br />

sempre dall’organo<br />

che oggi non esiste più, né organo,<br />

né pulpito e né Sacrarium<br />

Oleorum in legno intarsiato,<br />

dove si custodivano gli Oli Santi.<br />

Prima ho parlato di suonate di<br />

campane “a Gloria”, queste venivano<br />

eseguite per tutte le festività,<br />

il sagrestano del tempo,<br />

Antonio Lenge, aveva inventato<br />

una sua tecnica grazie alla quale<br />

suonava le quattro campane<br />

contemporaneamente: collegava<br />

i due batacchi delle campane<br />

più grandi con delle corde,<br />

a formare una Y e il capo lungo<br />

veniva legato alla struttura delle<br />

due campane più piccole, in questo<br />

modo con le mani suonava le<br />

campanelle e col piede, battendolo<br />

sulla corda, faceva risuonare<br />

il tutto in un suono unico.<br />

Grazie a questa tecnica riusciva<br />

a produrre una melodia che somigliava<br />

molto ad una tarantella,<br />

questa era la suonata delle campane<br />

“a Gloria”.<br />

Tutta questa tradizione con l’era<br />

moderna è scomparsa, peccato.<br />

31


Cultura<br />

Antonietta Vizzuso<br />

S. ANTONIO ABATE NELLA<br />

TRADIZIONE POPOLARE DI TRICARICO<br />

Sant’Antonio Abate - detto anche sant’Antonio il<br />

Grande, sant’Antonio d’Egitto, sant’Antonio del Fuoco,<br />

sant’Antonio del Deserto, sant’Antonio l’Anacoreta o<br />

più semplicemente dalle nostre parti S. Antuono, per<br />

distinguerlo dal ben più famoso S. Antonio da Padova<br />

- nacque a Coma (odierna Qumans) in Egitto nel 251 circa, fu un<br />

eremita egiziano, considerato il fondatore del monaxhesimo<br />

cristiano e il primo degli abati. A lui si deve la costituzione in<br />

forma permanente di famiglie di monaci che sotto la guida di un<br />

padre spirituale, abbà, si consacrarono al servizio di Dio. La vita<br />

di Antonio Abate è nota soprattutto attraverso la Vita Antonii<br />

pubblicata nel 357 circa, opera agiografi a scritta da Atanasio,<br />

vescovo di Alessandria, che conobbe Antonio e fu da lui coadiuvato<br />

nella lotta contro l’Arianesimo. L’opera, tradotta in varie lingue,<br />

divenne popolare tanto in Oriente quanto in Occidente e diede<br />

un contributo importante all’aff ermazione degli ideali <strong>della</strong><br />

vita monastica. Grande rilievo assume, nella Vita Antonii la<br />

descrizione <strong>della</strong> lotta di Antonio contro le tentazioni del<br />

demonio. È ricordato nel Calendario dei santi <strong>della</strong> Chiesa<br />

cattolica e da quello luterano il 17 gennaio.<br />

A Tricarico la devozione per Sant’Antonio Abate<br />

è attestata fi n dal Medioevo, venerato come<br />

Sant’Antonio di Vienne, a cui era dedicata anche<br />

una chiesa oggi scomparsa ma che fu punto<br />

di riferimento dell’Ordine ospedaliero degli<br />

Antonini che nel Mille dalla Francia si propagò<br />

rapidamente in Europa in seguito ad<br />

un’epidemia di ergotismo, un’aff ezione<br />

cutanea dovuta a sostanze alimentari inquinate<br />

da segale cornuta. L’Ordine Antoniano<br />

prestava assistenza a coloro che<br />

si ammalavano di questa malattia molto<br />

temuta nel Medioevo e conosciuta anche<br />

come ignis sacer (“fuoco sacro” o<br />

“fuoco di sant’Antonio”), un’intossicazione<br />

di origine alimentare, che provocava<br />

cangrena degli arti, vomito, diffi -<br />

coltà nel camminare e anche vertigini,<br />

tremori, follie e possessioni collettive.<br />

Gli Antoniani usavano il grasso di maiale<br />

come emolliente per le piaghe,<br />

per questo allevavano spesso i maiali<br />

che, a diff erenza degli altri, erano li-


Cultura<br />

beri di circolare per le vie purché con un campanello<br />

al collo e anche nell’iconografi a li troviamo<br />

sempre ai piedi del Santo, così come ritroviamo il<br />

simbolo di questo privilegium antonianum nel campanello<br />

in cima al bastone che egli porta in mano.<br />

Secondo altre tradizioni popolari nel maiale è da<br />

vedersi il demonio che il Santo combatté e sconfi sse<br />

e quindi fu condannato da Dio a seguirlo sotto<br />

quelle forme.<br />

Le reliquie di Sant’Antonio Abate furono rinvenute<br />

a Tricarico nel 1506, insieme anche a quelle di San<br />

Potito, in una cassettina di legno contenente una<br />

lapidetta di marmo recante l’incisione “Reliquia<br />

sancti Antonij abbatis”, mentre si provvedeva a sostituire<br />

l’altare maggiore nella chiesa <strong>della</strong> Santissima<br />

Trinità per ordine dell’allora vescovo Agostino<br />

De Guarino. Da questa chiesa furono poi trasferite<br />

nella cattedrale di Tricarico per essere esposte solennemente<br />

da quel momento in poi il 17 gennaio.<br />

Dunque a Tricarico esisteva il culto di Sant’Antonio<br />

Abate, il “dio contadino” protettore degli animali,<br />

dei contadini e <strong>della</strong> povera gente: gli è attribuita la<br />

protezione degli animali domestici e nelle stalle vi<br />

era sempre la sua immagine a scopo tutelare.<br />

La chiesa a lui dedicata, appena fuori il centro abitato,<br />

attualmente viene aperta solo il 17 gennaio,<br />

giorno in cui tradizionalmente inizia il nostro carnevale.<br />

Ma è solo in tempi più recenti che c’è stato il<br />

collegamento <strong>della</strong> devozione per sant’Antonio<br />

Abate con le “maschere”, infatti l’omonima chiesetta<br />

fi no all’inizio del ‘900 era dedicata a Santa<br />

Maria dell’Olivo. S. Antonio Abate, come dicevamo,<br />

è il protettore degli animali: ecco perché vi si<br />

recano il 17 gennaio le nostre maschere, che rappresentano<br />

una mandria di mucche e tori in transumanza,<br />

per ricevere la benedizione e dare inizio al<br />

Carnevale. “…Questo è il santo <strong>della</strong> Tebaide, anacoreta,<br />

che qui da noi è trasfi gurato: guerriero leggendario<br />

e Prometeo, ortolano e massaro di campo<br />

di Gesù, visitatore delle stalle, consigliere dei muli viziosi,<br />

veterinario, padrone dei parti animali…Questi<br />

è il santo nella cui casina di Tricarico oggi vanno a<br />

prendere la benedizione, di notte, le maschere del<br />

Carnevale che comincia. Questa del 17 gennaio è una<br />

notte di veglia.” (Rocco Scotellaro, ne “Il dio contadino”,<br />

«Journal», Losanna, febbraio 1950). Questa<br />

interessantissima testimonianza letteraria del poeta<br />

tricaricese descrive com’era la tradizione negli<br />

Tricarico, Cattedrale, statua esterna<br />

anni Cinquanta. “Prima dell’alba i giovani vestiti da<br />

vacca sono stati benedetti. Dalla chiesa di campagna,<br />

alle prime luci, si muove verso il paese: è una<br />

carovana. Le maschere sono le vacche del barone<br />

che scasano, con il favore del santo, dalla montagna<br />

alla marina. Il padrone e la padrona in calesse, poi il<br />

fattore, il massaro Saverio e sua moglie: una giovinetta<br />

sull’asina, che regge una bambola addormentata,<br />

ha “il pannicello”, un castorino adorno sulle<br />

spalle, ha le gote tinte”. C’era anche una leggenda<br />

che collegava il Carnevale a Sant’Antuono: si racconta<br />

che fu proprio il Santo a travestirsi nella<br />

grotta quando fu visitato dai nemici: vestito così e<br />

con un campanaccio suonante i Diavoli lo scambiarono<br />

per vacca e lui riuscì a mettere in salvo le<br />

immagini di Gesù e <strong>della</strong> Madonna. Si racconta anche<br />

che un barone introdusse questa festa per rendere<br />

grazie a Sant’Antuono per la guarigione del<br />

suo bestiame. Non esiste più come una volta<br />

l’usanza del falò <strong>della</strong> vigilia, la cui legna veniva raccolta<br />

allo scopo nel corso dell’anno: chiunque passava<br />

nei pressi <strong>della</strong> chiesa infatti, tornando dal<br />

legnatico dei boschi vicini, lasciava un po’ <strong>della</strong> sua<br />

legna e guai a toccarla! Come ci racconta sempre<br />

Scotellaro: “Luigi Calciano, lo conoscete? Bene,<br />

quello andò a frasca e ne colse nel podere di<br />

sant’Antùno. A casa, scaricata la fascina, rimase col<br />

collo torto. Meno male, sua madre non consumò la<br />

33


34<br />

Cultura<br />

frasca al fuoco, la fece riportare indietro al santo, e il collo di Luigi, è<br />

vivente, abita nel Calancone, fi nalmente si raddrizzò.” (op. cit.).<br />

In ricordo di quel falò che durava tutta la notte, oggi all’alba si<br />

accende un grande fuoco nello spiazzo davanti alla chiesa in cui<br />

si radunano le maschere man mano che arrivano.<br />

Una volta radunatesi fanno tre giri rituali intorno alla chiesa.<br />

Prima del terremoto dell’80 entravano per ascoltarvi la messa e<br />

ricevere la benedizione, oggi non più perché la chiesa è inagibile<br />

e in fase di restauro. Al momento dell’elevazione percuotevano i<br />

campanacci per chiedere a S. Antuono protezione e prosperità.<br />

La benedi-zione veniva fatta col braccio del Santo che si dice<br />

contenga un pezzo di ossa di S. Antuono, e veniva baciato da tutti i<br />

presenti. Attualmente viene comunque il sacerdote per la benedizione<br />

(don Franco Uricchio, ormai da tanti anni) e subito dopo inizia la sfi lata<br />

e la questua per il paese. Da testimonianze raccolte pare che una<br />

volta vi fossero più squadre che facevano a gara per prendere<br />

prima la benedizione perché signifi cava anche andare prima per<br />

la questua. Se ne deduce che, a partire dall’alba, si celebravano<br />

più messe. Trasfi gurato nella rappresentazione carnevalesca vi è<br />

forse anche il ricordo di quando gli animali, nei giorni di festa,<br />

venivano decorati con nastri e fi ori; come succedeva ad esempio otto<br />

giorni dopo Pentecoste a maggio, nel prato antistante la chiesetta di<br />

S. Antonio Abate: venivano portati muli, asini, mucche, pecore, maialini,<br />

tutti bardati a festa con nastri e fettucce colorati e fi ori, per essere<br />

benedetti: si facevano fare loro i tre giri rituali intorno all’edifi cio e dopo<br />

il rito si svolgeva una fi era di animali, si portava in processione la statua del<br />

