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14 Vita in Diocesi “Il Signore continua a chiamare e ancora oggi si manifesta a noi nella sua Chiesa attraverso i volti di persone che si sono lasciati trasformare dall’Amore”. Con queste parole il nostro vescovo, monsignor Vincenzo Orofi no, domenica 24 febbraio 2013 ha accolto la richiesta di Giuseppe Viscera di essere ammesso tra i candidati all’Ordine sacerdotale. Il rito di Ammissione si è svolto nella parrocchia di Giuseppe, Madonna del Carmine in Grassano, alla presenza dei parroci e dei seminaristi della I Seminaristi della Diocesi AMMISSIONE AGLI ORDINI SACRI DI GIUSEPPE VISCERA “Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare”. (Lc 9,28) nostra diocesi, abbracciato dalla sua famiglia e da tutta la comunità grassanese. Il cammino di Giuseppe, dopo anni di profondo discernimento, nella vita parrocchiale – diocesana e dopo due anni di seminario, giunge alla prima tappa del percorso che lo porterà al sacerdozio ministeriale. Il vescovo ha augurato a Giuseppe di perseverare nel cammino di sequela e di essere sempre testimone del Signore crocifi sso e risorto. Tutta la Chiesa di Tricarico accompagna questo suo fi glio con la preghiera e con amorevole vicinanza.
Vita in Diocesi UN CAPODANNO DI CARITÀ Si è ripetuto anche nel 2013 il capodanno alternativo organizzato dall’Azione cattolica della diocesi di Tricarico; un’esperienza per tutti coloro che vogliono fare una scelta ben precisa: essere cristiani sul campo, togliendo del tempo e della festa a se stessi per farne dono all’altro. Se negli ultimi anni il capodanno alternativo si è svolto presso istituti e posti di disagio della diocesi e della regione ( casa-famiglia Lo scoiattolo di Campomaggiore nel 2012, don Uva di Potenza nel 2011), questa volta l’AC diocesana si è concessa una “trasferta”, quella che ha visto i giovani partecipanti impegnati alla Caritas romana nei centri Gabriele Castiglion di Ostia e nella Cittadella della Carita’ - Santa Giacinta di Roma. L’esperienza, al pari di quelle degli anni precedenti, è stata molto delicata, ma con la novità che il servizio prestato dai giovani di AC è stato di prima assistenza, cioè verso gente sì disagiata, povera , soff erente ma soprattutto emarginata e abbandonata a se stessa . La Caritas infatti rappresenta il primo approdo per i “poverissimi”, l’interfaccia tra la strada e gli istituti di accoglienza e ha come obiettivo quello di salvaguardare e tutelare le persone che vivono in condizioni di estrema soff erenza fi sica, mentale, materiale e che non possono permettersi cure e condizioni di vita migliori. Ben 160 i pranzi serviti il giorno 31 dicembre dell’anno che ci ha appena lasciati, al Gabriele Castiglion; nello stesso centro i pasti serviti a cena sono stati circa 100. In tutto questo i volontari AC, con l’aiuto dei coordinatori del posto, si sono organizzati al meglio per registrare tutti gli utenti del servizio mensa (ovviamente gratuito), distribuire vassoi, preparare i piatti, servire e lavare. Ma non solo questo. I giovani, in quanto cristiani, hanno avvertito la necessità di vivere quel tempo in una relazione più profonda con chi poteva sembrare semplicemente il cliente della mensa. Per questo motivo, oltre a consumare i pasti assieme ai poveri (eventualmente interagen- Giuseppe Dambrosio do con essi e avendo cura di non lasciare scoperti i vari settori della cucina), si è deciso di vivere l’attesa del nuovo anno nella condivisione di momenti di festa (musica e canzoni) e di gioco (tombola di fi ne serata). Alla mezzanotte auguri e panettone nel cortile della mensa. I giovani volontari hanno poi lasciato Ostia per recarsi all’alloggio facente parte della Cittadella della Carita’ , dove, il primo giorno del nuovo anno, hanno partecipato alla Santa Messa assieme alla gente che trova ospitalità nel medesimo centro e, a pranzo, con le stesse modalità organizzative, hanno servito circa 110 pasti. Nel pomeriggio dello stesso giorno, breve visita al centro di Roma e al presepe di Franco Artese di Grassano in Piazza San Pietro. Infi ne il rientro in autobus con la consueta “messa in comune” di ciò che, a conclusione dell’esperienza, ha riempito il cuore di ciascuno: è emersa in maniera ancora più evidente la consapevolezza del disagio e della povertà che vive un gran numero di persone, ma allo stesso tempo la certezza di essere riusciti a rinunciare a qualcosa e a dedicare un tempo a qualcuno. È stato messo in rilievo,inoltre, il fatto che anche nel mondo occidentale ci sono delle situazioni di grande soff erenza la cui non esistenza è a volte data per scontata. Questo capodanno alternativo in particolare ha fatto anche comprendere quanto il compito di un volontario sia tutt’altro che semplice e banale: parole, sguardi, gesti possono infl uire molto sullo stato d’animo di una persona che, per quanto tribolata, ha sempre un orgoglio e una dignità. Infi ne come cristiani si raff orza l’impegno all’esercizio di quella virtù che sicuramente rende sensibili alle aspettative e alle esigenze materiali dell’uomo, ma che richiede anche tanta fede e tanta preghiera: la carità. 15
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