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14 - Profilo <strong>della</strong> Bianca di Como<br />

- Origine presunta: la Bianca di Como, chiamata anche Biancona, proveniva dalla montagna<br />

lariana (sopra Como), dove pare che alla fine del Settecento fosse giunta dalla<br />

Savoia (Chambery), forse per iniziativa di Alessandro Volta.<br />

- Diffusione: agli inizi del Novecento era diffusa in Riviera, sul versante sud-orientale<br />

<strong>della</strong> val Graveglia, in bassa valle Sturla e in Fontanabuona. Nelle valli interne, a metà<br />

degli anni Venti, risultava ancora ignota; poi nel tempo l’areale di diffusione si è in<br />

parte confuso con quello <strong>della</strong> <strong>Quarantina</strong> bianca. Una relazione del 1935 la descrive<br />

come la varietà nostrale più diffusa in Italia e più esportata all’estero.<br />

- Caratteristiche colturali: varietà semiprecoce, serbevole, abbastanza produttiva, sensibile<br />

all’accartocciamento <strong>della</strong> foglia.<br />

- Località informatori: è stata ricordata da quasi tutti i testimoni.<br />

- Altri nomi locali: in generale Ciatta, ma anche: Ciatta de Mongrosso (valle Stura),<br />

Como, Formagèa (Voltaggio), Gianca de Carsci (val Brevenna), patatta d’Egitto<br />

(Voltaggio, alta Fontanabuona), Quäntinn-a de Como (val Graveglia), Scignorinn-a<br />

(val d’Aveto).<br />

- Note: talvolta viene confusa con la <strong>Quarantina</strong> bianca, in particolare nella fascia compresa<br />

fra Tolceto e Reppia e sulla montagna di Lumarzo e Neirone<br />

Profilo elaborato sulla base delle testimonianze raccolte, senza riferimento ai descrittori ufficiali UPOV<br />

- Tubero tondo-ovale, leggermente appiattito, di grossa pezzatura.<br />

- Buccia chiara, liscia.<br />

- Pasta bianco-paglierina, consistente, al taglio risulta sensibilmente meno fine <strong>della</strong><br />

<strong>Quarantina</strong> bianca.<br />

- Gemme chiare, piuttosto superficiali.<br />

- Fiore bianco.<br />

- Sapore e uso: molto buona, adatta per tutti gli usi<br />

15 - Profilo <strong>della</strong> Catalana<br />

- Origine: di origine ignota, benché si tratti di un evidente nome di provenienza.<br />

- Diffusione: diffusa prima <strong>della</strong> seconda Guerra mondiale in alta Fontanabuona e alta<br />

val Trebbia.<br />

- Caratteristiche colturali: si ricorda che la sua resa era scarsa.<br />

- Località informatori: Carpeneto, Forcossino, Giassina, Montebruno, Piane di Corsiglia,<br />

Rosasco, Urri.<br />

- Note: qualcuno l’ha confusa con la Taccagamba (Carpeneto, Montebruno); non vengono<br />

seminate da almeno 30 anni.<br />

Profilo elaborato sulla base delle testimonianze raccolte, senza riferimento ai descrittori ufficiali UPOV<br />

- Tubero tondo-ovale e di grossa pezzatura.<br />

- Buccia chiara e ruvida.<br />

- Pasta bianco-paglierina.<br />

- Gemme affossate.<br />

- Fiore bianco<br />

- Sapore e uso: di sapore mediocre, era resistente alla cottura.<br />

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16 - Profilo <strong>della</strong> Cabannina<br />

- Origine del nome: il nome deriva da Cabanne, località dell’alta val d’Aveto.<br />

- Origine presunta: pare che sia stata introdotta dall’America, tra fine ‘800 e inizi ‘900,<br />

da un certo Badaracco (non sappiamo se si tratti di un nome o di un soprannome),<br />

commerciante di Rezzoaglio, detto anche o Milion.<br />

- Diffusione: alta val d’Aveto (Cabanne, Priosa), valle Sturla, alta Fontanabuona.<br />

Adatta anche ai terreni pesanti e alle zone umide.<br />

- Caratteristiche colturali: varietà semitardiva, serbevole, di grande rendimento.<br />

- Località informatori: pressoché ovunque nell’entroterra di Levante.<br />

- Altri nomi locali: Cabannese o Cabanninn-a o patatta de Cabann-e in val d’Aveto,<br />

Matta in valle Sturla, Taccagamba in alta Fontanabuona; ma anche: Badaracca<br />

(Alpepiana), Giana (Casoni di Amborzasco), Olandeise (Garba), patatta de<br />

Magioncalda (bassa val Borbera), Sarvæga (Recroso), Tedesca (Arzeno).<br />

- Note: le Cabannine o Matte hanno avuto una grande diffusione durante la Seconda<br />

Guerra mondiale, quando sui monti servivano patate ad alta resa, anche se cattive,<br />

per i numerosi “sfollati” provenienti dalla città; dopo la guerra, passata la fame, sono<br />

state abbandonate; ne sono stati trovati alcuni tuberi ancora a Casoni di<br />

Amborzasco.<br />

Profilo elaborato sulla base delle testimonianze raccolte, senza riferimento ai descrittori ufficiali UPOV<br />

- Tubero tondo-ovale, durante la raccolta resta facilmente attaccato alla pianta.<br />

- Buccia giallastra, ruvida, talvolta scabrosa come a “sfoglie di crusca”.<br />

- Pasta gialla, grossolana come una “grattugia”; qualcuno ricorda che al taglio “sembrava<br />

ghiaccio”.<br />

- Gemme chiare e superficiali; germoglio bianco con base violacea.<br />

- Fiore viola molto chiaro, con striature bianche.<br />

- Sapore e uso: In Oltregiogo viene ricordata di sapore scarso, forse era adatta per gli<br />

gnocchi; sul versante marino aveva un sapore decisamente mediocre, se non cattivo<br />

(“di terra”), ed era poco adatta per l’uso in cucina.<br />

17 - Profilo <strong>della</strong> Porchina<br />

- Origine: ignota, probabilmente il nome deriva dall’uso di darla ai maiali.<br />

- Diffusione: alta Fontanabuona.<br />

- Caratteristiche colturali: varietà di resa elevata e molto resistente alle malattie.<br />

- Località informatori: Cerisola, Carpeneto, Dònega, Lumarzo, Ognio, Ranfé.<br />

- Altri nomi locali: Potolinn-a (Mocònesi), Porchinn-a.<br />

- Note: è stata abbandonata dopo la II guerra mondiale.<br />

Profilo elaborato sulla base delle testimonianze raccolte, senza riferimento ai descrittori ufficiali UPOV<br />

- Tubero lungo e piccolo.<br />

- Buccia chiara.<br />

- Pasta bianca e dura.<br />

- Gemme viola<br />

- Fiore: non è stato ricordato.<br />

- Sapore e uso: sapore cattivo, inadatta per la cucina.<br />

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