Santo e c’erano vari festeggiamenti, come ci raccontano diversi anziani del<br />

paese e R. Scotellaro, nel già citato racconto de “Il dio contadino”:<br />

“Tutti gli anni, a maggio, i contadini adornano le bestie di nocchette rosse e se<br />

le tirano dietro sulla pista dei tre giri. Allora è la vera festa, ognuno paga un<br />

mortaretto per suo conto e tiene piazza la banda locale con le sue trombe<br />

stridule. Nessun altro santo ha un giorno di maggio e uno di gennaio”.<br />

Tricarico, Cattedrale, particolare sacrestia


Territorio<br />

Questo fi ne/inizio anno ha<br />

regalato alla Basilicata<br />

un’occasione tanto straordinaria<br />

quanto unica per una<br />

regione molto spesso dimenticata.<br />

Il Presepe di Franco Artese, (di<br />

cui ci siamo occupati sullo scorso<br />

numero) donato dalla Regione e<br />

dall’Azienda di promozione Turistica<br />

al Santo Padre e rimasto<br />

esposto fi no al 2 febbraio, non<br />

solo ha messo al centro del mondo<br />

una microscopica regione (se<br />

rapportata all’universo) ma ha<br />

messo in mostra quello che sta<br />

dietro ad ogni opera d’arte, la<br />

sua impalcatura, la sua realizzazione,<br />

il motore che la anima. In<br />

una sola parola LA PASSIONE che<br />

la muove.<br />

Una straordinaria occasione ma<br />

soprattutto una impareggiabile<br />

lezione per tutti gli abitanti <strong>della</strong><br />

Lucania (e quindi anche <strong>della</strong><br />

nostra diocesi)ed in particolar<br />

modo dei giovani che la popolano,<br />

da cui ci auspichiamo prendano<br />

esempio. Un modo tangibile<br />

per dire che con passione e<br />

determinazione tutto si può fare.<br />

Basta crederci! E’ così semplice.<br />

Eppure credere in se stessi è una<br />

delle cose che spesso si fa molta<br />

fatica a fare, soprattutto nel nostro<br />

Sud, perché spesso siamo<br />

così abituati a criticare e ad essere<br />

criticati che la nostra fi ducia<br />

e autostima è messa in secondo<br />

piano. Ma per fortuna non è sempre<br />

così e quando decidiamo di<br />

credere in noi stessi, di avere fi -<br />

ducia nelle proprie potenzialità e<br />

capacità, allora la vita comincia a<br />

Anna Giammetta<br />

Presepe e Cantine con in comune<br />

l’amore, la passione, la capacità!<br />

cambiare perché cambia il modo<br />

di interagire con il mondo e con il<br />

proprio io. Smetti di autocommiserarti<br />

e assumi un atteggiamento<br />

positivo e propositivo.<br />

“Abbiamo conosciuto l’amore<br />

che Dio ha per noi e vi abbiamo<br />

creduto”. (1Gv 4,16) Così recita<br />

un versetto del vangelo di Giovanni<br />

in cui gli evangelisti dopo<br />

aver visto il Signore ed il suo<br />

amore per loro sono pronti a<br />

testimoniarlo al mondo intero.<br />

È lo stesso “amore” che ha guidato<br />

la mano del maestro presepista,<br />

casa dopo casa, statua dopo<br />

statua e quella dello scenografo<br />

Mario Garrambone che luce dopo<br />

luce ha aggiunto magia alla<br />

magia.<br />

Con questa convinzione ho continuato<br />

ad osservare la realtà e<br />

con mia grande sorpresa ho avuto<br />

la fortuna di assistere ad un<br />

altro splendido esempio di “amore”<br />

che porta all’evoluzione <strong>della</strong><br />

vita. Il 18 gennaio scorso un gruppo<br />

di ragazzi di San Mauro Forte<br />

e Garaguso, costituitosi in associazione,<br />

“Ambiente e Natura”<br />

hanno ripetuto nell’ambito <strong>della</strong><br />

festa del Campanaccio 2013, una<br />

iniziativa turistica-enogastronomica<br />

già proposta a fi ne estate,<br />

“Cantine Aperte”. Un evento in<br />

cui previa prenotazione, veniva<br />

off erta ai partecipanti la possibilità<br />

di gustare un pranzo completo<br />

(dall’antipasto al dolce 7 piatti<br />

diversi)ad un modico prezzo in 7<br />

cantine diverse. Un’occasione in<br />

cui tradizione e genuinità, sapori<br />

ed emozioni sono stati “serviti”<br />

nelle “Grott” locali tipici di tufo<br />

utilizzati per la conservazione del<br />

vino. Piatti da gustare lentamente<br />

sorseggiando del buon vino<br />

e riscoprendo antichi colori e<br />

antichi sapori immersi in un paesaggio<br />

tanto naturale quanto affascinante<br />

perché scopo dell’iniziativa<br />

è stato proprio quello di<br />

far riscoprire dei piccoli e grandi<br />

tesori naturali che regalano al<br />

nostro territorio un valore aggiunto<br />

e perché no, la possibilità<br />

di uno sviluppo compatibile con<br />

le risorse naturali. Una iniziativa<br />

che ha ottenuto un enorme successo<br />

facendo registrare il tutto<br />

esaurito con circa trecento prenotazioni<br />

e pietanze servite in<br />

una sola serata e che tra qualche<br />

mese, in estate, diventerà un<br />

appuntamento fi sso settimanale<br />

off rendo così la possibilità a molti<br />

in paese di realizzare un piccolo<br />

guadagno.<br />

Ma cosa sono i due artisti presepisti<br />

o i giovani di Ambiente<br />

e Natura se non l’espressione<br />

dell’amore che Dio ha per i suoi<br />

fi gli? Mi viene in mente quando<br />

da piccola frequentavo i campi<br />

scuola e il catechismo. Ci veni-<br />

35


36<br />

Territorio<br />

va insegnato a vivere la vita con<br />

fede e passione. Ci ripetevano di<br />

non accontentarsi nella vita e soprattutto<br />

di credere nelle proprie<br />

capacità perché quelle capacità<br />

ce le aveva fornito il Signore alla<br />

nostra nascita. Allora, forse ero<br />

troppo piccola per capire fi no in<br />

fondo il signifi cato di quegli insegnamenti<br />

ma in questi giorni mi<br />

è capitato di ripensarci proprio<br />

osservando questi due accadimenti.<br />

Ognuno di noi è capace<br />

di grandi cose perché ognuno è<br />

dono e opera di Dio ma occorre<br />

maturare la consapevolezza di<br />

ciò che siamo. Occorre “resuscitare”<br />

interiormente ed essere<br />

pronti a “mostrarsi” al mondo.<br />

Per questo, il Presepe in Vaticano<br />

sarà ricordato in questo anno<br />

<strong>della</strong> <strong>Fede</strong>, dai poco credenti solo<br />

per il protagonismo che la Basilicata<br />

si è ritagliata nel mondo ma<br />

dai credenti, come la capacità ad<br />

assumere con coraggio e forza<br />

l’invito a vivere la fede ed amare<br />

la vita, con la certezza che solo<br />

una fede autentica è capace di<br />

cambiare la vita, non solo quella<br />

spirituale ma anche e soprattutto<br />

quella economica e lavorativa.<br />

È un nuovo cammino di fede.<br />

Credere nell’amore del Signore<br />

che ci ha creati e donato qualcosa<br />

e credere nelle nostre capacità.<br />

Nelle festività natalizie<br />

il Braccio Carlo Magno<br />

in Vaticano ha ospitato<br />

la mostra, “Tradizioni, Arte e<br />

<strong>Fede</strong>” promossa dalla Regione<br />

Basilicata, dall’APT e dalla Soprintendenza<br />

per i Beni Storici<br />

Artistici ed Etnoantropologici<br />

<strong>della</strong> Basilicata, con il coordinamento<br />

<strong>della</strong> Direzione Regionale<br />

per i Beni Culturali e Paesaggistici<br />

<strong>della</strong> Basilicata. In vetrina alcuni<br />

tesori <strong>della</strong> nostra terra tra<br />

cui anche due pregiati pezzi <strong>della</strong><br />

diocesi di Tricarico. Si tratta di<br />

due madonne lignee una custodita<br />

a San Mauro Forte e l’altra a<br />

Stigliano. La prima, “La Madonna<br />

con Gesù Bambino in legno”<br />

risale al XVI secolo ed è riconducibile<br />

all’artista, Giovanni da<br />

Nola, <strong>della</strong> bottega napoletana.<br />

L’opera è una statua lignea che<br />

misura 164 cm di altezza ed è in<br />

legno scolpito, dipinto con i colori<br />

del blu, del verde e dell’oro.<br />

Custodita presso la Chiesa Madre,<br />

Santa Maria Assunta. L’altra<br />

opera, invece è custodita presso<br />

il convento di Sant’Antonio a<br />

Stigliano e anch’essa è attribuibile<br />

al XVI secolo di legno scolpito<br />

fi nemente dipinto e laccato.<br />

Due pezzi che insieme alle altre<br />

opere che componevano tutta<br />

la mostra sono state ammirate<br />

da migliaia di visitatori. Il gruppo<br />

lapideo dell’Annunciazione di<br />

Aurelio Persio, contestualizzato<br />

da immagini di riferimento relative<br />

al Presepe in pietra di Altobello<br />

Persio e Sannazaro Panza<br />

d’Alessano conservato nella<br />

Cattedrale di Matera; Il Presepe<br />

Anna Giammetta<br />

TRADIZIONE, ARTE E FEDE<br />

COME STIMOLO DI FIDUCIA<br />

E DI RIPRESA ECONOMICA<br />

lapideo <strong>della</strong> cripta di Santa Maria<br />

Maggiore a Tursi, attribuito<br />

alla bottega di Altobello Persio.<br />

Altre quattro splendide Madonne<br />

lignee cinquecentesche<br />

provenienti da Pisticci, Laurenzana,<br />

Tito, Marsico Nuovo). Due<br />

pannelli di aff resco, Adorazione<br />

e Visitazione, pertinenti il ciclo<br />

di aff reschi eseguito da Giovanni<br />

Todisco nel 1545 nel chiostro<br />

di Santa Maria d’Orsoleo a<br />

Sant’Arcangelo. Insomma una<br />

mostra ricca di risorse professionali<br />

altamente specializzate<br />

e con un cospicuo e signifi cativo<br />

numero di opere d’arte di grande<br />

pregio e importanza che ha<br />

aff ascinato il visitatore ma più<br />

che altro ha fatto conoscere la<br />

Basilicata dell’arte e <strong>della</strong> fede<br />

in un posto lontano dalla loro<br />

collocazione naturale. Anche<br />

questa una splendida occasione<br />

per scoprire una Basilicata<br />

tanto ricca di beni culturali e<br />

ambientali da poterli pensare<br />

come un importante motore di<br />

sviluppo dell’economia. Perché<br />

non bisogna vedere l’arte come<br />

un centro di costo ma come una<br />

potenzialità di crescita economica,<br />

da sfruttare e da valorizzare.<br />

L’arte è motore di sviluppo<br />

perché mette in moto una serie<br />

di competenze e di saperi di cui<br />

è forte e può competere con il<br />

resto d’Italia integrandosi con<br />

esso. Sostenere l’arte e la cultura<br />

lucana si può e si deve, come<br />

stimolo di fi ducia e di ripresa<br />

economica. E la Mostra del<br />

Braccio Carlo Magno ne è una<br />

recente scommessa vinta.


