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Saperi e pratiche<br />

La provenienza e lo scambio <strong>della</strong> semente<br />

La coltura ottimale <strong>della</strong> patata richiede che la<br />

produzione dei tuberi-seme sia distinta da quella<br />

dei tuberi da consumo. La prima deve avvenire<br />

più in alto rispetto alla seconda, sicuramente a<br />

un’altezza e con condizioni climatiche tali da inibire<br />

la presenza degli afidi, portatori delle virosi;<br />

inoltre è noto che i tuberi provenienti da una<br />

quota elevata (800-1.000 m), piantati più in basso<br />

(ma non “troppo più in basso”, ricorda un contadino<br />

di Voltaggio), assicurano un incremento<br />

<strong>della</strong> produzione. E’ importante che la terra da<br />

cui provengono non sia comunque più fertile di<br />

quella in cui vengono ripiantati: sulla montagna<br />

di Voltri e Mele si portavano i tuberi provenienti<br />

dalle terrazze magre di Masone e di Marcarolo,<br />

ma non da Tiglieto, dove la terra “è più ricca”<br />

[Acquasanta].<br />

Da Carpeneto, vicino Neirone, il primo anno si<br />

comprava la semente dai contadini che la producevano<br />

intorno agli 800 m. e si piantava sulle<br />

piane più elevate a 450-500 m e, il secondo anno,<br />

su quelle più basse a 300-350 m., quindi si ricomprava<br />

la semente come nel primo anno; invece a<br />

Perlezzi la semente non si comprava da altre località,<br />

ma si rinnovava destinando per la sua produzione<br />

le terrazze più elevate, a 600-700 m, nella<br />

zona chiamata inte cortue (“nelle colture”): questo<br />

caso, a differenza del precedente, illustra un<br />

8 - Provenienza del seme di <strong>Quarantina</strong> bianca<br />

Località di provenienza Area di diffusione<br />

- Casoni di Amborzasco, Villa Cella: → alte valli Àveto e Sturla<br />

- Alpepiana, Lovari, Vicosoprano, Barbagelata → alta val Trebbia<br />

- Fontanarossa → alte valli Borbera e Trebbia<br />

- Orèzzoli → Ottonese<br />

- Grondana, Santa Maria del Taro, Sopra la Croce → valle Sturla<br />

- Case Soprane, piani di Chiappozzo, Statale → val Graveglia, Mezzanego<br />

- Roccatagliata, Giassina → Fontanabuona, val Bisagno<br />

- Cavorsi, Buoni di Pèntema → alta valle Scrivia<br />

- Marcarolo → valle Stura, alta val Lemme<br />

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percorso “circolare” all’interno <strong>della</strong> stessa zona:<br />

i tuberi da seme prodotti in alto vengono ripiantati<br />

più in basso per la produzione da consumo,<br />

ma una parte dei tuberi da consumo, invece di<br />

essere consumata o venduta, viene riportata in<br />

alto per riprodurre la semenza.<br />

Ricostruendo a ritroso (dal basso verso l’alto) i<br />

percorsi <strong>della</strong> <strong>Quarantina</strong> bianca, troviamo pochi<br />

centri d’irradiazione. I contadini <strong>della</strong> valle Scrivia<br />

acquistavano i tuberi da seme a Torriglia, qualcuno<br />

se li procurava a Pèntema, dove giungevano<br />

dalla più alta frazione dei Buoni, oppure da<br />

Cavorsi; dai Buoni venivano cambiati con Carsi e<br />

con l’alta val Brevenna; mentre, a loro volta, i<br />

produttori di Cavorsi cambiavano i tuberi a<br />

Montebruno o direttamente fra loro, ma andavano<br />

anche a Rossi o a Roccatagliata. I produttori<br />

dell’alta val Trebbia prendevano il seme soprattutto<br />

a Costa Finale, Barbagelata, Casoni di<br />

Fontanigorda o sulla montagna di Gorreto; queste<br />

località cambiavano il seme fra loro, oppure<br />

andavano a prenderne sul versante compreso fra<br />

Alpepiana e Orézzoli oppure a Casoni di<br />

Amborzasco: da queste località non si andava da<br />

nessun’altra parte: i tuberi si cambiavano fra<br />

cascine o si riproduceva in proprio con il metodo<br />

che - abbiamo visto - usavano a Perlezzi.<br />

A Carsi, Statale, Mongrosso si moltiplicava anche<br />

la Biancona comasca (che in valle Stura prendeva<br />

il nome di Ciatta de Mongrosso). La Prugnona<br />

veniva diffusa da Costapelata e da Roncolongo, in<br />

val d’Àveto, ma anche dalle Piane di Vallenzona,<br />

in val Vobbia; la Cabannina dalla zona di<br />

Cabanne/Parazzuolo; la Cannellina nera dal versante<br />

tra Tolceto e Sambuceto; la Giana rionda da<br />

Marcarolo (Capanne superiori) e dal monte<br />

Poggio, ma anche da Salvarezza, in valle Scrivia.<br />

Con la progressiva scomparsa delle varietà locali si<br />

sono estinti anche alcuni percorsi legati allo scambio<br />

o al commercio delle patate: fino agli anni<br />

1950 dalla valle Sturla si comprava la semente di<br />

<strong>Quarantina</strong> bianca a Santa Maria del Taro, negli<br />

anni immediatamente successivi ci si rivolge a<br />

La <strong>Quarantina</strong> bianca<br />

è nota anche come Bianca<br />

di Torriglia, non perché a<br />

Torriglia si producessero<br />

patate in particolare<br />

quantità, ma perché era il<br />

principale centro di smercio<br />

verso la città, controllato<br />

dai commercianti che<br />

acquistavano i tuberi sul<br />

mercato di Montebruno,<br />

dove confluivano da tutta<br />

l’alta val Trebbia.<br />

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