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Una cautela: i profili sono stati tracciati confrontando<br />
descrizioni coincidenti di patate chiamate<br />
con differenti nomi locali. La corrispondenza tra i<br />
diversi nomi e un’unica varietà si è potuta stabilire<br />
con parziale certezza solo mostrando alcuni<br />
tuberi agli informatori (Cabannina, Cannellina<br />
nera, Giana rionda, Prugnona, <strong>Quarantina</strong> bianca),<br />
altrimenti è stata ragionevolmente presunta.<br />
Per esempio: le patate chiamate Colore do vin a<br />
Sarissola, Moella in Fontanabuona e Violetta in<br />
valle Sturla sono state riunite in un’unica scheda<br />
(Morella) perché le loro descrizioni sono coincidenti,<br />
anche se, non avendone trovati, non ho<br />
potuto mostrare a nessuno esemplari di Morella.<br />
A rigore, non va escluso che i diversi nomi possano<br />
riferirsi a varietà diverse oppure (ciò che parrebbe<br />
più probabile) a forme locali modificate<br />
<strong>della</strong> stessa varietà.<br />
I nomi locali, benché differenti tra loro, possono<br />
riferirsi a una medesima varietà; ma è vero anche,<br />
al contrario, che varietà differenti siano chiamate<br />
con il medesimo nome: è, per esempio, il caso del<br />
nome Violetta, usato per descrivere la Cannellina<br />
nera, a Case Zatta, la Morella, in valle Stura, e la<br />
Prugnona, a Costapelata.<br />
In alcuni casi non è stato possibile associare i nomi<br />
locali a una scheda varietale, soprattutto per la<br />
scarsità degli elementi identificativi, è il caso delle<br />
Gianche de Zoi [San Marco d’Urri], delle Giane de<br />
san Sëxa [Boasi], delle patatte de Fascia [alta val<br />
Trebbia: forse la Cabannina?], delle patatte du<br />
Stinà [Roncolongo], delle Tassorelle [Ceresa],<br />
delle Tomarle [San Siro Foce], delle Varsellinn-e<br />
[Carrega].<br />
Un’altra cautela: i 12 profili aiutano a raccontare<br />
altrettante varietà in modo semplice e divulgativo,<br />
ma non sono schede di caratterizzazione. Per<br />
caratterizzare una varietà affinché sia ufficialmente<br />
riconosciuta occorre utilizzare i 50 descrittori<br />
messi a punto dall’UPOV. Questo lavoro di<br />
caratterizzazione ufficiale è stato commissionato<br />
dal Co.Re.Pa. a un centro specialistico per ciò che<br />
riguarda le sole varietà Cannellina nera e<br />
<strong>Quarantina</strong> bianca, quelle per le quali si intende<br />
chiedere l’iscrizione al Registro nazionale sementiero<br />
[vedi il capitolo 3].<br />
Per i nomi delle schede, dovendo scegliere fra<br />
diversi sinonimi (o “presunti” sinonimi) ho adottato<br />
la forma italiana più diffusa, con l’unica eccezione<br />
<strong>della</strong> Giana rionda (“gialla rotonda”)<br />
Fra le schede, ne ho inserita una - quella riguardante<br />
la Tonda di Berlino - che, a rigore, non<br />
dovrebbe trovarsi in un elenco dedicato al patrimonio<br />
varietale nostrale, visto che la Tonda, il cui<br />
nome originale è Böhms Allerfrüheste Gelbe<br />
(significa “gialla precocissima”), è una varietà<br />
ufficialmente registrata, ottenuta per incrocio nel<br />
1922. Tuttavia ho creduto opportuno di inserirla<br />
perché è stata ricordata dagli informatori con la<br />
stessa familiarità riservata alle altre varietà<br />
nostrali (come dimostrano le sua numerose<br />
varianti dialettali [vedi scheda 23]), anche consi-<br />
6 - Radcliffe N. Salaman, Cos’è una varietà di patata<br />
Una varietà di patata si può produrre in diverse maniere, ma comunque sia stata prodotta,<br />
non bisogna trascurare che una varietà è in realtà un individuo, non una razza.<br />
Un tubero non è che una foglia modificata sullo stolone o, più correttamente, sul rizoma<br />
che a sua volta non è che un ramo sotterraneo. La nuova pianta generata dal tubero,<br />
quindi, non è che l’equivalente di una margotta e riproduce la pianta dalla quale<br />
deriva con la stessa puntualità con cui la margotta di un salice riproduce la pianta<br />
madre. A condizione che la patata sia propagata attraverso determinate gemme vegetative,<br />
dette “occhi”, così l’intera successione di piante che ogni anno derivano da<br />
quelle <strong>della</strong> generazione precedente non rappresentano che un solo individuo. Non<br />
importa quanti milioni di piante siano stati prodotti, né per quanti anni si sia protratta<br />
tale riproduzione. La Magnum Bonum prodotta oggi sarà in fin dei conti la stessa<br />
singola pianta prodotta da un seme da Clark cinquant’anni fa. Tolti i rari casi di mutazioni,<br />
che saranno discussi più avanti, ogni caratteristica morfologica risultante nella<br />
semente <strong>della</strong> prima generazione dovrebbe essere - e in realtà è - presente in quella<br />
dell’ultima. Ogni successione riprodotta dal medesimo individuo viene detta “clone”,<br />
e un clone è soggetto solo in casi rarissimi a mutazioni dovute al suo patrimonio genetico.<br />
Ugualmente insolito è il caso di qualche isolamento dei caratteri ibridi al suo<br />
interno (isolamento somatico).<br />
Le condizioni ambientali possono influire sulla crescita e lo sviluppo di una varietà e,<br />
salvo che non si tratti di un’infezione patologica, le influenze ambientali sono del<br />
tutto temporanee, infatti ripristinando le normali condizioni ambientali si ottiene un<br />
ritorno al suo consueto portamento <strong>della</strong> pianta.<br />
Tratto da Potato Varieties, 1926, pagina 1<br />
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