Territorio<br />

La Cooperativa I Dieci Talenti,<br />

cooperativa di produzione<br />

e lavoro, nasce dal<br />

percorso del Progetto Policoro<br />

<strong>della</strong> Diocesi di Tricarico con l’intento<br />

di stimolare ad una logica<br />

imprenditoriale i giovani e più in<br />

generale ad una visione del lavoro<br />

più libera rispetto all’idea che<br />

l’unico lavoro degno è il ‘posto<br />

fi sso’, che sembra l’araba fenice,<br />

il desideratum per eccellenza. Per<br />

questo arrivare alla costituzione<br />

di una cooperativa che si chiama<br />

I Dieci Talenti è aver dato seguito<br />

ad una esigenza direi innanzitutto<br />

evangelica: provare a mettere<br />

a frutto ‘concretamente’ quanto<br />

ricevuto, nella certezza di essere<br />

fragili e inadeguati ma con la<br />

convinzione di non poter restare<br />

a guardare un futuro sempre<br />

meno presente. La Chiesa ci crede<br />

nei giovani perchè è maestra<br />

di speranza.<br />

A undici persone che hanno scelto<br />

la cooperazione, tra un qualcuno<br />

disoccupato e un qualcuno<br />

precario, la Chiesa ha voluto affi -<br />

dare propri beni che possono diventare<br />

per loro o per qualcuno<br />

di loro lavoro, attività, reddito.<br />

Così I Dieci Talenti, partita semplicemente<br />

dai servizi di pulizia, dal<br />

23 dicembre ha preso in gestione<br />

Rocco Gentile<br />

OPPORTUNITÀ<br />

E SVILUPPO:<br />

METTERSI INSIEME<br />

CON INTELLIGENZA<br />

E CUORE<br />

l’Ostello di Fonti di Tricarico con<br />

una bellissima serata di inaugurazione<br />

in cui il prof. Gianluca Bellusci,<br />

Professore di Teologia Fondamentale<br />

presso l’Istituto Teologico<br />

di Potenza, ha presentato il<br />

libro di Benedetto XVI, Pontefi ce<br />

Romano Emerito, L’infanzia di<br />

Gesù. Il lavoro de I Dieci Talenti<br />

si amplia a marzo con la costituzione<br />

di un Centro di Cultura, Formazione<br />

e di Ricerca che diventa<br />

piattaforma per l’Istituto di Ricerca<br />

in Bioetica e Scienze Umane e<br />

per il Centro Psico-Pedagogico “Il<br />

Grillo parlante: pensiero. parola e<br />

coscienza”.<br />

L’ottica è sempre quella di mettere<br />

in rete le risorse dei giova-<br />

ni (particolarmente i laureati)<br />

potendo diventare occasione di<br />

crescita per loro e occasione attraverso<br />

cui essi stessi possono<br />

diventare motore di sviluppo per<br />

il proprio territorio. In tali imprese<br />

si puó apparire avventurieri,<br />

ma soprattutto oggi con intelligenza<br />

e cuore (Caritas in Veritate)<br />

si dovrà rischiare di esserlo<br />

per superare innanzitutto culturalmente<br />

il blocco di opportunità<br />

che sembra viversi a queste latitudini<br />

e per imparare ad essere<br />

forti di quella forza che abbiamo<br />

come Chiesa nel nostro: l’essere<br />

una rete (comunione) guidata.<br />

Chi puó rendere ragione <strong>della</strong><br />

speranza più del cristiano?<br />

37


38<br />

Dalle Parrocchie<br />

CAMPOMAGGIORE<br />

Parrocchia Maria SS. Del Carmelo<br />

IN CAMMINO VERSO<br />

LA CRESIMA.....<br />

di Giuseppe Molfese<br />

“Dare visibilità e testimonianza del<br />

cammino che si sta percorrendo”,<br />

questa l’iniziativa dei giovani del<br />

gruppo cresima di Campomaggiore<br />

che hanno voluto realizzare un<br />

segno visibile ed itinerante del loro<br />

cammino di formazione.<br />

Stimolati dall’iniziativa diocesana<br />

di scandire il tempo di formazione<br />

attraverso i segnalibri che ricordano<br />

i sette doni dello Spirito Santo,<br />

i giov ani hanno deciso di realizzare<br />

un plastico con una rete e una<br />

barca, per richiamare anche il logo<br />

dell’anno <strong>della</strong> fede, su questa<br />

rete ogni mese, viene inserito un<br />

simbolo che rappresenta uno dei<br />

doni dello Spirito Santo. Dalla lanterna,<br />

al binocolo, dal remo alla<br />

bussola.... Non semplici oggetti...<br />

Ma simboli che rimandano al cammino<br />

di fede e di appartenenza.<br />

Un cammino ben preparato grazie<br />

al sostegno degli uffi ci diocesani<br />

che hanno fornito strumenti e mezzi<br />

per sostenere e motivare questi<br />

giovani e per farli sentire al centro<br />

delle attenzioni, delle parrocchie,<br />

<strong>della</strong> diocesi... <strong>della</strong> Chiesa.<br />

GORGOGLIONE<br />

ASPETTANDO<br />

IL NATALE<br />

di Teresa Spagnuolo<br />

Una festa per tutti, bambini e famiglie,<br />

si è svolta a Gorgoglione mercoledì<br />

19 dicembre, organizzata da<br />

Padre Alessandro, dalle catechiste<br />

Maria Teresa Gagliardi, Cristina De<br />

Santi, Teresa Gagliardi De Rosa,<br />

Giovanna Palermo, Sara Robertella,<br />

Antonella Tornetta, Donatella<br />

Bruno, Donatella Angerosa, Cinzia<br />

Gagliardi, Antonella De Rosa e sostenuta<br />

dall’impegno di molti, soprattutto<br />

mamme. Una festa bella,<br />

gioiosa nella sua semplicità, che ha<br />

per protagonisti i bambini e che<br />

ha richiamato l’attenzione delle<br />

autorità cittadine, sindaco Giuseppe<br />

Filippo in testa, e delle autorità<br />

religiose: il Vescovo Mons. Vincenzo<br />

Orofi no e Il suo vice Don Nicola<br />

Urgo.<br />

L’incontro si è svolto nella chiesa di<br />

S.Domenico Savio ed è iniziato con<br />

la Santa Messa celebrata dal Vescovo,<br />

il quale durante l’omelia ha<br />

ricordato la narrazione evangelica<br />

<strong>della</strong> nascita di Gesù sin dall’Annunciazione,<br />

in un dialogo partecipato<br />

con i bambini entusiasti perché si<br />

sentono protagonisti.<br />

Subito dopo la messa ci si è trasfe-<br />

riti nel salon e dell’oratorio dove<br />

bambini e ragazzi hanno intrattenuto<br />

il pubblico con due recite sul<br />

Natale.<br />

“La messa di mezzanotte” messa<br />

in scena dai bambini delle elementari<br />

racconta di un gruppo di amici<br />

che si intrattiene giocando in attesa<br />

di andare a Messa. Giunta l’ora<br />

di recarsi in chiesa due di loro non<br />

seguono il gruppo e preferiscono<br />

rimanere a casa a giocare con la<br />

play-station, il computer… Ma uno<br />

dei due si addormenta e sogna i<br />

personaggi del presepe, si sveglia<br />

di soprassalto e si prepara per andare<br />

in chiesa chiedendo all’amico<br />

di seguirlo. Il sogno l’ha illuminato<br />

sull’importanza di essere insieme<br />

agli altri mentre si celebra la nascita<br />

di Gesù. Ognuno dei personaggi<br />

<strong>della</strong> natività regala una virtù che<br />

rende il cammino <strong>della</strong> vita più agevole:<br />

gli angeli con il loro annuncio<br />

regalano la capacità di accoglienza,<br />

le stelle che illuminano la notte<br />

l’impegno ad aiutare chi ha bisogno,<br />

i pastori la partecipazione e<br />

la condivisione, il bue e l’asinello il<br />

sacrifi cio al servizio degli altri.<br />

“Il Natale sui fusi orari” messo in<br />

scena dai ragazzi di scuola media<br />

è uno spettacolo innovativo che si<br />

serve anche delle nuove tecnologie<br />

per aiutare a rifl ettere sui mali<br />

del mondo (guerre, intolleranze,<br />

fame, solitudine…) e per invitare<br />

ognuno a dare il proprio contribu-


Dalle Parrocchie<br />

to alla costruzione di un mondo<br />

migliore cercando di vivere in prima<br />

persona i valori dell’amicizia,<br />

<strong>della</strong> solidarietà, dell’uguaglianza,<br />

dell’amore. Questo lavoro<br />

è stato seguito con particolare<br />

cura dall’ins. Miranda Filippo, appassionata<br />

ed esperta di nuove<br />

tecnologie, con la collaborazione<br />

di Angela Palermo. Si narra <strong>della</strong><br />

redazione di un giornale che organizza<br />

un servizio sul Natale nelle<br />

capitali del mondo. Arrivano i<br />

messaggi di pace e di amore dai<br />

