dell'Anno della Fede - Webdiocesi

Anno della fede
LA FEDE
DI MOSÈ
Fra le molte tradizioni confl uite nei quattro
libri che seguono la Genesi (Esodo, Levitico,
Numeri e Deuteronomio) e che descrivono
la vita di Mosè come uomo chiamato da Dio,
organizzatore, legislatore, condottiero, non mancano
alcune notizie che ci fanno penetrare
nell’aspetto interiore della sua personalità e ce lo
mostrano come uomo di fede.
Egli credette profondamente alle promesse di Dio
e al destino del suo popolo che amò di un aff etto
forte, ma non senza tenerezza, severo ma pronto
all’estremo sacrifi cio.
Passiamo in rassegna i punti salienti di quella che
possiamo chiamare la storia della sua fede.
Mosè salvato da una strage di bambini ebrei e per
circostanze provvidenziali cresciuto alla corte del
faraone, si trovò nell’età adulta di fronte ad una
decisione fondamentale.
Gli sarebbe stato possibile rimanere nella prestigiosa
corte del faraone (forse Ramesse II dal 1290 al
1230 a.C.), nella condizione di alto funzionario temuto
e timoroso.
Se così fosse stato, di lui sarebbe rimasto solo il
nome inciso su qualche tomba nella valle del Nilo.
Ma non fu questa la sua scelta. Egli decise di porsi
al fi anco del suo popolo oppresso nella speranza di
risollevarne le condizioni.
Così dimostrava di ritenere veritiere le promesse
del Dio dei padri , secondo le quali quel popolo di
forzati era il prescelto da Dio.
1. La vocazione
Mosè deve fuggire ma , dopo anni di monotona
vita pastorale, si trova di nuovo improvvisamente
di fronte a una scelta. E questa volta è Dio stesso
che viene a cercarlo.
Giovanni Trolio
Nell’episodio della vocazione di Mosè noi possiamo
considerare da una parte la proposta di
Dio e dall’altra parte la risposta di Mosè, come in
ogni rivelazione atta a suscitare la fede. La proposta
di Dio: anzitutto l’annuncio, la verità da
credere , il gioioso annuncio della salvezza, che si
può chiamare il Vangelo dell’Antico Testamento:
1 Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo
suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame
oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb.
2 L’angelo del Signore gli apparve in una fi amma di
fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco:
il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si
consumava.
3 Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a vedere questo
grande spettacolo: perché il roveto non brucia?».
4 Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e
Dio lo chiamò dal roveto e disse: «Mosè, Mosè!».
Rispose: «Eccomi!».
5 Riprese: «Non avvicinarti! Togliti i sandali dai
piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra
santa!».
6 E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di
Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe».
Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di
guardare verso Dio (Es 3,1-6).
Ma, come di consueto nelle manifestazioni divine,
questa rivelazione si trova accompagnata da un
segno che ha lo scopo di attirare l’attenzione di
Mosè e di metterlo in grado di scorgere, al di là del
segno, la tremenda presenza di Dio che irrompe
nella storia di questo povero pastore e nella storia
dell’umanità.
7 Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del
mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a
causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue
soff erenze.
8 Sono sceso per liberarlo dalla mano dell’Egitto e
per farlo uscire da questo paese verso un paese
bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte
e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo,
l’Hittita, l’Amorreo, il Perizzita, l’Eveo, il Gebuseo.
9 Ora dunque il grido degli Israeliti è arrivato fi no
a me e io stesso ho visto l’oppressione con cui gli
Egiziani li tormentano.
10 Ora va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dal-
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