dell'Anno della Fede - Webdiocesi
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Vita in Diocesi<br />
to il Papa nell’Udienza Generale<br />
del Mercoledì delle Ceneri, il<br />
giorno dopo l’annuncio <strong>della</strong><br />
sua rinuncia al Pontifi cato: “Mi<br />
sostiene e mi illumina la certezza<br />
che la Chiesa è di Cristo, ha detto<br />
Benedetto XVI, il Quale non le<br />
farà mai mancare la sua guida e la<br />
sua cura.” La Chiesa è di Cristo e<br />
tende solo a Cristo! Non è nostra<br />
e non tende a mete umane.<br />
Maestro fi no alla fi ne! Benedetto<br />
XVI vuole dirci che siamo tutti<br />
“servi inutili”, poiché la Chiesa<br />
è intensamente amata dal suo<br />
Sposo che la guida per mezzo del<br />
Suo Spirito. L’organismo visibile<br />
(la struttura sociale e storica)<br />
<strong>della</strong> Chiesa è sacramento di<br />
Gesù Cristo e Tempio dello Spirito<br />
Santo. Questa Chiesa che noi<br />
siamo è sacramento di Cristo e<br />
dello Spirito, per cui la sua vita<br />
non dipende solo da noi, ma<br />
innanzitutto e soprattutto da<br />
Dio. La Chiesa è guidata da Dio,<br />
non dagli uomini, anche se lo fa<br />
attraverso gli uomini che Egli<br />
sceglie. “la Chiesa è l’albero di<br />
Dio che vive in eterno”, “Il futuro<br />
è realmente di Dio: questa è la<br />
grande certezza <strong>della</strong> nostra vita,<br />
il grande, vero ottimismo che sappiamo”<br />
(Benedetto XVI, Lectio divina<br />
ai seminaristi del Pontifi cio<br />
Seminario Romano Maggiore, 8<br />
febbraio 2013). Per comprendere<br />
in modo adeguato il gesto di<br />
Benedetto XVI occorre ascoltare<br />
le sue motivazioni espresse nella<br />
dichiarazione di rinuncia, dove il<br />
Papa ha detto chiaramente che<br />
ha rinunciato perché, “dopo aver<br />
ripetutamente esaminato la mia<br />
coscienza davanti a Dio, sono<br />
pervenuto alla certezza che le<br />
mie forze, per l’età avanzata, non<br />
sono più adatte per esercitare in<br />
modo adeguato il ministero pe-<br />
trino”. Il Papa continua: “Sono<br />
ben consapevole che questo ministero,<br />
per la sua essenza spirituale,<br />
deve essere compiuto non<br />
solo con le opere e con le parole,<br />
ma non meno soff rendo e pregando.<br />
Tuttavia, nel mondo di<br />
oggi, soggetto a rapidi mutamenti<br />
e agitato da questioni di grande<br />
rilevanza per la vita <strong>della</strong> fede,<br />
per governare la barca di Pietro e<br />
annunziare il Vangelo, è necessario<br />
anche il vigore sia del corpo,<br />
sia dell’animo, vigore che, negli<br />
ultimi mesi, in me è diminuito in<br />
modo tale da dover riconoscere<br />
la mia incapacità di amministrare<br />
bene il ministero a me affi dato.”<br />
Si tratta, quindi, di una decisione<br />
presa “con piena libertà”<br />
e “ben consapevole <strong>della</strong> gravità<br />
di questo atto”. Una decisione<br />
profondamente responsabile<br />
poiché è stata presa davanti a<br />
Dio: “dopo aver pregato a lungo<br />
ed aver esaminato davanti a Dio<br />
la mia coscienza”. Una decisione<br />
presa “per il bene <strong>della</strong> Chiesa”<br />
(Benedetto XVI, Udienza Generale,<br />
Mercoledì, 13 febbraio 2013).<br />
Benedetto XVI, rinuncia al<br />
“ministero di Vescovo di Roma,<br />
Successore di San Pietro”, ma<br />
non a continuare a servire la<br />
Chiesa: “anche in futuro, vorrò<br />
servire di tutto cuore, con una<br />
vita dedicata alla preghiera, la<br />
Santa Chiesa di Dio” (Declaratio,<br />
10 febbraio 2013). Papa Benedetto<br />
continuerà a servire la Chiesa<br />
non con intense e illuminate catechesi,<br />
né con attività pastorali<br />
o di governo ecclesiale ma con la<br />
preghiera. Ancora una volta non<br />
al servizio di un suo progetto, ma<br />
del Signore e <strong>della</strong> Chiesa.<br />
La rinuncia del Papa è un gesto<br />
eccezionale e in un certo senso<br />
rivoluzionario, ma previsto dal<br />
Codice di Diritto Canonico (canone<br />
332§2). Quindi nessun “tradimento”,<br />
nessuna “resa”, nessuna<br />
“discesa dalla croce”, nessun<br />
“incidente di percorso”, ma un<br />
gesto pieno di autentico magistero<br />
ecclesiale, inusitato, ma<br />
previsto dalle leggi <strong>della</strong> Chiesa e<br />
possibile. Un vero atto di governo<br />
che manifesta una grande forza<br />
spirituale, un intenso amore<br />
alla Chiesa, una chiara posizione<br />
teologica, coraggio e umiltà, senso<br />
del limite e del dovere verso la<br />
comunità che sta servendo, grande<br />
libertà interiore e profonda<br />
fede. Un gesto di grande libertà,<br />
non solo perché non costretto<br />
da nessuno, ma perché libero di<br />
amare e servire solo Cristo e la<br />
Chiesa, libero di scegliere solo<br />
l’essenziale, solo Dio e la Chiesa,<br />
libero dall’esito, dal consenso,<br />
da ogni tipo di condizionamento<br />
o di calcolo umano, libero per il<br />
bene <strong>della</strong> comunità e per il proprio<br />
bene spirituale. Il gesto di<br />
Benedetto XVI è frutto e segno<br />
di quella libertà che nasce dalla<br />
fede e solo di essa si alimenta.<br />
Un atto di libertà vera, profonda<br />
e feconda, che ha nella pienezza<br />
di rapporto con Cristo la sua sorgente<br />
e il suo contenuto.<br />
Poiché il Signore non fa mai<br />
mancare al Suo Popolo persone<br />
a cui guardare e da seguire con<br />
cuore docile, ringraziamo il Signore<br />
per il dono di Benedetto<br />
XVI e preghiamoLo perché il nuovo<br />
Pastore delle nostre anime sia<br />
secondo il Suo cuore.<br />
La vita <strong>della</strong> Chiesa è bella e<br />
attraente, sempre ci sorprende<br />
e ci supera, così come sempre ci<br />
prende e ci comprende, cambiando<br />
la nostra vita.<br />
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