più grandi scrittori e rappresentanti<br />

dei vari Paesi letti dai ragazzi<br />

mentre sul grande schermo passano<br />

le immagini delle città e dei<br />

personaggi che le rappresentano:<br />

da Gianni Rodari a Fabrizio De Andrè,<br />

da Alpha Blond, da René Philombe<br />

a Bernard Dadié; doveroso<br />

l’omaggio a Martin Luther King e<br />

a Rigoberta Menchù , al Mahatma<br />

Gandhi ed a una bambina israeliana,<br />

una piccola poetessa di nome<br />

Tali Sorek.<br />

A conclusione <strong>della</strong> recita è stato<br />

consegnato a S.E. il Vescovo<br />

un giornalino, curato anch’esso<br />

dall’ins. M.Filippo, con la presentazione<br />

del contenuto del copione,<br />

con i messaggi e le poesie dei<br />

grandi uomini di pace letti durante<br />

lo spettacolo, a ricordo di un<br />

evento gioioso che, pur nella sua<br />

semplicità e grazie all’impegno di<br />

molti, è diventato anche un evento<br />

culturale di tutto rispetto.<br />

Il salone dell’oratorio è pieno di<br />

gente accorsa al richiamo di bambini<br />

e ragazzi che con l’impegno<br />

e l’entusiasmo <strong>della</strong> loro giovane<br />

età, in cui tutto è leggero e giocoso<br />

ma estremamente serio, hanno<br />

rilanciato con molta effi cacia i<br />

messaggi sempre attuali di Pace,<br />

Amore e Speranza propri del Na-<br />

tale. Grazie a questa occasione<br />

tutti abbiamo potuto sperimentare<br />

la parrocchia come luogo<br />

di espressione, di libertà, di confronto,<br />

di condivisione di idee e di<br />

esperienze, ma anche come luogo<br />

di accoglienza, di relazione positiva<br />

con l’altro, di appartenenza ad<br />

una comunità che si fa famiglia e<br />

si apre al bisogno fondamentale di<br />

Amore dell’uomo del nostro tempo,<br />

come dell’uomo di ogni tempo.<br />

In altre parole la parrocchia<br />

vissuta come luogo di promozione<br />

umana oltre che di evangelizzazione.<br />

MONTEMURRO<br />

PREGHIERA<br />

E RIFLESSIONE<br />

CON LE FAMIGLIE<br />

di Antonio Mattatelli<br />

Il Natale quest’anno a Montemurro,<br />

dopo la suggestiva novena di<br />

Natale celebrata all’alba e sempre<br />

aff ollatissima di giovani e adulti,<br />

ha avuto come una coda luminosa<br />

nella festa <strong>della</strong> sacra Famiglia,<br />

un momento particolarmente<br />

intenso e vissuto da tutta la comunità<br />

parrocchiale. Tutti sappiamo<br />

come la famiglia così com’è<br />

voluta da Cristo, riceve al giorno<br />

d’oggi molteplici attacchi e deve<br />

attraversare non poche insidie.<br />

Ciò non solo a causa <strong>della</strong> dura crisi<br />

economica che attraversiamo;<br />

ma anche e soprattutto per l’insinuarsi<br />

all’interno stesso dei cattolici<br />

di mode e atteggiamenti morali<br />

sbagliati quali il diff ondersi delle<br />

convivenze, i facili divorzi o addirittura<br />

l’accettazione supina in linea<br />

di principio di unioni di perso ne<br />

dello stesso sesso. Tutto ciò esige<br />

una nuova e improrogabile opera<br />

di evangelizzazione <strong>della</strong> famiglia<br />

cristiana fondata sul matrimonio e<br />

benedetta da Cristo che, senza ovviamente<br />

giudicare nessuno e accogliendo<br />

sempre le persone, metta<br />

però in chiaro gli errori di fede<br />

e i peccati morali di chi compie tali<br />

scelte e la necessità che i cattolici<br />

promuovano a tutti i livelli la santità<br />

del matrimonio. Ecco che allora<br />

domenica 28 dicembre la comunità<br />

parrocchiale si è ritrovata nella<br />

messa solenne delle 11,00 con tutte<br />

le coppie che nel corso del 2012<br />

hanno compiuto il 25mo, il 50mo e<br />

il 60mo (1 coppia) di matrimonio.<br />

Le coppie presenti erano una ventina,<br />

l’80% di quelle invitate; alla<br />

celebrazione erano presenti anche<br />

i fi danzati che nel corso di questo<br />

2013 celebreranno le nozze. Dopo<br />

la messa vissuta intensamente e<br />

animata dagli stessi “festeggiati”,<br />

è seguito un breve incontro di catechesi<br />

con loro, al termine del<br />

quale il parroco ha donato a ciascuna<br />

famiglia un’icona <strong>della</strong> sacra<br />

famiglia.<br />

L’esperienza è stata semplice ma<br />

intensa; si inserisce nella tradizione<br />

<strong>della</strong> parrocchia ed evidenzia<br />

l’esigenza di un accompagnamento<br />

spirituale delle coppie cristiane<br />

affi nché ravvivino costantemente<br />

il dono che è in loro e siano messi<br />

in guardia dai pericoli di una società<br />

libertina e sessualizzata come la<br />

nostra.<br />

39


40<br />

Dalle Parrocchie<br />

IL NATALE DELLE PARROCCHIE<br />

DI<br />

GRASSANO<br />

TRA FEDE E CULTURA<br />

di Pancrazio Toscano e Antonio Linsalata<br />

Il periodo natalizio a Grassano è stato caratterizzato<br />

da interessanti iniziative sia dal punto di vista culturale<br />

che di fede promosse dalle Parrocchie <strong>della</strong><br />

città.<br />

Sabato 15 dicembre, presso la parrocchia Madonna<br />

del Carmine, è stato presentato il libro di papa<br />

Benedetto XVI- Joseph Ratzinger “L’infanzia di<br />

Gesù” edito da Rizzoli-LEV. La serata è stata arricchita<br />

da letture di brani scelti del testo ed<br />

intervallata da canti polifonici magistralmente<br />

eseguiti dalla corale <strong>della</strong> fraternità<br />

di Comunione e Liberazione <strong>della</strong> Basilicata.<br />

Ha introdotto il momento don Giovanni<br />

Grassani, parroco <strong>della</strong> parrocchia che ha<br />

ospitato l’evento. Egli ha sottolineato che<br />

un testo così importante per noi può essere<br />

occasione per riscoprire il senso profondo<br />

di un itinerario di fede. Don Nicola Soldo ha<br />

presentato il testo accentuando l’aspetto<br />

esegetico-narrativo e mistagogico per mostrare<br />

come un testo simile può essere tipologico<br />

nel rapporto di fede che si stabilisce<br />

tra narratore e lettore e dunque può diventare<br />

nutrimento spirituale, ma può essere<br />

anche un ottimo strumento di informazione<br />

e formazione <strong>della</strong> vita cristiana. A coronare<br />

la serata abbiamo avuto la presenza del<br />

nostro Vescovo. Il suo contributo alla serata<br />

si è fatto augurio per tutta la comunità: il<br />

Natale – ha detto mons. Vescovo – è essere<br />

pronti ed accorgersi che la nostra vita è<br />

invasa dal Mistero, Mistero che è bellezza,<br />

Mistero che supera ogni desiderio. Questo<br />

è il nuovo inizio del Natale.<br />

Un altro momento straordinario è stato la<br />

rappresentazione de “Il canto di Natale” di<br />

Ch. Dickens riletto in chiave spiccatamente<br />

cristiana dai ragazzi <strong>della</strong> classe V elementa-<br />

re <strong>della</strong> parrocchia Madonna <strong>della</strong> Neve.<br />

Per fi nire, giovedì 3 gennaio, sempre presso la parrocchia<br />

del Carmine, un ultimo evento di spessore<br />

e fascino questa volta artistico. “Humanata Divinitas.<br />

Dio fatto uomo e l’arte cristiana delle origini”.<br />

Ha presentato la serata don Carmine Rotunno,<br />

parroco <strong>della</strong> Chiesa Madre di Grassano, che ha<br />

sottolineato l’importanza che l’arte ha nei percorsi<br />

di fede. Il dott. don Antonio Appella, dottorando<br />

presso il Pontifi cio Istituto di Archeologia Cristiana<br />

di Roma e collaboratore <strong>della</strong> cattedra di Epigrafi<br />

a ed Antichità Cristiane dell’Università Sapienza<br />

di Roma, ci ha guidati nel mistero del Natale così<br />

come è stato sentito, vissuto, rappresentato nei<br />

primi secoli <strong>della</strong> cristianità. Un viaggio suggestivo<br />

che ha permesso di vedere come la dottrina cristiana<br />

nasconda stupendi itinerari di fede, vissuti che<br />

diventano attraverso l’arte, comunicazione e conversione.


Dalle Parrocchie<br />

TRICARICO<br />

SAN POTITO<br />

LA FAMIGLIA,<br />

PORTA DELLA FEDE<br />

di Maria Antonietta<br />

e Pietro Cetani<br />

Sollecitati da Papa Benedetto XVI<br />

a vivere questo anno pastorale<br />

come «Anno <strong>della</strong> fede» e sulle<br />

indicazioni del nostro vescovo<br />

Vincenzo Orofi no che dopo la<br />

visita pastorale così ci scriveva:<br />

“Famiglia e parrocchia insieme,<br />

perché ambedue defi nite dalla<br />

comunione, ambedue strumenti<br />

e luoghi di comunione, ambedue<br />

frutti <strong>della</strong> comunione, ambedue<br />

testimoni di comunione. Famiglia<br />

e parrocchia luoghi indispensabili<br />

per il rinnovamento <strong>della</strong> nostra<br />

azione pastorale. Una pastorale<br />

che deve necessariamente essere<br />

a misura di famiglia: concreta e<br />

semplice, facile e attraente, essenziale<br />

e autentica.”, il Consiglio<br />

Pastorale <strong>della</strong> parrocchia di San<br />

Potito martire in Tricarico ha programmato<br />

le sue varie attività<br />

ponendo al centro la famiglia e<br />

la riscoperta <strong>della</strong> fede. In particolare,<br />

per aiutare a riscoprire e<br />

studiare i contenuti fondamentali<br />

<strong>della</strong> fede, ha predisposto, con<br />

la collaborazione dei referenti<br />

parrocchiali per la Pastorale Familiare,<br />

un cammino di formazione<br />

vissuto nella quotidianità<br />

dell’essere famiglia.<br />

Sulla scorta dell’esperienza positiva<br />

fatta negli anni precedenti<br />

durante alcuni incontri sporadici<br />

ed occasionali delle famiglie, si<br />

è pensato di tracciare un vero e<br />

proprio percorso che aiutasse a<br />

mettere maggiormente a fuoco<br />

l’Anno <strong>della</strong> <strong>Fede</strong> e, nello stesso<br />

tempo, che desse continuità alle<br />

catechesi del Vescovo sul “Credo”,<br />

il tutto però in chiave familiare.<br />

Il cammino, aperto a tutti i gruppi<br />

familiari, prevede sette incontri a<br />

cadenza mensile che propongono<br />

l’approfondimento graduale<br />

del Credo più antico <strong>della</strong> tradizione<br />

cristiana (Symbolum apostolorum):<br />

vengono letti i contenuti<br />

in chiave familiare, non<br />

per farne un commento, quanto<br />

piuttosto per fi ssarne il signifi -<br />

cato per le nostre famiglie, per<br />

la nostra vita e per la storia del<br />

mondo. Attraverso delle schede<br />

strutturate si cerca di far entrare<br />

le famiglie di oggi nella bellezza<br />

del Credo e, partendo da qui, di<br />

mettere a fuoco delle suggestioni<br />

utili per la famiglia tutta, dagli<br />

adulti fi no ai piccoli, infatti non<br />

basta ricevere, custodire e pregare<br />

il Simbolo <strong>della</strong> fede, esso<br />

va anche trasmesso: lo sappiamo<br />

bene, noi genitori, spesso inchiodati<br />

a estenuanti discussioni sulla<br />

ragionevolezza <strong>della</strong> fede con i<br />

fi gli, soprattutto se adolescenti.<br />

La struttura degli incontri è sem-<br />

plice e “a misura di famiglia”;<br />

essa vuole favorire, tra l’altro,<br />

una rete di relazioni tra le famiglie<br />

<strong>della</strong> nostra parrocchia che,<br />

alla luce dell’ascolto <strong>della</strong> Parola,<br />

del Magistero e <strong>della</strong> preghiera,<br />

sperimentano la bellezza dello<br />

stare insieme e dell’essere comunità<br />

di fede. Con lo stile tipico<br />

dell’Azione Cattolica, l’incontro<br />

procede secondo un’articolazione<br />

circolare: tenendo presenti<br />

i nuclei fondanti del Simbolo<br />

apostolico, si parte dall’ascolto<br />

di esperienze di vita per arrivare<br />

alla Parola che illumina a sua volta<br />

l’esistenza umana e ci riporta<br />

alle scelte quotidiane concrete.<br />

Ogni incontro si apre in chiesa<br />

con l’invocazione allo Spirito Santo,<br />

si procede all’ascolto di una<br />

testimonianza di vita che aiuta<br />

ad inquadrare il tema a partire<br />

dall’esperienza di fede concreta<br />

vissuta in famiglia (dalla vita alla<br />

Parola); il passaggio alla Parola e<br />

alla relativa Lectio costituisce il<br />

cuore di ogni scheda: essa rilegge<br />

alla luce del messaggio biblico<br />

il contenuto del Credo e lo rende<br />

attuale per noi oggi nella nostra<br />

famiglia (dalla Parola alla vita);<br />

la sezione Proclamare la nostra<br />

41


42<br />

Dalle Parrocchie<br />

fede ci porta a pregare tutti insieme<br />

e a mettere nelle mani del<br />

Signore quanto è stato suscitato<br />

dalla Parola. La parte fondante<br />

dell’incontro (Questa è la nostra<br />

fede) è affi data alla catechesi del<br />

parroco don Nicola Urgo che, con<br />

la nota maestrìa, ci presenta di<br />

volta in volta la sottolineatura del<br />

Credo, traendone spunti di rifl essione<br />

per la nostra vita familiare.<br />

L’ultima sezione (Le domande<br />

<strong>della</strong> fede) invita innanzitutto a<br />

trovare delle risposte nel proprio<br />

cuore per poi mettersi in relazione<br />

con il proprio partner e condividere<br />

infi ne con tutto il gruppo;<br />

purtroppo quest’ultima parte<br />

non sempre la si riesce a portare<br />

a termine ma il foglio contenente<br />

gli spunti di rifl essione diventa un<br />

ottimo strumento che, portato a<br />

casa, nella tranquillità delle mura<br />

domestiche, permette un confronto<br />

più sereno con se stessi,<br />

nella dinamica di coppia e con<br />

la famiglia intera. L’incontro formativo<br />

si chiude con la recita del<br />

Credo e, spostandoci nel salone<br />

parrocchiale, ci fermiamo ancora<br />

per fare insieme quello che normalmente<br />

si vive in ogni famiglia.<br />

Ad oggi abbiamo sperimentato<br />

nel primo incontro l’agape fraterno,<br />

con un momento di convivialità,<br />

nel secondo incontro (nel<br />

giorno <strong>della</strong> festa <strong>della</strong> famiglia)<br />

la tombolata, diventata ormai<br />

tradizione per la nostra parrocchia.<br />

Da diversi anni, infatti, si organizza<br />

una tombolata destinata<br />

alla raccolta di fondi da devolvere<br />

in benefi cenza. Da due anni, in<br />

memoria e per volontà indiretta<br />

dello stesso Sabino, il piccolo e<br />

caro parrocchiano scomparso<br />

il 23 gennaio 2011, la nostra parrocchia<br />

ha adottato una bambina<br />

fi lippina alla quale è stato dato<br />

il nome di Sabina. Come l’anno<br />

scorso, anche quest’anno, pertanto,<br />

il ricavato sarebbe stato<br />

destinato alla piccola Sabina.<br />

A nulla, purtroppo, è servita la<br />

nutrita partecipazione a questo<br />

evento (un salone gremito all’eccesso<br />

da piccoli, giovani, adulti e<br />

anziani) perché abbiamo subìto<br />

un furto il giorno 31 dicembre che<br />

ha sottratto l’intera somma raccolta<br />

la sera precedente, somma<br />

che non era ancora stata quantifi<br />

cata. Il meschino gesto, pur lasciando<br />

un profondo sconforto<br />

in tutti noi, non ci impedisce di<br />

guardare con serenità e fi ducia<br />

il futuro… quando si crede in ciò<br />

che si fa, anche con sacrifi ci e rinunce,<br />

si è disposti sempre a fare<br />

<strong>della</strong> carità il motore <strong>della</strong> propria<br />

vita.<br />

Questa esperienza ha incoraggiato<br />

e raff orzato i valori che sono<br />

propri <strong>della</strong> famiglia ed ha educato<br />

ad uscire dall’ambito prettamente<br />

familiare, suscitando l’esigenza<br />

di mettersi al servizio degli<br />

altri e facendo <strong>della</strong> parrocchia il<br />

luogo in cui la famiglia porta anche<br />

la sua esperienza di servizio,<br />

la confronta alla luce <strong>della</strong> Parola<br />

di Dio e ne trae la forza per continuare.<br />

TRICARICO CATTEDRALE<br />

“È NECESSARIO CHE I FEDELI ABBIANO<br />

LARGO ACCESSO ALLA SACRA SCRITTURA”<br />

(Dei Verbum 22)<br />

di Antonio Chessa<br />

Nel celebre dramma di Samuel Beckett Aspettando Godot (del 1952), Vladimir<br />

dice ad Estragon : Hai mai letto la Bibbia? “ Estragon risponde: “La Bibbia?<br />

Devo averci dato un’occhiata”. Le battute che si scambiano questi due<br />

vagabondi protagonisti di questo dramma esprimono un atteggiamento comune<br />

a molti: un’occhiata bisogna pur darla a questo testo così acclamato<br />

ma , come accade per i classici , poco letto. Persino per i cattolici il poeta<br />

francese Paul Claudel non esitava a dire che essi nutrono nei confronti <strong>della</strong><br />

Bibbia un grande rispetto e questo rispetto lo dimostrano standone i più<br />

lontani possibile. In verità bisogna riconoscere che il Concilio Vaticano II ha<br />

fatto si che questa distanza fosse accorciata nella liturgia, nella catechesi e<br />

nella stessa teologia<br />

Sempre più anche in ambito laico si riconosce la necessità di avere tra le<br />

mani questo grande codice <strong>della</strong> cultura occid entale per poterne decifrare<br />

e ammirare le produzioni più alte nel campo delle arti e persino in al-


Dalle Parrocchie<br />

cuni aspetti <strong>della</strong> nostra quotidianità, per non parlare<br />

dell’incidenza che la Sacra Scrittura ha avuto sull’orizzonte<br />

dell’ethos e dell’etica comune (per es. il Decalogo).<br />

“È necessario che i fedeli abbiano largo accesso alla<br />

Sacra Scrittura” (Dei Verbum 22).<br />

Alla luce di questa esortazione <strong>della</strong> Dei Verbum, costituzione<br />

dogmatica sulla divina rivelazione del Concilio<br />

Vaticano II, la parrocchia cattedrale , da alcuni anni, ha<br />

formato un gruppo biblico guidato dal nostro parroco<br />

don Giovanni Trolio. È un gruppo non numeroso , aperto<br />

a tutte le parrocchie di Tricarico, ma desideroso di<br />

conoscere la Sacra Scrittura , regola di vita per ogni<br />

credente.<br />

Si riunisce ogni mercoledì sera, dalle ore 19,30 alle ore<br />

20,30, presso la casa parrocchiale. Le lezioni bibliche,<br />

tenute da Don Giovanni Trolio con molta passione e<br />

competenza, non sono solo un’occasione per conoscere<br />

il Vecchio Testamento, il Nuovo Testamento ma<br />

anche un’opportunità per aff rontare alcuni dei grandi<br />

temi contemporanei. Il metodo che Don Giovanni usa<br />

è quello <strong>della</strong> lettura diretta, dell’analisi e del commento<br />

del testo, talvolta con l’ausilio di tavole riassuntive<br />

sull’interpretazione del contenuto narrativo o di tavole<br />

illustrative come nel caso del libro <strong>della</strong> Genesi,<br />

dell’Esodo o del Deuteronomio. Tavole suggestive che<br />

mostrano le diverse tappe del popolo ebreo verso la<br />

terra promessa, o la struttura del tempio ebraico o<br />

degli indumenti sacri. A volte don Giovanni fa uso anche<br />

di DVD al fi ne di comprendere meglio il contenuto<br />

biblico. Le lezioni svolte fi no a questo momento hanno<br />

riguardato i cinque libri del Pentateuco che comprendono<br />

la Genesi, l’Esodo, il Levitico, i Numeri e il<br />

Deuteronomio; quest’ultimo libro lo sta attualmente<br />

aff rontando. Seguendo queste lezioni, noi che partecipiamo<br />

abbiamo appreso che le vicende narrate nel<br />

libro dell’Esodo costituiscono l’asse portante intorno<br />

al quale ruotano le altre parti del Pentateuco ovvero<br />

la storia dell’alleanza del popolo d’Israele con Dio,<br />

cioè la storia primitiva e patriarcale, la permanenza nel<br />

deserto, e l’ingresso a Canaan, nella terra promessa,<br />

che appare come una continuazione e un compimento<br />

delle promesse di Dio fatte ad Abramo nella Genesi.<br />

Nel corso delle lezioni ci siamo resi conto che la<br />

mentalità di oggi a volte rappresenta un ostacolo<br />

alla comprensione <strong>della</strong> religione di un popolo così<br />

antico come quello ebraico e per questo è importante<br />

la mediazione di un testo più recente come il Nuovo<br />

Testamento, gli scritti <strong>della</strong> Chiesa e l’esegesi, ovvero<br />

l’interpretazione critica del testo biblico. Abbiamo<br />

anche notato che esistono delle contraddizioni e<br />

delle separazioni apparenti tra il Vecchio e il Nuovo<br />

non solo rispetto agli aspetti religiosi, ma anche in<br />

riferimento al modo di vivere e di pensare. A questo<br />

proposito, però, la Dei Verbum al cap.3 par.12 spiega<br />

come interpretare la Sacra Scrittura:<br />

“Poiché Dio nella sacra Scrittura ha parlato per mezzo di<br />

uomini alla maniera umana, l’interprete <strong>della</strong> sacra Scrittura,<br />

per capire bene ciò che egli volle comunicare, deve<br />

ricer care con attenzione che cosa realmente gli agiografi<br />

hanno in teso dire e che cosa a Dio è piaciuto manifestare<br />

con le loro pa role…E’ necessario dunque che l’interprete<br />

ricerchi il senso che l’agiografo intese esprimere ed<br />

espresse in determinate circo stanze, secondo la condizione<br />

del suo tempo e <strong>della</strong> sua cultu ra, per mezzo dei<br />

generi letterari allora in uso. Infatti, per comprendere<br />

esattamente quello che l’autore sacro ha voluto asserire<br />

nello scrivere, si deve fare debita attenzione sia agli abituali<br />

e originari modi di intendere, di esprimersi e di raccontare<br />

vigenti ai tempi dell’agiografo, sia a quelli che<br />

allora erano in uso qua e là nei rapporti umani.”<br />

Il Vecchio Testamento, però, non è un insieme narrativo,<br />

dispositivo o legislativo immutabile ma è frutto di<br />

aggiunte e di rielaborazioni successive dovute alle diverse<br />

tradizioni, quella Javhista, Eloista, Sacerdotale o<br />

Deuteronomica. Basta anche un semplice episodio per<br />

mostrare come le diverse tradizioni possano coesistere<br />

contemporaneamente.La conoscenza <strong>della</strong> Bibbia<br />

come parola dell’uomo è una premessa necessaria per<br />

poter scorgere in essa la potente Parola di Dio che vive<br />

in eterno (Ebr 4,12).<br />

La scoperta di questo straordinario Libro Sacro ci<br />

permette di conoscere di più l’uomo nelle sue luci e<br />

ombre ma soprattutto nell’aff ascinante avventura con<br />

il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe.<br />

43


44<br />

Alla Scuola dei Santi<br />

Riportiamo<br />

in questa rubrica<br />

una lettera che<br />

il venerabile<br />

Delle Nocche<br />

ha inviato alle<br />

“sue” suore<br />

“Per la Chiesa,<br />

con il Papa”<br />

e un brano<br />

del libro:<br />

“Non riusciva<br />

ad essere triste,<br />

profi lo biografi co di<br />

Maria Marchetta”<br />

di Michele Celiberti.<br />

Tricarico, 6 giugno 1931<br />

Figlie mie,<br />

tutte avete saputo<br />

gli avvenimenti di questi ultimi<br />

giorni, avete sentita la parola del<br />

Santo Padre, avete inteso come<br />

stanno le cose nella nostra Italia.<br />

Purtroppo, dopo la serena e<br />

paterna parola del Santo Padre,<br />

non pare che venga una<br />

requiscenza; anzi lo spirito del<br />

male si ostina, si oppone più<br />

recisamente al bene e insiste<br />

nell’aff ermare principi del tutto<br />

opposti a quelli <strong>della</strong> Chiesa, a<br />

quelli del Santo Padre.<br />

Si vuole aff ermare che la<br />

formazione anche spirituale in<br />

materia religiosa non spetta alla<br />

Chiesa ma allo Stato. Quali<br />

conseguenze porteranno questi<br />

principi? Noi non lo sappiamo. È<br />

stato dichiarato che la formazione<br />

che si dava nei circoli giovanili<br />

cattolici era in opposizione ai<br />

principi fascisti; domani si potrà<br />

dire ciò di ogni scuola religiosa, di<br />

ogni insegnante, che non dipenda<br />

dal governo. Dinanzi a queste<br />

aberrazioni dello spirito umano<br />

che neanche nei periodi più<br />

gravi di terrore si sono verifi cati,<br />

dinanzi a queste cose così mostruose,<br />

non resta che pregare e<br />

implorare la misericordia di Dio.<br />

Non sappiamo dove ci porti la<br />

china del male.<br />

Ci vuole un miracolo perché<br />

esso si arresti, ma di solito si<br />

arriva alle ultime conseguenze.<br />

Il Papa ha dichiarato che queste<br />

violenze sono la naturale conseguenza<br />

dello spirito educativo<br />

prettamente anticristiano di questi<br />

ultimi tempi; si educa all’odio,<br />

alla violenza; i giovani, si dice devono<br />

sapere odiare, altrimenti<br />

non possono essere forti. E quando<br />

si fa osservare che ciò è contrario<br />

allo spirito di Gesù Cristo, si<br />

risponde che noi non sappiamo<br />

leggere il Vangelo, che il Santo<br />

Padre non sa leggere il Vangelo.<br />

(…) Chi doveva dirlo a voi, buone<br />

fi gliole? Forse vi cullavate nel<br />

pensiero di una Italia cattolica<br />

dove avreste potuto lavorare nella<br />

tranquillità e nella pace. Invece<br />

il Signore vuole che facciate il vostro<br />

apostolato, ma lo facciate in<br />

mezzo alla tempesta.<br />

Il Santo Padre è meraviglioso per<br />

la calma che mostra in quest’ora<br />

tempestosa. Non a casa è stato<br />

scelto il giorno per la soppressio-<br />

ne dei circoli, giorno genetliaco<br />

del Santo Padre. Eppure il Santo<br />

Padre ha piena fi ducia nell’aiuto<br />

del Signore, che ha promesso di<br />

essere con la sua Chiesa fi no alla<br />

consumazione dei secoli. La Chiesa<br />

trionferà; noi trionferemo con<br />

la Chiesa, se sapremo con lei essere<br />

forti. In questo momento<br />

doloroso tanti che fi no a ieri si dicevano<br />

cattolici, ma che lo erano<br />

per semplice opportunismo, non<br />

ci salutano nemmeno. (…) Nelle<br />

diffi coltà e nelle prove si vedono<br />

quelli che veramente amano il<br />

Santo Padre.<br />

Voi, fi gliole care, forse non<br />

avrete vere persecuzioni, ma in<br />

mezzo a queste gravi diffi coltà<br />

avete un compito grandissimo.<br />

(…) Esse devono sentire che<br />

quando si tocca la persona del<br />

Papa, si tocca Gesù Cristo stesso.<br />

In questo momento esse devono<br />

intensifi care la loro vita di adorazione<br />

e di riparazione, devono<br />

sentire più forte, assoluto, intera<br />

la devozione al Santo Padre.<br />

Ma devo aggiungere un’altra<br />

parola. Voi avete sentito e sentirete<br />

i discorsi del Santo Padre;<br />

gli avete scritto, ma non basta,<br />

dovete fare qualche cosa di più.<br />

Voi pregherete, vi commuoverete<br />

e forse vi verrà il desiderio di dire<br />

a nostro Signore; perché non<br />

umili i prepotenti?<br />

Ma ascoltiamo la raccomandazione<br />

del Santo Padre non li<br />

castigare, ma con la tua misericordia<br />

perdonali, continua a benefi<br />

carli, convertirli, perché essi<br />

con noi, e noi con essi, possiamo<br />

tutti lavorare alla gloria di Dio e al<br />

vero bene degli uomini. (…)<br />

Voi pregherete con questo<br />

spirito, con lo spirito di Gesù. Ma<br />

badate che quando la Chiesa sof-


Alla Scuola dei Santi<br />

fre, quando il Santo Padre soff re, quando<br />

Gesù soff re, voi fareste male le vostri<br />

adorazioni, le vostre riparazioni, se<br />

per piccole soff erenze vi lamentaste,<br />

se ogni cosa che ferisce voi vi abbattesse,<br />

tanto da non rendervi capaci di pensare<br />

ad altro. Figlie mie, sotto un capo<br />

coronato di spine non possono stare<br />

membra coronate di rose, e non dico<br />

solo di rose, ma non possono stare<br />

membra delicate. Accettare tutte le<br />

spine, tutto quello che ferisce il vostro<br />

amor proprio, le diffi coltà <strong>della</strong> vita comune,<br />

gli incomodi <strong>della</strong> casa, del vitto,<br />

tutto con amore. Non dico che non<br />

dovete soff rire, perché altrimenti non<br />

avreste alcun merito, ma pur soff rendo<br />

non dovete lamentarvi delle soff erenze;<br />

altrimenti le vostre riparazioni sarebbero<br />

nulle.<br />

In questo periodo sarete più raccolte,<br />

più mortifi cate, più caritatevoli<br />

scambievolmente e con quelli che sono<br />

causa di tanti dolori per la nostra Chiesa;<br />

intensifi cherete le preghiere per il<br />

Santo Padre e le farete con maggior<br />

fervore. Domani a questo scopo off rirete<br />

tutta la giornata. Questa dev’essere<br />

la vostra posizione nell’ora presente,<br />

questo il vostro posto ai piedi di<br />

Gesù Sacramentato.<br />

+ Raff aello Vescovo<br />

Inferma<br />

e ferma<br />

Maria fu chiamata a vivere la vocazione di ragazza destinata<br />

ormai ad essere “non-ferma” (inferma) sulle sue gambe,<br />

debole perciò, incapace di stare ritta, ed insieme<br />

condannata ad essere “ferma”, cioè immobile nella sua brandina.<br />

Le foto ce la presentano così: sempre bocconi sul letto, posizionata<br />

nello stesso modo, appoggiata sui gomiti, che le permettono<br />

di tenere sollevato il busto e la testa, di compiere qualche<br />

movimento e di guardare alla vita dalla spalliera anteriore del<br />

suo lettino. Per ogni altro movimento si richiederà l’aiuto di<br />

altri: per rigirarsi, per cambio di posizione, per cambio di letto,<br />

per le sue necessità fi siche, per prendere o depositare qualcosa<br />

ci sarà bisogno di altri. In poltrona o sulla sedia a rotelle non<br />

regge: vertigini e conati di vomito le impediscono l’uso di questi<br />

strumenti, che pur tanto alleviano il dolore dei paraplegici.<br />

Per Maria, aff etta da paraplegia fl accida, non fu possibile. Sempre<br />

e solo sul letto, sempre e solo nella stessa posizione!. Si lascia<br />

immaginare al lettore il disagio e la soff erenza di una ragazza, nel<br />

pieno <strong>della</strong> sua giovinezza, imprigionata in questo stato.<br />

In casi simili, nei caratteri forti si può originare o una disperazione<br />

nera, con ribellione e rifi uto dell’operato di Dio, avvero la<br />

costruzione di una robusta santità, con recupero di visione del<br />

nuovo stato come di un singolare privilegio dell’amore di Dio. I<br />

caratteri deboli giocano tragicamente alla malattia tra disperazioni<br />

e speranze, tra preghiere e bestemmie, tra urla e canti, tra pianti<br />

e rabbia, tra rimproveri e sfi de al Signore e pentimenti di corto<br />

respiro. Nei primi c’è una semiretta; segmenti, spezzoni di santità<br />

nei secondi.<br />

Maria era una ragazza determinata e risoluta e su certe cose non<br />

transigeva. E tale resterà essenzialmente pur contornando di<br />

bontà, di sorriso, di umiltà arrendevole la sua fortezza. Divenuta<br />

ammalata, non diventerà moralmente “in-ferma” (debole), ma<br />

sarà più “ferma”, ognor più confermandosi nella persuasione di<br />

una chiamata privilegiata avuta in dono dal Signore. Nel suo fi sico<br />

infermo, d’ora in poi potremo constatare e sperimentare una<br />

personalità robusta e ferma, ma non bloccata, in continua opera<br />

di raff orzamento e perfezionamento dei suoi tratti fi sionomicospirituali,<br />

che ne connoteranno, come unica e irrepetibile,<br />

l’immagine, mai foto-copia di altre. Sarà un “unicum”.<br />

45


46<br />

Segni di comunione e partecipazione<br />

Consiglio Pastorale Diocesano<br />

Verbale n. 21<br />

L’anno 2013, il giorno 24 gennaio, alle ore 17:20, presso la Parrocchia “Madonna di Pompei”<br />

in Garaguso Scalo, su convocazione del Vescovo S. E. Monsignor Vincenzo Carmine Orofi no,<br />

si è riunito il Consiglio Pastorale Diocesano per discutere il seguente ordine del giorno:<br />

1. Lett ura e approvazione del verbale <strong>della</strong> riunione precedente;<br />

2. Programmazione pastorale: esercizi spirituali per laici, missione popolare nelle<br />

parrocchie, giornata del laicato, anno <strong>della</strong> Cresima…;<br />

3. Verifi ca delle att ività degli uffi ci diocesani;<br />

4. Varie ed eventuali.<br />

1. Presiede S. E. Mons. Vincenzo Carmine Orofi no. Sono presenti 3 sacerdoti, una religiosa e<br />

11 laici consiglieri. Viene lett o ed approvato il verbale dell’ultima seduta.<br />

2. Il secondo punto all’ordine del giorno, la programmazione delle prossime iniziative<br />

dell’anno pastorale 2012-2013:<br />

a) Esercizi spirituali per i laici: è confermata la data e viene ricordato il termine ultimo<br />

per le iscrizioni.<br />

b) Missione popolare: avrà inizio a sett embre 2013 dalla zona Val D’Agri-Sauro, da<br />

Montemurro e si concluderà a dicembre 2014 a Tricarico. Padre Giuseppe Gazzaneo,<br />

responsabile delle missioni <strong>della</strong> Provincia Salernitano-Lucana dei frati minori,<br />

incontrerà i Consigli Pastorali Parrocchiali, secondo il calendario concordato con ogni<br />

parroco. L’obiett ivo di questi incontri è quello di conoscere la situazione religiosa e le<br />

esigenze-richieste di ogni singola comunità. Per questo motivo la presenza dei padri<br />

francescani è dilazionata nel tempo così da consentirne una migliore distribuzione<br />

nelle parrocchie.<br />

La missione popolare si aprirà con un Pellegrinaggio diocesano ad Assisi dal 29 al 31<br />

agosto 2013 che potrebbe avere il seguente programma:<br />

29/08/2013: Fiaccolata serale in un luogo signifi cativo<br />

(Santa Maria degli Angeli o piazza Vescovile in Assisi).<br />

30/08/2013: In questa giornata ogni parrocchia compirà autonomamente un<br />

percorso nei vari luoghi di spiritualità francescana nella citt à di Assisi.<br />

Per ragioni di ordine logistico ogni parrocchia, avrà un suo programma<br />

preciso e sarà guidata da un padre francescano.


Segni di comunione e partecipazione<br />

31/08/2013: Momenti comunitari presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli:<br />

ore 10.00 – 11.00: Confessioni (padri francescani e parroci diocesani);<br />

ore 11.15: Solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Rev.<br />

ma Mons. Vincenzo Orofi no con consegna del mandato missionario ai<br />

padri.<br />

Una croce grande sarà consegnata al parroco <strong>della</strong> Catt edrale e ad ogni<br />

parrocchia uno stendardo con le date <strong>della</strong> missione.<br />

Il pellegrinaggio si concluderà con il pranzo. A seguire il rientro.<br />

La missione popolare si concluderà l’8 dicembre 2014, nel 160° anniversario dalla<br />

proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, con una solenne celebrazione in<br />

Catt edrale e con un att o di affi damento <strong>della</strong> Diocesi alla Vergine Maria.<br />

L’organizzazione del programma <strong>della</strong> missione popolare non dovrà ricalcare quello<br />

<strong>della</strong> Visita Pastorale che è un gesto di governo del Vescovo, ma quello di un annuncio<br />

del Vangelo rivolto in modo particolare alle famiglie e ai giovani, avvero a tutt a la<br />

parrocchia. Una sintesi fatt a dal Vescovo con proposte concrete è stata consegnata ai<br />

sacerdoti per discuterne negli incontri zonali. Successivamente sarà inviata a padre<br />

Giuseppe che dopo inizierà ad incontrare i Consigli Pastorali Parrocchiali.<br />

c) Giornata del laicato catt olico: si svolgerà il 25 aprile 2013 secondo lo stesso schema<br />

dell’anno precedente: accoglienza, testimonianza, preghiera. Anche il gruppo di lavoro<br />

sarà il medesimo, guidato da don Nicola Urgo.<br />

Per la testimonianza sono state fatt e alcune proposte e se ne verifi cherà la disponibilità.<br />

d) Anno <strong>della</strong> cresima: S. E. Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontifi cio Consiglio<br />

per la Promozione <strong>della</strong> Nuova Evangelizzazione, con una comunicazione, ha invitato a<br />

partecipare all’incontro col Santo Padre con i cresimandi (27 - 28 aprile) e con i catechisti<br />

(28 – 29 sett embre); appuntamenti già inseriti nell’agenda pastorale. Per l’incontro con<br />

i cresimandi ogni parrocchia si organizzerà autonomamente per partecipare agli eventi<br />

proposti per la domenica 28 aprile. I cresimandi saranno accompagnati dai padrini/<br />

madrine e dai genitori, ovviamente guidati dai catechisti. La diocesi contribuirà alle<br />

spese di viaggio dei cresimandi, quale segno di reale att enzione nei loro confronti.<br />

Per quanto riguarda il Pellegrinaggio per i catechisti del 28-29 sett embre la discussione è<br />

stata rinviata al prossimo incontro.<br />

3. Varie ed eventuali: la giornata del malato dell’11 febbraio 2013 si terrà ad Albano di Lucania.<br />

Lo scopo è quello di portare e far conoscere l’U.N.I.T.A.L.S.I. in tutt i i paesi.<br />

La seduta si è tolta alle ore 19.30, dopo la recita <strong>della</strong> preghiera dell’Angelus.<br />

Il segretario (facente funzione) Il presidente<br />

Annalisa Lamaina S. E. Mons. Vincenzo Carmine Orofi no<br />

47


CORSO SUL CREDO<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

PROGRAMMA<br />

<br />

<br />

<br />

Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali<br />

Anno pastorale 2012-2013<br />

GIORNATA<br />

DEL LAICATO<br />

CATTOLICO<br />

Santuario di Fonti - 25 aprile 2013<br />

ore 10.00: Arrivi.<br />

ore 10.30: Santa Messa presieduta dal Vescovo Mons. Vincenzo Orofino<br />

e testimonianze.<br />

ore 13.00: Pranzo comunitario.<br />

ore 15.30: Festa insieme.<br />

ore 19.00: Preghiera conclusiva.<br />

Sono invitati a partecipare tutti i battezzati e in modo particolare le famiglie, le associazioni, i<br />

movimenti e gruppi ecclesiali.


Agenda<br />

Aprile 2013<br />

1 Lun Lunedì dell’Angelo<br />

7 Dom Domenica <strong>della</strong> Divina Misericordia<br />

Anno <strong>della</strong> Cresima: in ogni parrocchia consegna ai cresimandi del segno<br />

<strong>della</strong> Pietà;<br />

Garaguso scalo: ritiro spirituale per i Ministri straordinari <strong>della</strong> Comunione.<br />

9 Mar Tricarico: incontro di formazione permanente per il clero.<br />

11 Gio Garaguso Scalo – Santuario <strong>della</strong> Madonna del Sauro: Adorazione<br />

eucaristica zonale.<br />

13 Sab Garaguso Scalo: corso teologico per aspiranti diaconi permanenti e<br />

coloro che lo desiderano.<br />

14 Dom III Domenica di Pasqua. 89a Giornata per l’Università Cattolica del<br />

Sacro Cuore (colletta obbligatoria)<br />

Corleto Perticara: Anno <strong>della</strong> fede, Corso sul Credo tenuto dal Vescovo per la<br />

Zona Val d’Agri-Sauro (per tutti).<br />

15 Lun Tricarico: incontro dei sacerdoti giovani.<br />

19 Ven Pellegrinaggio diocesano a Marano (NA), paese natio del Venerabile<br />

Delle Nocche, in occasione del 135° anniversario <strong>della</strong> sua nascita.<br />

20 Sab Garaguso scalo: corso teologico per aspiranti diaconi permanenti e<br />

coloro che lo desiderano;<br />

Azione Cattolica Giovani: Sichem (ritiro spirituale per giovani).<br />

21 Dom IV Domenica di Pasqua. 50a Giornata di preghiera per le vocazioni.<br />

Garaguso Scalo: Anno <strong>della</strong> fede, Corso sul Credo tenuto dal Vescovo per la<br />

Zona Val Basento (per tutti);<br />

Azione Cattolica Giovani: Sichem (ritiro spirituale per giovani).<br />

23 Mar Incontro zonale di clero.<br />

25 Gio Santuario di Fonti: Giornata del laicato cattolico.<br />

27 Sab Garaguso Scalo: corso teologico per aspiranti diaconi permanenti e<br />

coloro che lo desiderano.<br />

28 Dom V Domenica di Pasqua<br />

Tricarico: ritiro spirituale per le Religiose;<br />

UNITALSI: catechesi sul tema dell’anno;<br />

Anno <strong>della</strong> <strong>Fede</strong> – Anno <strong>della</strong> Cresima: i cresimandi e i padrini/madrine<br />

partecipano a Roma all’incontro del Santo Padre con tutti i cresimandi del<br />

mondo.<br />

Maggio 2013<br />

1 Mer Pellegrinaggio diocesano al santuario di Fonti (Tricarico).<br />

4 Sab Garaguso Scalo: corso teologico per aspiranti diaconi permanenti e<br />

coloro che lo desiderano<br />

5 Dom VI Domenica di Pasqua. Giornata di sensibilizzazione per il sostegno<br />

economico alla Chiesa Cattolica<br />

Anno <strong>della</strong> Cresima: in ogni parrocchia consegna ai cresimandi del segno<br />

del Timor di Dio;<br />

Garaguso Scalo: ritiro spirituale per i Ministri straordinari <strong>della</strong> Comunione;<br />

A.C. Adulti: settimana (5-11) <strong>della</strong> comunità.<br />

7 Mar Tricarico: incontro di formazione permanente per il clero.<br />

9 Gio Garaguso Scalo – Santuario <strong>della</strong> Madonna del Sauro: Adorazione<br />

eucaristica zonale.<br />

11 Sab Garaguso Scalo: corso teologico per aspiranti diaconi permanenti e<br />

coloro che lo desiderano;<br />

UNITALSI: pellegrinaggio a Pietrelcina.<br />

12 Dom Ascensione del Signore. 47a Giornata per le comunicazioni sociali.<br />

Anno <strong>della</strong> Cresima: ritiro spirituale per i cresimandi, padrini/madrine a<br />

livello zonale (Garaguso Scalo – Corleto).<br />

13 Lun Incontro dei sacerdoti giovani.<br />

14 Mar Tricarico: Consiglio Presbiterale – Collegio dei Consultori.<br />

16 Gio Garaguso Scalo: Consiglio Pastorale Diocesano.<br />

18 Sab Garaguso Scalo: corso teologico per aspiranti diaconi permanenti e<br />

coloro che lo desiderano;<br />

Solenne veglia di Pentecoste in tutte le parrocchie (in contemporanea,<br />

dalle ore 21,00 alle ore 22,00).<br />

19 Dom Pentecoste<br />

Mattina, ore 11,00, nella chiesa S. Antonio di Stigliano: Celebrazione<br />

unitaria <strong>della</strong> S. Cresima per tutti cresimandi <strong>della</strong> Zona Val d’Agri-Sauro;<br />

Pomeriggio, ore 18,00, nella Cattedrale di Tricarico: Celebrazione unitaria<br />

<strong>della</strong> S. Cresima per tutti cresimandi <strong>della</strong> Zona Val Basento.<br />

21 Mar Incontro zonale di clero.<br />

25 Sab Garaguso Scalo: corso teologico per aspiranti diaconi permanenti e<br />

coloro che lo desiderano;<br />

Azione Cattolica Giovani: Sichem (ritiro spirituale per giovani);<br />

Tricarico: Consiglio Diocesano per gli Aff ari Economici.<br />

26 Dom SS.ma Trinità<br />

Azione Cattolica Giovani: Sichem (ritiro spirituale per giovani);<br />

UNITALSI: catechesi sul tema dell’anno.<br />

Giugno 2013<br />

1 Sab Garaguso Scalo: Giornata diocesana del malato.<br />

2 Dom Corpus Domini<br />

Garaguso scalo: ritiro spirituale per i Ministri straordinari <strong>della</strong> Comunione.<br />

7 Ven Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù<br />

Santuario di Fonti: Giornata di santifi cazione sacerdotale.<br />

16 Dom Azione Cattolica Giovani: Sichem (ritiro spirituale per giovani).<br />

17 Lun Giornate sacerdotali.<br />

18 Mar Giornate sacerdotali.<br />

19 Mer Giornate sacerdotali.<br />

20 Gio Giornate sacerdotali.<br />

21 Ven Giornate sacerdotali.<br />

22 Sab Giornate sacerdotali.<br />

24 Lun Uff . Past.le Giov.le: Vacanza in montagna per i giovani (14-18 anni).<br />

25 Mar Uff . Past.le Giov.le: Vacanza in montagna per i giovani (14-18 anni).<br />

26 Mer Uff . Past.le Giov.le: Vacanza in montagna per i giovani (14-18 anni).<br />

27 Gio Uff . Past.le Giov.le: Vacanza in montagna per i giovani (14-18 anni).<br />

28 Ven Uff . Past.le Giov.le: Vacanza in montagna per i giovani (14-18 anni).<br />

29 Sab Uff . Past.le Giov.le: Vacanza in montagna per i giovani (14-18 anni).<br />

30 Dom Giornata per la carità del Papa (colletta obbligatoria)<br />

Uff . Past.le Giov.le: Vacanza in montagna per i giovani (14-18 anni);<br />

UNITALSI: catechesi sul tema dell’anno.<br />

49


nel Parco nazionale del Pollino<br />

Per giovani (14 – 18 anni), dal 24 al 30 giugno 2013<br />

Costo dell’intero soggiorno (compreso il viaggio in pullman): € 150,00<br />

Per universitari e giovani lavoratori, dal 18 al 24 agosto 2013<br />

Costo dell’intero soggiorno (compreso il viaggio in pullman): € 180,00<br />

Pe famiglie, dal 21 al 28 luglio 2013<br />

Costo dell’intero soggiorno (compreso il viaggio in pullman):<br />

Adu € 200,00; Figli (0 – 2 anni non comp) gra Figli (3 – 18 anni non comp) € 150,00; dal terzo glio pagante gra

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